Il Cristo è
venuto a renderci la vita divina perduta col peccato originale; e ha istituito come mezzo pratico di
riaccedere al soprannaturale il battesimo. Il battezzato non è più soltanto un'anima e un corpo; ma un'anima nella quale vive Dio e senza questo matrimonio fra Dio e la nostra anima — la parola è di un Padre della Chiesa, che, richiamando il nome dello Spirito Santo, Spiritus sanctus, giunge al punto di chiamare l'anima con gli stessi termini trasportati al femminile, Spirita sancta — senza questo matrimonio fra
Dio e la nostra anima non è possibile nessuna fecondità spirituale; l'atto umanamente più bello, fatto in peccato mortale, non ha alcun valore per il cielo.
Che cos'è dunque il matrimonio di due esseri di carne e di ossa? L'immagine, sulla terra, di un'unione più bella, ma affatto invisibile: l'unione di Dio e dell'anima.
Battesimo, matrimonio: due sacramenti di unione, dei quali il secondo sarà e non sarà che il simbolo del primo: unione di Dio con l'anima; unione degli sposi fra di loro. Due sacramenti di unione e due sacramenti di fecondità. Senza Dio, l'anima da sola non può far nulla di fecondo per il cielo; senza il coniuge, nè l'uomo, nè la donna possono procreare. E come san Paolo potrà chiamare ogni peccato un adulterio, perchè è un divorzio voluto con Dio, così anche ogni rottura dell'unione nel matrimonio sarà cosa condannabile e vero adulterio.
Così il Battesimo e il Matrimonio sono due sacramenti di unione inviolabile. La rottura dell'unione nei due casi: divorzio da Dio e divorzio dal coniuge, dovrà chiamarsi adulterio..
Quale garanzia migliore della loro reciproca fedeltà possono dunque avere gli sposi che la loro vita comune in
stato di grazia? Ciascuno dei due rifiutandosi di divorziare da Dio,, è anche più sicuro dell'altro. Uniti come già seno da una stessa promessa, dal medesimo abbraccio, eccoli uniti anche per mezzo dello Spirito Santo. Ripudiare lo Spirito Santo sarebbe già per lo sposo, per la sposa attentare alla integrità del dono. Ciascuno dei due coniugi deve avverare la definizione dell'anima in grazia. « Che cos'è un cristiano? », domanda Tertulliano; e risponde: « Il cristiano è un'anima in un corpo e Dio in quell'anima ». Dare soltanto i due primi elementi della definizione e rifiutare il terzo, non è dare tutto; è ritenere il meglio. C'è quindi come una rapina in un punto capitale: un'ingiuria all'altro coniuge. Questi forse non ne saprà nulla; tuttavia la realtà profonda e dolorosa esiste: e il tradimento è doppio.
E chi potrà dire, inoltre, che se uno è stato così debole da tradire Dio, non lo sia poi altrettanto da tradire il suo coniuge? Non c'è forse il proverbio: « Chi può il più, può anche il meno» Tanto è vero che solo la fedeltà a Dio dà al matrimonio il suo senso pieno...
La parte del rispetto nell'amore.
Non tradirsi, è una cosa essenziale; ma non è ché il minimo; trattarsi inoltre vicendevolmente come un tabernacolo vivente di Dio, ecco ciò che richiede il matrimonio fra due battezzati.
E' vero, sì o no, che per mezzo del sacramento della iniziazione cristiana il battezzato si trova trasformato in una cattedrale vivente dell'Altissimo? E' vero. Per conseguenza dietro alla sagoma umana, più o meno gradita, che è la persona del coniuge col suo corpo e la sua anima, c'è nel più intimo e nel più profondo Dio. E se per ragione di età o di salute le apparenze esteriori rendono meno attraente lo sposo o la sposa, questo non è un motivo perchè l'amore debba diminuire. Ma quanti sono coloro che sanno che nell'abbraccio dello sposo e della sposa c'è l'abbraccio della SS. Trinità che congiunge i due coniugi in maniera ben più profonda che non l'abbraccio umano? Questo pensiero e questa dolce realtà non deve allontanarli l'uno dall'altro; anzi quanta intimità soprannaturale non mette nella loro unione, quanta meravigliosa e
magnifica dignità! Come tutto questo innalza, come, idealizza quello che in sè è permesso, è vero, ma è tanto materiale, tanto terra a terra e quasi impossibile per qualcuno a considerarsi in maniera elevata!
E' raro trovare dei cristiani che abbiano veramente la fede, almeno la fede al mistero fondamentale della vita del battezzato. Ecco come il P. De
Foucauld scriveva alla sorella sposata e madre di famiglia:
«
Dio è in noi, in fondo alla nostra anima... sempre, sempre, sempre là, che ci ascolta e ci
domanda di conversare un poco con lui. Questa è la mia vita, mio cara, quanto me lo permette la mia debolezza. Cerca che sia ogni giorno più anche la tua; questo non ti svierà, non ti distrarrà dalle tue altre occupazioni; non ti farà perdere neppure un minuto; soltanto, invece di
essere sola a compiere i tuoi doveri, sarete in due. Piega di tanto in tanto il tuo sguardo sul tuo cuore, raccogliti un quarto di minuto e di':
"Tu sei qui, mio Dio! Io ti amo! ". Non vi spenderai più tempo di quello che occorre per pronunciare le poche parole; ma tutto ciò che farai sarà molto migliore, avendo trovato un
simile aiuto e che aiuto!. A poco a poco acquisterai l'abitudine e finirai col sentire continuamente in te questo dolce compagno, questo Dio dei nostri cuori... Preghiamo a vicenda perché possiamo tenere tenera compagnia a questo caro ospite delle nostre anime ».
Se il marito è convinto come la moglie del vivo splendore vibrante nella sua anima, la loro unione intima, che è già una realtà santa, diventerà anche un atto di fede divina, animato dallo spirito soprannaturale più elevato!
Voglio meditare spesso sul mio battesimo, sul mistero della vita divina in me. Voglio abituarmi a trattarmi da tabernacolo vivente del Signore, a vedere nella mia compagna — nel mio compagno — della vita lo stesso reliquiario santissimo che in realtà è.
«
Il giusto vive di fede ». Anch'io voglio vivere di fede.