Si può arrivare alla perfezione senza seguire i consigli evangelici?
Posta la domanda così, la risposta è duplice, secondo che si considera la pratica effettiva dei «
consigli » o soltanto lo spirito di essi.
1) La perfezione consiste nell'esercizio più esatto e pieno, che per me è possibile, della virtù della carità. A tutti, infatti, e non soltanto ai sacerdoti e ai monaci, fu detto: « Siate perfetti, come il Padre mio che è nei cieli ».
E ancora: « Amerai il Signore, Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutto lo spirito ».
La perfezione della carità è comandata, e non solo consigliata, a tutti.
Che i consigli evangelici, per coloro che hanno accettato di viverli, aiutino all'esercizio della virtù della carità, è cosa certa; tuttavia non sono l'unico mezzo.
Il Vangelo lo lascia capire chiaramente: c'è l'osservanza dei comandamenti — ed è necessaria per tutti — e c'è —per quelli che la desiderano — la pratica dei consigli; che però non sono obbligati ad abbracciare se non coloro, i quali
avessero l'evidenza, che senza di essa, non potrebbero salvarsi. Caso, ben inteso, molto raro.
2) Ma sembra cosa ben difficile arrivare alla perfezione della carità senza adottare lo spirito dei consigli.
Ci sono, infatti, tre grandi ostacoli al perfetto servizio di Dio: l'attaccamento eccessivo ai beni della terra; la tendenza a fermarsi, quando si tratta dei beni del cuore, alle soddisfazioni puramente egoiste; e finalmente l'abitudine di obbedire non tanto ai desideri, che Dio ha intorno alla nostra vita, quanto piuttosto al capriccio personale e alle
pseudo-esigenze del « mondo ».
Comprendo perciò che il conseguimento della perfezione importa e suppone lo spirito di distacco: servirsi delle cose, secondo la frase di san Paolo, come se non ce ne servissimo. Il che vale non soltanto per i conventi, ma altrettanto, se non più, per la semplice vita dei comandamenti, posto che qui le difficoltà sono più grandi: Spirito, dunque, di povertà.
Il conseguimento della perfezione nella vita in mezzo al mondo supporrà ugualmente lo spirito di castità, il sacrificio del cuore — non fino al punto di privarsi di tutto, come avviene per
coloro che sono legati allo stato di verginità, ma fino al punto di evitare tutto quello che è contrario alle esigenze dello stato coniugale. Quindi spirito di castità.
Il conseguimento della perfezione in mezzo al mondo importa, sì, una libertà intera di fronte a beni più o meno fittizi, ai pregiudizi, alle conversazioni, alle mode. « Libero da tutto, tranne che dal Cristo
» diceva il soldato Ernesto Psichari. Obbedienza a Dio solo, il quale ha detto: « Cercate prima il regno di Dio; il resto vi sarà dato
in più ». Non devo dunque far passare il resto avanti « al Regno ». Perciò: obbedienza a Dio solo, non nel senso di una passività formalistica, ma nel senso di una pratica illuminata e convinta.
Misurerò la distanza che intercorre fra il punto, in cui mi trovo, e
la vetta del cristianesimo.
L'argomento è degno che ci ritorni sopra.
Prima del peccato originale c'era nell'uomo una triplice armonia:
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Armonia fra Dio e l'anima. Adamo ed Eva conversavano
famigliarmente con l'Altissimo, che passeggiava, secondo la frase della Scrittura, nel Paradiso terrestre alla brezza della sera;
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Armonia nell'uomo fra il corpo e l'anima. I sensi esistevano; ma sottomessi alla ragione e alla volontà; c'era anche la concupiscenza, ma era solo concupiscenza, e non concupiscenza cattiva; i desideri nulla avevano di sregolato;
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Armonia intorno all'uomo fra lui e Ia natura: gli animali si piegavano docili alle richieste dell'uomo e non gli erano nocivi; la natura inanimata non nascondeva i
propri segreti al suo lavoro, che era gioiosa espansione di attività e non, com'è in parte ora, fatica e stanchezza: « Mangerai il pane col sudore della tua fronte ».
Ma ecco il peccato, e, col peccato, la rottura di un equilibrio così bello. L'uomo si è rivoltato contro Dio; conseguenza: nell'uomo i sensi si ribelleranno alla retta ragione e alla
volontà illuminata dalla fede; intorno all'uomo la natura si rizzerà ostile; ci saranno belve feroci e velenose; la terra resisterà alle ricerche e al lavoro delle generazioni, che si succederanno, e non cederà i suoi tesori se non con una parsimonia esasperante e a prezzo di sudori inauditi.
La parte più utile alla mia meditazione è la rivolta interiore all'uomo, la ribellione delle potenze inferiori alle potenze superiori. Donde
una triplice inclinazione fatale:
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Inclinazione al possesso esagerato dei beni della terra, frutto della concupiscenza degli occhi: l'uomo si precipiterà su tutto quello che luccica. Quanti misfatti non ha prodotta l'amore sregolato al denaro!
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Inclinazione alla ricerca eccessiva delle soddisfazioni carnali contro la vera disciplina dei sensi e gli ordini di
Dio. Quanti delitti e quanti mali non ha prodotto la lussuria!
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Inclinazione all'orgoglio. L'uomo, fiero della sua libertà, ma non più sufficientemente premuroso di mantenerla nelle dipendenza dalla ragione e dalle imposizioni divine, correrà il rischio di dimenticare la grandezza e la sovranità di Dio e il primato dell'obbedienza totale al Padrone di ogni cosa.
Come lottare efficacemente contro questa triplice e
annosa inclinazione?
« Agire contro », proclameranno, seguendo il buon senso, gli autori spirituali e fra i primi sant'Ignazio di Loyola. Prendere l'offensiva con la povertà, la castità, l'obbedienza.
Il religioso e la religiosa ne faranno materia di voto e la loro vita servirà di esempio a quanti sono rimasti nel mondo.
Ammirerò la vita religiosa. E per quanto la mia vocazione sia diversa, imparerò tuttavia a vivere in un saggio spirito di distacco dal creato, di purezza nel mio stato, di
obbedienza allo Spirito Santo.