Gesù è venuto a renderci la vita divina perduta col peccato originale. Ma come? Non soltanto salvandoci dal di fuori, come si verserebbe una somma per riscattare uno schiavo; ma incorporandoci a sè, facendo di noi tutti una sola unità con sè. « Io sono il ceppo e voi i rami ». Il Cristo è la testa e noi le membra; e testa e membra formano tutto il Cristo. L'insieme di tutte le membra tra di loro, di tatti i rami tra di loro costituisce la Chiesa, Imita da un vincolo infrangibile col Cristo suo Capo e sua Testa.
E il matrimonio cristiano sarà — e non sarà che — il simbolo di questa unione del Cristo con la Chiesa, della Chiesa coI suo capo, il Cristo. San Paolo, alla fine della sua lettera ai cristiani di Efeso non darà agli sposi cristiani altra regola di amore e di unione che questo modello da riprodurre. Dice, infatti, agli sposi: « Le mogli siano sottomesse ai loro mariti, come al Signore, perché il marito è il capo della moglie, come il Cristo è il capo della Chiesa, che è il suo corpo, del quale è stato il salvatore. Ora, come la Chiesa è sottomessa al Cristo, così le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa». Poi, rivolgendosi agli uomini, continua: « Mariti, amate le vostre mogli come il Cristo ha amato la Chiesa e s'è offerto per essa... ». Indi, richiamato il detto della Genesi: «Saranno due in uno », conchiude: « Questo mistero è grande; voglio dire rispetto al Cristo e alla Chiesa ».
Si può concepire la possibilità di un divorzio fra Cristo e la Chiesa, fra la Chiesa e Cristo? Allo
stesso modo dovrebbe essere impossibile concepite un divorzio fra l'uomo e la donna nel matrimonio cristiano; perchè l'uomo in esso non è che una copia, un'immagine di Cristo e la donna una copia, un immagine della Chiesa. Tutto questo, però, non è che l'aspetto negativo, che consiste nel non disunirsi. Ma c'è qualcosa di più: l'unione del Cristo con la Chiesa, simboleggiata dal Matrimonio, invita i congiunti a nutrire l'uno per l'altro quei profondi sentimenti di amore e di intera dedizione, che san Paolo richiede.
Non per nulla la liturgia della Messa per gli sposi ha scelto come Epistola il passo di san Paolo che abbiamo citato. Ma quanti, ahimè! sia tra i due congiunti, sia tra i presenti capiscono
qualche cosa del senso di quel testo meraviglioso? E perchè allora, durante questa messa, limitarsi a fare dei complimenti, degli elogi, e non approfittare invece dell'occasione per spiegare agli interessati il senso profondo della cerimonia e degli obblighi che ne derivano?
La difficoltà potrebbe sorgere dal fatto che bisognerebbe toccare, svolgere il punto più profondo del Vangelo dinanzi ad uditori, per i quali sarebbe lettera morta. E allora ci si adatta a dire qualche parola scialba che possa essere intesa da tutti.
Tornerò sovente su questa Lettera dell'Apostolo, ascoltata nella Messa del mio matrimonio e ne approfitterò per approfondire il mio cristianesimo.
Mutua dedizione.
Ho notato nel passo di san Paolo come l'Apostolo metta l'accento sulla mutua dedizione, che dev'esserci tra gli sposi. Il Cristo prodiga alla Chiesa tutte le sue cure, perchè si conservi intatta, bella, immacolata. E
in ricambio la Chiesa non trascura nulla per mettere in alto il suo Sposo divino.
Cosi devono trattarsi marito e moglie. Il marito dev'essere la copia, la riproduzione più fedele del Cristo; nulla deve trascurare per l'onore ed il bene della moglie; deve anzi essere pronto, qualora occorresse, a dare il suo sangue per essa. E la moglie, da parte sua, deve fare di tutto, per l'onore del marito... Si tratta di una doppia gara di amore.
A quel modo che fra la Chiesa e il Cristo c'è — in una uguale dedizione — da una parte il vincolo dell'autorità e dall'altra il vincolo della subordinazione, così nel focolare domestico il marito è preposto al cammino comune e la sposa unisce i
propri sforzi a quelli di lui in un sentimento di rispettosa sottomissione.
Il dovere della sottomissione della moglie al marito non deriva dalla incapacità della donna; ma dalle differenti funzioni che l'uno e l'altra devono esercitare. Se ciascuno sa star bene al suo posto, l'unità della famiglia è assicurata. La moglie non è una schiava, ma una compagna. Nei punti essenziali non vi è subordinazione, ma necessaria
uguaglianza.
La subordinazione interviene solo quando è in causa l'andamento della casa; ma non dà al marito il diritto di imporre alla moglie qualunque obbligo gli passi per il capo. E se egli pensasse di poter pretendere qualche cosa che urta contro la legge di Dio, il dovere della moglie è di resistere, con tutta la dolcezza possibile, si, ma anche con tutta la desiderabile fermezza. Compresa così, la sottomissione della moglie al marito non è affatto uno scadimento. Del resto l'obbedire non è mai un discendere ma un salire.
Marito e moglie non pretendano dunque mai di uguagliarsi, ma sappiano tenere il proprio posto. L'uomo metta nell'esercizio della sua autorità il riserbo e la discrezione che sono necessari, e la donna cerchi di essere una donna completa e non un uomo mancato. Ciò che interessa in un focolare, non è l'uomo o la donna, ma la coppia; non sono gli individui, ma la famiglia, Io sviluppo armonico della cellula famigliare; non la dualità in quanto tale, ma il cammino dei due insieme.