Gli
aiuti alla vita spirituale familiare
La
vita sacramentale
Tralasciando le molte ed utili cose che si potrebbero dire sulle forme di preghiera e sulle devozioni familiari, perché più facilmente avviene di trovare utili suggerimenti al riguardo, mi sembra invece necessario dire una parola sulla vita sacramentale.
Già abbiamo visto lhe u'influenza costante che la grazia sacramentale del matrimonio è chiamata ad esercitare lungo tutta la vita coniugale e su ognuno dei suoi aspetti: è un capitale permanente, sul quale gli sposi possono sempre contare; che anzi si arricchisce continuamente attraverso la loro corrispondenza. È
ancn impulso continuo a rendere il proprio animo e la propria vita sempre più vicini a quelli di Gesù Cristo,
sposo, redentore e capo della Chiesa. Ma non è l'unica grazia sacramentale di cui dispongono gli sposi cristiani.
a) Cresima e Matrimonio cristiano
V'è un Sacramento al quale gli sposi dovrebbero dare maggiore importanza nella propria vita: il sacramento della Cresima, che la Chiesa normalmente richiede per i suoi figli prima che contraggano il matrimonio ". La grazia sacramentale della Cresima ha una duplice finalità: rendere capace chi lo riceve della perfezione cristiana propria della maturità; rendere capace di una testimonianza pubblica della fede. È quindi in modo particolare il Sacramento delle persone adulte e delle persone chiamate ad esercitare delle responsabilità a servizio della Chiesa '". Gli sposi cristiani si trovano appunto in queste condizioni: la loro maturità umana ed i compiti che loro incombono non permettono loro più di essere « infantes », fanciulli nella fede e nella vita cristiana, come sono i semplici battezzati. La responsabilità educativa che essi hanno rispetto ai figli è una funzione al servizio della Chiesa, della quale essi sono i primi collaboratori per la formazione della fede nei figli; ed in generale, dinanzi a tutta la comunità essi hanno la missione e il compito di testimoniare la virtù santificatrice del sacramento del matrimonio, « affinché il mondo creda » che il Maestro dell'amore cristiano è veramente mandato da Dio, è Dio Egli stesso ".
Per tutti questi motivi gli sposi cristiani abbisognano di quella « pienezza » di doni dello Spirito Santo che sono conferiti dal sacramento della Cresima; ed è per questo che la Chiesa lo richiede in loro prima che si sposino: i cristiani sposati non « riempiti » dei doni dello Spirito Santo non sono sufficientemente provveduti per i loro compiti. Il Sacramento della Cresima comunicando questi doni, dà loro la certezza che per quante responsabilità e difficoltà possano gravare su di loro, non verranno mai meno l'intelligenza e il consiglio, la fortezza e il gusto delle cose spirituali, lo spirito filiale e la scienza delle cose di Dio, necessari per fare della loro unione una immagine dell'unione di Cristo con la Chiesa, e della loro famiglia una « piccola chiesa », una cellula viva della grande Chiesa.
Il Sacramento della Cresima, anzi, come tutti i Sacramenti che imprimono un carattere, non solo li riempie dei doni necessari a questo scopo, ma li consacra a questa missione: essere nella loro vita testimoni dell'amore divino di Gesù Cristo per la famiglia e quindi « edificatori » della fede della Chiesa.
b) Eucaristia e Penitenza
Eucaristia e Penitenza sono i Sacramenti nei quali il rapporto della singola anima con Gesù Cristo e con Dio diventa più immediato, intimo e personale. V'è quindi in essi qualcosa che sorpassa quella visibile e sperimentata comunione di vita, anche sul piano spirituale, cui tende la piena unione degli animi richiesta dall'amore cristiano. Ma proprio perché uniscono più profondamente a Gesù Cristo, capo e sposo della Chiesa, non possono non avere qualche particolare significato anche per la vita spirituale della famiglia.
È difficile precisare i limiti tra la discrezione, il rispetto, l'intimo pudore spirituale che devono sempre circondare i rapporti « filiali » personali con Dio, e la totale comunione di vita del singolo membro di Cristo con il suo Capo, da una parte, e dall'altra l'apertura d'animo vicendevole, la comune ricerca di Dio tra gli sposi cristiani. È evidente che nulla in questo campo può essere imposto od ottenuto con qualsiasi forma di violenza morale: le anime non possono comunicare se non nell'amore e quindi nel pieno rispetto della libertà e della iniziativa reciproca. È pure evidente che in questo ordine di rapporti, il più e il meglio dei propri sentimenti non si potrà mai completamente manifestare: che bisogna più lasciar intuire e intravedere che dire; che la legge suprema di ogni comunione spirituale tra gli sposi è il rispetto dovuto a Dio, primo ed assoluto Signore di ogni anima.
Ma in questo assoluto rispetto spirituale è possibile una larga comunione di anime; ne è un segno il desiderio tanto comune negli sposi cristiani di accostarsi assieme ai Sacramenti, soprattutto all'Eucaristia. È l'intima percezione di una relazione che indubbiamente esiste tra il Sacramento dell'amore e l'amore cristiano: due sposi cristiani non si sentono mai tanto uniti come quando è lo stesso Corpo del Signore che li unisce. Si applica qui in modo particolare l'insegnamento ben noto di S. Paolo circa gli effetti della Eucaristia: « Poiché unico è il pane, noi siamo tutti un solo corpo, perché tutti assieme partecipiamo a questo unico pane »
(1 Cor. 10, 17).
L'Eucaristia, che è il Sacramento dell'unità dei cristiani fondata sull'amore dell'unico Signore, è pure il Sacramento della totale unità d'amore degli sposi, e perciò stesso dell'apertura e della confidenza vicendevole su tutti i piani.
Questa influenza dell'Eucaristia nella vita familiare si esercita particolarmente in tre direzioni. In primo luogo essa tende a unire gli sposi nell'adempimento dei propri doveri: stimola ciascuno individualmente ed ambedue assieme ad approfondire la coscienza delle proprie responsabilità cristiane nella famiglia, ad aprire la propria famiglia al desiderio dell'amore di Dio. Poiché l'Eucaristia è la forma suprema dell'unione con Dio in Cristo qui sulla terra, è pure Io stimolo più efficace al dovere di tradurre nella vita l'amore di Dio: è il nutrimento normale della carità verso Dio, e per le persone sposate è il nutrimento normale dell'amore di Dio che esse sono chiamate a vivere in comune. Non è la stessa cosa per la vita spirituale di una famiglia che uno solo dei due si accosti alla Eucaristia, oppure che, potendolo, vi si accostino tutti e due: poiché l'amore di Dio non si può delegare, l'unione nel desiderio dell'Eucaristia significa unione nel desiderio e nell'impegno di porre Dio al centro della propria famiglia, significa averlo già ospite spiritualmente presente come animatore di tutta la vita familiare ".
In secondo luogo, l'Eucaristia è il grande sostegno nelle croci della vita familiare, l'aiuto alla accettazione cristiana delle grandi sofferenze, come la morte d'un figlio od altre simili prove. Quando nessuna parola e nessun conforto umano può veramente giovare, l'aiuto più vero ad accettare la croce viene dal riversare la propria pena nel cuore di Cristo, e dalla certezza che anche lo sposo viene da Gesù Cristo aiutato. Per questo in tali occasioni v'è un desiderio più profondo nei cristiani di fare assieme la Comunione.
Da ultimo l'Eucaristia è l'ancora di salvezza per la parte innocente quando si producono delle fratture nella comunione familiare: è da essa che si può attingere la forza di amare fino al sacrificio anche chi non lo merita, perché essa è stata istituita nell'Ultima Cena proprio per perpetuare e comunicare ai cristiani l'amore di Cristo Redentore; è da essa che si attinge la forza di volere il bene vero dello sposo, il suo bene soprannaturale, rinunciando alla momentanea gioia di un superficiale accordo, quando la fedeltà a Dio obbliga a non accettarne punti di vista o voleri sbagliati, è da essa che si attinge la luce di vedere in modo esatto che cosa bisogna dire, o il modo di dirlo, quando si deve richiamare l'altro a qualche sua tradita responsabilità verso Dio.
Naturalmente l'influenza dell'Eucaristia non è mai, in nessun caso, un'influenza meccanica, e non si esercita, almeno normalmente, con illuminazioni improvvise, — bisogna anzi guardarsi da queste come dalle illusioni più pericolose! —: è piuttosto il crescere della luce, della fortezza e dell'amore, che sorge dall'approfondimento della intimità personale con Gesù Cristo. Gesù ha detto: « Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, ed anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui »
(Giov. 14, 4). Il cristiano che si accosta all'Eucaristia con un sincero desiderio di ricevere da Gesù Cristo l'aiuto a comprendere, amare ed aiutare il proprio sposo come deve, ed è disposto ad attuare tutto quanto l'amore di Cristo per lo sposo gli potrà suggerire, arriva a capire che cosa deve fare per amarlo come Gesù Cristo lo ama: Gesù Cristo che si dona nell'Eucaristia è il Cristo Capo e Sposo della Chiesa, che ha amato totalmente e donato Se stesso per essa, e che vuol rivivere questo Suo amore in ogni sposo cristiano. Ecco perché l'identico e universale Sacramento dell'Eucaristia ha rapporti particolari con gli sposi cristiani: dona ad essi con pienezza l'amore sponsale di Cristo.
Non mi soffermerò a parlare della Penitenza: il mezzo messo a nostra disposizione dalla misericordia di Dio per ristabilire l'amicizia con Lui, e per riprendere energia spirituale dopo ogni nostra debolezza. Basterà accennare brevemente a due verità elementari e facilmente comprensibili. La prima: che il Sacramento della Penitenza è particolarmente necessario alle persone sposate per purificare progressivamente il loro spirito dal naturalismo che, in una misura più o meno profonda, penetra inevitabilmente la vita e l'azione di chi rimane ed opera nel mondo, ostacolando la piena assimilazione dello spirito soprannaturale. Quanto più incerto è il giudizio circa il modo di conciliare cristianamente le varie esigenze della situazione familiare e di risolverne i problemi, altrettanto deve essere attenta la cura per purificare l'« occhio interiore » della coscienza attraverso il Sacramento della Penitenza. E, d'altra parte, nessuno può pensare d'avere il « cuore mondo » e lo « spirito retto » quanto è necessario per vivere in modo perfettamente cristiano ogni aspetto della vita familiare, se non sente il bisogno di confrontare con frequenza il proprio agire con l'agire di Gesù Cristo, e non è pronto a riconoscere umilmente la distanza che da Lui lo ha separato, a chiederne il perdono e l'aiuto nel Sacramento della Penitenza.
E la seconda verità elementare: in questo dovere di confronto, di umile riconoscimento di distanza e domanda di perdono, il primo aspetto su cui deve portarsi l'attenzione di una persona sposata quando si confessa, riguarda i propri doveri familiari, i doveri verso lo sposo e verso i figli.
Il
Sacramento della Penitenza ben ricevuto deve anzitutto tendere a trasformare la vita familiare per renderla pienamente rispondente all'ideale cristiano. Non perché i doveri familiari siano gli unici doveri o siano superiori al primo comandamento, dell'amore a Dio; ma perché la vita familiare è il campo sperimentale obbligato dell'amore a Dio per una persona sposata. Si può ricordare qui l'insegnamento prezioso della prima lettera di S. Giovanni: « Se uno dirà: "
io amo Dio ", e odierà il suo fratello, è mentitore. Infatti chi non ama il suo fratello che vede, come può amare Dio che non vede? »
(1 Giov. 4, 20). Così non può giungere al perfetto amore di Dio, che non vede, la persona sposata che non si sforza di amare sempre più perfettamente, cioè sempre più cristianamente lo sposo ed i figli. Ed a questo appunto deve mirare il Sacramento della Penitenza per essere ben ricevuto ".
c) Matrimonio ed Estrema Unzione
Non possiamo tralasciare una parola su un Sacramento spesso trascurato dagli sposi cristiani, perché non ne comprendono il rapporto con ciò che sta loro più a cuore, il loro amore e la loro famiglia.
L'aspirazione naturale dell'amore umano, quando è veramente amore di anime, è di durare al di là della morte. L'aspirazione dell'amore cristiano è di far ritrovare eternamente riuniti in Dio coloro che erano uniti qui sulla terra nella comune ricerca, nel comune servizio di Dio. Ed è questa pure la « vita eterna » che la dottrina cristiana promette ai figli di Dio che al termine della vita terrena sono trovati degni della casa del Padre: la « vita eterna » sarà una vita di famiglia con Dio, Padre Figlio e Spirito Santo, e con tutti coloro con cui siamo soprannaturalmente uniti in Cristo al termine della vita; e la misura della intimità di questa vita familiare, sia con Dio che con i beati tutti, per tutta l'eternità è data dalla misura della carità posseduta al termine della vita. Gli sposi quindi saranno eternamente uniti in Dio secondo la misura della loro carità verso Dio e della loro carità vicendevole: si ameranno eternamente secondo il grado del loro amore soprannaturale raggiunto al momento della morte, al momento del definitivo passaggio alla vita eterna.
Ora tutti conosciamo l'esperienza spirituale della morte: è l'esperienza dell'amore non totalmente attuato. Chi perde una persona cara sente come
cruccio più profondo quello di non aver amato abbastanza; e vorrebbe spesso riparare l'amore mancato con un più generoso amore, se appena se ne desse la possibilità. E per chi muore, al momento dell'incontro con Gesù Cristo e con Dio, non vi sarà che un rincrescimento cocente: di non aver abbastanza amato, Dio e i propri fratelli, Dio e il proprio sposo ed i propri figli, Dio nel proprio sposo e nei propri figli; perché nell'aldilà non v'è più possibilità di crescere nell'amore. Vi fosse un mezzo di riparare, con un amore più intenso, il tempo perduto! Ma nell'aldilà non v'è nessun mezzo.
Ciò che non esiste nell'aldilà esiste però prima della morte: è il Sacramento dell'Estrema Unzione: il Sacramento che, rendendo partecipi dell'amore di Cristo morente in Croce, comunica la grazia e la forza di accettare la morte con un atto di amore di Dio che ripari l'amore mancato in vita e ne elimini le conseguenze. Per questo i teologi insegnano che l'effetto sacramentale proprio dell'Estrema Unzione è di dare all'anima l'ultima disposizione alla vita eterna, l'ultima possibilità di crescere nell'amore che l'unirà a Dio e ai fratelli per sempre ". Ecco perché, privando il proprio sposo di questo Sacramento, si tradisce il suo inconsapevole desiderio di un supremo atto di amore a Dio, che lo introduca più ricco nella eterna vita familiare del cielo; e si ottiene di conseguenza di rimanere per sempre meno profondamente uniti con lui. Non c'è amore più miope dell'amore che priva la persona amata della possibilità di un grado d'amore maggiore per l'eternità.
Ma facciamo tutti fatica a ricordare queste verità elementari, se non
siamo aiutati costantemente dal clima soprannaturale di una
comunità cristiana.
Estratto
dal libro "Enciclopedia del matrimonio" - QUERINIANA