Coppia
in dialogo
Il
terzo interlocutore nel dialogo della coppia cristiana
Il dialogo della coppia cristiana ha caratteristiche proprie. Prima di tutto, è ispirato dal vangelo, il che lo colloca a un livello superiore, nella sfera della fede, della carità e della speranza. Il suo orientamento, i suoi criteri e le sue norme non derivano soltanto dalla ragione umana, ma dalle proposte di Gesù. Tra le altre conseguenze, questo significa che in tale dialogo vince chi accetta di perdere, è più forte chi è più mite, ottiene più amore chi meno pensa a sé. Le decisioni sono prese tenendo in vista valori definitivi, non le scorciatoie dell'immediato, del più facile e di quello che fanno tutti.
L'impulso che porta a questo dialogo non scaturisce soltanto dall'amore umano tra una donna e un uomo, ma si sviluppa da quest'amore in quanto assunto, trasfigurato e divinizzato dalla partecipazione di entrambi alla vita della Trinità. Cercate, allora, in primo luogo, il dialogo senza perseguire alcun obiettivo pratico, ma perché l'amore che viene dall'alto vi porta a incontrarvi, nello sforzo di formare un cuore solo e un'anima sola, di essere una cosa sola come Cristo e il Padre.
Ispirato dal vangelo, il dialogo della coppia cristiana sarà sempre profondamente caratterizzato dalle virtù che nascono dall'amore e lo rendono possibile, come l'umiltà, la mitezza, la pazienza, la gioia, la fiducia, la capacità di accettazione e di perdono. Non sarà mai orientato dalla scaltrezza o dall'ambiguità, non si esprimerà mai sotto forma di dominio e di oppressione, non sarà mai una trattativa volta a ottenere dei vantaggi.
Il dialogo della coppia cristiana sarà sempre contraddistinto dalla presenza misteriosa di un terzo interlocutore, Gesù, che disse di essere sempre presente quando due o tre persone si riuniscono nel suo nome
(cf. Mt 18,20). Quando la coppia dialoga, Gesù è presente, non semplicemente perché stanno parlando, ma perché nel dialogo sono uniti nell'amore e nella ricerca di comprensione, perché è lui che li attrae a sé e li spinge uno nelle braccia dell'altro. Questa presenza amica non deve mai essere dimenticata, non deve mai sfuggire allo sguardo della fede. È per la presenza nel dialogo di questo terzo interlocutore che si deve andare alla ricerca di consiglio quando la soluzione si fa difficile. Si deve vederlo come arbitro quando l'egoismo diventa una minaccia. La sua presenza nella barca infonde coraggio nella tempesta quando il vento si fa impetuoso.
La presenza di Gesù nel dialogo coniugale non deve essere semplicemente la fredda certezza della fede. Sia presenza accolta con sentimento e calore, con l'affetto e la cordialità che si riservano agli amici speciali, ai quali la coppia apre la sua casa. Gesù sia effettivamente ammesso nell'intimità del dialogo, sia interrogato e ascoltato, sollecitato a risolvere difficoltà e dilemmi, invocato ad aiutare e a sostenere nel cammino e nelle cadute. Se la coppia presta attenzione a questa presenza, il Signore non sarà solo presente in mezzo a loro, ma sarà anche il compagno e complice che, con un sorriso, quando occorre, permetterà di guardare la vita con maggiore tranquillità, senza trasformare tutto in dramma.
La presenza di Gesù è reale e certa sempre che due o più persone, riunite nel suo nome e tenute unite per mezzo di lui, cerchino di vivere una vita nuova nell'unione fraterna. Nella vita coniugale, tale presenza reale e certa costituisce anche una presenza sacramentale, che trasforma tutte le realtà della vita matrimoniale in sacramento di salvezza, crescita e felicità per la coppia. Grazie a questa presenza, ogni gesto d'amore coniugale è salvifico; essa rende il dialogo coniugale un fattore di salvezza, una realtà sacramentale attraverso la quale Cristo opera per santificare la coppia, dare pienezza al loro amore, correggere le loro debolezze, portandoli alla felicità e alla perfezione. Mediante il sacramento del matrimonio, il dialogo tra marito e moglie diventa una traduzione nuova del vangelo nella lingua propria e segreta di coloro che si amano. Le realtà più celesti si concretizzano nelle piccole realtà domestiche e le piccole cose della vita si fanno promotrici di realtà della vita nuova.
Il terzo interlocutore nel dialogo coniugale non crea interferenze e neppure distanze. Avvicina, unisce, rende possibile il contatto e la comprensione, si fa interprete quando, ancora immaturi nell'amore, i coniugi si ostinano a parlare lingue differenti. È paziente, non si allontana, nemmeno quando capita che ci si dimentichi di lui o si finga di non vederlo.
La presenza di Gesù nel dialogo di coppia è una presenza amica e affettuosa. È il Figlio di Dio incarnato, capace di amare con cuore umano, di emozionarsi di fronte all'esultanza e alla felicità di una coppia che si ama. Ha un cuore umano, capace di comprendere le angosce, i dolori, le ansie e le speranze di un uomo e di una donna che, sedotti da lui, uniscono le loro vite. Sorride serenamente, con un sorriso di comprensione, quando li vede turbati da piccoli problemi che appaiono montagne.
Gesù, il terzo interlocutore nel dialogo, chiede soltanto che gli si presti attenzione. Non si deve alzare la voce, perché Gesù non parla mai a voce alta.
Come
comunicare: alcune regole del gioco
All'inizio del dialogo coniugale, è essenziale che la coppia sappia di essere amata da Dio e da lui chiamata a vivere in piena comunione, chiamata in modo speciale per questo momento di intimità, di apertura reciproca, di abbandono fiducioso. È necessario che ciascuno si senta amato e desiderato dall'altro, che ami intensamente l'altro e lo desideri dal più profondo del cuore. Che abbia la certezza di essere stato inviato come dono da Dio per il suo partner che, a sua volta, è un dono speciale per il suo bene e la sua felicità. Questa è la legge, la regola fondamentale della comunicazione. Senza amore non esiste comunicazione, ma solo informazione e scambio di dati freddi e obiettivi.
Dialogo significa ascoltare, parlare, domandare e rispondere. Non è facile dire che cosa sia più difficile, se parlare o ascoltare. In ogni modo, nel meccanismo della comunicazione ci sono regole che non si possono ignorare.
Parlare
A questo proposito, la prima legge da seguire è dire sempre e solo la verità. Non mentire, e neanche imbrogliare, nascondere, fingere. Il dialogo è possibile soltanto se si presume e si garantisce la verità. E la fiducia, una volta incrinata, è un cristallo difficile da ricomporre.
Prima di parlare, sappiate esattamente che cosa dire, fate ordine nelle vostre idee. Cercate i vocaboli esatti, non fate giri di parole, comunicate in modo chiaro, in modo da essere immediatamente comprensibili. Per quanto è possibile, non esaltatevi: parlate tranquillamente, in tono dolce, anche quando occorre usare fermezza. Non alzate la voce, né tanto meno gridate o sbraitate. Parlate senza esagerazioni, senza usare toni accesi, evitate ripetizioni inutili e drammatizzazioni ridicole. Modulate con dolcezza la voce, aggiungendo rispetto, considerazione, tenerezza, amicizia. L'ironia, il sarcasmo, la presa in giro rovinano qualsiasi possibilità di comprensione. Inoltre, non si ricorda mai inutilmente che è bene non parlare troppo e lasciare spazio all'altro. Dietro a tanto parlare può nascondersi la paura di dover ascoltare quello che l'altro ha da dire.
Le affermazioni definitive, taglienti e impositive sono insidiose, irritanti e difficili da provare in modo certo. Portano soltanto a nuove contestazioni e a nuovi dissensi. Invece di fare affermazioni, parlate dei vostri sentimenti, del vostro modo di vedere e pensare, di come vi sentite di fronte a certi fatti o situazioni, di come li interpretate. Non dite, per esempio, «a te non importa niente di me». Dite piuttosto: «quando fai questo o quello, ho l'impressione che tu non ti prenda cura di me; immagino di non essere importante per te». L'affermazione relativa a un fatto può essere sempre contestata, ma l'altro non potrà mai negare che in effetti vi sentiate in un certo modo, pensando e interpretando i fatti alla vostra maniera, con l'impressione che quanto è successo abbia questo o quel significato.
Evitate specialmente le parole e le espressioni che possano dare la minima impressione d'incredulità rispetto alla buona fede del partner, o anche di dubbio quanto alla sua sincerità. Anzi, non smettete mai di credere nella sua buona volontà, non dubitate mai della sua sincerità. Solo così le vostre parole potranno trasmettere fiducia, stima e comprensione. Chi ama crede e si fida.
Ascoltare
A volte è giusto dire che nel dialogo ciò che importa non è parlare, ma ascoltare. Se si desidera dialogare davvero, si deve saper ascoltare. O meglio: imparare ad ascoltare. Perché s'impara a parlare molto presto, ma l'ascolto viene col tempo, lo si apprende quando si fanno i primi passi nella sapienza della vita.
Ascoltate con attenzione, dimostrando interesse. È infatti possibile conversare mentre si fanno altre cose. Dialogare no. Per dialogare si deve lasciare tutto da parte per concentrarsi sull'altro, per accogliere come dono ciò che dice, per non perdere nessuna delle sue inflessioni di voce, per captare le minime variazioni del suo viso e tutte le sfumature del suo linguaggio corporale. Ma più che sentire le sue parole, occorre ascoltare l'altro. Quanto ai rumori di sottofondo, il nostro apparato auditivo funziona automaticamente, escludendoli a prescindere dalla nostra attenzione.
Nel dialogo è necessario ascoltare, fare attenzione, prestare orecchio per percepire ogni parola e tutta l'importanza delle parole.
Se si desidera effettivamente ascoltare l'altro, non lo si deve interrompere, gli si deve lasciare tutto il tempo necessario per esprimersi nel migliore dei modi. Non dimostrate impazienza con gesti o sospiri e neppure con la tensione del corpo, come se voleste alzarvi e occuparvi di altre cose. In quel momento non esiste nulla di più importante che ascoltare.
Non siate impazienti in caso di ripetizioni. Molte volte la ripetizione è necessaria, rappresenta il tentativo di rendere chiaro, con altre parole, ciò che appare importante o addirittura fondamentale. Ascoltate con tutta l'attenzione possibile, vale a dire, ascoltate senza elaborare al tempo stesso la risposta che intendete dare, la spiegazione a cui vorreste appellarvi, la scusa o la contestazione salvatrice.
Ascoltare significa accettare la parola dell'altro come sincera e ispirata dall'amore. Questo permette di ascoltare l'altro con una disposizione d'animo favorevole, quella di chi vuole bene, senza pregiudizi o preconcetti. Deponete le armi: dovete credere che l'altro possa anche cambiare e migliorare. Le sue parole di adesso non devono necessariamente essere interpretate a partire da tentativi precedenti, presumibilmente infelici e maldestri. Vi interessa ciò che si dice ora: basta ascoltare. Questo è ciò che l'altro spera.
Rispondere
Dopo aver ascoltato, non abbiate fretta di rispondere: date almeno l'impressione di stare considerando e soppesando quanto vi è stato detto. E, prima di rispondere, caricate la voce col massimo di pazienza, affetto, dolcezza e amore.
Molte volte il dialogo è in pericolo perché, pur ascoltando con tanta buona volontà, non comprendiamo quello che l'altro ci dice. O perché non si è espresso esaurientemente, o perché le sue parole sono state distorte dai nostri filtri personali, magari anche senza nessuna colpa da parte nostra. Onde evitare il tradizionale «non era questo che ti volevo dire», prima di rispondere cercate di ripetere con la maggior esattezza possibile quello che avete capito. E nel farlo non distorcete le parole, non enfatizzate il tono della voce, non fatevi prendere dall'indignazione o dall'ironia.
Cominciate a rispondere solo dopo che l'altro ha confermato che era proprio questo che intendeva dire. E, anche così, non sempre è opportuno rispondere o spiegare immediatamente le proprie ragioni. A volte è meglio chiedere tempo per pensare e assimilare ciò che forse non vi sarebbe mai passato per la mente. La risposta o la spiegazione potrà essere rimandata a un prossimo dialogo a qualche giorno di distanza.
Nel rispondere, fate attenzione a non sviare dal punto in questione, se esso può risultarvi scomodo. Affrontate il problema, presentate la soluzione che vi sembra più praticabile. Non aiuta cominciare a introdurre nuovi argomenti prima di risolvere il punto in questione. Ma, soprattutto, nel rispondere non replicate immediatamente con altre obiezioni, contestando accuse con altre accuse. Non siete avversari in un tribunale. Siete due persone che si amano e che desiderano comprendersi nel miglior modo possibile.
Concludere
Il dialogo deve portare normalmente a una conclusione, aiutando la coppia a prendere decisioni chiare, concrete e realizzabili quanto al da farsi. Onesto significa che occorre concludere stabilendo chi farà che cosa, quando, dove e come. A meno che non sia necessario rinviare la decisione a una prossima occasione di dialogo, in seguito a un discernimento più approfondito, e sempre che tale rinvio non sia il pretesto per differire indefinitamente e timorosamente ciò che deve essere fatto.
Non è superfluo ricordare che, prima di analizzare i fatti e di prendere una decisione, la coppia ha bisogno di pregare. I coniugi devono chiedere al Signore di illuminarli, di dare loro sapienza per vedere la soluzione migliore, coraggio per realizzare anche i propositi più difficili, perseveranza per continuare senza scoraggiarsi nonostante tutto, pazienza per aspettare il momento giusto, dolcezza anche quando occorre fermezza, gioia, anche se viene dopo le lacrime.(..)
E infine, una regola finale, ma non meno importante: elogiate sempre l'altro per le qualità, le vittorie, i progressi, per l'affetto e l'amore che vi dà. Elogio che sarà tanto più sincero, caloroso e incoraggiante quanto più profondo è il vostro amore, che vi aprirà gli occhi per i particolari che soltanto l'amore percepisce e sa debitamente apprezzare. L'elogio sincero darà al dialogo coniugale la tenerezza necessaria per dirvi certe verità molto meno dolci.
Estratto
dal libro "Coppia in dialogo" - EDB - Flàvio Cavalca
De Castro