Quale
amore?
Benedetta era una splendida ragazza,che un male terribile rese semiparalizzata, sorda, senza olfatto e
infine cieca.
Benedetta seguendo la logica di amore dell'Eucaristia arrivò a dimenticare se stessa per
abitare negli altri (così, spesso diceva: Ho deciso di abitare negli altri!).
Ecco un racconto della
mamma:
Mio marito non capiva come mai tanta gente venisse a trovare Benedetta. Diceva: "Il Signore le ha
tolto tutto. Cosa vengono a fare?".
E io rispondevo: "Non ti domandi perché?".
E lui: "Sì, e non ho
risposta. L'artista che recita, che scrive, che balla... raduna attorno a sé tanta gente. Ma lei ora non è
neppure più bella! Perché viene tanta gente da lei?"
lo gli risposi: "Perché è piena di Dio! Perché lo
Spirito Santo parla in lei": Mio marito abbassò gli occhi e sussurrò: "Forse hai ragione, ma io non
capisco!."
Un giorno però anche mio marito si accorse che in Benedetta c'era una bontà, che non era
umanamente spiegabile. Ecco come andarono le cose: ebbi un bisticcio con mio marito e mi arrabbiai molto.
Quella mattina, quando andai a portare la colazione a Benedetta, lei mi prese la mano e l'accarezzò.
Faceva quel gesto affettuoso tutte le mattine. E nell'accarezzarmi la mano disse: "Mamma, sento che non
sei tranquilla. Cosa è successo?":
Risposi: "Ho bisticciato con il
babbo". Il mattino dopo, mi chiese: "Sei ancora arrabbiata?". Risposi di sì. Il nostro dialogo avveniva per mezzo dell'alfabeto muto.
Passarono circa otto o dieci giorni. Lei non mi faceva più domande per timore di essere indiscreta. Ma una
mattina mi disse: "Mamma, deve essere molto grave ciò che ti è successo, perché ancora non sei
tranquilla".
Dapprima io dissi:"Ma no,
Benedetta!" Poi, però, non seppi resistere e aggiunsi: "Mi voglio
dividere dal babbo".
Mi domandò: "Di quanti metri ti vuoi
dividere?". "No, non scherzare! Parlo sul serio". "Mamma, ricordati che l'uomo non può dividere ciò che Dio ha
unito". "Però io sono stanca di questa situazione". Allora lei mi disse: "Mandami qui il
babbo".
Mio marito, ogni mattina, appena alzato,
passava sempre dalla camera di Benedetta. Stava sulla porta, accendeva una sigaretta e rimaneva là fermo a
guardarla. Non aveva voluto imparare il linguaggio tattile. Si ribellava all'idea di sua figlia
immobilizzata e ridotta a quel modo. Lei però sapeva che il babbo la guardava ed era contenta della sua
presenza.
Quella mattina, quando dissi a Guido che Benedetta voleva parlargli, lui rispose: "No, no! Tu
sai che non ho imparato l'alfabeto muto perché non posso pensare a mia figlia così... Noi speravamo che
avesse tutto, invece le è stato tolto tutto. Mi dà fastidio, non ho il coraggio, non entro... E poi,
perché sei andata a raccontarle i nostri litigi? Vuoi farla soffrire di
più?". Lo lasciai parlare, poi gli
dissi con calma: "Non le ho raccontato niente. Le ho detto soltanto che sono
arrabbiata". Ripetè: "lo non vado. Dille che mi hanno chiamato mentre stavo per entrare. Andrò
domani". La mattina dopo trovò un'altra
scusa: "Dille che sono andato a Brescia". E il giorno seguente: "Dille che allo stabilimento occorreva la
mia presenza". Andammo avanti così per circa un mese. Allora non ne potei più:"Se non vuoi andare da
Benedetta, le dico la verità"."No, non dirle che non voglio andare. Dille che mi hanno
cercato". "Però se
Benedetta morisse, tu rimarresti con il rimorso di non essere andato ad ascoltarla. Non sapresti mai cosa
ti voleva dire". Guido riflettè. Vedevo che era tormentato. Alla fine si decise: "Va bene, vado questa
mattina. Vieni anche tu con me". Entrammo. lo presi la mano destra di Benedetta e le comunicai: "Il babbo
è qui. Da tanti giorni lo aspettavi. Lui non poteva. Ma adesso è
venuto".
Lei gli disse: "Babbo, dammi le
mani". Quando il babbo le diede le mani, lei le baciò e disse:
"Queste mani, queste manone grosse, quanto
hanno lavorato per i tuoi figli! Come ti sono grata! Scusami babbo, se qualche volta ti ho dato dei
dispiaceri. Adesso vai al tuo lavoro. Non voglio rubarti del tempo. Volevo dirti solo che da tanto non
sentivo le tue mani!".
Mio marito, che si aspettava un rimprovero, a sentirsi dire quelle parole, a
vedersi baciare le mani, si mise a piangere e uscì dalla camera. lo rimasi.
Benedetta si immerse in
preghiera. Dopo un poco, stese la mano e sentì che io ero là, vicino a lei. Disse: "Mamma, sei ancora qui?
Perché non mi parli?".
Le risposi: "Perché sono molto arrabbiata con
te".
Benedetta mi disse: "Davvero,
mamma? Perché?"
Ero proprio in collera e dissi tutto d'un fiato: "Perché è quasi un mese che volevi
parlare con il babbo. lo mi aspettavo che tu gli dicessi chissà cosa!... Invece l'hai ringraziato per il
suo lavoro, gli hai baciato le mani...
Benedetta esclamò: "Allora, mamma, sono anch'io arrabbiata con te".
"Ah, va bene, invertiamo le cose!".
Benedetta concluse: "Non invertiamo niente. Soltanto, ricordati: se qualcuno sbaglia nei tuoi confronti o
verso altre persone, fagli sentire che lo ami di più. Solo così proverà l'umiliazione di avere sbagliato.
L'amore corregge. I rimproveri suscitano ribellione. Amalo come prima e più di prima. Lui comprenderà il
proprio errore".
È la lezione che Gesù ogni giorno ci consegna nella Santa Eucaristia.
E così, con gesto
di bontà, Benedetta trasformò e conquistò suo padre.
Nelle
difficoltà quotidiane con le persone a cui vogliamo bene,
cerchiamo di rispondere sempre con amore a quelli che sono i torti o
le ingiustizie subite.
Cerchiamo
di non incominciare, o di non far proseguire, delle battaglie che non potranno che finire
col tempo in
una guerra più grande.
La
nostra risposta sia sempre l'amore.
La
nostra forza sia sempre nostro Signore Gesù Cristo e impariamo da
Lui a essere pienamente "miti e umili di cuore".
Quando
l'amore viene a mancare nelle nostre case, facciamoci noi per
primi portatori di un amore più grande: Amiamo "il
doppio", ancora di più. Mettendo noi quell'amore che ora
manca.
Prendiamo
esempio e forza dalla testimonianza luminosa di Benedetta Bianchi
Porro.