Essere
genitori (collana: primo
annuncio 0-6 anni)
Nella
loro quotidiana dedizione a un figlio, le mamme e i papà
scoprono la paternità di Dio. Il vedersi affidata una nuova
fragile esistenza, il doverla difendere e accompagnare nella
vita, li apre al ringraziamento e alla richiesta di aiuto. Il
figlio diventa così per loro, scoperta della protezione e
sicurezza che viene da Dio, invito a mettersi con fiducia nelle
sue mani.
Sentirsi
al sicuro nella mano di Dio
Matteo,
5 anni, mai sazio di giocattoli!
•
Matteo, ogni volta che esce con la mamma o con il papà, deve
tornare a casa con qualcosa di nuovo: un pokemon, un pacchetto
di figurine... Arrivato a casa, ci gioca un po' e poi li
dimentica in un angolo. «Questo bambino è incostante,
superficiale, mai contento», si lamentano i genitori. «Cerchiamo
di dargli tutto! Che cosa possiamo fare di più?».
Di
che cosa ha bisogno un bambino per vivere?
•
I bambini come Matteo sembrano sempre alla ricerca di qualcosa
di nuovo, ma sono incapaci di goderne. Forse ciò che manca a
loro non sono i giocattoli, ma il «giocare con»... Soddisfare
i loro desideri profondi: di tempo, di ascolto, intimità,
vicinanza... Cioè di ciò di cui hanno veramente bisogno per
vivere.
•
Donald Winnicott, pediatra e psicoterapeuta inglese, insegnava
alle mamme che la prima cosa per comunicare al proprio figlio la
fiducia nella vita è un buon holding, cioè un buon sostegno.
Permettergli cioè l'esperienza di sentirsi sorretto
correttamente dalle braccia della mamma. Essa, insieme al
nutrimento dato in tempo e in modo adeguati, alla cura e alla
pulizia, permette al bambino di sintonizzarsi con la madre. È
così che una mamma saprà riconoscere ciò di cui il figlio ha
veramente bisogno, nel momento in cui ne ha bisogno.
•
Mamma e bambino viaggiano allora all'unisono ed è proprio il
giusto ritmo di domanda e risposta che comunicherà al bambino
il sentimento di fiducia su cui anche le relazioni future, anche
quella con Dio, troveranno le loro radici.
•A
volte però questo meccanismo s'inceppa: la mamma è troppo
preoccupata e stanca per osservare il suo bambino, ha poco tempo
per interagire gioiosamente e teneramente con lui ed ecco allora
che mamma e bambino iniziano a parlare linguaggi diversi, e
spesso il prodotto di questi fraintendimenti è un disturbo
fisico o comportamentale.
Imparare
la fiducia
•
Nel corso della giornata, numerose sono le situazioni che
favoriscono l'esperienza della fiducia.
•
Per il neonato, un momento di fondamentale importanza è quello
dell'allattamento, ma anche per il bambino più grande, il cibo
rimane il veicolo dell'amore materno e il momento del pasto
diventa una situazione-prova della qualità di questo rapporto.
Così disagi e tensioni possono esprimersi nel rifiuto del cibo
o in un errato uso di esso come riempitivo di un vuoto
d'amore.
•
Altre importanti lezioni di fiducia avvengono al momento del
risveglio. Allo stesso modo, addormentarsi stringendo la mano
del papà e della mamma aiuta a vincere la paura del buio e
dell'ignoto che rende spesso minaccioso il momento di
coricarsi.
•
Durante l'intera giornata il bambino può fare «rifornimento di
fiducia», soprattutto quando si sente rispecchiato con
tenerezza negli occhi del papà e della mamma, quando «i grandi»
prendono sul serio ciò che dice e cercano di comprenderlo,
quando sospendono per qualche momento le loro occupazioni per
una coccola, un gioco, una risata.
•
Ogni occasione che permette un'esperienza di fiducia e comunica
il sentimento di essere accettato e amato è dunque preziosa, e
non solo per l'equilibrio psicofisico del bambino, ma anche per
il suo sviluppo spirituale. La fiducia di base che si stabilisce
nei primi mesi di vita costituisce anche l'esperienza in cui
s'innesta il rapporto del bambino con Dio.
Scoprire
la paternità di Dio
•
Se un attaccamento stabile e sicuro rappresenta il terreno
fertile da cui fiorisce la fiducia in Dio, tale esperienza però
non è automatica: c'è bisogno di una parola che interpreti o
meglio di una narrazione che testimoni, c'è bisogno di gesti
concreti che rendano visibile la fede di mamma e papà in un
Padre più grande a cui affidano il loro bambino.
•
Tiziana, una giovane mamma, tiene in braccio Andrea il suo
bambino di due anni e racconta che ogni sera, per addormentarsi
Andrea vuole essere preso per mano: solo così chiude gli occhi
tranquillamente. Tiziana confessa che in quei momenti anche lei
sente di essere tenuta per mano da Qualcuno di cui può fidarsi
e a cui può affidare la sua famiglia. Questi brevi momenti di
tenerezza per il suo bambino si trasformano in momenti di
preghiera anche per lei: è un breve contatto che la rigenera
dopo una giornata piena e spesso faticosa.
•
Molti genitori fanno la stessa esperienza di questa giovane
mamma: essi scoprono la paternità di Dio nella loro esperienza
di maternità e paternità. Il contatto quotidiano con una
giovane, fragile vita da custodire li apre spontaneamente al
ringraziamento e alla richiesta di aiuto. In questo senso il
figlio può diventare guida alla (ri)scoperta di Dio come fonte
della Vita.
•
Al tempo stesso, in un meraviglioso scambio, essi parlano di Dio
al bambino con voce di mamma e papà. Con fantasia e creatività,
servendosi di piccole storie e preghiere, spezzano in famiglia
il pane della fede.
Come
pesci nel mare
•
C'era una volta un piccolo pesce che nuotava nel mare insieme
alla mamma. Un giorno le chiese: «Mamma, che cos'è quell'acqua
di cui ho sentito tanto parlare?». La mamma gli rispose: «Sciocchino
di un pesciolino! L'acqua è intorno a te e dentro di te e ti
dona la vita».
•
C'era una volta un piccolo orso che chiese alla mamma: «Mammina,
che cos'è quell'aria di cui sento tanto parlare?». La mamma
gli rispose: «Piccolo orsetto scioccherello! L'aria ti
circonda, è dentro di te e ti dona la vita».
•
C'era una volta un bambino che andò dalla mamma e le chiese: «Mamma,
chi è quel Dio di cui ho sentito tanto parlare?». La mamma
rispose: «Dio è come l'acqua per il pesciolino e come l'aria
che ci fa respirare. Il suo amore ci circonda e ci dona la vita».
Preghiera
per sentirsi sicuri
Signore,
tu mi conosci;
tu
pensi a me ogni momento.
Sei
felice quando vedi che corro e cammino.
Mi
guardi sorridendo quando gioco e imparo nuove cose.
Mi
dai forza quando ho paura o sono triste.
Tu
mi hai fatto in modo meraviglioso.
Non
ero ancora nato e già mi vedevi.
Tu
conosci i miei progetti.
La
mamma e il papà mi dicono che posso fidarmi di te
perché
io sono il tuo bambino, il tuo agnellino.
Tu
hai cura di me e non dimentichi mai il mio nome.
di
Franca Feliziani Kannheiser - estratto da "Dossier
Catechista" - Elledici - Novembre 2012