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MESE DI APRILE

DEDICATO ALLA DIVINA MISERICORDIA

 

 

GIORNO 15

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Indice

 

  

MEDITAZIONE

 

 

La misericordia di Dio nel sacramento degli infermi.

 

«Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei sacerdoti, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e morte di Cristo, per contribuire così al bene del Popolo di Dio» (LG 11). 

 

La malattia, con le sofferenze che l'accompagnano, dai tempi più remoti costituiva per l'uomo un problema, la cui soluzione dipende dal modo di vedere il mondo e da come si intendono le forze che governano il mondo. Il pagano la considerava una maledizione, il biblico Giobbe non riusciva a comprendere il senso della sue sofferenze, il cristiano invece gioisce per ciò che «supplisce nella sua carne a ciò che manca delle tribolazioni del Cristo, a vantaggio del corpo di lui, che è la Chiesa» (Col 1,24). Sa che Gesù ha dato un nuovo senso alla sofferenza: il valore salvifico. Gesù, Signore del dolore, era sensibile a ogni sofferenza. Lo commuovevano profondamente e risvegliavano in Lui il sentimento di misericordia. Si chinava, poneva le mani sugli ammalati e apportava loro sollievo nella sofferenza. Vedeva nella malattia il male che schiaccia gli uomini, ma non ha distrutto la malattia in quanto tale, le ha solo dato una profonda dimensione salvifica. La sofferenza più di tutto unisce l'uomo con Cristo: «Sempre portiamo nel nostro corpo i patimenti di Gesù morente, affinché anche la vita di Gesù sia manifesta nel nostro corpo» (2 Cor 4,10). Così dunque nel cristianesimo l'ammalato non è più una maledizione, ma immagine e segno del Cristo sofferente per la salvezza del mondo. Gli Apostoli ed i loro successori hanno ereditato da Cristo questa preoccupazione per l'ammalato. Recandosi nelle comunità spesso curavano malattie e disturbi di ogni genere, ungevano con gli olii e pregavano sugli ammalati. La lettera di san Giacomo raccomanda ai presbiteri di ungere gli ammalati nel nome del Signore: E la supplica della fede salverà il malato e gli darà sollievo il Signore e, se avesse commesso peccati, gli saranno perdonati» (Giac 5,15). Proprio queste pratiche sono l'inizio del sacramento dell'unzione degli infermi. Il sacramento degli infermi porta a volte la guarigione, ma sempre sollievo nella sofferenza. Soprattutto però — come tutta l'opera di Cristo — è diretto al bene dell'anima. Rafforza l'ammalato, risvegliando in lui un'enorme fiducia nella misericordia di Dio, aiuta a dominare la malattia, trasformando la sofferenza in strumento di salvezza. Prepara invece coloro la cui malattia per volontà di Dio terminerà con la morte al passaggio nella gloria celeste, cancellando i peccati gravi e quelli veniali, se l'ammalato non ha potuto confessarsi, e le pene terrene, togliendo la debolezza spirituale, le tentazioni del demonio e l'insicurezza riguardo alla sorte nell'eternità. Pensando a tutto ciò, bisogna ammirare la grande misericordia di Dio, diretta all'uomo e che gli porta aiuto in ogni circostanza della vita. Sarebbe allora una grande ingratitudine non approfittare di questo sacramento. Esso è un dono speciale di Gesù misericordioso per gli ammalati. Dall'atteggiamento dell'ammalato, dalla sua fede e dalla preparazione dipende quante grazie sarà in grado di ricevere. È veramente importante che gli ammalati ricevano questo sacramento in piena coscienza, quando ancora hanno abbastanza forze per prepararsi in modo dovuto. L'età avanzata è un motivo sufficiente per ricevere il sacramento dell'unzione. Fondamentalmente bisogna ricevere il sacramento degli infermi in stato di grazia, cioè dopo la confessione. Se però non ci si può confessare, ma si ha la buona volontà di riconciliarsi con Dio, con questo sacramento si riceve la remissione anche dei peccati mortali. La famiglia dovrebbe aiutare a comprendere l'importanza di questo sacramento e preparare adeguatamente l'ammalato a riceverlo. Non dovrebbe permettere che l'ammalato passi all'eternità senza i sacramenti, soprattutto quando per anni li ha evitati. 

 

Il 12 agosto 1934 suor Faustina ha scritto. Svenimento improvviso. Sofferenze preagoniche. (...) Desiderai ricevere gli ultimi S. Sacramenti. Ma, in quello stato la santa Confessione riesce assai difficoltosa, malgrado il desiderio di confessarsi. (...) Iddio preservi ciascun'anima dal rinviare la confessione all'ultima ora. Ho sperimentato la potenza delle parole del sacerdote, che scendono benefiche sull'anima dell'ammalato (...). La grazia di Dio che accompagna queste parole del sacerdote è grande. L'anima sente la forza ed il coraggio per la battaglia (Suor Faustina - Q. I, p. 139). 

 

PREGHIERA:
Ti ringrazio, Signore per il sacramento dell'unzione, che mi rafforzerà negli ultimi momenti della lotta e mi aiuterà a salvarmi, dando vigore all'anima, sì che possiamo gioire eternamente (Suor Faustina - Q. IV, p. 431). 

 

FIORETTO - Nella malattia e nelle sofferenze spirituali evita l'abbattimento: Riempiti di una preghiera incessante per avere la forza di affrontare la tua Croce.

 

 

 

 

 

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