MEDITAZIONE
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Apostoli della Divina Misericordia: Suor Benigna Consolata Ferrero.
Torino è la patria in cui ella nacque il 6 agosto 1885. Il suo nome di battesimo: Maria Consolata. Ventiduenne entrò nella Congregazione religiosa della Visitazione a Como. Morì il 1° ottobre 1916 vittima per la pace del mondo. Fu scelta dal suo divino Sposo come umile segretaria della divina misericordia. Le rivelazioni che Egli le fece mostrano Lui proteso alla ricerca di tutte le occasioni, al fine di manifestare la sua misericordia verso i peccatori pentiti. Gli scritti di questa fedele Suora, contenenti tali rivelazioni, hanno realizzato su tutta la terra, secondo le promesse del divin Maestro, l'incendio dell'amore di Dio.
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Spigoliamo in questi scritti, per cogliervi dichiarazioni sulla divina misericordia, idonee a far sussultare di gioia il nostro cuore, per la confidenza in Dio che ispirano, e di accendere in noi il fuoco dell'amore. Gesù le rivelò: "Tu non puoi credere il piacere ch'Io provo nel farla da Salvatore...". Quando un'anima detesta ciò che ha avuto la disgrazia di commettere, quando un'anima lo deplora con tutto il cuore, credi Tu che Io sia poi così duro da non dimenticare?... Tu non conosceresti il mio Cuore se tu lo pensassi così. Il mio amantissimo Cuore ha talmente fame e sete dei poveri peccatori, che, quando un'anima comincia il movimento di ritorno verso il suo Dio; il mio Cuore non può tenersi e le corre incontro...". Tutto questo non è, del resto, contenuto nella parabola evangelica del figliol prodigo? Con immagine carica di significato, di una chiarezza estrema, e di assoluta originalità, Gesù aggiunge: "Come il fuoco si nutre di combustibili, così la mia Misericordia si nutre di consumare miserie, e più ne trova da consumare più cresce, appunto come fa il fuoco che s'accresce sempre più a misura che vi si getta roba sopra". Il divin Maestro, quindi, lamenta il torto che si reca a Dio quando si dubita della sua bontà, e ribadisce la sua disponibilità a perdonare sempre alla sola condizione del sincero pentimento. Ascoltiamo le sue parole: "Se si sapesse il torto che si fa a Dio col dubitare della sua divina bontà!...Per quanto grandi, enormi, numerosi, possano essere i peccati delle mie creature io sono sempre pronto non solo a perdonarli, ma a dimenticarli, purché i peccatori ritornino a Me". Gesù si dà premura specialmente di preservare le anime dalla paura di Dio: "Ma ciò che voglio dirti, o mia Benigna, e Io concentro in poche parole, molto sugo, è questo: l'anima non abbia mai paura di Dio, che Dio è sempre pronto a usarle misericordia, e che il più grande piacere che possa avere il Cuore del tuo Gesù è quello di poter condurre al suo Eterno Padre il più grande numero di peccatori che sia possibile. Son queste le mie glorie, o mia Benigna; sono i miei gioielli, e io li amo tanto i poveri peccatori! Senti, mia gioia, scrivi questo: Se si vuol farmi un piacere grande, è credere al mio amore: se me lo si vuol fare più grande è credere di più; e per farmelo poi grandissimo, è non mettere limite a questa fede nel mio amore". Insiste con estrema tenerezza: "Il mio Cuore non solo compatisce, ma si rallegra quanto ha più da riparare, purché non ci sia malizia...". "Anche le mancanze più gravi e vergognose diventano [per l'anima pentita] pietre fondamentali dell'edificio della sua perfezione". II divin Maestro non manca anche di riprovare la diffidenza e di denunciare il danno che fa il demonio inoculando nei peccatori tale veleno: "Il più gran danno che fa il demonio nelle anime dopo aver fatto loro commettere il peccato, è la diffidenza. Se un'anima confida, ha ancora la strada aperta, ma se il demonio giunge a chiudere il cuore con la diffidenza, oh quanto mi tocca lottare per riacquistare quell'anima!... Scrivi, mia Benigna, scrivi perché si sappia: È certo che cento peccati m'offendono più che uno; ma se quest'uno fosse di diffidenza, Mi ferirebbe il Cuore più che cento altri, perché la diffidenza ferisce il mio Cuore nel più intimo: amo tanto gli uomini!". Stigmatizzando, poi, il concetto troppo piccolo che gli uomini hanno della misericordia di Dio e del suo amore verso le creature, Gesù dichiara: "Si ha un'idea troppo piccola della Bontà di Dio, della sua Misericordia, del suo Amore verso le creature: si misura Dio con le creature, e Dio non è limitato, e quindi non è limitata neppure la sua bontà. Oh poter usufruire di un Dio e non farlo!...E perché non lo si fa? Perché nel mondo non si conosce. Io sono un Tesoro infinito, messo dal mio eterno Padre a disposizione di tutti: le mie creature Mi rifiutano, ma con quanto loro danno, lo comprenderanno solo nell'Eternità. Io amo gli uomini. Io Amo teneramente gli uomini, li amo tenerissimamente come miei cari fratelli: benché ci sia una distanza infinita tra Me e loro, Io non la conto...". Egli non si stanca di ritornare sul piacere che prova nell'esercitare la missione di Salvatore e di asserire che gli stessi peccati perdonati diventano nelle sue divine mani fonti di beni. "Tu non puoi credere - confida, infatti, alla sua Segretaria - il piacere che Io provo nel farla da Salvatore: è tutto il mio contento, e faccio i più bei capolavori appunto delle anime che ho tolto dal basso, più dal fango. Una volta che i peccati sono perdonati, si convertono per l'anima che li ha commessi, in fonti di grazie, perché sono fonti perenni di umiltà...Tutto contribuisce a lavorare un'anima, tutto; anche le sue stesse imperfezioni sono, nelle mie Mani divine, come tante pietre preziose, perché le cambio in atti di umiltà, che porto quell'anima a fare...Se quelli che edificano le case potessero mutare i rottami, e tutto ciò che ingombra, in tanto materiale da costruzione, quanto si stimerebbero felici?...Ebbene l'anima fedele lo può col mio divino aiuto e le mancanze stesse più gravi e vergognose diventano pietre fondamentali dell'edificio della sua perfezione". Dopo tutte queste dichiarazioni del divin Salvatore, non dovremmo più essere nel numero di coloro che lo sollecitano a ribadire il lamento a suor Benigna Consolata: "...Quel che Mi fa pena più di tutto, è vedere l'indifferenza che [gli uomini] hanno per Me, l'odio!... Mi fuggono come se Io fossi un assassino, un malvivente, un ladro che volessi loro togliere la roba; e invece gliene vorrei dare, ma non posso perché non vogliono... Mia Benigna, ho sete dell'amore delle mie creature!... I Serafini Mi amano tanto, i Santi Mi amano tanto, il loro amore è il più puro e perfetto...Io ho tanto amore in Cielo, ma vengo a cercarlo in terra perché in terra l'amore è libero...". Allora, crediamo innanzitutto all'amore e alla misericordia di Dio e, poi, tributiamogli il nostro libero amore, pienamente convinti di quest'altra sua ineffabile rivelazione a suor Benigna: "Esercitare la giustizia significa per Me andare contro corrente, Mi ci si deve costringere. La porta della Mia Misericordia non è chiusa a chiave, ma è soltanto accostata; basta toccarla perché si apra. Perfino un piccolo bambino può aprirla, perfino un vegliardo che abbia perduto le forze. Al contrario la porta della Mia giustizia è chiusa a chiave, e l'apro soltanto per colui che mi costringe a farlo, non l'apro mai di Mia spontanea volontà". Se, infine, alla constatazione della nostra miseria fossimo quasi irresistibilmente indotti a cedere allo scoraggiamento, seguiamo il consiglio dato da Gesù a questa sua fedele Confidente, la quale, immersa un giorno nella considerazione del suo nulla, trovando in sé tante miserie, sentì piacevolmente dirsi: "Vendile alla Mia Misericordia".
PREGHIERA:
Padre, ti benediciamo perché nella tua onnipotenza hai manifestato la tua Misericordia. Ti ringraziamo perché, col sacrificio di Gesù, ci hai "innestati" all'albero della vita e della Sapienza infinita, da cui è germogliata la nostra salvezza. Estendi il tuo Amore misericordioso alla vita di ogni uomo e donaci la pienezza del tuo Spirito, perché si affermi in tutto il mondo il tuo Regno di amore e di pace. Amen.
FIORETTO - Ripetere durante il giorno la giaculatoria:
"O Padre, per l'intercessione di Suor Benigna Consolata Ferrero, dona
a tutti gli uomini la pienezza del tuo Spirito".