MEDITAZIONE
La natura stessa ci eccita a sollevare le anime purganti.
Per animarci a porgere aiuto alle povere anime del purgatorio, basta ascoltare i sentimenti ispiratici dalla natura. Potremmo noi vedere l'ultimo degli uomini, anzi il nostro più crudele nemico, caduto nel fuoco senza cercare di
ritrarlo? Ora, sappiamolo bene, le anime che gemono in purgatorio, sono le anime dei nostri fratelli, figlie del Padre celeste, sorelle del Figlio di Dio, spose dello Spirito Santo. E saremo noi insensibili alle strazianti grida che mandano dal profondo della prigione in cui ardono giorno e notte? Sentiamo come esse gridano: «Abbiate pietà di noi, almeno voi, amici nostri.»
Oh! se fossimo al loro posto, e se tutti gli altri avessero poca carità come noi abbiamo verso di esse, quali gemiti non manderemmo per tanta crudeltà! Scongiureremmo tutti quanti gli uomini di ricordare la massima così conosciuta tanto per i lumi della ragione quanto per quelli della fede: «fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi.» Trattiamo
dunque i nostri fratelli come vorremmo essere trattati noi stessi. Ricordiamoci che in mezzo alle crudeli torture, che sopportano senz'alcun merito, sono nell'assoluta impossibilità di procurarsi il minimo sollievo; e, salvo un miracolo, non è loro permesso di venire a reclamare alcun suffragio da noi. C'è di più, Dio stesso è in qualche modo nell'impossibilità di soccorrerle: la sua giustizia e la santità gli legano, per cosi dire, le mani, e sembra aver abdicato la sua onnipotenza in nostro favore. A noi deboli e miseri peccatori, più poveri di grazie e di meriti che non le anime purganti, diede una specie di sovranità assoluta, una potenza sorprendente, proporzionata all'impotenza di quelle anime a soccorrere se stesse. Aver tanto potere e non farne uso sarebbe mancar di rispetto a Dio, e di carità verso il prossimo. Non vi è maggiore arroganza del respingere i doni di Dio, perché dati in abbondanza. Deh! poiché piacque al divin Padre conferire a noi così grande potenza, esercitiamola con amore e prodigalità. I beati in cielo provano dolce contento nell'abbassare i loro sguardi dalla pace eterna a questa terra di miserie; nella pienezza della loro carità, si rallegrano per la potenza quasi illimitata da loro esercitata sul Cuore di Gesù, in virtù della quale ottengono nuove grazie ai miseri abitanti della terra. Tale gioia può essere in qualche modo nostro retaggio, anche in questo mondo. Pensiamo sovente al luogo d'espiazione; facciamo uso della sovranità che Gesù ci diede diritto di esercitarvi: non imiteremo mai meglio la carità del divin Cuore, che tanto ci ama, quanto con il recare sollievo alle anime sante.
FIORETTO SPIRITUALE. Vi è maggior merito nel fare qualche bene ad una di quelle anime, che non a farne dieci volte tanta a favore d'un vivo, quando anche fosse prigioniero, ammalato, tormentato dalla fame. (S. Bernardino).
Esempio. Un venerabile vescovo, Tommaso di Cantiprato, racconta che una sua parente, la quale non cessava mai di piangere la morte di un suo figlio, vide una volta in sogno gran folla di giovanetti splendenti d'ineffabile bellezza e animati da santa allegrezza; vi scorse il figlio procedere con passo vacillante: «Che hai, figlio mio, gli chiese ella, da camminare così soletto e dietro gli altri?» Questi, mostrandole un pesante fardello che portava sotto gli abiti, le rispose: «Madre, ecco tutte le lacrime da voi versate inutilmente per me, ed il cui peso m'impedisce di camminare. Offrite piuttosto le vostre lacrime a Dio, presentategli un cuor rassegnato, fate offrire il santo Sacrificio dell'altare, allora verrò liberato da questo enorme peso.»