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CORONA BENEDETTA
Sul letto di morte
Si sa che i Santi hanno amato morire con la corona del Rosario fra le mani, chiedendo di continuare a tenerla ravvolta fra le mani anche dopo la morte.
Quando l'angelico giovane S. Stanislao Kostka si trovò sul letto di morte, fu impossibilitato a recitare il Rosario; teneva tuttavia stretta in mano la santa corona. Qualcuno dei presenti gli disse: «Ma se non puoi recitarla, lasciala pure»: «No no - rispose il Santo - non saprei farlo: è cosa della Madonna mia... e il solo stringerla mi consola». Morì così, dolcissimamente, e i confratelli gli avvolsero fra le mani il Rosario.
Il Beato Stefano Bellesini chiedeva espressamente alla Madonna di farlo morire nel giorno di una festa mariana, e con la mente lucida per recitare il Rosario. Fu esaudito. Morì il due febbraio, festa della Purificazione di Maria Vergine, e recitò il Rosario fino all'ultimo momento.
La Beata Anna Maria Taigi fino all'ultima sera prima di morire volle recitare il Rosario con la famiglia e nel benedire per l'ultima volta i figli, raccomandò loro di non lasciare in nessun giorno la recita in comune del Rosario.
Certo, deve essere consolante morire con il Rosario fra le mani, recitandolo per l'ultima volta. «Se ogni giorno - diceva il servo di Dio Columba Mamion - abbiamo ripetuto spesso alla Vergine: "Madre di Dio, prega per noi... adesso e nell'ora della nostra morte", quando sarà l'istante in cui l'adesso e l'ora della nostra morte saranno un solo e stesso momento, saremo sicuri che la Vergine non ci abbandonerà». Ce lo assicura anche il B. Bartolo Longo che nella supplica alla Madonna di Pompei scrisse: «O Rosario benedetto di Maria... tu ci sarai conforto nell'ora di agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne».
Per questo fu serena e dolce la morte di S. Alfonso, di S. Antonio M. Claret, del S. Curato d'Ars, di Santa Maria Bertilla, del B. Nunzio Sulpizio, di S. Massimiliano M. Kolbe, del B. Orione. Don Giacomo Alberione - attesta uno dei suoi figli - confidò sempre nel Rosario, e fino all'ultimo, sul letto di morte «mostrava la corona del Rosario... col gesto di chi voleva indicarci, quasi come un testamento, la via da seguire».
P. Pio da Pietrelcina abbracciò sorella morte con la corona in mano, pronunciando i nomi soavissimi di Gesù e Maria. La sua salma esposta per quattro giorni alla venerazione di folle immense fu vista con la corona intrecciata fra le mani. Per tutta la vita egli aveva nutrito «un culto singolare alla corona del Rosario che chiamava con santo orgoglio l'arma sua. La portava sempre avvolta nella mano o al braccio... Altre corone teneva sempre sotto il guanciale o sul comodino presso il letto». Poco prima della morte, a chi gli chiese che cosa lasciasse in eredità ai suoi figli, egli rispose subito: «il Rosario». Non poteva lasciare di meglio.
(Tratto
dal libretto "Il Santo Rosario e i Santi")