Un nuovo
regno, dove il più potente è colui che serve
Osserviamo la scena: due poteri uno di fronte
all'altro; Pilato e il potere inesorabile dell'impero;
Gesù, un giovane uomo disarmato e prigioniero. Pilato,
onnipotente in Gerusalemme, ha paura; ed è per paura
che consegnerà Gesù alla morte, contro la sua stessa
convinzione: non trovo in lui motivo di condanna.
Con Gesù invece arriva un'aria di libertà e di
fierezza, lui non si è mai fatto comprare da nessuno,
mai condizionare.
Chi dei due è più potente? Chi è più libero, chi
è più uomo?
Per due volte Pilato domanda: sei tu il re dei Giudei?
Tu sei re?
Cerca di capire chi ha davanti, quel Galileo che non
lascia indifferente nessuno in città, che il sinedrio
odia con tutte le sue forze e che vuole eliminare.
Possibile che sia un pericolo per Roma?
Gesù risponde con una domanda: è il tuo pensiero o
il pensiero di altri? Come se gli dicesse: guardati
dentro, Pilato. Sei un uomo libero o sei manipolato?
E cerca di portare Pilato su di un'altra sfera: il mio
regno non è di questo mondo. Ci sono due mondi, io
sono dell'altro. Che è differente, è ad un'altra
latitudine del cuore. Il tuo palazzo è circondato di
soldati, il tuo potere ha un'anima di violenza e di
guerra, perché i regni di quaggiù, si combattono. Il
potere di quaggiù si nutre di violenza e produce
morte. Il mio mondo è quello dell'amore e del
servizio che producono vita. Per i regni di quaggiù,
per il cuore di quaggiù, l'essenziale è vincere, nel
mio Regno il più grande è colui che serve.
Gesù non ha mai assoldato mercenari o arruolato
eserciti, non è mai entrato nei palazzi dei potenti,
se non da prigioniero. Metti via la spada ha detto a
Pietro, altrimenti avrà ragione sempre il più forte,
il più violento, il più armato, il più crudele. La
parola di Gesù è vera proprio perché disarmata, non
ha altra forza che la sua luce. La potenza di Gesù è
di essere privo di potenza, nudo, povero.
La sua regalità è di essere il più umano, il più
ricco in umanità, il volto alto dell'uomo, che è un
amore diventato visibile.
Sono venuto per rendere testimonianza alla verità.
Gli dice Pilato: che cos'è la verità? La verità non
è qualcosa che si ha, ma qualcosa che si è. Pilato
avrebbe dovuto formulare in altro modo la domanda: chi
è la verità? È lì davanti, la verità, è
quell'uomo in cui le parole più belle del mondo sono
diventate carne e sangue, per questo sono vere.
Venga il tuo Regno, noi preghiamo. Eppure il Regno è
già venuto, è già qui come stella del mattino, ma
verrà come un meriggio pieno di sole; è già venuto
come granello di senapa e verrà come albero forte,
colmo di nidi. È venuto come piccola luce sepolta,
che io devo liberare perché diventi il mio destino.