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Vangeli dei giorni feriali -
COMMENTO
AL VANGELO
27
DICEMBRE (Gv
20,2-8)
Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala corse e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!”.
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e
credette.
Come vivere questa Parola?
Il discepolo amato entra nel sepolcro in cui era stato deposto il corpo di Gesù, vede che di lui non c’è nessuna traccia, e inizia a credere alle parole del Maestro che annunciavano la sua risurrezione dai morti.
È vero quanto dice San Paolo nella Lettera ai Romani che la fede nasce dall’ascolto (cfr Rm 10, 17) e che, di conseguenza, sia l’udito il senso implicato in maniera decisiva nell’esperienza di fede. Tuttavia, c’è anche bisogno di una vista capace di percepire la realtà oltre ciò che appare, perché «la fede – dice l’autore della lettera agli Ebrei – è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede» (11, 1). Senza questa fede la vista di Giuseppe avrebbe visto nella gravidanza di Maria solo la prova di un adulterio; la vista dei pastori e dei Magi non avrebbero riconosciuto nel bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia il Salvatore del mondo; la vista dei vecchi Simeone e Anna non li avrebbe fatti gioire per l’incontro con colui che da tempo speravano di incontrare. Il discepolo amato «vide e credette» perché vedeva di più: vedeva con gli occhi della fede.
Signore, aprici gli occhi, guarisci la nostra cecità aumentando la nostra fede, per riconoscerti vivo e presente nella nostra storia e nella storia di tutti. Così sia.
La voce di un Padre della Chiesa
«La fede è credere in ciò che non si vede; la ricompensa della fede è vedere ciò a cui si crede». (Sant’Agostino)
Casa di Preghiera San Biagio FMA - Subiaco (Roma)
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COMMENTO
(Vangeli Feriali)
Come vivere questa Parola?
Il secondo “Testimone” che fa corona a Gesù Bambino in questa ottava di Natale è San Giovanni Apostolo ed Evangelista. Giovanni è tra i primi quattro discepoli chiamati da Gesù. Di quell'incontro indimenticabile egli fisserà indelebilmente persino l'ora esatta: erano le quattro del pomeriggio! Del resto, come avrebbe potuto dimenticare quell'ora che aveva cambiato tutta la sua vita? Giovanni ricorda quando, insieme con Andrea e suo fratello Pietro, stava sulle rive del Giordano ad ascoltare Giovanni il Battista. All'udire le parole del profeta rivolte a Gesù: “Ecco l'agnello di Dio” egli ne rimase folgorato, e andò subito dietro a Gesù e rimase con lui tutto quel giorno.
Da quel momento Giovanni divenne il discepolo “amato” di Gesù. In effetti, durante l'ultima cena, egli ebbe l'occasione propizia - unico tra i Dodici - di reclinare il suo capo sul petto di Gesù. Per questo gli orientali gli attribuirono il titolo singolare di epi-stèthios (letteralmente; chinato sul petto). Con Pietro e Giacomo egli fu testimone della Trasfigurazione del Signore, e sotto la croce accolse l'invito del Cristo morente a “prendere nella sua casa” Maria. Il Vangelo odierno lo presenta al mattino presto nel giorno di Pasqua, mentre corre al sepolcro con Pietro. Più giovane di lui giunge prima, ma non entra. Aspetta il più anziano Pietro, perché aveva imparato che il suo Maestro mandava i discepoli sempre «a due a due». E Giovanni, appena entrò dentro la tomba «vide e credette». Ecco l'elogio più bello dell'Evangelista: egli ha veduto e ha creduto.
La sua testimonianza è stata raccolta nel quarto Vangelo, tutto incentrato sulla Persona del Cristo Verbo del Padre, fatto carne, e che ha posto la sua tenda in mezzo a noi
(Gv 1,14). C'è un'antica tradizione secondo la quale Giovanni, già ormai molto avanzato negli anni, veniva portato su una sedia nella chiesa dei cristiani e ripeteva sempre: “Figlioli amatevi sempre l'un l'altro”. E alla richiesta sul perché continuasse a ripetere ciò fino alla noia, rispondeva: “Perché in questo comandamento del Signore c'è tutto!”.
La voce della Liturgia
O Dio, che per mezzo dell'Apostolo Giovanni ci hai rivelato le misteriose profondità del tuo Verbo: donaci l'intelligenza penetrante della Parola di vita, che egli ha fatto risuonare nella tua Chiesa. Amen
Dall'orazione-colletta della festa liturgica di San Giovanni Apostolo ed Evangelista
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