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Vangeli dei giorni feriali -
COMMENTO
AL VANGELO
15a
settimana TEMPO ORDINARIO (Mt
11,20-24)
In
quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle
quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli,
perché non si erano convertite: “Guai a te, Corazin!
Guai a te, Betsaida. Perché, se a Tiro e a Sidóne
fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti
in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza,
ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo
dico: Tiro e Sidóne nel giorno del giudizio avranno una
sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, ''sarai
forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi
precipiterai!''. Perché, se in Sodoma fossero avvenuti
i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!
Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una
sorte meno dura della tua!”.
Come
vivere questa Parola?
Giovanni nel suo vangelo, quando parla dei miracoli li
indica con il nome di "segni". Dio non
interviene mai per fare spettacolo, ma sempre e solo per
salvare. I prodigi che opera sono finalizzati a
sostenere la fede. Questo vale per i miracoli riportati
dal vangelo e per quelli a cui purtroppo abbiamo fatto
l'abitudine, perché sono sotto i nostri occhi tutti i
giorni. Dal miracolo di un fiore che germoglia da un
piccolo seme magari spaccando la durezza dell'asfalto,
alla goccia di rugiada che riflette i raggi del sole, al
bimbo che si apre alla vita... Prodigi inscritti nel
codice della natura ma che parlano inequivocabilmente di
un Altro che è bellezza, ordine, potenza, ma che
soprattutto è AMORE. Ci sono poi i miracoli della
grazia: i sacramenti che operano in noi fino ad elevarci
alla sfera del divino e a cui tante volte ci si accosta
con eccessiva disinvoltura, per abitudine. Basta pensare
al prodigio dell'Eucaristia, a quel Pane che ora posso
stringere tra le mani e che è il Figlio di Dio, Dio
stesso così annientato per me, per amore. Ci sarebbe da
tremare di trepidazione di gioia di santo timore. E
invece ci si accosta così distrattamente con una buona
dose di superficialità. Il rimprovero rivolto da Gesù
ai suoi ascoltatori di allora non ha perso la sua ragion
d'essere per noi cristiani del XXI secolo. Ai Giudei di
allora Gesù rimproverava il fatto di sentirsi al sicuro
perché erano "figli di Abramo". A noi, oggi,
dovrebbe forse rimproverare di sentirci a posto perché,
in una società scristianizzata, in fondo noi siamo
"credenti", cioè sacramentalizzati. E
dimentichiamo che il sacramento non ci esime dal dovere
di una conversione continua, perché mai saremo
pienamente ciò che dobbiamo essere "perfetti come
è perfetto il Padre nostro che è nei cieli".
Oggi,
nella mia pausa contemplativa, proverò a guardare con
occhi diversi la realtà naturale e soprannaturale in
cui vivo, per "leggervi" l'appello del Padre.
Donami,
Signore sguardo contemplativo, capace di stupirsi e di
esultare dinanzi ai prodigi del tuo amore.
La
voce di un santo dei primi secoli
E' certamente un maggiore miracolo il governare tutto il
mondo, che saziare cinquemila uomini con cinque pani; e,
tuttavia, nessuno se ne stupisce, mentre gli uomini si
meravigliano di fronte al miracolo dei pani, non perché
si tratta di una cosa maggiore dell'altra, ma perché è
rara. Questo fatto colpisce i nostri sensi e ci obbliga
a elevare la mente; questo prodigio, compiuto sotto i
nostri occhi, ci spinge a sforzare l'intelletto, in modo
da ammirare, attraverso le opere visibili, Dio
invisibile, e in modo da desiderare, dopo esserci
innalzati alla fede ed esserci per mezzo di essa
purificati, di riuscire a vedere Dio, la cui natura
invisibile abbiamo conosciuto attraverso le opere
visibili.
S. Agostino
Casa di Preghiera San Biagio FMA
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(Vangeli Feriali)