- Vangeli dei giorni feriali -

COMMENTO AL VANGELO

 

33a settimana TEMPO ORDINARIO (Lc 19,1-10)

 

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

 

Come vivere questa Parola?
Quanto è importante essere riconosciuti con il proprio nome e, ancora di più, essere riconosciuti in mezzo a tanta gente. È così che Gesù ci tratta, come un amico che vuole stare a casa nostra, partecipare alla nostra vita quotidiana e… cosa ci chiede? Solo che possiamo vivere il Regno di Dio qui e ora, condividendo i nostri beni, i nostri doni per costruire insieme la civiltà dell'Amore. Per fare questo occorre anche riconoscere i nostri limiti, i nostri difetti, sforzandoci di trasformare la nostra vita, così da aprire la porta della nostra casa per accoglierLo ed essere pieni di gioia

 

Il mio bene è stare vicino a Dio; nel Signore ho posto il mio rifugio (Sal 72,28)

 

Parabola del Papa Francesco
"Non c’è peccato né crimine che Dio non possa perdonare, a condizione che trovi un cuore pentito... Gesù dice a Zaccheo: ‘Oggi la salvezza è entrata in questa casa’. La vera salvezza è lasciare entrare Dio nella propria vita." (Udienza, 2 de março de 2016)

 

Casa di Preghiera San Biagio FMA (Subiaco, Roma) 

 

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È Zaccheo il modello del discepolo. Proprio lui, l'insalvabile, colui che assomma in sé ogni peccato: è capo dei pubblicani, ricco e ladro. Tutti lo temevano per i suoi legami con l'oppressore romano, ma tutti lo odiavano. Gli esattori delle tasse non risultano mai simpatici, ma imporre una tassa a nome e per conto dell'invasore è davvero troppo. Eppure Zaccheo ha qualcosa che i pii farisei non hanno. È curioso. Di una curiosità profonda, radicale, esistenziale. Ha sentito parlare del rabbino di Nazareth, delle sue strane frequentazioni, dei suoi miracoli. Ma non riesce a vederlo: la folla, perfidamente, si frappone come un muro fra lui e il Signore. Quante volte troviamo ostacoli che ci impediscono di vedere Dio, di cercarlo! Persone che ci scoraggiano e che gli rendono una pessima testimonianza. Zaccheo osa, sale su un albero, un sicomoro. Come vorrei che la Chiesa diventasse quell'albero! Diventasse un luogo in cui innalzarsi per poter vedere da lontano il Signore! E il Signore lo vede e lo stana: non pone condizioni, si fa accogliere in casa sua e, così facendo, gli ribalta la vita.

 

Paolo Curtaz

 

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