GIACOMO
GAGLIONE
Venerabile
- Laico Terziario Francescano
fondatore
dell'Apostolato della Sofferenza
Stava per compiere sedici anni e proprio quella
mattina di metà giugno del 1912 lo attendeva la prima prova scritta degli
esami di licenza ginnasiale.
Davanti all'ingresso del palazzo di famiglia, mentre saliva sulla carrozza
che lo avrebbe portato al liceo che frequentava a Caserta, percepì un
dolore al tallone così forte da essere costretto a rientrare in casa
e a mettersi a letto. Per Giacomo Gaglione ebbe così inizio una malattia
che durò esattamente cinquant'anni e che lo condusse sulle vette della
spiritualità cristiana, come ha documentato il processo di canonizzazione.
Giacomino, così tutti lo chiamavano, era nato il 20 luglio 1896 a
Marcianise (Ce), primogenito di dieci figli di Valerio Gaglione e Amelia
Novelli. Nulla faceva presagire il morbo che lo colpì nel fiore
dell'adolescenza, una poliartrite reumatica deformante per la quale nessuno
degli specialisti interpellati poté fare qualcosa. Fra i tanti anche
Giuseppe Moscati, il medico napoletano proclamato santo nel 1987 effettuò
una visita nel 1921.
Lo sconforto e un sentimento di ribellione
cominciarono ad agitare l'animo di Giacomino.
La sorella Nicolina ha ricordato che nei momenti di particolare afflizione
ricorrevano sulle sue labbra queste espressioni: "Che cosa ho
fatto per soffrire tanto? Tutti i peccati li ho fatti io, e soltanto io devo
essere punito?". Al rientro dei mutilati dalla prima guerra mondiale,
vedendoli dotati di protesi ortopediche, esclamava: "Gli altri senza
gambe possono camminare e io, con le mie gambe, non posso muovermi".
Nel 1919 Giacomino lesse sul quotidiano napoletano
Il Mattino che a San Giovanni Rotondo c'era un frate, P. Pio da Pietrelcina,
che godeva fama di santità e operava prodigi. Nella speranza di poter
ottenere anche lui la guarigione volle recarsi nel convento garganico, anche
se il viaggio gli risultò penosissimo. Nell'incontro e nella confessione
con il cappuccino il giovane disse di non aver ricevuto la grazia, ma di
aver trovato la grazia.
Qualche anno dopo Giacomino stesso rivelò:
"Vedere Padre Pio e dimenticare la ragione del mio viaggio a San
Giovanni Rotondo fu un tutt'uno; Padre Pio mi fece un'operazione chirurgica,
mi levò una testa e me ne mise un'altra."
Rientrato a Marcianise, Giacomino iniziò a studiare la S. Scrittura, con
l'intento di conoscere meglio Dio, per amarlo sempre di più.
Divenne terziario francescano indossandone lo
scapolare il 15 agosto 1921.
Nel 1929 si recò per la prima volta a Lourdes, qui Giacomino comprese che l'ammalato
può completare nel suo corpo la Passione di Gesù e si sentì chiamato da
Dio a offrire generosamente e incondizionatamente il suo corpo come
ostia pura, santa e immacolata. Giacomino iniziò addirittura a festeggiare
la data che segnò l'inizio della sua malattia: il 20 ottobre.
Ancora oggi in questa data ricorre la festa della
sofferenza!
Un pellegrinaggio a Loreto nel 1947 fu per
Giacomino l'occasione per dare compimento alla sua intima ispirazione di
avviare una nuova realtà apostolica per gli ammalati, che condivise subito
con il nuovo vescovo di Caserta Mons. Bartolomeo Mangino.
Il 20 gennaio 1948 lo Statuto era pronto e fu inviato al Vescovo che lo
approvò il successivo 21 marzo accettando di diventare Presidente
dell'Associazione, mentre Giacomino ne era il segretario generale: nasce l'Apostolato
della Sofferenza.
Negli ultimi mesi del 1961 le condizioni di salute di Giacomino cominciarono
a peggiorare. Sul suo corpo si formarono vesciche sierose che dai
piedi si diffusero per tutto il corpo e una prostrazione fisica lo rese
sempre più debole.
Il giorno prima di morire volle essere adagiato sul nudo pavimento, dinanzi
all'altare del suo studio.
La morte sopraggiunge il 28 maggio 1962 e i funerali, celebrati il giorno
seguente furono una vera apoteosi di popolo giunto da ogni parte d'Italia.
Un riconoscimento singolare ci fu anche da parte di Padre Pio quando un
gruppo di amici palermitani dell'Apostolato della Sofferenza gli domandarono
se Gaglione fosse santo, ascoltarono personalmente dalla bocca del
cappuccino la risposta: "E' un santo? Giacomino è un grande
santo!".
PREGHIERA
PER DOMANDARE LA BEATIFICAZIONE
O Signore Gesù
che avete eletto Giacomino
nel pieno fulgore della sua adolescenza a
portare la croce di ogni possibile dolore e gli
avete dato il dono di ubbidire con gioia,
trasformando ogni rinuncia in un atto di fede
e ogni spasismo in un atto d'amore,
Viringrazio di aver fatto di Lui un Crocefisso conVoi Crocefisso.
DegnateVi di concedermi lagrazia...
e la gioia di poterlo presto venerarefra i vostri Beati.
Così sia.
(Pater, Ave, Gloria)
PREGHIERE
DI GIACOMO GAGLIONE:
Preghiera
a Gesù Crocifisso
La tua croce un trono di due travi, una veste di sangue, uno sgabello di tre chiodi e la testa cinta di spine è: tutto un fiat. Ecco la tua ricchezza, o Gesù. Una povertà immensa, tanto immensa che si merita salire sulla croce, dove non sale Maria, alla quale Maria cede il passo perché è povera anche lei.
E tu, o Gesù sembri dirmi: "Caro qui il compendio di tutte le mie lezioni. E’ qui, perché il povero ha bisogno del soccorso sempre, ed il mio cuore non fa che cercare chi soccorrere. Il povero e il mio prediletto, perché sono tutti poveri e tutti debbono aver fiducia e confidenza in me.
Per me furono fatte le cose, io sono morto perché tutte le cose vivessero e ogni creatura fosse ricca dell’eredità del Padre mio". Si, o Gesù, tu solo sei il conforto, perché tu solo hai innalzato la mia miseria e tu solo illumini la mia mente. Per te il povero più povero è tanto ricco che aiutato dalle creature, le aiuta dismisura. Il mondo non comprende come tu ti mostri crocifisso.
Il mondo disprezza il povero, fugge il povero, gli si accosta spesso per insultarlo ed avvilirlo, ma tu resta quale sei e il povero resta quale è nel suo cuore. Quanta ricchezza contiene un insulto sofferto per amor tuo. Tu lo sai, e insegnami quel che debbo fare per accogliere la croce Gesù.
Insegnamelo, perché disprezzato dal mondo ti segua. Eccoti, o Gesù io sono nudo e crocefisso e tu sei nudo e crocefisso, ed imparo e apprendo da te che l’amore alla povertà è ricchezza.
Gesù bisogna essere nudi e crocefissi, due povertà che ci completano nella tua Croce.
Preghiera
per gli altri
Per lungo tempo io non ho pregato per gli altri. Dicevo tra me: come posso raccomandare altri se io, tanto carico di colpe, oso appena raccomandare me stesso? Ma un giorno mi fu fatto di pensare: se io credo, come debbo credere per fede, che la mia preghiera non è disdegnata dal Signore, quanto più è gradita non gli sarà, perché più generosa, se fatta per altri? Così cominciai a formulare davanti al Signore i miei desideri a favore dei fratelli. Pensavo, infatti, di essere io il principio di quei desideri…
Ma un giorno mi fu fatto sentire che non io, ma ma colui stesso che voleva esaudirli, li suscitava . . . E che era falsa umiltà quella che, attribuendomeli, li taceva. Così compresi tra le lacrime, a chi dovevo, in primo luogo le preghiere elevate per me da tanti cuori fraterni.
Così compresi che amare Dio è semplicemente far posto al suo amore e che amare il prossimo è semplicemente rifletterlo. Amore di Dio! Amore! Amore! Sei tu che vivifichi, gioioso, penitente o disperato, ma sempre purissimo, i tre regni del cielo e di te parla, anche nei pervertimenti dell'egoismo, ogni amore della terra. Oh tu che mi hai tolto a te, che m'ami dall'eterno, per darti a me, perché a te io ritorni.
Compi in me il tuo il tuo disegno. Brucia e distruggi l'amore di me che si oppone, affinché nella luce perfetta, tu non diventi la mia disperazione, ma piuttosto il mio gaudio eterno.
O Crocifisso mio Signore a te mi raccomando.
Atto
di offerta dell'apostolato della Sofferenza
Eterno Padre, onnipotente
Signore, mio Dio e mio tutto, per mezzo del Cuore Sacratissimo di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, in unione ai patimenti di Gesù appassionato, della SS. Vergine Addolorata, dei martiri, di tutti i santi e di tutti i giusti della terra, io ti offro le mie sofferenze fisiche e morali, a sconto dei miei peccati e di quelli di tutti gli uomini, per il Sommo Ponteficie, per la Santa Chiesa e per la salvezza delle anime.
O Gesù uniscimi alle tue divine oblazioni sul Calvario e sù tutti gli Altari del mondo! Spirito di forza,di carità di santità sostienimi nel mio penare, infiammami di amore al patire, santifica le mie sofferenze! Vergine dolentissima, prega per me!
Preghiera
dell'infermo
SS. Trinita, Padre, Figliolo, Spirito
Santo amo, lodo, benedico e ringrazio la vostra eccelsa bontà, che, per trarmi a Voi, dopo avermi reso infermo,continua ad arricchire questo mio stato con l'attuale dolore. SS. Trinita, Padre, Figliolo, Spirito Santo, che mi avete amato prima che Vi amassi e avete provveduto prima che conoscessi il mio vero bisogno, illuminate la mia mente, purificate il mio cuore dirigete la mia Volontà, perché ami sempre e solamente ogni Vostra disposizione. SS. Trinita, Padre, Figliolo, Spirito Santo, che Vi compiacete di essere glorificata mediante la felicità delle vostre creature, se questo calice non può passare senza che io lo beva, aiutatemi a berlo, per piacere a Voi, ad utilità della S. Madre Chiesa, secondo le intenzioni del sommo Pontefice. (TRE GLORIA PATRI)
O Vergine Immacolata che col Vostro Fiat! uniste i dolori Vostri a quelli di tutti coloro che soffrono, intercedete per me presso Dio ed ottenetemi la grazia di esser fatto degno modello di consolazione che il sangue di Gesù mi ha meritato e Voi mi ispirate col Vostro esempio. (AVE MARIA)
Santi e Sante che, come me, avete sofferto, e prima di me siete stati consolati, pregate per me, insistete per me presso Dio, perché anche io abbia la stessa fede, lo stesso amore la medesima confidenza che avete Voi, onde poter voi sentire Gesù consolatore a me vicino ora e sempre. (TRE GLORIA PATRI)
(composta nel marzo del 1942 - con approvazione ecclesiastica)
POSUERUNT
ME CUSTODEM
MARIA, AIUTO DEI CRISTIANI, INTERCEDI PER NOI
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