LA
VITA PER LA GLORIA DEL PADRE
Messaggio
del Padre dato a madre Eugenia Elisabetta Ravasio, sull'Amore
per i suoi figli
PREFAZIONE
Con
questo opuscolo non intendiamo raccontare vicende di cronaca,
che più o meno la vita umana riserva a tutti, ma il movente che
anima la vita di Madre Eugenia Elisabetta Ravasio: L'UNITA' DEI
FIGLI IN CRISTO PER LA GLORIA DEL PADRE. Esso viene
esposto in forma semplice, di facile comprensione, breve perché
non annoi, sminuzzata con ripetizioni perché non passi
inosservato l'essenziale. A suo tempo si farà una esposizione
più completa della sua storia; ora ci contentiamo dei frammenti
che hanno già dato pace e serenità a chi ne è venuto a
conoscenza. L'intenzione è: - suscitare il desiderio di stare
nella Verità, l'unica che ci farà liberi (Gv 8,32), felici e
veri figli di Dio; - prendere coscienza che Dio è nostro PADRE, buono
e premuroso, che ama stare con i suoi figli; - essere stimolati
dalla vita di chi già vive questa meravigliosa realtà, la
quale ci è possibile solo se viviamo la Parola del Vangelo con
le disposizioni: Amore-umiltà, capaci questi di farci attingere
alla Sorgente di acqua Viva, zampillante, eterna, che si chiama PADRE. Che
questi spunti di riflessione ci spronino a leggere il Vangelo e
viverlo fino in fondo. Solo allora troveremo Luce, Pace, felicità
vera e potremo sperimentare così la Paternità di Dio nostro PADRE.
D.
Joppolo
"Per
Ipsum, cum lpso et in Ipso"
DIO
E' MIO
PADRE
Padre
mio che sei nei cieli, com'è dolce e soave il sapere che Tu sei
mio Padre, e che io sono figlio Tuo! è soprattutto
quando è cupo il cielo dell'anima mia e più pesante è la mia
croce, che sento il bisogno di ripeterTi: Padre, credo al
Tuo Amore per me! Sì, credo che
Tu mi sei Padre ogni momento della vita e che io sono Tuo
figlio! Credo che mi
ami con Amore infinito! Credo che
vegli giorno e notte su di me, e neppure un capello cade dalla
mia testa senza il Tuo permesso! Credo che,
infinitamente Sapiente, sai meglio di me, ciò che mi è utile. Credo che,
infinitamente Potente, puoi trarre il bene anche dal male! Credo che,
infinitamente Buono, fai servire tutto a vantaggio di quelli che
Ti amano: ed anche sotto le mani che percuotono, io bacio la Tua
mano, che guarisce! Credo, ...ma
aumenta in me la fede, la speranza e la carità! Insegnami a
veder sempre il Tuo Amore, come guida in ogni evento della mia
vita. Insegnami ad abbandonarmi a Te, come un bimbo nelle
braccia della mamma. Padre, Tu sai tutto, Tu vedi tutto, Tu mi
conosci meglio di quanto io mi conosca: Tu puoi tutto, e Tu mi
ami! Padre mio, poiché Tu vuoi che ricorriamo sempre a Te,
eccomi con fiducia a chiederTi, con Gesù e Maria (chiedere
la grazia desiderata). Per
questa intenzione, unendomi ai Loro Sacratissimi Cuori, Ti offro
tutte le mie preghiere, i miei sacrifici e le mortificazioni,
tutte le mie azioni ed una maggiore fedeltà al mio dovere.
Dammi la luce, la grazia e la forza dello Spirito Santo!
Confermami in questo Spirito, in modo che io non abbia mai a
perderLo, né a contristarLo, né ad affievolirLo in me. Padre
mio, è in nome di Gesù Tuo Figlio che Te lo domando! E Tu, o
Gesù, apri il Tuo Cuore e mettivi il mio, e con quello di Maria
offrilo al nostro Divin Padre!... Ottienimi la grazia, di cui ho
bisogno! Padre Divino, chiama a Te gli
uomini tutti. Il mondo intero proclami la Tua Paterna Bontà e
la Tua Divina Misericordia! Siimi tenero Padre, e proteggimi
ovunque come la pupilla del Tuo occhio. Fa' che io sia sempre
degno figlio Tuo, abbi pietà di me!
PADRE
DIVINO, dolce
speranza delle anime nostre! Sii conosciuto, onorato ed amato da
tutti gli uomini!
PADRE
DIVINO, bontà
infinita, che s'effonde su tutti i popoli! Sii conosciuto,
onorato ed amato da tutti gli uomini!
PADRE
DIVINO, rugiada
benefica dell'umanità! Sii conosciuto, onorato ed amato da
tutti gli uomini! (Se
si recita questa preghiera come Novena, aggiungere: "Ti
prometto, di essere più generoso, specialmente in questi nove
giorni in tale circostanza... con quella persona....)
Madre
Eugenia Elisabetta Ravasio
Girard,
Vic. Apost. Cairo-Egitto 9 ottobre 1935
Jean
Card. Verdier Arcivescovo di Parigi 8 maggio 1936
Perché
questa preghiera al PADRE? Non
abbiamo il "PADRE nostro"
la preghiera più perfetta che Gesù ci ha insegnato? Madre
Eugenia non ha voluto fare di più, ma solo esprimere dei
sentimenti d'amore filiale, sgorgati dalla contemplazione di Dio PADRE, e
farci partecipi per aiutarci a pregare meglio il PADRE e
recitare il "PADRE nostro"
con più amore e confidenza.
Chi
è Madre Eugenia?
Nata
nel 1907 a San Gervasio d'Adda (BG) da mamma Felicita Magni e
papà Carlo Ravasio, una famiglia modesta. La mamma, spaventata
per l'improvviso crollo finanziario familiare dovuto al
fallimento della Banca, dà alla luce la bambina al sesto mese
di gravidanza. Il dottore, solo guardandola, dice:
"Occupiamoci della mamma, tanto la bambina non può
sopravvivere". La mamma di conseguenza è rimasta allettata
per sette anni. C'è disagio in quella famiglia! Tutti uomini in
casa. Perciò la situazione diventa più difficile. Degli otto
fratelli - Teresa, la primogenita, sposata in un paese vicino,
Luigi, Lorenzo, Giovanna deceduta a due anni, Giovanni, Angelo,
Francesco - Elisabetta, chiamata graziosamente Bettina in
famiglia, è la più piccola. Nonno Piero, molto pio, sembra il
'capo-tribù' quando, ogni mattina presto prima di andare a
messa, intona l'Angelus ad alta voce facendosi seguire da tutta
la 'nidiata' per iniziare la giornata nel nome del Signore. La
bambina non muore secondo il previsto, ma a quattro anni è
ancora minuscola, né parla, né cammina. Perciò nonno Piero
decide di andare a piedi al Santuario della Madonna di Varese e
chiedere la grazia per la sua nipotina, con la preghiera di
guarirla o di prenderla con Sé. Nell'ora in cui il nonno arriva
al Santuario, ed era prestissimo, Bettina si alza presa per mano
da una bellissima Signora che l'aiuta a vestirsi e le dice di
andare a farsi vedere dai genitori. Questi intuendo il miracolo,
tra la meraviglia e la gioia, ringraziano la Madonna. Quando più
grandina la portano al Santuario della Madonna in pellegrinaggio
di ringraziamento, Bettina vede la Statua della Madonna ed
esclama: "Ecco la bella Signora che mi ha vestito!".
Intanto cresce serbando tutto nel suo cuore. Già tanto piccola
conosce gli inevitabili stenti della situazione familiare.
Assolve i doveri di casa e con tutto il freddo va a lavare le
calze dei fratelli nell'acqua dell'Adda. Così in tanta
sofferenza cresce ben temprata. Tutti sono lontani
dall'immaginare il piano di Dio su di lei che l'arruola tanto
vicino a Sé sul cammino della Croce. Nonno Piero, vedendola già
carica degli oneri di una persona adulta, cerca di starle vicino
dandole tutto il suo affetto e ciò che ha di più caro e
prezioso: la Fede, comunicandogliela man mano nella vita, perché
la sua piccola in tanto fluttuare abbia un'àncora di salvezza.
Elisabetta si ricorda ancora il suo nonno con le braccia aperte
davanti all'immagine del Sacro Cuore che prega: "Gesù a
questa bambina pensateci Voi!". Tutto ciò stabilisce un
rapporto confidenziale tra la Bettina e i suoi protettori. Gli
insegnamenti del nonno sono per Bettina come il seme caduto in
terreno fertile e ben curato. Un giorno il nonno le disse
indicando l'Adda: "Guarda l'acqua come scorre e va via,
domani non è più quella, se si fermasse sarebbe un ristagno di
acqua putrida. Così è per le tue sofferenze, le tue lacrime e
le tue lotte: ci sono e passano; guardati bene dal tenerle
ferme. Tutto passa! Offri tutto a Dio e accetta ogni giorno la
Sua Volontà. Non guardare la persona dalla quale ti viene la
sofferenza, prendila dalle Sue mani, niente viene a caso, Dio
segue passo per passo le sue creature. Lui sì che ci vuole
bene, anche se noi non capiamo tutti i perché. Fatti coraggio,
vai sempre avanti e aspetta che la sofferenza passi!".
Elisabetta fa tesoro di questi insegnamenti: è il suo caro
nonno che parla. Ancora oggi ripete queste parole emblematiche:
"Aspetto che passi e intanto canto". A dodici anni va
in fabbrica di tessitura fino a vent'anni: Ed ecco l'ora
desiderata: è decisa di farsi missionaria contro ogni
impedimento. Quel giorno del 1927 durante la celebrazione della
festa di Cristo Re, il Parroco, don Benigno Carrara, nella sua
predica dice: "Il Re ha scelto la sua Regina, Bettina
Ravasio parte per farsi missionaria sulle orme di Cristo".
"Eccomi, io vengo o PADRE, per
fare la Tua Volontà!". In convento, Ist. N.D. des Apotres,
oltre a tantissime difficoltà, incontra anche la delusione.
Certo non si può pretendere che tutti siano già santi solo
perché si sta in convento, santi si diventa lottando e man mano
conquistando la crescita nella Grazia del Signore. Ma lei ha ben
capito che non bisogna giudicare; che bisogna stare uniti a Dio,
osservando il regolamento senza guardarsi attorno, cioè se gli
altri sono osservanti o meno; ciascuno si trova da solo a
rispondere davanti a Dio con le proprie responsabilità. è ben
convinta che deve guardare gli altri solo per essere
caritatevole e aiutarli nei loro bisogni. Pensa che Dio non
manca a darle la sua forza, perciò si fa "coraggio e
avanti". Inaspettatamente, ancora giovanissima, la
incaricano maestra delle novizie; poi nel 1935 la eleggono Madre
Generale. Il suo modo di agire è di una
persona che confida illimitatamente in Dio, senza stare a
misurare le sue forze e la sua capacità. Diverse circostanze
non le avevano permesso di portare avanti la sua istruzione, che
si ferma alla terza elementare. Ora si trova alle prese con
diverse lingue, tanti impegni e tanti problemi. Dopo tanti anni
ci dice: "Se ci penso a quegli anni! Se mi fossi fermata a
pensare a quell'ònere!... Ma mi buttavo senza preoccuparmi,
pensavo che Dio era con me, perciò andavo avanti nel compito
che Egli mi aveva affidato". Veramente solo Lui ci ha messo
le mani! E meno male che non ci pensava e si fidava solo di Dio,
altrimenti si sarebbe trovata come San Pietro sulle acque, che
appena comincia a pensarci inizia ad affondare! Chiunque
l'avvicina si accorge della sua forza e di una certa facilità
nel risolvere situazioni difficili con lungimiranza, chiarezza e
decisione. Parlando di Madre Eugenia, Raoul Follereau dice,
ammirando e lodando la sua alta personalità: "Madre
Eugenia Elisabetta Ravasio è una donna eccezionale, per lei la
parola impossibile non ha alcun significato". è un
vulcano di iniziative; nel giro di poco tempo dà un impulso
radicale all'Istituto, rinnovando di viva freschezza opere e
Suore. Agisce con la massima rettitudine, senza farsi
condizionare da compromessi, popolarità o minacce; senza paura
di perdere la 'poltrona'. Dominata da vero Spirito evangelico,
il "Sì, si, no, no" e vissuto anche nelle opere:
decise, nette, spogli da tutti quei raggiri umani, che
solitamente si mescolano nella vita della persona per portare
avanti i propri punti di vista, giustificandoli col Vangelo 'alla
lettera' ma vuoti di Spirito. Lei è
libera di tutto questo. La sua è una luce alla cui presenza si
scopre anche il pulviscolo. Apre noviziati in diverse nazioni
precorrendo così le direttive del Concilio Vaticano Il, che
parla di necessità a formare i giovani religiosi indigeni sul
posto. Istituisce Province, e dove occorre, Regioni. Vi
introduce corsi di aggiornamento e di specializzazione per Suore
e Novizie, tanto che ognuna è in grado di affrontare il lavoro
missionario e i vari problemi con professionalità. Il movente
di questo nuovo pullulare di vita è la coscienza chiara che ha
dello Spirito che dal profondo grida "Abba" PADRE (Rm 8,15),
Autore della nuova Vita che Gesù ci ha riconquistato. Perciò
l'agire deve rispecchiare nei figli un tale PADRE! "Siate
perfetti come il PADRE vostro" (Mt
5,44-48). Lei è animata di amore materno,
deciso e forte, derivato dalla Paternità Divina (Ef
3,14) e mette tutto il suo impegno per
proteggere, curare, seguire i figli affinché non degenerino;
veglia perché l'amore cresca, restituendo al PADRE figli
veri, sigillati dal suo Amore. Per raggiungere lo scopo si serve
di tutti i mezzi. Dopo i primi riassestamenti si ha un ampio
respiro. Un entusiasmo nuovo si sprigiona da ognuno. Si vive la
vera fraternità; è come una primavera, sui volti irradiati dal
sole si coglie il sorriso e la gioia. Il Cardinale Gerlier di
Lione, visitando la Comunità dice: "Vorrei che tutti noi
fossimo come queste Suorine liete e unite: dovremmo portare qui
i nostri seminaristi". Il suo sussidio è solo il Vangelo,
infatti c'è scritto: "La mia Parola è sorgente di acqua
Viva" (Gv 4,14). Anzi,
lei sente il bisogno di comunicare la vita che ha dentro di sé,
scrivendo anche, come di getto, vari libri secondo i bisogni e
le varie circostanze. Sorridendo ci dice che nella prima pagina
metteva tutti i segni della punteggiatura, aggiungendo:
"Metteteli dove occorre, per l'ortografia pensateci voi
perché non è compito mio". Invece nel latino, quando le
capitava di scriverlo, non presentava errori, come testimonia un
Sacerdote per uno scritto indirizzato a lui e consegnato da lei
personalmente.
In
terra di missione
Le
apparenze sono fragili; chi si aspetta da una 'Suorina' esile e
giovane un lavoro radicale di una potente ruspa? Così avvenne
per il paternalismo esercitato da altri sulle sue Suore perché
fondati dallo stesso Fondatore. Veniva loro spontaneo di
credersi in diritto di adoperare le Suore con un ruolo di
apostolato non appropriato, ma per la Madre Eugenia non è così: tutti
gli uomini sono uguali davanti a Dio, tutti figli dello stesso
PADRE, né colore, né razze, né ceti sociali, né sesso
possono rendere qualcuno superiore ad un altro. Certamente
ammette la sottomissione all'autorità, non perché la persona
che l'esercita è superiore agli altri, ma perché "non c'è
alcun potere che non venga dall'alto" (Gv
19,11); "questo comando ho ricevuto
dal PADRE mio (Gv
10,18). Solo Dio detiene il potere, e
Dio è Amore e lo adopera solo per il Bene. Quindi esercitare
l'autorità è un servizio all'Autorità di Dio. Chiunque
esercita questo potere, a qualunque titolo, deve servire il bene
della persona e dell'umanità, non il proprio tornaconto, né si
deve sentire superiore agli altri servendo la propria superbia.
Ogni autorità bene esercitata è degna di rispetto in quanto è unita
a Dio e serve il Bene. Apparentemente, per
qualcuno che non 'sa' di Vangelo, lei potrebbe sembrare
disobbediente e testarda, mentre in verità è perspicace, forte
ed eroica nel compiere fino in fondo il proprio dovere di
Cristiana e di Consacrata, senza compromessi, conciliazioni
ambigue e rispetto umano, che non hanno a che fare con Dio: col
suo Amore, con la sua Giustizia, col rispetto ad ogni suo
figlio, ad ogni sua creatura. Questo atteggiamento scomoda certe
abitudini, e viene protestato. Gli 'altri' si sentono forti
perché gestiscono gli aiuti che Propaganda Fide invia per le
Missioni. Non conoscono ancora lo stampo di questa giovane Madre
Generale e, sorpresi, ricevono una risposta degna della sua
personalità: "Siamo venuti per aiutare la Chiesa, non per
farci mantenere", e confidando nella Provvidenza rifiuta
ogni contributo che condiziona le sue Suore, rimettendole alla
dignità del proprio apostolato. Si fa più forza e va avanti
fiduciosa. Madre Eugenia osa tutto quando si tratta di difendere
i diritti di Dio e dei suoi figli. Incontrando il Cardinale
Fumasoni Biondi e riferendo le sue decisioni, questi le dice:
"E come faranno le Suore a vivere senza i contributi di
Propaganda Fide?". Lei, serena e sicura in Chi confida,
risponde: "Ne avranno per loro e anche per aiutare gli
altri", e così fu. Qualche anno dopo, visti i frutti, il
Vicario Apostolico dice: "Madre Eugenia, in ogni
processione vi è prima la Croce e poi la bandiera".
Madre
dei lebbrosi
La
sola guida di tutto il suo fervore è l'Amore di Dio; si può
riscontrare nelle sue opere questa spinta, che non ha il metro
umano per misurare né le sue possibilità, né le reazioni che
si possono avere attorno a lei. Così avvenne quando nel 1939,
in visita alle case dell'Africa nella Costa d'Avorio, incontrò
i lebbrosi confinati in un'isola chiamata Désirée
(Desiderata). Le persone del villagio, terrorizzate per questo
male imperdonabile, li trasportano nell'isola dove non possono
più fuggire, abbandonati in preda all'incurabile e mostruoso
male, alla solitudine, alla disperazione. Ogni tanto, qualcuno
dalla piroga a distanza butta loro dei viveri, ma fuggono subito
via, né una parola di conforto, né una speranza: sono
"maledetti". Riportiamo qualche stralcio di Giannina
Facco dove descrive l'incontro di Madre Eugenia con i lebbrosi.
"Un giorno Madre Eugenia, la Superiore Generale delle Suore
di Nostra Signora degli Apostoli, arrivò nei pressi dell'isola
con un idrovolante. Non era una turista in cerca di avventure,
s'intende: le Suore mettono a servizio di Dio e degli uomini
tutte le ore della loro vita. Quando la piroga ebbe raggiunto
l'isola, i viaggiatori gridarono a Madre Eugenia di scendere in
fretta e tornarono subito indietro. Si capiva che erano
terrorizzati per la paura del contagio. La Madre Eugenia vide,
ben nascoste tra le palme, miserabili baracche abitate dalle più
infelici creature del mondo: i lebbrosi. Li interrogò con bontà,
e seppe che l'avevano costruite gli ammalati stessi con le loro
povere mani mutilate. Mangiavano quello che riuscivano a trovare
e quello che qualcuno gettava a riva dalle piroghe. Nel viso
avevano dipinta una disperazione che avrebbe avuto fine soltanto
con la morte. - Che cosa vorreste? - chiese infine Madre Eugenia
a quel gruppo d'infelici. - Parlate liberamente; c'è chi vi ama
e vorrebbe aiutarvi. Negli occhi fissi su quella straniera, che
mostrava di non temere il contagio, c'era stupore, ma non
diffidenza. Madre Eugenia aveva un viso onesto e un'espressione
addolorata. - Vi piacerebbe abitare in una piccola città tutta
vostra? - Senza mura intorno? - azzardò un giovane sfigurato
dal male. - Senza mura, s'intende, - replicò la Madre. - Ma non
è possibile: la lebbra è contagiosa. Dobbiamo vivere isolati.
Il mare ci tiene prigionieri; nessuno può andarsene da qui.
Siamo condannati a morire soli. - Farò del mio meglio per darvi
una mano, - cercò di assicurarli Madre Eugenia. - Non dovete
disperare. Vi prometto che tornerò appena mi sarà possibile.
Più tardi Madre Eugenia parlò dei lebbrosi alle sue
Consorelle. Nessuna di loro trovò assurdo il progetto di
aiutarli. Madre Eugenia spiegò loro con voce vibrante: - La
loro città dovrebbe sorgere in mezzo alla foresta, in modo che
i malati si sentano liberi. Ogni famiglia dovrebbe possedere una
casetta e un pezzo di terra da coltivare; così i lebbrosi
avrebbero l'impressione di vivere del loro lavoro. Naturalmente
dovrebbero avere la radio, e il cinema e, perchè no? Vorrei
anche che dedicassero un po' di tempo all'artigianato. -
Lavoreremo tutte per quei poveretti. Ci conti, Madre. - Lo so.
Il problema è un altro: trovare gli aiuti che occorrono".
Sentiamo come Raoul Follereau racconta questo episodio nella sua
autobiografia "La sola verità è amarsi Eccone qualche
passo:
"Adzopé:
città della Carità
1939
- LA COSTA D'AVORIO.
Un'
isola ad altezza di Abijan. Un'isola sulla laguna, che niente
distingueva dalle altre, con le sue grandi palme, la sua
vegetazione lussureggiante. Un'isola che sembra fatta per la
felicità, il riposo, la pace. Porta un nome attraente e dolce
"Isola Desiderata". Malgrado ciò, quest'isola che
sembra un paradiso è un luogo d'inferno. Quando le piroghe si
avvicinano, i rematori girano la testa e se ne vanno di corsa.
Perché l'isola è abitata da esseri maledetti. Segnati da
orribili stigmate fuggono o si nascondono alla vostra vista. Le
loro case? Misere baracche che hanno costruito con le loro
povere mani mutilate. Il loro cibo? Ciò che trovano o che
talvolta gettano loro. E quest'isola che sembrava promessa a
tanta felicità risuona spesso di grida di odio e di
disperazione. Perché l'isola Désirée è la prigione, il
cimitero dei lebbrosi della Costa d'Avorio. Un giorno vi si posò
l'aereo di Madre Eugenia, allora Superiora Generale delle Suore
di Nostra Signora degli Apostoli. E quei miserabili sventurati,
videro così scendere dal cielo la Missionaria della Carità. è
tutta vestita di bianco, sorride e tende le mani. Parla loro,
ascolta con orecchio paziente la loro triste storia; ciascuno
mostra le sue piaghe, spiega la sua miseria. Ma come conciliare
questa impressione di libertà con la servitù imposta allora
dai regolamenti sanitari? La Missionaria ha escogitato un'idea
geniale: La città dei lebbrosi sarà costruita in piena foresta
vergine. Così questi infelici saranno isolati, come da una
muraglia, ma non si sentiranno soffocati da essa. Potranno
andare e venire a loro piacere nella città; avranno veramente
l'impressione di essere liberi. In questa città Madre Eugenia
vuole riunirli e dar loro una vita più vicina possibile alla
norma. Ogni famiglia avrà la sua casetta e un pezzo di giardino
da coltivare. Si insegneranno loro dei mestieri, si porteranno i
passatempi di oggi: radio e cinema; sarà come una cittadina di
un posto qualsiasi. Madre Eugenia sorride sempre, ma i suoi
occhi ora sono pieni di lacrime. Allora nacque il progetto di
costruire la città dei lebbrosi, dove vivranno come uomini e
non come bestie. Avranno l'impressione della libertà, niente
mura che limitino il loro cielo. Oggi può apparire semplice,
data la scomparsa di stupidi pregiudizi e paure. Ma nel 1939 era
un progetto rivoluzionario. Sembrava un sogno, un'utopia, una
chimera. Questa donna era generosa, ma la
sua Carità la spingeva
all'impossibile!... Le Suore Missionarie entusiaste erano pronte
a consacrarvi la loro vita con gioia. Ma ciò non bastava:
bisognava procurarsi i mezzi materiali perché non restasse un
sogno. Anch'io me ne incaricai vivacemente. Oggi a pensarci, mi
sembra pazzesco: era una sfida, ma la loro
Carità era contagiosa! e benedetta..."
Cenni
su Raoul Follereau
Uomo
intelligente, compie gli studi in modo brillante e ottiene alla
Sorbona le licenze di lettere, filosofia e legge. Inoltre è
poeta, giornalista ed oratore. A vent'anni tiene la prima
conferenza all'"Hotel des Sociétés Savantes"
sull'argomento: "Dio è Amore", cita Platone: "è
l'amore che dona la pace agli uomini, la calma al mare, il
silenzio al vento, la quiete al dolore" e termina: "Il
cuore è la chiave del cielo". è un
cristiano e un cattolico dichiarato, un credente esplicito e
combattivo. Tuttavia, come tutti i 'profeti' nel mondo
ecclesiastico, incontra più silenzi e velate riserve che
adesioni. Agì sempre in nome proprio, prendendosi tutte le
responsabilità senza sentire il senso di inferiorità nei
confronti dei Religiosi. Non risparmiò critiche a certi
ambienti ecclesiastici ufficiali, che badavano più alle forme
che alla sostanza del Cristianesimo, più ai precetti che alla
carità. Fu un laico unito in matrimonio e visse fedelmente il
dono di questo sacramento. Furono Raoul e Madeleine insieme a
vivere il Carisma di quest'opera di Carità. Egli dice: "La
più grande fortuna della mia vita è mia moglie". Lo dirà
anche uno dei suoi amici, R. Guerrini: "Questa compagna
ideale, che l'ha accompagnato in tutti i suoi viaggi, è
segretaria, confidente e anche consigliera illuminata. Discreta
quanto modesta, era per così dire il suo 'angelo custode'. Sono
persuaso che senza di lei non avrebbe potuto realizzare ciò che
ha fatto". La Madre Eugenia ricordando Madeleine dice che
era una donna dolce e buona di un largo sorriso, tutta rispetto
e venerazione per suo marito. Cristiano e borghese, più tardi
su questa linea, avverrà la scoperta traumatizzante e decisiva
dei lebbrosi, del loro mondo crudelmente emarginato e scacciato.
è la scoperta dell'amore che lo affascina. Con l'incontro di
Madre Eugenia Elisabetta Ravasio vive un'esperienza di carità
vibrante, sensibile, traboccante, tanto che l'imperativo
dell'amore fraterno resterà sempre la forza principale del suo
'messagio' fino ad arrivare allo slogan "La sola verità è
amarsi". Era rimasto già segnato quando, visitando i
luoghi dov'era vissuto Charles de Foucauld, ne ha scoperto la
radicale trasformazione di quest'uomo: quale contrasto tra
l'elegante uniforme del Visconte De Foucauld e il panno grezzo
di beduino indossato dal solitario del Sahara! Rimane
compenetrato da questi pensieri. In questi luoghi incontra dei
lebbrosi e osserva: "Mentre alcuni fuggono impauriti, altri
se ne stanno immobili senza cessare di guardarmi con i loro
occhi dolorosi. Ho detto alla guida: - Chi sono questi uomini? -
Dei lebbrosi, - mi ha risposto. - Perché si trovano là? - Sono
dei lebbrosi. - Capisco, ma non starebbero meglio al villaggio?
Che cosa hanno fatto per esserne esclusi? - Sono dei lebbrosi,
vi dico. - Vengono curati almeno? A questo punto il mio
interlocutore diede un'alzata di spalla e mi lasciò senza dir
nulla. Quel giorno ho capito che esisteva un crimine. Un crimine
che non ammetteva ricorso o amnistia di sorta: la lebbra".
Tuttavia egli non si è messo subito al loro servizio.
L'incontro del Sahara era una chiamata che chiedeva una
conferma. Ed ecco l'incontro con Madre Eugenia Elisabetta
Ravasio, che lo anima di nuovo e decisivo slancio. Ora non si
fermerà più. Si è in tempo di guerra, egli aveva pubblicato
nel 1938 sul suo bollettino "Hitler, volto
dell'anticristo", perciò non era troppo prudente per lui
rimanere in zone vistose; così cerca rifugio a Vénissieux
vicino a Lione, nella casa madre delle Suore di Nostra Signora
degli Apostoli. Conosce bene le religiose. Ebbe modo di
conoscerle nel Cairo, nel Libano e in Africa, tanto che nel 1939
dedicò ad esse un'opera in due volumi: "Sur les routes de
la charité" (Sulle vie della carità). à
Vénissieux è sicuro di essere accolto bene. è là che si
delineerà nettamente la sua vocazione, tramite l'azione della
Superiora Generale Madre Eugenia Elisabetta Ravasio."Una
suora lancia Follereau all'azione in favore dei lebbrosi" Questo
è il titolo dell'articolo, nel mensile: CLUB
MISSIONARIO ROMANO (n. 1 - 1985, G.
Pappalardo), qui sotto riportato: "Tornata da Abidjan la
Madre Eugenia confida la sua preoccupazione, con voce vibrante e
sdegnosa, all'ortolano Raoul Follereau che, nell'ascoltarla,
misurava a passi inquieti il giardino del convento: «In Europa
si fa la guerra! milioni di franchi per bombe e cannoni! E laggiù
gli esseri più poveri del mondo muoiono di fame e di miseria
nera. Ragazzi sui dodici anni senza mani, con la faccia
sfigurata, che dormono sul sudiciume. Giovani donne impazzite
per la fame. E noi giochiamo alla guerra! Voglio costruire una
città nella foresta Africana, dove i lebbrosi non saranno più
trattati come bestie, ma come esseri umani con tutto il rispetto
e la dignità che meritano...». Follereau sentiva nella voce di
quella piccola Suora una volontà enorme, decisa a tutto. Ma
dove trovare i soldi in quella Parigi devastata, occupata,
depredata? Madre Eugenia vide ad un tratto il suo 'ortolano'
gettare la zappa, detergersi il sudore e dire deciso: - Madre
mia, non si preoccupi, continui pure la sua Opera; del danaro mi
occupo io! Quando il segretario, rimasto a Parigi, viene a
conoscenza della novità esclama: - Costruire un villaggio per i
lebbrosi a 7.000 km dalla Francia in piena guerra? Ma è
pazzesco! Madre Eugenia sogna ad occhi aperti!". Bisogna
riconoscere che la Carità è più contagiosa della lebbra e
riuscirà a rimuovere tanti cuori, che come una falange sono
convogliati a questo progetto; e il suo 'sogno utopistico'
diventerà realtà. Raoul Follereau aderisce subito alla
proposta di quella Madre così sensibile e premurosa per i
problemi degl'infelici. La paura della polizia militare è
sparita; esce dal convento con un solo mezzo: la sua parola che
sgorga dal cuore toccato dalla carità evangelica; così cominciò
a fare le conferenze. La sua parola fluisce come da sorgente: è
limpida, fervida, immaginosa, colorita. Esprime tenerezza, sente
di portare tutta la carica che Madre Eugenia gli ha comunicato.
Ha espressioni che fanno colpo, gesti che impressionano, dice:
"Guardate queste mani! Hanno toccato migliaia di lebbrosi,
ma non hanno preso la lebbra". La prima conferenza ha luogo
il 15 aprile 1943 al teatro municipale di Annecy. Cosa va in
scena per attirare tanta folla? Un grande sipario rosso fa da
sfondo. Sul proscenio un tavolino con sopra un bicchiere
d'acqua. Un movimento della mano colpisce inaspettatamente il
bicchiere e l'acqua si rovescia sui fogli, che diventano
illeggibili; cosa fare? Si concentra un po' e improvvisa un
discorso caldo e vivace, provocando folate di applausi. Da quel
giorno Follereau non scriverà più un discorso su carta. La
Madre Eugenia sorride ancora quando ricorda questo bicchiere
'guastafeste' e dice: "Gliel'avevo detto che non occorreva
che il cuore, la volontà e la fiducia di
arrivare al traguardo. Infatti, Gesù ci
ha insegnato di non preoccuparci di cosa dobbiamo dire quando si
tratta di difendere la Verità e agire per la difesa dei diritti
di Dio e dell'uomo". Le conferenze seguono a profusione per
il Belgio, la Svizzera, il Canada e il Nord-Africa. In Francia
anche i sindaci comunisti offrono gratuitamente le loro sale più
belle; nella "Comédie-Francaise" la riunione è
presieduta dal nuovo Nunzio Apostolico, Mons. Roncalli, il
futuro Papa Giovanni XIII. Al "Palais de Chaillot" un
migliaio di persone non potranno entrare, tanto è pieno; così
al "Chatelet". Alla fine di ogni conferenza, le
vecchie valigie di Follereau, messe appositamente all'entrata,
si riempiono di danaro. Follereau racconta: "A Nancy mi si
è accostato un giovane, si è tolto il suo anello d'oro e me
l'ha fatto scivolare in mano, dicendo a bassa voce: - Mi scusi
per aver esitato tanto tempo. Un altro nella 'Banlieu' parigina
uscendo: - Abbiamo il portafoglio vuoto, ma abbiamo qualcosa nel
cuore". Quando si ama davvero, si riesce a comunicare tale
amore. Penso a Madre Eugenia Elisabetta Ravasio e le sue Suore,
a Raoul Follereau e a tutto il suo seguito. Veramente
la Carità è più contagiosa della lebbra!
La
foresta retrocede
Su
richiesta di Madre Eugenia Elisabetta Ravasio il governo offre
250 ettari di terreno per la costruzione della città dei
lebbrosi in piena foresta vergine, a 15 km dal Villagio. Dunque,
15 km di strada da conquistare metro per metro con i soli mezzi
di cui si disponeva a quel tempo: asce, zappe, pale, piccoli
cesti per trasportare la terra; abbattere alberi giganti di
legno duro. Duecento manovali reclutati nel nord partono
all'assalto della foresta. Vanno a squadre di cinque. Una volta
un albero cadendo schiaccia due taglialegna. Allora gli operai
pensano scoraggiati: "Gli spiriti della foresta sono in
collera!" e abbandonano il cantiere. Ci vorranno giorni di
discussione per convincerli a tornare. La foresta comincia così
a perdere terreno, e mentre Madre Eugenia si dedica ai suoi
impegni, le altre dirigono i lavori con coraggio. Occorrono
tredici ponti sulle paludi e finalmente al quindicesimo
chilometro è raggiunto il terreno pianeggiante. Si costruiscono
le prime case, e nel luglio del 1950 Suore e Malati si
trasferiscono al nuovo lebbrosario, che non cesserà più di
svilupparsi. Così con la buona volontà di tante persone e la
fiducia, che Madre Eugenia ha trasmesso e sostenuto, si è
realizzato l'impossibile'! Ha le caratteristiche di Dio, che al
progetto della creazione ha fatto partecipare gli uomini 'gli
altri, la gente', i quali si devono muovere nella Carità come
Lui. Follereau dice nel suo discorso per l'inaugurazione:
"Penso a Lei, Madre Eugenia, quando ha scoperto nell'isola
Désirée quell'angolo terribile, dove i lebbrosi per sfuggire
dagli uomini hanno nascosto le loro miserie, le loro sofferenze,
la loro disperazione. Penso a Lei, quando ha sognato di
costruire una città per loro che non fosse una prigione, ma una
città come le altre, dove essi vivranno come gli altri e dove
essi potranno morire come uomini. Questa diventerà anche per
sua volontà, Madre, una città di Carità". Questo
progetto è partito da un cuore pieno di Carità, libero da
ambizioni, perciò riuscirà a continuare in questa linea
tracciata dalla sua ideatrice e promotrice. Sentiamo come Raoul
Follereau testimonia la coraggiosa Carità di Madre Eugenia
Elisabetta Ravasio in occasione della Giornata Mondiale dei
Lebbrosi: "...Avete evocato, Signor Ministro, il ricordo...
Madre Eugenia aveva fatto questo sogno che appariva ancor più
utopistico e chimerico in un mondo di egoismo, di odio, di
disgrazia, tormentato e inondato di sangue; di costruire una
città di fraternità. Poca gente nel 1941-42 parlava di pace e
di amore. Eppure questa idea fioriva nel suo cuore, di una città
per i più sfortunati e abbandonati degli uomini: i lebbrosi. Al
suo grande sogno - e gliene sarò sempre grato - volle associare
il giovane poeta che ero io. Divenni una specie di 'Ministro
delle finanze' di Adzopé. Disponevo come mezzi solo della mia
parola e del mio cuore. Questa parola l'ho offerta ai lebbrosi
per 10 anni, accompagnando le Suore, che hanno lottato contro
l'inerzia, l'egoismo, la vile idea che «tanto i lebbrosi ci
saranno sempre!». Era un'idea semplice, sordida, definitiva.
Sono andate di città in città, di villaggio in villaggio per
riunire i primi soldi, che permisero di iniziare la costruzione.
Questa casa è davanti a voi, fu la prima... Percorrevo il mondo
per inseguire questa strana battaglia di fraternità". Il
30 ottobre 1968 il governo decideva di trasformare il Vilaggio
di Adzopé in Istituto Nazionale della Lebbra della Costa
d'Avorio, intitolandolo al nome di Raoul Follereau. Ma egli, nel
suo discorso d'inaugurazione che ebbe luogo il 28 gennaio 1971,
in occasione della 18° giornata mondiale dei lebbrosi, dice
ancora: "Oggi è l'inaugurazione dell'Istituto Nazionale
della Lebbra della Costa d'Avorio, Istituto che porta il mio
nome, ma che avrebbe dovuto portare il vostro, perché non sono
stato io, ma Madre Eugenia insieme
a voi... Madre Eugenia non era presente. Non era presente
neanche, quando all'Istituto di N. S. degli Apostoli le è stata
assegnata la Corona Civica, che è la massima onorificenza che
la Francia concede per opere di carattere sociale, in questo
caso per il lebbrosario di Adzopé. La Madre Eugenia ne era
stata l'ideatrice e la promotrice della città dei lebbrosi di
Adzopé, diventata ormai un faro e una spinta di incoraggiamento
per l'apertura di altri centri per la cura di questi malati. C'è
chi semina e chi raccoglie. La Madre Eugenia è contenta purché
il bene si faccia. Lei si sente povera davanti a Dio, davanti
agli uomini e davanti a se stessa. Sa ben chiaro che l'unica
fonte del Bene è solo Dio e noi possiamo compierlo solo se ci
lasciamo guidare da Lui, dalla sua Parola; se continuiamo a
tenere la 'nostra mano in quella del PADRE'. Dopo che avete
fatto il vostro dovere, chiamatevi servi inutili" (Lc
17,10), cioè: la potenza del 'fare' è
Dio. Egli ha voluto farci partecipi concedendola anche a noi, ma
dobbiamo essere coscienti che è Lui artefice; a noi di non
essere presuntuosi, cadendo nella menzogna, nel male, se non
riconosciamo questa verità. Per il suo profondo e onesto
sentire, Raoul Follereau andò a Roma nel 1971 per visitare
Madre Eugenia, e la trova tutta intenta nella fedeltà sul
cammino del 'Calvario'. Con profondo rispetto egli esprime il
suo dispiacere: "L'Istituto Nazionale della Lebbra di Adzopé
andava intitolato al suo nome Madre, non al mio, io gliel'ho
detto". Poi con profonda riverenza le ha baciato la mano;
un attimo di silenzio e con occhi lucidi dice: "A Lei devo
il mio profondo grazie per avermi lanciato nell'avventura più
bella che possa esistere al mondo". Lei con atteggiamento
modesto e convinzione profonda risponde: "Sono contenta di
compiere quanto il PADRE vuole da me". Per Lei infatti era
l'ora del 'Calvario'; e aggiunge: "Sono contenta di non
aver fatto niente agli occhi del mondo, così mi presento a Dio
povera, povera". Dice ancora Follereau: «Questo incontro
mi ha sprofondato in un incontrastato silenzio che mi ha tirato
a contemplare la pace dei giusti; mi sembra di aver raccolto il
frutto delle mie fatiche: una nuova luce mi ha pervaso e ho
capito che cosa significa: "Dopo che avete fatto il vostro
dovere chiamatevi servi inutili", inutili sì:
all'orgoglio; ma figli di Dio, utili solo alla Verità che è
amarsi. Mi sono sprofondato: Dio è ed è Amore, mi basta essere
suo figlio. Ora capisco meglio la preghiera "Dio
è mio PADRE". La Gloria è solo Sua,
ma io sono suo figlio e partecipo! Chi può penetrare la luce
profonda di queste anime che, animate di Fede e di Amore,
s'innalzano nell'Eterno?! Così, mentre il primo incontro con
Madre Eugenia, sensibile e ben disposto com'era, lo fa diventare
apostolo dell'amore fraterno, in questo secondo incontro viene
lanciato nell'Infinito e intravede l'Assoluto: spoglio di tutto!
Anche di quegli 'idoli' buoni, ma che non sono ancora Spirito e
Verità. Gliene rimane il sapore. Tanto che negli ultimi anni
della vita che ancora gli restano, sente impellente il bisogno
di immergersi in questa immensa Pace che si chiama PADRE, e
gustare la sua Paternità.
Alle
prese con i medicamenti
Madre
Eugenia aveva mobilitato una moltitudine di persone che
rispondevano generosamente; ma intanto bisognava dare agli
ammalati i primi soccorsi, e medicine per la lebbra non ce
n'erano. Era assillata dal pensiero di come aiutare quei poveri
lebbrosi con il corpo "smangiato che cadeva a
brandelli". Guardandosi attorno, con il cuore spezzato
dalla pena, sembrava chiedesse soccorso a chiunque vedeva. Si
trovò così davanti ad una pianta di chalmogras (scialmogrà), i
suoi occhi sono attirati dalle sue bacche; non perde tempo:
"Forse voi mi potete aiutare, ma sì! A qualcosa dovete pur
servire se il Signore vi ha create, aiutatemi!". Con la
speranza nel cuore, le pesta e diventano una poltiglia oleosa;
la applica sulle membra piagate dalla lebbra, fermandone così
lo sviluppo. Madre Eugenia è veramente imprevedibile!
L'Istituto Pasteur di Parigi ha perfezionato questa scoperta,
dando così un impulso alla scienza per debellare questa
malattia. Della sua vita missionaria abbiamo ricordato solo
qualche episodio, tanto per farci un'idea della sua forza, del
suo coraggio, del suo zelo per il bene del prossimo, della sua
massima fiducia in Dio, della Parola del Vangelo vissuta:
"Voi siete il lievito che fermenta tutta la pasta... Siete
il sale della terra... La lampada accesa sopra il candelabro
perché tutti vedano" (cfr. Mt 13,33;
5,13-15).
Creati
per la felicità in Dio
Madre
Eugenia è un vulcano in continuo movimento, un fuoco
inarrestabile: la forza e la vita di Dio la conducono.
L'Apostolo San Paolo dice: "Non sono più io che vivo, ma
è Cristo che vive in me" (Gai 2,20). è normale,
secondo la nostra fede, che Cristo in ogni anima che Lo accoglie
continua a vivere le sue aspirazioni: la Gloria del
PADRE e la salvezza di tutti i suoi figli,
gli uomini di buona volontà che Lo vogliono accogliere.
"PADRE Santo! Che il mondo creda che tu mi hai mandato...
Li hai amati come ami Me... PADRE Santo! Che tutti siano una
cosa sola e siano anch'essi dove sono io" (cfr.
Gv 17,20-26). Siamo stati creati da Dio, e
non solo ha desiderato che noi esistessimo, ma ha voluto avere
la compiacenza di farci suoi figli: "Ed alitò su di
loro" (Gen 1,26), cioè
comunicandoci la sua stessa Vita, permettendoci così di far
parte della 'Famiglia Divina'. Disgraziatamente l'uomo non ha
scelto un comportamento giusto come il suo Creatore e PADRE, ma
si lasciò sedurre dalla menzogna che è il male. Da quanti
idoli menzogneri siamo attirati! Ma attenti! 'Non tutto ciò che
luccica è oro'. Se ad esempio pensiamo alla droga: felicità
bugiarda che distrugge l'uomo! Il 'figlio prodigo' del Vangelo
pensava di essere felice, ma lontano dal padre, dalla Verità,
è finito a mangiare con i porci. è così per tanti altri
'idoli' bugiardi. Dio allora ci ha dato dei Comandamenti, non
tanto per imporci qualcosa o per mostrare la sua superiorità,
ma per guidarci a scegliere bene, a scegliere la Verità, la
sola che ci "farà liberi e felici" (cfr.
Gv 8,32). O Verità-libertà, o schiavitù.
La libertà è il dono più grande che Dio ha fatto all'uomo, ma
va usata con amore, ordine, giustizia, perché la verità è che
noi veniamo da Dio; perciò nella nostra libertà, per essere
genuini, ci conviene scegliere un comportamento alla maniera di
Dio: Egli è AMORE. Se
non siamo nell'amore come ci insegna il Vangelo, abbiamo tradito
Dio e noi stessi, siamo nella menzogna e perciò nel male,
nell'infelicità. Qualcuno dice di trovarsi bene in un
comportamento dissoluto, questo finché non raccoglie il frutto
amaro del male; come il figlio prodigo, come il ricco epulone
del Vangelo, come i drogati ecc. Dio ha voluto darci il modo di
scegliere. Perché? Certamente è un dono grande, lo capiremo
meglio quando staremo nel mondo della Verità dove raccoglieremo
i frutti del nostro agire; però lo possiamo capire anche adesso
se ci lasciamo condurre da Dio. Tanti si domandano: perché
Dio permette il male? Se leggiamo con
attenzione il Vangelo abbiamo la risposta. Qui in due parole
semplici rispondiamo: perché rispetta la
libertà dell'uomo, tale come l'ha creato. Anziché
prendercela con Dio, che sarebbe una grande ingiustizia,
guardiamo come Egli si comporta: Per rispettare la libertà
dell'uomo Dio ha preferito piuttosto che il suo unico Figlio
fosse linciato dal male, che noi abbiamo scelto di fare, pur di
avere salvi tutti i suoi figli, l'umanità. L'Amore del
PADRE-Creatore si moltiplica all'infinito in questo gesto.
Sembra che Dio PADRE non possa fare a meno di vedere i suoi
figli felici. Sant'Ireneo, contemplando questo mirabile mistero,
dice: "La Gloria di Dio è l'uomo
Vivente", Vivente del
suo Amore e non di menzogna. I figli sono la Gloria del PADRE.
Noi non possiamo fare a meno di Dio per essere felici, mentre
Dio è felice in se stesso. Egli vuole che la sua Gloria sia
soddisfatta dal vedere i suoi figli felici.
Gesù
fa gli interessi del PADRE
Gesù
è venuto nel mondo per occuparsi delle cose del PADRE suo:
"Perché mi cercavate, non sapevate che devo occuparmi
delle cose del PADRE mio?" (cfr. Lc
2,49). Con questo atteggiamento Gesù
mette in secondo ordine tutti gli altri valori. I suoi
interessi, in modo assoluto, sono gli interessi del PADRE: avere
tutti i suoi figli salvi nella Verità, a
formare un'unica cosa con Gesù, felici in seno
al PADRE, nell'Amore dello Spirito Santo. "Io
e il PADRE siamo una sola cosa", e il suo ardente desiderio
è: "PADRE Santo! Che tutti siano uno in Me, come Io e Te
siamo UNO... E siano anch'essi dove sono Io" (cfr.
Gv 14,11; 17,24). Gesù è venuto a
riproporci la Via, la Verità e la Vita che è Egli stesso. è
venuto fra suoi, ma essi non Lo hanno
accolto perché hanno travisato Dio, i veri valori. Sono sedotti
dalla superbia, dall'egoismo e, ormai sono ferrei in questo
proposito; sono accecati, non conoscono neanche i segni dei
tempi! I Profeti avevano già denunciato questo comportamento
malefico, ma coloro che stavano nella menzogna hanno reagito
uccidendoli. Molto peggio hanno reagito con Gesù, dato che Egli
oltre ad annunciare la Verità, la conferma con la sua potenza.
Gesù ci ha riproposto l'Amore come il massimo dei Comandamenti,
anzi include tutti i Comandamenti. Perciò, anziché annientare
coloro che Lo vogliono uccidere, come agnello mite, si lascia
uccidere. Ora di tenebre! Ma trionfa risorgendo in una magnifica
Vita che nessuno più può contrastare. Insieme a Gesù
risorgono coloro che Lo hanno accolto e partecipano del suo
trionfo quanti l'aiutano nel cammino del Calvario a portare i
figli alla Casa del PADRE. Chi ha accolto la Verità ed è
coinvolto da essa, ha qualcosa da dire al mondo. Insieme a Gesù
è un 'profeta', e non è per niente facile perché il 'mondo',
cioè i 'non disposti per Dio', non Lo accoglie. Ma il 'profeta',
insieme a Gesù, va avanti, non teme; freme nel Getsemani, ma
non retrocede, porta la sua croce con pazienza e speranza,
attendendo la vittoria, che sicura attende al traguardo. Così
è capitato a Madre Eugenia, quando si è occupata degli
interessi del PADRE: far conoscere la
Paternità di Dio, sono sorti mille
contrasti. Ma lei va avanti salda nella fede come una roccia;
anzi, chi vi urta si sfracella, perché chi è nella Verità è
incontrastabile. Dopo la morte in croce, Gesù dimostra una Vita
ancora più bella; così è dei suoi 'profeti': la sofferenza
non li annienta, ma li potenzia.
Sulle
orme di Cristo
Ecco
il cammino di un'anima che va insieme al suo Maestro:
"Hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi (Gv
15,20; Mt 10,24); ma uniti a Gesù siamo
sicuri e fieri come dice San Paolo: "Se Dio è per noi, chi
sarà contro di noi? Chi ci separerà dall'Amore di Cristo? Né
la tribolazione, né l'angoscia, né la persecuzione... In tutte
queste cose siamo più che vincitori per virtù di Colui che ci
ha amati" (Rm 8,31.35.37). La
sofferenza ci distacca da tutti gli idoli attraenti di questa
terra, dall'amore proprio disordinato, dalla vana gloria e da
tutto ciò che non è Verità, affinché Cristo ci riporti fra
le braccia del PADRE, ove sarà pace, serenità, gioia, gaudio,
letizia, Gloria del PADRE che sarà la nostra Gloria. 'Impresa
difficile', seguire il Maestro con coerenza fino in fondo! Un
giorno Padre Pio di Pietrelcina domandò a un bambino: - Cosa
vorresti fare da grande? - Voglio fare il santo. - Mestiere
difficile, figlio mio! - rispose Padre Pio sorridendo. Così è
successo a Santa Teresa d'Avila: era triste perché aveva visto
alcune situazioni di peccato. Nel vedere il suo Signore offeso,
ha avuto tanta pena che non riusciva a prendere cibo da tre
giorni. Allora si presentò Gesù con aspetto dolce e
malinconico, quasi dicendole: "Consoliamoci insieme",
Egli aveva in mano un bicchiere d'acqua e un po' di pane e la
invita a prendere cibo; ma ella desiste. Gesù la invita ancora
dicendole di farsi coraggio e aggiunge: "Non sai che i miei
amici li tratto così, visitandoli con la croce?" - "Ah,
Signore! Perciò ne avete pochi di amici!..." Anche
Madre Eugenia Elisabetta Ravasio è stata invitata a farsi forte
e seguire Gesù disprezzato e crocifisso; cioè a farsi forte
per superare le difficoltà circostanti, che incontra nel
perseguire il suo ideale nella Verità. Il PADRE esprimendosi
con lei le dice: "Sono già tante volte che comunico ad
altre anime questo mio desiderio, il 'Messagio', ma queste alle
prime difficoltà si arrendono. Non fare altrettanto tu".
Lei di fronte al volere di questo dolcissimo PADRE, che sembra
chieda l'elemosina alle sue creature, si sente sciogliere il
cuore e mobilita tutte le sue forze fino all'impossibile:
"Si PADRE! Farò di tutto, prendi anche il mio onore e
quanto altro mi è di più caro, perché la Tua Volontà è
tutto per me". è cosciente che Dio prende in 'parola' ed
eccola pronta a lasciarsi pestare, disprezzare, vituperare:
"Mi sono seduta vicina a Gesù sofferente a farGli
compagnia in quella tremenda tribolazione!" e, insieme a
Gesù, non cede, non condanna, supera tutto facendo rivivere ciò
che il PADRE vuole mediante questa sua offerta.
Se
il grano non marcisce
Prima
l''osanna' e poi il 'crucifigge'! Fino al 1948 l'Opera di Dio in
Madre Eugenia Elisabetta Ravasio era come un trionfo. Si
vedevano i frutti del suo operato, l'organizzazione e la
realizzazione di tante opere. Ma Dio voleva anche altre cose da
lei. Anche per Gesù è stato lo stesso; il PADRE così ha
voluto. Gesù stava facendo tanto del bene soccorrendo i
bisognosi in tutti i campi, consolando tutti, guarendo gli
ammalati nel corpo e nello spirito, risuscitando i morti. Gesù
è in pieno vigore a 33 anni; perché non lascia quel pugno di
uomini che lo vogliono annullare, solo, perché la sua dottrina
li scomoda, per andarsene altrove? Ci sono tanti che attendono
soccorso... Infatti San Pietro, guidato dalla logica umana e da
ciò che è più facile e comodo, gli dice di cambiare rotta:
"Non andare a Gerusalemme... Corri pericolo!"; ma Gesù
risponde: "Non sapete di che spirito siete... Vattene via
da me, satana... Non devo fare la Volontà del PADRE MIO?".
Alla nostra maniera, che ci fa vedere corto, oggi diremmo come
San Pietro e anche peggio: bello, giovane e potente, avrà un
momento di pazzia, è cocciuto a non evitare quei quattro
scalmanati, perché non li annienta, quei!... Chi non direbbe
questo alzi la mano! Che noi faremmo lo stesso è provato.
Forse, ai nostri tempi, le anime che seguono fedelmente Cristo,
non sono bollati allo stesso modo? Ma Gesù e le anime che Lo
seguono sono guidati dalla Volontà del PADRE, che svolge i suoi
programmi per un fine di Amore grandissimo. Il PADRE sacrifica
quanto ha di più caro: l'unico Figlio, pur di avere tutti i
figli salvi. Noi diremmo, e forse anche soddisfatti: son voluti
andare a rotta di collo, adesso si arrangino!... Glielo dicevo
io!... Anche Dio ci ha detto di scegliere il bene. Per fortuna
che il PADRE non fa come noi, Egli ha avuto pietà della nostra
debolezza e cerca di rimediare. Gesù dice: "Se voi che
siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, tanto più
il PADRE vostro che è nei cieli" Lui, che è l'Amore (cfr.
Lc 11,13). Il PADRE anche oggi, come in
tutti i tempi, ci chiede: chi vuole aiutarMi a portare tutti i
miei figli a casa incamminandosi sulla via della croce insieme a
Gesù? E il PADRE si fa ben capire da chi Lo ascolta. Madre
Eugenia Elisabetta Ravasio ha già detto di "Sì" al
PADRE. Nella sua mente si era messo come un chiodo fisso:
"PADRE Santo, che tutti siano UNO!". Infatti racconta:
"Un giorno aprendo il Vangelo, mi è venuto il capitolo 17
di San Giovanni: la Preghiera Sacerdotale di Gesù. L'ho letta
più attenta delle altre volte e quando sono arrivata al punto:
- PADRE Santo, che tutti siano UNO - mi sono fermata; mi
sembrava di vedere tutto lì: perché Gesù si era fatto uomo,
il fine della sua venuta. Con slancio mi trovai a rispondere: Sì
PADRE. Mi era ormai chiaro cosa voleva il PADRE da me".
Quel "Sì" non sanguinava, ma bruciava di Amore
pensando che con la sua piccola vita insignificante poteva, in
qualche modo, appagare il desiderio di Gesù. Se leggiamo con
attenzione la preghiera "Dio è mio PADRE", possiamo
vedere come lei è abbandonata totalmente alla Volontà di Dio,
la grande fiducia in Lui, il grande amore alla sua tenerezza
Paterna, che veglia sulle sue creature con Amore: "I
capelli del vostro capo sono tutti contati" (Mt
10,30), per custodire i suoi figli, non
per sindacare. Qualunque cosa non viene a caso: è l'Amore
paterno, è una Luce continua che lei vede vegliare sulle sue
azioni, sui suoi movimenti, sui suoi respiri: su tutto della sua
vita. Non vive più per i propri interessi, ma insieme a Gesù
per quelli del PADRE. Ormai ha offerto la sua vita insieme a Gesù
per questo grande ideale: che tutti i figli in Gesù siano uniti
al PADRE e con Gesù siano la Gloria del PADRE. Questa offerta
èfatta non solo per la durata di questa vita terrena, ma va
oltre. "PADRE, mi voglio dar da fare e non darmi pace finché
c'è ancora un'anima sulla terra". I problemi del mondo
sono problemi della sua grande 'famiglia', che lei offre al
PADRE continuamente e per la quale ha offerto la sua vita. è un
grande sacrificio, perché in mano lei ha solo la Croce, la
Risurrezione è in mano al PADRE, e lei si fida
del PADRE. è per questo ideale di Unità
in Cristo per la Gloria del PADRE, che si avvia a creare una
struttura specifica, e a questo scopo lascia l'Istituto
Religioso dove si trova. Con questo inizia il suo cammino verso
il Calvario. A partire dal 1948 le difficoltà si susseguono una
dopo l'altra, senza tregua. Al padre della discordia, satana,
non piace affatto questo programma di Unità in Dio PADRE;
inizia quindi ad impedirla, suscitando contrarietà nel modo più
svariato e folle. Nel 1949 si trova in periferia di Roma. La
signora N. N. sua exnovizia, che per motivi di salute non stava
più in convento, andò a trovare Madre Eugenia, che fra l'altro
dice: "Vedo l'inferno infuriatissimo contro di me... Ma io
accetto tutto dalla permissione del PADRE, perché se mi fermo
alle persone che lo fanno e al demonio che ne è il promotore,
potrei avere dei risentimenti. Le mie difese le prendono Gesù e
il PADRE... E un calice amaro, ma ho già detto di sì al PADRE
e lo voglio bere per la sua Gloria... Mi trovo a dire
continuamente "sì" per non ritirarmi indietro. Dio
prende l'offerta sul serio, ma anch'io voglio dire sì fino in
fondo. Farò compagnia a Gesù, Lui che ha sofferto senza
limiti, sfigurato, vilipeso, sputato, schiaffeggiato, deriso, e
chi può contare le offese che ha ricevuto?! Lui, Dio e Signore
che si abbassa fino a tanto! Cosa sono le nostre sofferenze?
Noi, in un modo o in un altro, le meritiamo, Lui no. Solo per
Amore nostro accetta tanta sofferenza!". Nel 1972 si avvera
quanto aveva previsto nel '49 e siamo in pieno uragano: viene
smagliata la struttura che lei ha tentato di fare, le viene
tolto l'abito religioso; è una gara a chi grida di più: "crucifigge",
è una vera suggestione diabolica. Se non fosse diabolico, come
si spiega che la gente tanto beneficata da Gesù è tutta sulla
piazza a gridare crucifige? "Voi non siete da più del
Maestro: hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Gv
15,20; cfr. Mt 10,24). Un Monsignore,
incontrandosi col cappellano dove si trovava per breve tempo la
Madre, gli domanda: - Allora, hai visto Madre Eugenia? dimmi,
come sta? - Lei, bene. Le dico Monsignore, che le persone si
sono migliorate tanto con la sua presenza. I suoi occhi
spiravano tanta pace e riusciva a comunicarla anche agli altri.
Ascoltava tutti senza badare alla sua sofferenza. Dopo tanti
anni che ha portato l'abito religioso con tanto amore, ora
senza, prova una triste sensazione! Se con la triste vicenda
sembra che le hanno tolto l'onore e quanto aveva di più caro,
togliendole l'abito religioso le sembra che le tolgono l'anima.
è talmente triste a questo pensiero, che una mattina non si
decideva di alzarsi; guarda triste il Crocifisso che ha davanti,
e sente chiare queste parole: "Di che ti lamenti? Tu almeno
hai qualcosa da metterti addosso. Non vedi come sono ridotto?
Nudo!". Queste parole le diedero coraggio; salta fuori del
letto e cerca di vestirsi il meglio che può. "è
imbacuccata più di prima", le dice il Parroco della
Montagnola quando la incontra. Ormai, di lei è stato distrutto
tutto. Solo lei non si sente annientata per la grande fiducia
che ha in Dio. Il suo è un trasferimento nello Spirito quasi
assoluto. Dopo il Calvario c'è la
Risurrezione; la sua presenza emana una
grande pace.
Riportiamo
qualche testimonianza
Avvicinandola,
tutti sentono qualcosa che non si sanno spiegare, e restano col
desiderio di rivederla. Mentre Madre Eugenia era a Roma in
ospedale, tanti del personale infermieristico la visitano
spesso. Qualcuno ha detto: "Non so perché mi sento tanto
attirata da questa Suora, sento proprio il bisogno di venire a
trovarla". Nessuno le aveva parlato di Madre Eugenia.
Un'altra: "Ero triste, neanche le vacanze mi avevano dato
un po' di serenità. Ora, dopo che sono stata con la Madre
Eugenia, mi sento un'altra, sono serena e contenta". N. N.
dice: "Lo sa? Ho detto alla Madre di mettermi la mano sulla
testa, perché erano due giorni che mi dolorava moltissimo.
Appena mi ha toccato con la sua mano, mi è scomparso
completamente". Un Professore: "Quando ho incontrato
Madre Eugnia avevo in mente di esporre il mio problema
dell'insonnia; erano due anni che non potevo dormire. Non avevo
ancora pronunziato una parola: lei mi ha sorriso e alzando la
mano mi ha detto: - Dormirà mai tanto!- Infatti ho un sonno
tranquillo mai avuto. Il bello è che quasi non posso fare a
meno di portare sempre con me la preghiera del PADRE, mi fa
sentire di stare in comunione con Lui". Per la Madre
Eugenia non ci sono barriere, né di tempo né di spazio. Segue
le cose anche a centinaia di chilometri, e se qualcuno la
chiama, sente a qualunque distanza. Racconta N. N.: "Stavo
in treno, mi è partito un embolo come già altre volte mi era
capitato. Dai sintomi capii subito di che si trattava, avevo già
la bocca paralizzata; con la mia mente chiamai Madre Eugenia in
mio aiuto e ho detto la preghiera del PADRE. Coloro che stavano
con la Madre mi dissero che Madre Eugenia con lo sguardo
lontano, come assente, diceva: - Ringraziamo Dio che è andata
bene! Alla domanda dei presenti: - Che cosa è successo? - lei
rispondeva con la medesima frase: - Ringraziamo Dio che è
andata bene!- L'ora coincideva con la mia disgrazia. Quando mi
trovai davanti ai medici, mi dissero meravigliati dell'andamento
delle cose: - Lei certamente ha un grande Santo che le tiene la
mano in testa! Io risposi che ce l'avevo grandissimo: il PADRE e
la preghiera di Madre Eugenia che avevo chiamato in mio
aiuto". Episodi di aiuto con la preghiera, se ne potrebbero
raccontare un'infinità; ne riportiamo ancora qualcuno. In
Francia: "Non avevamo notizie di nostro figlio da molto
tempo. Ho fatto la novena con la preghiera 'Dio è mio PADRE' .
Siamo stati esauditi, nostro figlio è ritornato". In
Francia: "Una signora, sapendo che si ottenevano dal PADRE
delle grazie mediante la novena con la preghiera 'Dio e mio
PADRE', ci ha chiesto se facevamo anche per lei questa novena,
perché da quindici anni che è sposata non aveva bambini. Con
grande gioia di tutto il gruppo, la signora ha ottenuto la
grazia". Dall'America arriva una telefonata, è una
Dottoressa che conosce la Madre: "Dite alla Madre Eugenia
di pregare perché una mia amica nell'incidente ha perso uno dei
suoi due figli; l'altro non si sa se può salvarsi perché è in
gravi condizioni e vomita sangue. Tutta la gente sta fuori
dell'ospedale per aspettare notizie del giovane; alle ore 13 lo
devono operare". La Madre avuta la notizia, si mise subito
in preghiera. Di nuovo squilla il telefono: "Il ragazzo è
fuori pericolo, si è alzato in mezzo al letto con grande
meraviglia di tutti. La gente fuori grida commossa: miracolo!
Solo ai parenti ho detto, di aver telefonato a Madre Eugenia per
pregare". Da Firenze telefonano: "Mia moglie arriva
per ringraziare il PADRE. Si doveva operare di tumore ed era
tutta pronta per l'intervento. Si è ricordata di avere la
preghiera 'Dio e mio PADRE'; l'ha recitata subito e poi dice: -
Prima di operarmi rifatemi gli accertamenti, perché a me sembra
di sentirmi proprio bene. Così è stato: l'hanno trovata bene,
con grande sorpresa, e non c'è stato più bisogno
dell'operazione. Una persona con le gambe paralizzate da un po'
di tempo è venuta a chiedere preghiere, e la Madre Eugenia le
rispose: "Stai tranquilla, il tuo male me lo prendo io; tu
sei giovane, devi fare ancora tanto del bene". Dopo un po',
alla presenza di altri ospiti: due di colore, una signora
francese e altri italiani, l'ammalata si svincola dalle mani che
la reggono e di scatto cammina fra la emozione di tutti. N. N.
dice: "Erano già tre anni che avevo male alla gamba, non
per reumatismo; ho domandato alla Madre Eugenia se voleva farmi
un segno di croce sulla parte sofferente, e mi ha risposto: -
Sopporta ancora un po', Gesù ha bisogno della tua sofferenza.
Felice che quella sofferenza poteva servire a far contento Gesù,
me la tenevo come una compagna e le parlavo: ancora per poco,
pare che sei tanto preziosa! Passato un po' di tempo sono
ritornata dalla Madre Eugenia dicendole se era arrivato il
momento di farmi il segno di croce sulla parte malata, e lei mi
rispose: - Se Gesù lo vuole, e se non lo vuole? - Va bene, se
Gesù non vuole sono contenta lo stesso, però Lei mi faccia il
segno di croce. - Va bene, fallo tu. L'ho fatto, ma al contrario
il dolore incalzava più forte. Dentro di me però avevo tanta
fiducia e dicevo: sei vinto, abbaia pure forte, sei come un cane
legato. Dopo otto giorni di questa lotta mi è sparito
completamente e sono ormai cinque anni che sto bene".
"E se Gesù non lo vuole?" Madre Eugenia è ben
convinta, che la Volontà di Dio è il Bene
più grande e che
qualunque grazia serve, in un modo o in un altro, a portarci a
Dio che è la Grazia delle grazie a cui dobbiamo aspirare.
Questo si esperimenta quando, finita la novena fatta con la
preghiera "Dio è mio PADRE", si viene fuori con tanta
pace e serenità e più entusiasti ad affrontare la vita
guardandola con un'ottica diversa; tanto che alle persone non
importa più ottenere le 'grazie' che si erano proposte.
Ciascuno, a modo suo, esprime la propria gioia. Ne riportiamo
qualcuna: "Ora ho tanta gioia, mi sembra che tutto sorride
attorno a me... Sento la fede più viva, mi sento più felice e
sicura, Dio è Padre vicino "Finalmente mi sono incontrato
con Dio sentendolo PADRE tenerissimo, protezione, pace
profonda... Mi sembra che tante cose mi hanno preparato a questo
incontro. Sono felice, tanto che non mi preoccupo più, sono più
serena". "Sacrificherei tutto pur di fare ancora
quell'esperienza: sentire Dio mio PADRE. Ora è un dolcissimo
ricordo di questa esperienza, che mi aiuta ad avere la certezza
nella fede. Sento il bisogno di leggere il Vangelo. E come se i
miei occhi si fossero aperti. Prima credevo, ma era come se mi
scivolasse. Scopro solo adesso che Gesù è venuto a rivelarci
il PADRE. Prima guardavo Gesù solo come Redentore, ma anche in
questo Egli ha fatto la Volontà del PADRE. Confesso che non ci
aveva fatto caso. Comunque voglio dire che quella esperienza mi
ha portato ad una lettura viva del Vangelo; ora credo davvero! E
sono felice che quel PADRE potente e amorosissimo è anche mio
PADRE realmente, non solo a parole sfuggenti". "Avevo
chiesto la grazia per aver sollievo da una sofferenza facendo la
novena con la preghiera 'Dio è mio PADRE'. Finita la novena, mi
sento tanto serena e sono contenta così. Anzi adesso penso, che
la sofferenza è un'occasione per dimostrare al PADRE che lo amo
concretamente, accettando la sua amabilissima Volontà per
realizzare quanto vuole da me. Avevo letto in un libro che Gesù
diceva: - è con la Croce che avvicino le anime a Me! Ora mi
sento proprio diversa, nella sofferenza non vedo più una croce
che voglio evitare, ma un fuoco che mi fa avvicinare di più
all'Amore. Vedo un dono perché mi viene dall'amabilissimo
PADRE, che sinceramente guida le cose per un bene maggiore.
Perciò voglio stare forte e sicura vicino al mio Eroe sulla
Croce, insieme a Lui non mi sento schiacciata, ma
vittoriosa". "Sono stata colpita nell'osservare come
Madre Eugenia è totalmente abbandonata alla Volontà del PADRE.
Prima di incontrarla non avevo mai fatto caso quanto Gesù è
abbandonato alla Volontà del PADRE, e quanto dipende tutto dal
PADRE; è una cosa sola col PADRE e Gli porta tutto il rispetto.
Infatti Gesù dice: - Le parole che vi dico non le dico da Me,
ma il PADRE che è in Me compie le sue opere... Credetemi: Io
sono nel PADRE e il PADRE è in Me;... credetelo per le opere
stesse (Gv 14,10-11). Provo
tanta gioia che questo PADRE è anche mio PADRE! Mi sento più
sicura e felice. Gesù ce l'ha detto nel Vangelo, ma non l'avevo
colto chiaramente". "Non riuscivo a togliermi il vizio
del fumo. Piano piano la Madre Eugenia mi andava preparando. Lei
vedeva la mia buona volontà, ma non tanta da riuscire ad avere
la forza che ci voleva. è arrivata l'ora in cui mi diede il
colpo decisivo con tutta la sua capacità materna. A lei, che
l'ho vista una persona di Dio e avevo tutto il rispetto, non
sono stata capace di tirarmi indietro e dire di no. Ora
ringrazio Madre Eugenia, perché dopo questa vittoria mi sento
veramente 'un'altra', sono contenta e serena. La mia famiglia ha
avuto una svolta; insieme recitiamo il Rosario e la preghiera
'Dio è mio PADRE' e passiamo sopra a tante difficoltà che
prima ci arrenavano. Anche mio marito si è tolto qualche vizio,
ci siamo sostenuti insieme; ora troviamo la forza di educare i
nostri bambini, perché questo vale anche per loro. Grazie
Madre, che ci sproni a questa nuova vita. Ora la nostra casa
sorride e lo dobbiamo a Lei".
Il
coraggio a scapitarne di persona
La
Madre Eugenia non esita a scapitarne di persona pur di agire
secondo Dio e per il bene vero delle persone. Le disse un
Dottore: "Devo andare a testimoniare per Lei in... L'unica
figlia che ho è destinata a morire perché ammalata di tumore.
Dica a Gesù, che se mi guarisce la figlia io testimonio bene,
altrimenti dirò male di Lei". La Madre abbassa gli occhi a
quell'insulto e non lo degna neanche di una parola. Chi osa
mettersi alla pari di Dio e ricattarLo? Davanti a Dio si sta con
tutto il rispetto e si chiedono le grazie con l'umiltà perché
Dio è Verità e non lo può cambiare nessuno. Noi capiamo poco
quando pensiamo che Dio sta lì per rispondere ai nostri
desideri, che a noi ci sembrano sempre buoni. Ma Dio vede le
cose meglio di noi, guarda al nostro vero bene e cerca di
indirizzare il tutto per evitare una rovina maggiore. Per
esempio: quel Dottore chiedeva la guarigione della figlia, cosa
buona per se stessa, ma la sua disposizione era provocante e
superba. Può darsi che il dolore della perdita della figlia
l'abbia fatto rientrare in se stesso e sia meglio disposto a
scegliere la giustizia e l'amore nella Verità, che è il Bene
supremo degno dell'uomo. Questa è una considerazione da farci
caso, ma il motivo vero e proprio lo sa solo Dio che veglia su
tutta la nostra esistenza e le nostre vicende con Amore. Dio è
Amore e vuole portarci alla felicità di questo Amore. Come
sempre, anche in questo caso, la Madre ha tenuto il
comportamento secondo Dio. Ha visto la situazione del papà più
grave di quella della figlia e ha pregato per lui, ha offerto a
Dio le conseguenze del male che egli le ha causato alterando la
sua testimonianza. Lei non ha avuto alcun rancore perciò prega:
PADRE Santo! Unita a Gesù, l'offro a Te, PADRE, affinché tutti
i figli arrivino al tuo Paterno Amore. Tu che sei Amore e Verità.
L'unità che desidera Madre, Eugenia non è un fatto di
consensi, per stare - come si dice - in buona armonia; ma è
l'Unità dei figli nella casa del PADRE, nell'Amore e nella
Verità, cioè: l'Unità voluta da Gesù. La guida di questa
Unità è di stare sempre nella Volontà del PADRE perché Egli
vuole solo il nostro bene. Egli è il Bene, quindi ci conviene
stare uniti a Lui. Una mamma racconta: "Avessi lasciato
fare a Dio! La mia bambina, l'unica figlia, a tre anni si è
ammalata senza speranza di guarire. Io non riuscivo a
rassegnarmi a questo dolore. Pregavo Dio che non la lasciasse
morire la mia unica bambina. Mi buttai per terra disperata,
gridando a braccia aperte. Dio mi ha esaudito, ma ora son
pentita; avessi lasciato compiersi la sua sapiente Volontà! Ora
sono più disperata che mai; mia figlia già a quindici anni
appena, 'batte il marciapiede', drogata e contro di me. Ora mi
trovo senza figlia, col disonore, col rancore e un vuoto
disperato che nessuno può immaginare. Avessi lasciato fare a
Dio! Mi sarebbero rimasti almeno l'innocenza e l'amore di
lei!". Gesù nel Vangelo ci insegna a pregare: "PADRE
se è possibile passi da me questa sofferenza, altrimenti non la
mia volontà, ma la Tua si compia!". Se pensiamo alla droga
e ad altre dannose attrattive: i genitori e le persone, che li
vogliono liberare fanno tutti i sacrifici che occorrono pur di
salvare i figli dal 'male', che non è il 'bene' della persona.
Così Dio vuol salvare i figli dalla droga del male-menzogna e
portarli al Bene-Verità. Il drogato e chi è caduto nella
schiavitù del peccato ormai non sono più in grado di salvare
se stessi, altri, che sono liberi da queste schiavitù, li
devono aiutare. Così Dio chiede ai suoi figli fedeli di aiutare
i suoi figli prodighi, ma per aiutarli devono imporsi dei
sacrifici. Chi è quella persona che ne vede un'altra in preda
alle fiamme e non tenta di aiutarla? Chiunque farebbe di tutto.
Il 'male' è peggio delle fiamme; solo che non abbiamo
abbastanza 'gli occhi aperti' per renderci conto. Chi più e chi
meno, chi in un modo, chi in un altro, tutti attizziamo il fuoco
del male. Le persone giuste, libere dalla schiavitù del male,
non solo lo evitano, ma si offrono a fare tutti i sacrifici per
salvare i fratelli. Non sempre è evidente e palpabile che i
sacrifici dei giusti aiutano gli altri, ma coloro che seguono
Dio fedelmente hanno imparato che il PADRE si serve dei
sacrifici fatti per mantenersi giusti, per aiutare tutti i
figli. Le persone giuste sono come i parafulmini. Abramo chiede
a Dio se risparmierebbe il castigo, che aveva preannunciato a
tutta la città, se avesse trovato cinquanta persone giuste. Dio
rispose di sì. Ma nel dubbio che non ne avesse trovate
cinquanta, diminuendo sempre più, è arrivato a chiedere:
"E se ne trovo solo dieci giusti, per questi risparmieresti
il castigo a tutti?" Dio rispose di sì (cfr.
Gen 18,20-33). Un giorno Santa Geltrude si
sentiva schiacciata da una sofferenza, le tentazioni erano
talmente brutte che si è lamentata col Signore dicendo: -
Signore, com'è che devo lottare tanto? Voi lo sapete che voglio
comportarmi solo secondo il vostro insegnamento! Gesù allora si
fece vedere e le disse: - Lo so che tu hai scelto di comportarti
secondo i miei desideri, ma Io voglio che ti costi tanto,
affinché la tua fedeltà sovrabbondi e Io la possa adoperare
per aiutare coloro che sono più deboli. Allora le fece vedere
due persone in lotta contro il 'male', ma che combattevano
debolmente e sarebbero state sopraffatte dal peccato. - Vedi? La
tua lotta Mi è servita per aiutarle. - Signore, non mi occorre
più che io veda a chi indirizzi i miei sacrifici. Li offro a
Te, pensaci Tu. - Ho tante anime che mi aiutano con l'offerta
delle loro sofferenze, sacrifici e preghiere, ma Io non le
informo come l'adopero, per evitare loro la tentazione di
sentirsi superiori agli altri e cadere nella superbia. Voglio
che stiano nella fede credendo al Vangelo. Non ho detto a
Tomaso: beati coloro che credono senza vedere? E ancora: la fede
sposta le montagne? Ogni piccolo sacrificio e preghiera offerti
a Me nella fede, senza badare se si sente la dolcezza della mia
presenza o no, è grande agli occhi del PADRE mio. La Madre
Eugenia si trova bene con quanto Gesù ha detto. Lei non pensa
mai di soffrire per espiare i peccati degli altri. Lei affida se
stessa e gli altri a Dio: "Lui sa". Quando vede
qualcosa che non va, comincia a pregare: "Gesù, pensaci
Tu!" ripetendolo tante volte. Se parlando, qualcuno si
sente tanto 'redentore', la Madre Eugenia risponde al discorso
dicendo: "Ne ho tanti dei miei da scontare, affidiamo tutto
a Gesù, ci pensa Lui". Quando si tratta di schivare una
tentazione, anche di poca importanza, come potrebbe sembrare
questa 'di sentirsi salvatori', lo fa così in fretta e decisa
come se dovesse toccare un ferro infuocato. Lei vede le cose,
sia del passato che del futuro, ma si serve di questo solo per
offrirle al Signore e pregare. Quando qualcuno le domanda
qualcosa, anche buona, ma che potrebbe rasentare la curiosità,
lei risponde: - Non è la mia missione. - Allora qual è la sua
missione? - Vivere il Vangelo nella fede; se il PADRE permette,
che mi serva della conoscenza di alcune cose, è solo per
aiutare a vivere di fede, e perché le anime si rinforzino
meglio nella fede. Poi aggiunge subito: - Ma io non so niente!
Su questo punto è irremovibile. Quando qualcuno prega per
determinate intenzioni, lei in modo semplicissimo, tanto che,
chi non è interessato neanche se ne accorge, dà una risposta.
Quando qualcuno vuole mantenere a tutti i costi il proprio punto
di vista, lei cerca di evitare tutto con il silenzio, ma tra i
denti dice: - E quando esaudirà Dio i vostri desideri, se non
avete le disposizioni richieste dal Vangelo? - Madre, perché
non glielo dice? - Perché non intendono ascoltare, se lo
desiderassero, sarebbero già disposti diversamente. Ci si
presenta a Dio con i nostri desideri sì, ma bisogna anche
ascoltarLo, senza voler mantenere per forza le proprie idee,
altrimenti soli cominciamo, soli finiamo e soli rimaniamo con la
nostra superbia. Madre Eugenia non si immischia nelle vicende,
anche se conosce bene come andranno a finire. Lei rispetta fino
in fondo il piano di Dio, che dà all'uomo l'intelligenza di
programmare, ma nella sua Provvidenza, non gli permette di
vedere le cose prima che si svolgano. Gesù nel Vangelo ci
insegna: ad ogni giorno basta il suo affanno. Un giorno va a
trovarla, tutta contenta, una signora che attendeva un bambino.
La Madre Eugenia l'ascolta come se non vedesse che il bambino
tanto desiderato non aveva più vita. Dopo che era andata via la
Madre dice: - Bisogna pregare per la Signora N. N. perché abbia
la forza di affrontare bene la situazione: il piccino che
aspetta è già morto. - Oh! E perché non gliel'ha detto? -
Lasciamo che le cose vadano da sé, non stiamo qui per questo,
è inutile e sa di curiosità. Noi preghiamo, questo il Signore
vuole da noi. Quando vede come finale qualche vittoria dice:
"Però adesso armiamoci di coraggio a lottare con tutto
l'impegno, altrimenti le cose potrebbero cambiare". Questo
per dire quanto è importante la nostra collaborazione al
destino finale. Ci insegna ad affrontare le cose con fede viva,
facendoci notare che questo comportamento è scritto nel
Vangelo, e a metterlo in pratica anche nelle piccole cose, perché
niente davanti a Dio è piccolo. Tante volte dice: "Sono
impegnata, mi hanno chiamato". Questo è quello che lei fa
più volontieri, cioè pregare. Per lei non c'è distanza: la
chiamano in aiuto, lei sente, ed è pronta a soccorrere tutti
con la preghiera. Un giorno ripete con voce insolita: - Madre!
Madre! Chi mi chiama? - Nessuno, - le rispondono. - Sì, mi
chiamano, devo aiutarli... Poi, quando abbiamo incontrato quelle
persone, ci hanno detto: - L'altro ieri alle ore 14 ci è
successo... Abbiamo chiamato Madre Eugenia in aiuto, poi subito
abbiamo recitato la preghiera "Dio è mio Padre", per
fortuna si è risolto bene! - Infatti la Madre a quell'ora aveva
detto: "Chi mi chiama?". Perciò vi ha sentito. La
Madre Eugenia viveva ritirata in preghiera, nella semplicità.
Evita incontri di persone per non disturbare il suo
raccoglimento, ma aiuta tutti volentieri con la preghiera
seguendoli nel suo raccoglimento con Dio. Il mondo intero lo
sente sua famiglia e segue tutti gli avvenimenti. Una sera
l'abbiamo vista preoccupata e abbiamo domandato: - Madre, c'è
qualcosa? - Devo aiutare, che disastro! Un treno si scontra! -
Se passiamo la notte in preghiera possiamo evitarlo? - Dobbiamo
pregare, ma possiamo solo aiutare le anime a presentarsi a
Dio... Infatti poi è successo il disastro del treno. Lo stesso
fu per un grande terremoto. Se si domanda qualcosa, lei risponde
che non sa niente. Forse il Signore le fa vedere solo le cose
sul momento che deve pregare. Infatti, lei dice che la sua
missione è di pregare e aiutare le anime nella Fede in Dio e
nella fiducia, che Egli è PADRE che ci ama teneramente.
Con
Maria Regina Unitatis
Insieme
a Gesù ha offerto la sua vita per l'Unità dei figli nella Casa
del PADRE. Come poteva farlo meglio se non con Maria, Regina
dell'Unità? La sua vita era stata già segnata dalla presenza
di questa dolcissima Mamma: La Vergine Santissima l'aveva
aiutata a camminare per la prima volta nella vita. Man mano che
Bettina cresce, si accorge che deve stringere quella mano sempre
di più, per poter superare gli ostacoli e camminare sicura
nella via dello Spirito. Un giorno le sembra ancora di toccare
quella mano, e si sente condurre in una immensa Luce ancora mai
vista, si trova di fronte ad un orrizzonte nuovo: la Mamma
Celeste che la conduce dolcissimamente le fa distinguere il
PADRE, il FIGLIO e lo SPIRITO SANTO. Mistero
ineffabile!... La Mamma Santissima le dice: "Vedi? Fai
parte della nostra Famiglia". La Madre Eugenia non sapeva
più se stava in Cielo o in terra! Questa conoscenza ha segnato
profondamente la sua anima. Adesso lei sa in che modo bisogna
fare Unità! Costi quel che costi: «Vergine
Maria, Mamma di Gesù e Mamma mia dolcissima, metto tutta la mia
vita nelle tue mani, adorando sempre e in tutto la divina Volontà
del PADRE! Offrila a Gesù nell'Amore dello Spirito Santo,
affinché tutti arrivino nella Casa del PADRE: finalmente UNA
SOLA FAMIGLIA nell'Eterna Beatitudine PER LA GLORIA DEL PADRE.
Aiutami Tu, Mamma, a vivere con Gesù da vera figlia del PADRE in
una consacrazione totale al Vangelo. Amen. Regina dell'Unità,
prega per noi.»
Conoscere
il PADRE
Sant'Ilario
di Poitiers diceva, che la Grande Opera del
Cristo è stata di farci conoscere il PADRE. Infatti,
nel discorso sulla Montagna Gesù parla del PADRE 17 volte; nel
Vangelo di San Matteo 47 volte; in San Giovanni 115 volte;
nell'ultimo intrattenimento con gli Apostoli Gesù parla ancora
del PADRE 43 volte, e così via... La Buona Novella è stata
annunciata da Gesù, ma proviene dal PADRE, perché Gesù
si presenta come l'Inviato del PADRE: "La mia dottrina non
è mia, ma di Colui che Mi ha mandato" (Gv
7,16; cfr 15,23-24); "Non faccio
nulla da Me stesso, ma Io parlo come Mi ha insegnato il PADRE... Egli
è con Me perché faccio sempre le cose che Gli sono
gradite" (Gv 8,28-29). E
ancora: "Chi vede Me vede il PADRE... Non credi tu che Io
sono nel PADRE e il PADRE è in Me? Le parole che Io vi dico non
le dico da Me, ma il PADRE che è in Me compie le sue opere.
Credetemi: Io sono nel PADRE e il PADRE è in Me, se non altro,
credetelo per le opere stesse." (Gv
14,10-11). "Nessuno può venire a Me,
se non l'attira il PADRE che Mi ha mandato" (Gv
6,44). Facciamo un po' di attenzione su
queste parole: nessuno. Non capiamo mai abbastanza l'incapacità
della nostra natura di fronte al mondo soprannaturale. Dovremmo
chiedere umilmente al PADRE di stabilirci nella Verità e
ringraziarlo molto che ci attira a Lui, eterna felicità.
Adoriamo la sua bontà, la sua condiscendenza, il suo Amore.
"Questa è la vita eterna: che conoscano Te, PADRE, unico
vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo" (cfr.
Gv 17,3). Il PADRE conosce la limitatezza
della nostra natura umana perciò, nel suo grande Amore, ci dà
Gesù con la sua stessa capacità per poter ricevere in pienezza
tutto il suo Amore Paterno. Nel "Padre nostro" c'è già
espressa questa verità esaltante: il PADRE già ci appartiene,
si vuole lasciare possedere da noi con tutta l'immensa ricchezza
della sua Divinità. "Se uno Mi ama, osserverà la mia
Parola e il PADRE mio lo amerà e Noi verremo e prenderemo
dimora presso di lui... La Parola che voi ascoltate non è mia,
ma del PADRE che Mi ha mandato" (Gv
14,23; cfr. 7,16). "Queste cose vi ho
detto quando ero ancora tra voi, ma il Consolatore, lo Spirito
Santo, che il PADRE manderà nel mio nome, Egli vi insegnerà
ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto" (Gv
14,25-26). Il cristiano che osserva la
Parola del Vangelo vive nella Trinità: con Gesù che ci ha
meritato tutto, ci muoviamo nell'Amore dello Spirito Santo per
la Gloria del PADRE, che è la nostra Gloria per partecipazione
e possesso come figli eredi (cfr. Rm 8,17). Per
i meriti di Gesù nell'Amore dello Spirito Santo, il PADRE
stesso parla nel segreto ad ogni cristiano e a Pietro quando
dichiara: "Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio
vivente". Allora Gesù conferma: "Beato te, Simone,
figlio di Giona, perché né la carne, né il sangue te l'hanno
rivelato, ma il PADRE mio che è nei cieli" (Mt
16,17). Chi è da Dio ascolta la Parola di
Dio. "Tutti saranno ammaestrati da
Dio. Chiunque ha udito il PADRE e ha imparato
da Lui viene a Me" (Gv 6,45). Gesù
ci ha meritato il diritto anche a noi di chiamarlo PADRE, e lo
è realmente. Anche se Gesù ci ha parlato del PADRE, i primi
cristiani si sono fermati soprattutto alla Persona di Gesù.
Questo è facile da capirsi in quanto prima bisognava
rinforzarsi nella fede in Lui. Gesù ha fondato la Chiesa nella
persecuzione. Nonostante la sua Risurrezione,
gli ostili continuano nella loro durezza e intimano
agli Apostoli, con le frustate e il carcere, di tacere. Gesù
conosce bene le cose e dice: "Adesso non avreste la forza
di sostenere tutto. Lo Spirito Santo vi condurrà alla Verità
intera" (cfr. Gv 16,12-13). "Verrà
tempo in cui i veri adoratori adoreranno il PADRE in Spirito e
Verità, perché il PADRE cerca tali adoratori" (cfr
Gv 4,23). In quanto al 'Messaggio' che il
PADRE ha affidato a Madre Eugenia, un prelato le ha detto:
"Madre, lei si sarebbe dovuta presentare cinquant'anni più
tardi con questo Messaggio". Gli animi non erano ancora
pronti; poteva sembrare loro che, richiamando l'attenzione sulla
Persona del PADRE, si velasse la figura del Cristo Redentore.
Però la Persona del PADRE non vela la figura del Cristo
Redentore: riconoscere la Paternità divina appartiene alla
"Verità intera". Giustamente, come ci fa notare
Monsignor Caillot, Vescovo di Grenoble: col 'Messaggio' affidato
a Madre Eugenia, il PADRE non rivela niente di nuovo che non sia
nel Vangelo. Egli vuole richiamare l'attenzione sulla Paternità
divina e al vero culto, quello del PADRE, tale come Gesù ce
l'ha insegnato e come la Chiesa l'ha fissato nella Liturgia. Il
PADRE, essendo Creatore, poteva essere per noi padrone o altro
di simile; invece nel suo immenso Amore e Bontà infinita ha
voluto esserci PADRE! E quando Lo ringraziamo abbastanza per
questo inestimabile dono?! Ormai, è 'tempo' di prendere
coscienza, che Dio è nostro PADRE; di lodare, onorare e godere
la sua Paternità divina. Lodare, in
quanto dimostriamo nella gioia la nostra riconoscenza, lodando
la sua immensa Bontà e Perfezione. Onorare,
in quanto ci dobbiamo comportare come figli degni di un tale
PADRE: "siate perfetti come il PADRE vostro"(cfr. Mt
5,48). Perfetti, non alla maniera umana;
se questa c'è, sia pure. Noi - poveri limitati - riteniamo
difettoso anche la diversità che c'è fra una persona e
un'altra. Secondo il Vangelo essere perfetti significa: vivere
nella rettitudine, glorificando così il PADRE, perché si vive
secondo il Suo Spirito, come si spiega San Paolo nella prima
lettera ai Corinti, capitolo 13. Godere,
in quanto ci accostiamo a Lui con più fiducia e confidenza.
Egli così vuole! PADRE significa anche questo. Preso coscienza,
che abbiamo un PADRE così grande e buono, come non desiderare
che tutti conoscano questa Verità e pregare, perché sia
conosciuto da tutti gli uomini? "PADRE Divino, dolce
speranza delle anime nostre, sii conosciuto, onorato e amato da
tutti gli uomini". Così prega Madre Eugenia, spinta dallo
Spirito che dal profondo grida "Abba" PADRE (cfr.
Rm 8,15), affinché tutti vengano a
conoscenza e godano di questa Sorgente della Vita che si chiama
PADRE. Gesù ha
impegnato tutta la sua vita per la Gloria del PADRE. La
sua vita è il modello di ogni cristiano: se rimanete
nel mio Amore, fate quello che vi comando, e questo è il mio
Comandamento: che vi amiate gli uni gli altri del mio Amore,
quello vero, perché tutti siano Uno in Me, come Io e Te, PADRE,
siamo UNO. Madre Eugenia Elisabetta Ravasio andò maturando nel
suo cuore particolarmente questa parte del Vangelo, e quando
l'ebbe chiara, non esitò a consacrare tutte le sue forze per la
Gloria del PADRE insieme a Gesù, facendosi accompagnare sempre
da Maria Santissima, Regina dell'Unità. La Madonna a Fatima
chiede ai tre bambini, se sono disposti a sopportare tutte le
sofferenze che Dio chiede loro per poter realizzare il Messaggio
che dava al mondo. Essi rispondono di sì. Non sanno cosa
aspetta loro, ma si tengono pronti ad ogni momento a compiere
questa Volontà di Dio. Non che Dio vuol far soffrire le sue
creature, ma per poter conquistare tutti i figli al suo Amore,
ci vuole una 'battaglia' per la vittoria. Qualcuno deve lottare
e andare di mezzo. Cominciando da Gesù, così è anche per
tutti coloro, che lo seguono e si offrono per sostenere la
'battaglia' affinché tutti i figli tornino all'Amore del PADRE:
"Per questo il PADRE Mi ama, perché offro la mia vita, ma
la riprenderò di nuovo" (Gv 10,17). In
cinquant'anni la Madre Eugenia ha sostenuto, con pazienza e fino
in fondo, tutte le contrarietà, che il 'Messaggio' del PADRE ha
suscitato fra i meno disposti. Lei non si sente importante, né
per la sua missione, né per la sofferenza sostenuta, ma con
semplicità prende tutto dalla Volontà di Dio, momento per
momento. Lei non vede nessuno che le voglia far del male, non
vede il 'male', non vuol vederlo e dice: "Non ho nemici, io
prendo tutto dalla Volontà di Dio. All'inferno non regalo né
uno sguardo, né una parola".
Quali
sono le esigenze del PADRE?
"Chi
non accoglie il Regno di Dio come un bambino, non entrerà in
esso" (Mc 10,13; cfr.Mt 11,25-27). Non
ci viene chiesto di fare chissà quali grandi cose, ma la
disposizione dei bambini. Essi non sono dei minorati per la loro
posizione, ma godono l'amore dei genitori e rispondono a questo
amore con fiducia e confidenza. Essi sono semplici, non hanno
ancora assorbito le astuzie del male. La Madre Eugenia a questo
riguardo dice: "Quando vedete il male, fate come se non
vedeste e, umili senza scandalizzarvi
o condannare, rimanete fissi in Dio; la
vostra forza in Dio da sé combatterà il male. Il
Bene è come il sole che dirada la tenebre". Noi siamo
l'oggetto dell'Amore del PADRE. In noi Egli vede: la compiacenza di
averci creato a sua immagine e somiglianza; il
Sangue del Figlio, versato con tutto il
suo Amore per ricondurrci al PADRE; il suo
grande desiderio di vederci felici; la sua
Gloria: "La Gloria di Dio è l'uomo Vivente" (S. Ireneo). Non
siamo minorati quando stiamo nella Verità, riconoscendo che Dio
è nostro PADRE. Saremmo invece dei mostri a non voler
riconoscere la Verità. Non è una dipendenza di sudditanza, ma
è partecipazione alla Vita divina che ci fa in Cristo una cosa
sola col PADRE. Saremo dei, perché lo vedremo come Egli è (cfr.
Gv 10,34 ss; cfr. 1 Gv 3,1-2). "Ogni
paternità viene dal PADRE" (cfr. Ef
3,14). Per un papà i figli sono l'oggetto
delle proprie compiacenze e premure. Quando gli fanno onore, il
papà esulta di gioia; è come dire: 'il cuore si scoglie'
davanti ai figli. Quando fanno i 'prodighi', il papà soffre, ma
non per questo vien meno il suo amore. Anzi, sta ad attendere
con cuore grande, e finché non ritornano sta sulle spine! Non
sta tranquillo, finché non assicura loro la felicità. Non
vuole fare a meno di questa esigenza paterna; e solo allora è
contento, quando vede i figli al sicuro. Il PADRE ci vuole con Sé
nella sua Gloria. Ai mistici piace portare l'esempio della
goccia d'acqua che si unisce all'oceano e quindi partecipa a
tutte le pre-rogative dell'immensa acqua. Ma c'è molta
differenza: l'unione della goccia all'oceano si disperde, mentre
i mistici, cioè coloro che hanno esperienza di Dio, dicono, che
nell'unione dell'anima con Dio si diventa una cosa sola, ma con
la differenza che conserva la propria personalità e fisionomia.
Che meraviglia! Dio è veramente grande e perfetto! Ci ama di un
Amore perfetto, per noi stessi, concedendoci tutto alla
perfezione. Di questo pare che noi, finché non facciamo
esperienza, non possiamo renderci conto perché è nuovo per la
natura umana. San Paolo parla di un uomo rapito in paradiso, che
udì parole indicibili che nessuno può pronunziare (cfr.
2 Cor 12,4) e dice: "mai occhio vide,
né orecchio udì ciò che Dio ha preparato per coloro che Lo
amano" (1 Cor 2,9). Intanto
sappiamo, che siamo eredi di questa immensa ricchezza, e che Dio
con tutte le sue perfezioni è nostro PADRE, e lo è davvero! (cfr.
Ef 1,17s).
Attenzione
ai falsi profeti!
(Mt
7,15-20; 24,11-13; 2 Tm 4,3; Gal 5,22; I Ts 5,21)
Ci
sono coloro, che appena sentono parlare di un fatto
straordinario che può destare stupore, corrono dietro, senza
rendersi conto, se è benefico o malefico, oppure futile,
destinato solo a distrarre l'attenzione dal vero Bene cioè: la
nostra elevazione alla natura divina. Come possiamo vedere nel
Vangelo, Gesù non ha mai operato un intervento straordinario
inutile e neanche per glorificare se stesso, perché si lascia
testimoniare dal PADRE. Gesù ha compiuto miracoli per
testimoniare la Verità: Dio; per soccorrere le necessità e per
aiutare la fede in ciò che Egli annunziava: il
Messaggio della Salvezza. La
presenza di Dio che Gesù testimoniava, ammorbidiva i cuori, li
animava alla Carità-umiltà, dava pace, serenità e speranza:
"Dai frutti riconoscerete l'albero" (Mt
7,16). Mentre coloro che cercano la
propria gloria e i propri comodi fanno di tutto per attirare
l'attenzione su di loro, ingannando se stessi e gli altri. Essi
non sono animati dallo Spirito di Dio. Coloro che non volevano
accettare Gesù, il Messaggio della Salvezza, perché non
volevano liberarsi dalle loro idee, si indurivano di più. Gesù
dice: sono venuto per dividere coloro che vogliono aderire a Dio
da quelli che non lo vogliono (cfr. Mt
10,35 ss). Per avere diritto alla Vita
divina bisogna, che ciascuno lo voglia, mediante il modo di
vivere che sceglie: i figli della Luce vivono dell'Amore del
PADRE loro, mentre i figli delle tenebre compiono opere inique,
ingiuste, egoistiche e superbe. Apriamo gli occhi per vedere,
dove dobbiamo andare, chi dobbiamo seguire; dai frutti dobbiamo
riconoscere ciò che è buono. Se sentiamo, che il nostro cuore
si ammorbidisce nella Verità e nella Carità di Dio, andiamo
sicuri. Le altre cose sono per distrarre la nostra attenzione
dal grande 'miracolo': la FEDE nel Messaggio
Evangelico. Bisogna fare attenzione ai facili
entusiasmi e confrontarli col Vangelo, l'unica Verità. Oggi si
corre di qua, si corre di là, dicendo: 'Eccolo il Cristo!' e
così facendo si confonde il vero Dio che è Spirito e Verità.
A volte cose, anche buone di per sé, le rendiamo vuote di Dio;
si strumentalizzano per la propria vana gloria e per soddisfare
la propria superbia, come ad esempio i farisei che erano
perfetti, ma vuoti di Dio e strumentalizzavano la religione per
il proprio tornaconto. Se diamo uno sguardo: quante volte
troviamo di adorare Dio in Spirito e Verità? Cioè per quello
che Egli è, senza tradire questa nostra esigenza vera di
adorazione, adorando idoli, che lì per lì sembra ci
soddisfino, ma sono illusione e menzogna. La nostra vera
soddisfazione è: adorare il vero Dio, stare nella Verità, la
sola che ci farà liberi e felici. "Quale tesoro di gloria
il PADRE riserva ai suoi figli!" (cfr.
Ef 1,17-18); Dio è nostro PADRE! E ci è
anche consentito dire: Dio è mio PADRE, per il diritto che
ciascuno ha al rapporto personale con Dio. Chiunque avvicina
Madre Eugenia, sente tanta pace e serenità, sente il desiderio
di meditare il Vangelo, trova la forza per andare avanti e
mantenere l'unità della famiglia, armandosi di pazienza, perché
ci si rende conto, che vale la pena sotto tutti i punti di
vista. Come testimonia il Vescovo di Grenoble, Monsignor Caillot:
"Credo, che c'è il dito di Dio... si vede, da come applica
alla sua vita reale la dottrina, che ci ricorda".
Dio
parla come vuole
Potrebbe
sorgere la domanda: il PADRE è purissimo Spirito, come si può
vedere? è semplicissimo: 'Dio parla come vuole, quando vuole, a
chi vuole'. Non ha bisogno di nessun consigliere, a Lui sono
riservati tutti i perché. Se pensiamo, che Lui è
Dio-Creatore-PADRE, e che noi siamo sue creature-figli, saremmo
ridicoli - se non addirittura colpevoli - se avessimo l'ardire
di ribattere il suo operato. Però Egli è buono e molto
clemente, non si adira facilmente come possiamo pensare noi,
misurando tutto con nostro metro umano. Egli è Dio Amore
perfetto, non se la prende a male, se noi ci domandiamo: perché?
E buon per noi, se umilmente chiarendo, arriviamo alla Verità,
riconoscendo che Egli può fare tutto ciò che vuole ed è
perfetto. Chi può impedirgli di manifestarsi nella forma che
Egli vuole ad una creatura insignificante agli occhi del mondo?
Ragionando, ciascuno arrivi come meglio gli aggrada, ma per noi
che crediamo in Gesù e al suo Vangelo, è semplice: "Chi
vede Me, vede il PADRE" (Gv 14,9-10). E
come può manifestarsi meglio alla nostra natura umana, se non
con le sembianze del Figlio, che ha già dichiarato di essere
una cosa sola col PADRE? Prendere coscienza di questa sua
Paternità è il fine del 'Messaggio' affidato a Madre Eugenia:
"Vedo, che ignorate e che non sapete, che Io nient'altro
desidero da voi, se non che Mi conosciate come PADRE", di
avere più fiducia e confidenza, perché Egli è PADRE per noi.
Non è il PADRE a giudicare, ma la Parola stessa del Figlio, se
l'abbiamo accolta o meno. Egli è sempre il PADRE, che attende i
figli fra le sue braccia. Desidera, che abbiamo confidenza e
fiducia nel suo Amore di PADRE, che gli raccontiamo tutto:
gioie, dolori e tutte le cose che animano la nostra vita
quotidiana. Egli sa tutto di noi, ci veglia con Amore e
"neppure un capello" sfugge alla sua vigilanza
Paterna. Senza la presenza di Dio non ci sarebbe vita. Siamo
noi, che dobbiamo aprire gli occhi a questa vita meravigliosa e
usarla a nostro vantaggio. Il PADRE chiede un'immagine nelle
famiglie e nei luoghi più abitati. Non che Egli si circoscrive
in quella figura; Egli è presente dappertutto, specialmente
nell'intimità del nostro spirito, ma chiede un'immagine per
aiutare l'esigenza della nostra natura umana. Se prendessimo
coscienza, che svolgiamo la nostra vita sotto lo sguardo
dell'Amore del PADRE, le cose cambierebbero in bene, migliorando
tutto. Tanti lo fanno già, ma tantissimi l'ignorano, almeno in
pratica. Perciò, con questo 'Messaggio' il PADRE vuole
richiamare la nostra attenzione al suo Amore Paterno, perché
diventi Vita. Vediamo il 'Messaggio' come un campanello che
suona per rinviare la nostra attenzione al Messaggio Evangelico:
"Verrà tempo, ed è questo, in cui i veri adoratori
adoreranno il PADRE in Spirito e Verità" (Gv 4,23), perché
tutti siano UNO in Gesù, nell'Amore dello Spirito Santo, per la
GLORIA DEL PADRE. Ormai, i tempi sono maturi. Con la riforma
liturgica abbiamo la gioia di rivolgerci al PADRE. Il Papa
stesso, Giovanni Paolo Il, ha fatto l'Enciclica sul PADRE:
"Dives in Misericordia". E ora, che il PADRE veda
ritornare tutti i suoi figli a Casa e si senta chiamare PADRE.
Ma
chi è Madre Eugenia Elisabetta Ravasio?
Il
Papa Pio XII, sentendo parlare di Madre Eugenia, mandò un
Sacerdote di sua fiducia, Padre Girard Matthieu, a rendersi
conto della situazione. Questi, recatosi sul posto, fece
chiamare Madre Eugenia. Mentre l'attendeva, la vide arrivare dal
fondo del corridoio verso di lui e, sollevata mezzo metro da
terra, raggiante emanava luce. Dio le diede il segno, e come
dice lui stesso: "Con questo ed altre cose ho avuto la
conferma dell'opera di Dio in Madre Eugenia". Chi è Madre
Eugenia ce lo dice soprattutto Monsignor Alexandre Caillot,
Vescovo di Grenoble. Egli, dopo aver esaminato per dieci anni
Madre Eugenia con una inchiesta canonica, condotta dai due
teologi Gesuiti, i Padre Augusto e Roberto Valensin, la
testimonia con grande lucidità, chiarezza e convinzione e,
benedice il PADRE, che si è degnato di scegliere la sua diocesi
come luogo di manifestazioni così toccanti del suo Amore
Paterno.
TESTIMONIANZA
DI SUA ECCELLENZA MONS. CAILLOT VESCOVO DI GRENOBLE IN
SEGUITO AL RAPPORTO STABILITO DURANTE L'INCHIESTA CANONICA,
FATTA IN MERITO A MADRE EUGENIA
Sono
passati dieci anni da quando, come Vescovo di Grenoble, ho
deciso l'apertura di un'inchiesta sul caso di Madre Eugenia.
Possiedo ora elementi sufficienti per portare alla Chiesa la mia
testimonianza di Vescovo. Una prima certezza viene fuori in
piena chiarezza dall'inchiesta: 1. Quella
delle virtù solide di Madre Eugenia. Fin dall'inizio
della sua vita religiosa, la Suora aveva attirato l'attenzione
delle sue Superiore per la sua pietà, la sua obbedienza, la sua
umiltà. Le Superiore, sconcertate per il carattere
straordinario dei fatti che si erano verificati durante il
noviziato della Suora, erano decise a non tenerla in convento.
Esse esitavano e dovettero rinunciare al loro progetto davanti
alla vita esemplare della Suora. Durante tutta l'inchiesta, Suor
Eugenia dette prova di una grande pazienza e di una docilità
perfetta, sottomettendosi a tutti gli esami medici senza
lamentarsi, rispondendo agli interrogatori, spesso lunghi e
penosi, delle commissioni teologiche e mediche, accettando le
contraddizioni e le prove. Tutti gli inquirenti hanno lodato
soprattutto la suo semplicità. Molte circostanze hanno permesso
anche di scoprire, che la Suora era capace di praticare la virtù
ad un grado eroico, a testimonianza dei teologi, specialmente
l'obbedienza nella inchiesta del Rev.do Padre Auguste Valensin,
nel giugno 1934, e l'umiltà nella dolorosa giornata del 20
dicembre 1934. Nelle sue funzioni di Superiora Generale, posso
attestare che l'ho trovata molto impegnata nel suo dovere di
stato, dedicandosi al suo compito - che doveva tuttavia
sembrarle tanto più difficile, poiché non vi era preparata -
con grande amore per le anime, per la sua Congregazione e per la
Chiesa. Quelli che le vivono vicino sono colpiti, come lo sono
io stesso, dalla sua forza d'animo in mezzo alle difficoltà.
Non sono soltanto le virtù che mi impressionano, sono le qualità
che la Madre rivela nell'esercizio dell'autorità che una Suora,
poco istruita, arriva ad occupare la più alta funzione della
sua Congregazione. C'è già in questo qualcosa di
straordinario, e riguardo questo punto di vista l'inchiesta
fatta dal mio Vicario Generale Mons. Guerry, il giorno
dell'elezione, è forte e suggestiva. Le risposte delle
capitolari, tutte, Superiore e delegate delle diverse missioni,
hanno mostrato che sceglievano Madre Eugenia come Superiora
Generale - nonostante la sua giovane età e gli ostacoli
canonici che dovevano scartare normalmente l'idea della sua
nomina - a causa delle sue qualità di giudizio, di equilibrio,
di energia e di fermezza. La realtà sembra aver di gran lunga
sorpassato la speranza che le elettrici ponevano in colei che
sceglievano. Ciò che ho maggiormente notato in lei, è
innanzitutto la sua intelligenza luminosa, viva, penetrante. Ho
detto, che la sua istruzione era stata carente, giustamente per
delle ragioni esterne, indipendenti da lei: la lunga malattia di
sua madre l'aveva obbligata, giovanissima, a prendersi cura
delle faccende di casa e a fare molto spesso delle assenze a
scuola. Poi vi furono, fino alla sua entrata in convento, i duri
anni della vita in fabbrica come operaia tessitrice. Nonostante
queste lacune di base, le cui conseguenze si fanno sentire con
evidenza nella sua composizione e nell'ortografia, Madre Eugenia
fa numerose conferenze alla Comunità. Ha redatto, notevolmente
lei stessa, le circolari alla sua Congregazione e i contratti
conclusi con i municipi o consigli di amministrazione per gli
istituti ospedalieri affidati alle Suore della sua
Congregazione, N.D. des Apotres. Ha composto un lungo
direttorio. Vede chiaro e giusto in una situazione, come in un
caso di coscienza. Le sue direttive sono nette, precise,
particolarmente pratiche. Conosce singolarmente ognuna delle sue
1400 figlie, con le loro attitudine e le loro virtù, ed è così
capace per le nomine ai diversi compiti, di scegliere quelle che
sono le più adatte. Ha ugualmente una conoscenza esatta,
personale, dei bisogni, delle risorse della sua Congregazione,
della situazione di ogni casa. Ha fatto la visita a tutte le sue
missioni. Vogliamo sottolineare anche il suo spirito di
lungimiranza. Ha preso tutte le disposizioni necessarie perché,
nell'avvenire, ogni istituto ospedaliero o scolastico avesse le
Suore diplomate delle quale ci sarà bisogno per vivere e
svilupparsi. Infine, mi sembra specialmente interessante di far
notare che: Madre Eugenia sembra dotata di un spirito di
decisione, del senso del reale e di una volontà realizzatrice.
In sei anni ha fatto 67 fondazioni e ha saputo portare dei
miglioramenti ben utili nella Congregazione. Se metto in
evidenza le sue qualità di intelligenza, di giudizio, di volontà,
le sue attitudini di governo, è, perché esse mi sembrano tali
da eliminare definitivamente tutte quelle ipotesi che si
dovevano esaminare durante l'inchiesta, ma che erano impotenti a
dare una spiegazione soddisfacente: ipotesi di allucinazione, di
illusione, spiritismo, isterismo, delirio. La vita della Madre
è una costante dimostrazione del suo equilibrio mentale e
generale, e questo equilibrio sembra essere - perfino a degli
sguardi osservatori - la nota dominante della sua personalità.
Le altre ipotesi di suggestionabilità, di maneggiabilità, che
avevano spinto gli inquirenti a domandarsi, se non fossero in
presenza di una natura molto impressionabile, come uno specchio
sfaccettato che subisce tutte le influenze e le suggestioni,
sono state ugualmente rifiutate dalla realtà quotidiana. Madre
Eugenia, benché dotata di una natura sensibile e di un
temperamento emotivo, ha dato prova che non usava preferenze
riguardo a nessuno e che, lungi dal lasciarsi influenzare dalle
considerazioni umane, sapeva designare i suoi progetti, la sua
attività, le sue realizzazioni e imporsi agli altri mediante la
sua raggiante personalità. Un semplice racconto ne dirà di più
che tutti gli apprezzamenti: l'indomani della sua elezione a
Superiora Generale, dovette procedere ad alcune elezioni di
superiore; ebbene, non esitò a sostituire una di quelle che
avevano appena votato per lei: sbarcando in Egitto, questa
Superiora locale apprese il suo cambiamento, notificata per via
aerea. 2. Sull'oggetto della missione L'oggetto
della missione che sarebbe stato affidato a Madre Eugenia è
preciso e, dal punto di vista dottrinale, mi pare legittimo ed
opportuno. Oggetto preciso: far
conoscere ed onorare il PADRE, soprattutto con l'istituzione di
una festa speciale, chiesta alla Chiesa. L'inchiesta ha
stabilito, che una festa liturgica in onore del PADRE starebbe
bene nella linea di tutto il culto cattolico, conforme al
movimento tradizionale della preghiera cattolica, che è
un'ascensione verso il PADRE, mediante
il Figlio, nello Spirito Santo, come lo provano le orazioni
della Messa e l'oblazione liturgica del PADRE nel
Santo Sacrificio. D'altra parte, tuttavia, è di fatto, che non
esiste nessuna festa speciale in onore del PADRE: la
Trinità è onorata come tale, il Verbo e lo Spirito Santo sono
onorati nella loro missione e le loro manifestazioni esteriori,
solo il PADRE non ha
una festa propria, che attirerebbe l'attenzione del popolo
cristiano sulla sua Persona. Bisogna attribuire a questa assenza
di una festa liturgica in suo onore questo fatto, che una
inchiesta abbastanza estesa presso numerosi fedeli ha rivelato,
nelle diversi classi sociali e perfino presso numerosi preti e
religiosi: "Il PADRE non
è conosciuto, non lo si prega, non si pensa a Lui".
L'inquirente scopre anche, con stupore, che un gran numero di
cristiani si allontanano dal PADRE perché
vedono in Lui un giudice terribile. Preferiscono rivolgersi
all'umanità del Cristo e, quanti domandano a Gesù di
proteggerli contro la collera del PADRE! Una
festa speciale avrebbe dunque come primo effetto di ristabilire
l'ordine nella pietà di molti cristiani e di ricondurli alla
consegna del Divin Salvatore: "Tutto ciò che chiederete al PADRE, nel
mio nome..."; e ancora: "Ormai, voi pregherete così:
PADRE nostro...". Una festa liturgica in onore del PADRE avrebbe
anche l'effetto di elevare lo sguardo verso Colui che l'apostolo
San Giacomo chiamava: "Il PADRE di
Luce, dal quale ci vengono tutti i doni...". Abituerebbe le
anime a considerare la Bontà divina, i benefici di Dio, la sua
Provvidenza Paterna; certo, che questa Provvidenza è proprio
quella di Dio Trinità; ed è per la sua natura Divina, comune
alle Tre Persone, che Dio elargisce al mondo i tesori ineffabili
della sua Misericordia infinita. Sembrerebbe dunque, a prima
vista, che non ci sia nessuna ragione speciale di onorare il PADRE in
particolare, tuttavia, non è forse il PADRE che
ha mandato suo Figlio nel mondo? Se è sommamente giusto,
rendere un culto al Figlio e allo Spirito Santo per le loro
manifestazioni esteriori, sarebbe ugualmente giusto e doveroso,
rendere grazie a Dio PADRE, come
lo domandano i prefazi della Messa, per il dono che Egli ci ha
fatto di suo Figlio? L'oggetto proprio di questa festa speciale
risulta così in maniera netta: onorare il PADRE,
ringraziarlo, lodarlo per averci dato suo
Figlio. In una parola, come dice esattamente il 'Messaggio':
quale Autore della Redenzione. Rendere
grazie a Colui che ha tanto amato il mondo da dare il suo unico
Figlio, affinché tutti gli uomini, riuniti nel Corpo Mistico
del Cristo, riassumano questo Figlio, divengano figli in Lui. Nel
momento in cui il mondo smarrito dalle dottrine del laicismo,
dell'ateismo e delle filosofie moderne non conosce più Dio - il
vero Dio - questa festa, non farebbe conoscere a molti il PADRE
vivente che Gesù ci ha rivelato, il PADRE di misericordia e di
bontà? Non contribuirebbe ad accrescere il numero di quegli
adoratori del PADRE "in Spirito e Verità" che Gesù
ha annunciato? Nel momento in cui il mondo dilaniato dalle
guerre micidiali va provando il bisogno di cercare un principio
solido di unione, per un ravvicinamento tra i popoli, non
porterebbe questa festa una grande luce, insegnando agli uomini
che essi hanno tutti nel Cielo lo stesso PADRE: Colui che Gesù
ha loro rivelato e verso il quale li conduce, come membri del
suo Corpo Mistico, nell'unità dello stesso Spirito d'Amore! Nel
momento in cui tante anime sfinite o stanche dalle prove della
guerra potrebbero essere avide di volgersi verso una vita
interiore profonda, non è questa festa capace di chiamarle
"dal di dentro" per adorare il PADRE che è nel
segreto, e per offrirsi in una oblazione filiale e generosa al
PADRE, Sorgente unica della Vita nella Trinità Santa in loro?
Una tale festa, non conserverebbe un attraente stimolo di vita
soprannaturale che trascina logicamente le anime verso la
semplicità spirituale e la vita filiale verso il PADRE,
mediante la confidenza, l'abbandono alla Volontà Divina e lo
Spirito di fede? Inoltre, distinto da questa questione di una
festa speciale, e qualunque sia la decisione della Chiesa su
questo punto, vi è un problema di dottrina che si pone.
Illustri teologi ritengono, che la dottrina dei rapporti
dell'anima con la Santissima Trinità chiede di essere
approfondita, e che essa potrebbe essere per le anime una sorgente
di luce: - sulla vita di unione con il PADRE
e il Figlio, di cui parla San Giovanni; -
sulla partecipazione alla vita di Gesù,
Figlio del PADRE, mediante una comune
disposizione del Cristo - particolarmente al suo Amore filiale
verso il PADRE - intima del suo Cuore. Qualunque cosa ne sia di
questi problemi teologici, ciò che voglio sottolineare qui è
questo fatto: una povera ignorante in teologia dichiara, di
avere comunicazioni Divine che potrebbero essere molto ricche di
dottrina. Le costruzioni immaginarie di una visionaria sono
povere, sterili, incoerenti. Al contrario, il Messaggio che la
Madre Eugenia dice esserle stato affidato dal PADRE è fecondo,
con un intreccio armonioso di due caratteri che lo rendono più
sicuro: 1. Da una
parte esso si presenta come tradizionale nella Chiesa, senza un
aspetto di novità, che potrebbe farlo tacciare di sospetto,
poiché esso ripete incessantemente, che è stato detto già
tutto dalla Rivelazione del Cristo su suo PADRE e, che tutto è
nel Vangelo. 2. Ma,
d'altra parte dichiara, che questa grande Verità, sulla
conoscenza del PADRE, chiede di essere ripensata, approfondita,
vissuta. La sproporzione tra la debolezza dello strumento -
incapace esso stesso di scoprire una dottrina di questa natura -
e la profondità del Messaggio che la Suora porta, non lascia
intravedere, che un'altra causa superiore, soprannaturale,
Divina, è intervenuta per affidarle questo Messaggio? Io non
vedo come, umanamente, si potrebbe spiegare la scoperta da parte
della Suora, di una idea di cui i teologi esaminatori hanno
intravisto soltanto a poco a poco l'originalità e la fecondità.
Un altro fatto mi sembra ugualmente molto suggestivo: quando
Suor Eugenia ha annunciato che aveva avuto delle apparizioni del
PADRE, i teologi esaminatori le hanno replicato che le
apparizioni del PADRE erano in se stesse impossibili, che esse
non erano mai accadute nella storia. A queste obiezioni la Suora
ha resistito, dichiarando semplicemente: "Il PADRE mi ha
detto di descrivere quello che io vedevo. Egli chiede ai suoi
figli teologi di cercare". La Suora non ha mai cambiato
niente nelle sue spiegazioni, ha mantenuto le sue affermazioni
durante i lunghi mesi. Fu solo nel gennaio 1934, che i teologi
scoprirono, in San Tommaso d'Aquino stesso, la risposta
all'obiezione che essi facevano. La risposta del grande dottore,
sulla distinzione tra l'apparizione e la missione, fu luminosa.
Essa tolse l'ostacolo che paralizzava tutta l'inchiesta. Contro
sapienti teologi, la piccola ignorante aveva avuto ragione. A
questo punto, come spiegare ancora umanamente la luce, la
saggezza, la perseveranza della Suora? Una falsa visionaria
avrebbe cercato di adattarsi alle spiegazioni dei teologi. La
Suora ha tenuto fermo; ecco le nuove ragioni per le quali la sua
testimonianza ci sembra degna di essere appoggiata con fiducia.
In ogni caso, ciò che mi sembra degno di nota è questo
atteggiamento di riserbo riguardo al meraviglioso. Mentre le
false mistiche le fanno passare in primo piano, anzi non vedono
che le cose straordinarie. Queste, nel caso della Suora, sono
messe in secondo piano, a titolo di prove e di mezzi. C'è
un'assenza di esaltazione, un equilibrio di valori che fanno
buona impressione. Dell'inchiesta dei teologi dirò solo poche
cose: I Reverendi Padri Albert e Auguste Valensin sono stimati
per la loro autorità filosofica e teologica, ed anche per la
loro conoscenza della vita spirituale. Essi avevano dovuto
intervenire già in altre circostanze per fatti dello stesso
genere, che erano stati sottomessi al loro esame come questa
volta. Sappiamo che l'avevano fatto con molta prudenza. Questi
sono le ragioni che li avevano designati alla nostra scelta.
Siamo loro riconoscenti per una collaborazione che fu devota e
veramente coscienziosa. La loro testimonianza a favore della
Suora e a favore di una spiegazione soprannaturale dei fatti nel
loro insieme ha tanto più valore, perché hanno indugiato per
tanto tempo, dapprima ostili e scettici, poi esitanti. Si sono
convinti a poco a poco, dopo aver sollevato ogni tipo di
obiezione e imposto alla Suora dure prove.
CONCLUSIONI
Secondo
la mia anima e la mia coscienza, con senso vivissimo della mia
responsabilità davanti alla Chiesa, dichiaro: che l'intervento
so rannaturale e Divino mi sembra il solo capace di dare,
dall'insieme dei fatti, una spiegazione logica e soddisfacente.
Libero di tutto ciò che lo circonda, questo fatto essenziale mi
sembra pieno di nobiltà, di elevazione, di fecondità
soprannaturale. Un'umile religiosa ha
richiamato le anime al vero culto, quello del PADRE, tale come
Gesù l'ha insegnato e come la Chiesa l'ha fissato nella
liturgia. Non vi è in questo niente di
allarmante, niente altro che di molto puro e conforme ad una
solida dottrina. I fatti meravigliosi che accompagnano questo
Messaggio potrebbero essere dissociati dall'avvenimento
centrale, che questo Messaggio conserverebbe tutto il suo
valore. La Chiesa dirà, se l'idea della festa speciale può
essere presa in considerazione, prescindendo dal fatto
particolare della Suora, e per delle ragioni dottrinali. Io
credo, che la grande prova dell'autenticità della missione
della Suora ci è fornita dalla maniera, in cui lei applica alla
sua vita reale la bella dottrina che sarebbe venuta a ricordare.
Io reputo, che conviene di lasciarla continuare la sua opera.
Credo, che c'è là il dito di Dio e, dopo dieci anni di
ricerca, di riflessione
e di preghiera, benedico il PADRE di
essersi degnato di scegliere la mia diocesi come luogo di
manifestazioni così toccanti del suo Amore.
ALEXANDER
CAILLOT Vescovo di Grenoble
IL
PADRE PARLA AI SUOI FIGLI
Presentazione
"Dio
è mio Padre!": è questo il grido che oggi si fa sempre più
frequente nel mondo, gli uomini riconoscono Dio come Padre.
Sentiamo perciò il dovere di dare alla stampa questo messaggio
che Dio Padre ha donato al mondo per mezzo di una creatura che
tanto Lo ha amato, Suor Eugenia Elisabetta Ravasio, Messaggio
riconosciuto valido dalla Chiesa.
Ci è parso opportuno pubblicare anche la testimonianza che S.E.
Mons. Alexandre Caillot, Vescovo di Grenoble, ha fornito a
conclusione dei lavori della Commissione di esperti convocati da
varie parti della Francia per il processo diocesano da lui
stesso avviato nel 1932 e che durò dieci anni.
Fra gli altri fecero parte della commissione: il Vicario del
Vescovo di Grenoble Mons. Guerry, teologo; i fratelli gesuiti
Alberto e Augusto Valencin, tra le massime autorità in campo
filosofico e teologico ed esperti in valutazione di casi simili;
due dottori in medicina, uno dei quali psichiatra.
Affidiamo alla Vergine Maria la diffusione di questo Messaggio e
con Lei invochiamo lo Spirito Santo perchè aiuti gli uomini a
comprendere e a riconoscere la profonda tenerezza che il Padre
nutre per ogni uomo.
Padre
Andrea D'Ascanio o.f.m. capp.
Brevi
cenni sulla vita di Madre Eugenia Elisabetta Ravasio
Chi era Madre Eugenia? Chi era questa creatura che il Padre
chiamava "la figlia prediletta ... la mia
pianticella"?
Riteniamo che Madre Eugenia sia stata una delle più grandi Luci
di questi tempi: il piccolo profeta di una Chiesa nuova, in cui
il Padre è al centro e al vertice di ogni fede e l'unità è il
massimo ideale di ogni spiritualità. E' la luce che il Padre ha
donato al mondo in questo tempo di caos e di buio perchè si
conosca la via da seguire.
Nacque a San Gervasio d'Adda (ora Capriate San Gervasio),
piccolo centro in provincia di Bergamo, il 4 settembre 1907, da
famiglia di origini contadine.
Frequentò solo la scuola elementare e dopo alcuni anni di
lavoro in fabbrica entrò a vent'anni nella Congregazione di
Nostra Signora degli Apostoli, ove si sviluppò la sua grande
personalità carismatica che la fece eleggere, a soli 25 anni,
Madre Generale della Congregazione stessa. Ma, prescindendo
dalla sua dimensione di spirito, per farla entrare nella Storia
basterebbe la sua azione in campo sociale: in dodici anni di
attività missionaria ella aprì oltre
settanta centri - con infermeria, scuola, chiesa - nei luoghi più
abbandonati dell'Africa, dell'Asia e dell'Europa.
Scoprì la prima medicina per curare la lebbra, ricavandola dal
seme di una pianta tropicale, medicina poi studiata ed elaborata
dall'Istituto Pasteur di Parigi.
Lanciò nell'apostolato Raoul Follereau, che sulla scia e sulle
basi da lei poste viene considerato l'apostolo dei lebbrosi.
Progettò
e realizzò ad Azoptè (in Costa d'Avorio), negli anni 1939-41,
la "Città dei Lebbrosi": un immenso centro di
raccolta per questi malati, articolato su una superficie di
200.000 metri quadri e che tuttora resta un centro d'avanguardia
in Africa e nel mondo. Per questa realizzazione la Francia
concesse alla Congregazione delle Suore Missionarie di Nostra
Signora degli Apostoli - di cui Madre Eugenia era stata
Superiora generale dal 1935 al 1947 - la massima onoreficenza
nazionale per opere a carattere sociale.
Madre Eugenia è tornata al Padre il 10 agosto 1990. La cosa più
importante che ella ci ha lasciato è il Messaggio che qui
presentiamo ("Il Padre parla ai Suoi figli"), l'unica
rivelazione fatta personalmente da Dio Padre e riconosciuta
autentica dalla Chiesa dopo dieci anni di rigorosissimi esami.
E' degno di nota il fatto che il Padre - nel 1932 - dettò a
Madre Eugenia il Messaggio in latino, lingua a lei totalmente
sconosciuta. nel 1981 siamo riusciti ad avere - in modo
miracoloso - tale messaggio e nel 1982 - 50° anniversario - lo
abbiamo pubblicato in lingua italiana.
I tanti prodigi di Grazia che da esso sono scaturiti ci hanno
spinti a diffonderlo gratuitamente, specialmente nelle carceri,
nelle caserme, negli ospedali. grazie ai collaboratori che il
Signore ci ha donato abbiamo potuto curare la stampa in
francese, inglese, tedesco, spagnolo, albanese. Sono in
elaborazione l'edizioni polacca, cinese, giapponese, araba ed
altre.
Ecco ora, prima del Messaggio, la Testimonianza di S.E. Mons.
Alexandre Caillot, Vescovo di Grenoble.
Pace e Bene a Voi.
Testimonianza
del Vescovo di Grenoble, S.E. Mons. Caillot, a conclusione
dell'inchiesta canonica, condotta in merito a Madre Eugenia
Sono passati dieci anni da quando, come Vescovo di Grenoble, ho
deciso l'apertura di un'inchiesta sul caso di Madre Eugenia.
Possiedo ora elementi sufficienti per portare alla Chiesa la mia
testimonianza di Vescovo.
1.
Una prima certezza si pone in piena luce dall'inchiesta: quella
delle solide virtù di Madre Eugenia.
Fin dai primi tempi della sua vita religiosa la Suora aveva
attirato l'attenzione delle Superiore per la sua pietà, la sua
obbedienza, la sua umiltà.
Le Superiore, turbate dal carattere straordinario dei fatti che
si erano verificati durante il suo noviziato, erano intenzionate
a non tenerla in convento. Esse esitarono e dovettero rinunciare
al loro progetto, data la vita esemplare della Suora.
Durante l'inchiesta, Suor Eugenia dette prova di grande pazienza
e di perfetta docilità, sottomettendosi a tutti gli esami
medici senza lamentarsi, rispondendo agli interrogatori, spesso
lunghi e penosi, delle Commissioni teologiche e mediche,
accettando le contraddizioni e le prove.
Tutti gli inquirenti hanno lodato soprattutto la sua semplicità.
Parecchie
circostanze hanno permesso anche di scoprire che la Suora era
capace di praticare le virtù in modo eroico, come testimoniano
i teologi, specialmente l'obbedienza nel corso dell'inchiesta
del rev. p. Auguste Valencin, nel giugno 1934, e l'umiltà, come
nella dolorosa giornata del 20 dicembre 1934.
Per quanto riguarda le sue funzioni di Superiora Generale, posso
attestare che l'ho trovata molto dedita al dovere, consacrata al
suo compito - che doveva tuttavia sembrarle molto più difficile
poichè non vi era preparata - piena di grande amore per le
anime, la sua Congregazione e la Chiesa. Quelli che le vivono
vicino sono colpiti, come lo sono io stesso, dalla sua forza
d'animo nelle difficoltà.
Non sono soltanto le virtù che mi impressionano, sono le qualità
che la Madre rivela nell'esercizio dell'autorità ed il fatto
che una suora, poco istruita giunga ad essere designata per la
più alta funzione della sua Congregazione. C'è già in questo
qualcosa di straordinario e, da questo punto di vista,
l'inchiesta fatta dal mio Vicario Generale Mons. Guerry il
giorno dell'elezione è molto suggestiva. Le risposte delle
capitolari, tutte, superiori e delegate delle diverse missioni,
hanno mostrato che - nonostante la giovane età della candidata
e gli ostacoli canonici che normalmente avrebbero indotto a
scartare la sua nomina - esse sceglievano Suor Eugenia come
Superiora Generale in considerazione delle sue qualità di
giudizio, di equilibrio, di energia e di fermezza. la realtà
sembra aver di gran lunga sorpassato le aspettative che le
elettrici ponevano in colei che esse designavano.
Ciò che ho maggiormente notato in lei è innanzi tutto la sua
intelligenza luminosa, viva, penetrante. Ho detto che la sua
istruzione era stata carente, ma ciò per delle ragioni estranee
alla sua volontà: la lunga malattia di sua madre l'aveva
obbligata, giovanissima, a prendersi cura della casa e a
rimanere molto spesso assente dalla scuola. Seguirono poi, fino
alla sua entrata in convento, i duri anni della vita in fabbrica
come tessitrice. Nonostante queste lacune di base, le cui
conseguenze sono evidenti nel suo modo di scrivere e
nell'ortografia, Madre Eugenia tiene numerose conferenze alla
sua Comunità. Da notare che ha redatto lei stessa le circolari
alla sua congregazione e i contratti conclusi con i municipi o
Consigli d'amministrazione per gli istituti ospedalieri affidati
alle Suore di Nostra Signora degli Apostoli. Ha composto un
lungo direttorio.
Vede chiaro e giusto in ogni situazione, anche nei casi di
coscienza. Le sue direttive sono nette, precise, particolarmente
pratiche. Conosce singolarmente ognuna delle sue 1400 figlie, le
loro attitudini e le loro virtù, e così, nell'attribuire i
diversi compiti, riesce a scegliere quelle tra loro che sono le
più qualificate. Ha anche una esatta e personale conoscenza dei
bisogni, delle risorse della sua Congregazione e della
situazione di ogni casa. Ha visitato tutte le sue missioni.
Vogliamo sottolineare anche il suo spirito di lungimiranza. Ella
ha adottato tutte le disposizioni necessarie perchè
nell'avvenire ogni Istituto ospedaliero o scolastico abbia le
suore diplomate e quanto occorre per vivere e svilupparsi.
Infine mi sembra particolarmente interessante far notare: Madre
Eugenia sembra dotata di spirito di decisione, realismo e volontà
realizzatrice. In sei anni ha dato vita a 67 fondazioni e ha
saputo apportare dei miglioramenti veramente utili alla
Congregazione.
Se metto in evidenza le sue qualità di intelligenza, di
giudizio, di volontà, le sue attitudini di amministrazione, è
perchè esse mi sembrano tali da fugare definitivamente tutte le
ipotesi formulate nel corso dell'inchiesta e risultate quindi
insoddisfacenti e insostenibili: ipotesi di allucinazione, di
illusione, spiritismo, isterismo, delirio.
La vita della Madre è una costante conferma e manifestazione
del suo equilibrio mentale e generale e, anche agli stretti
osservatori, questo equilibrio sembra essere la nota dominante
della sua personalità. Le altre ipotesi di suggestionabilità,
di maneggiabilità, che avevano spinto gli inquirenti a
domandarsi se non fossero in presenza di una natura molto
impressionabile, come uno specchio sfaccettato che risente di
tutte le influenze e le
suggestioni,
sono state ugualmente smentite dalla realtà quotidiana. Madre
Eugenia, benchè dotata di una natura sensibile e di un
temperamento emotivo, ha dato prova che non usava preferenze
riguardo a nessuno, e che, lungi dal lasciarsi influenzare dalle
considerazioni umane, sapeva sostenere i suoi progetti, la sua
attività, le sue realizzazioni e imporsi agli altri per il suo
fascino personale. Un semplice racconto val più che ogni
apprezzamento: l'indomani della sua elezione a Superiora
Generale ella dovette procedere alla nomina di alcune Superiore;
ebbene, non esitò a sostituirne una che pur aveva votato per
lei e che, sbarcando in Egitto, apprese la revoca dell'incarico
notificatole per via aerea.
2.
Sull'oggetto della Missione:
L'oggetto della Missione che sarebbe stato affidato a Madre
Eugenia è preciso, e, dal punto di vista dottrinale, mi pare
legittimo ed opportuno.
Oggetto preciso: far conoscere
ed onorare il Padre, soprattutto
con l'istituzione di una festa speciale, chiesta alla Chiesa.
L'inchiesta ha stabilito che una festa liturgica in onore del
Padre ben si collocherebbe nella linea di tutto il culto
cattolico, conforme al movimento tradizionale della preghiera
cattolica, che è un'ascensione verso il Padre, mediante il
Figlio, nello Spirito, come lo provano le orazioni della Messa e
l'oblazione liturgica al Padre nel Santo Sacrificio. D'altra
parte, tuttavia, è strano che non esiste nessuna festa speciale
in onore del Padre: la Trinità è onorata come tale, il verbo e
lo Spirito Santo sono onorati nella loro missione e nelle loro
manifestazioni esteriori, solo il Padre non ha una festa
propria, che attirerebbe l'attenzione del popolo cristiano sulla
sua Persona. Come risulta da una inchiesta abbastanza estesa
compiuta presso numerosi fedeli delle diverse classi sociali e
perfino presso numerosi preti e religioni, questa assenza di una
festa liturgica in Suo onore è attribuibile al fatto che:
"il Padre non è conosciuto, non lo si prega, non si pensa
a Lui". Chi ha condotto la ricerca scopre anche, con
stupore, che un gran numero di cristiani si allontanano dal
Padre perchè vedono in Lui un Giudice terribile. Preferiscono
rivolgersi all'umanità del Cristo, e quanti domandano a Gesù
di proteggerli contro la collera del Padre!
Una festa speciale avrebbe dunque come primo effetto di
ristabilire l'ordine nella pietà di molti cristiani e di
ricondurli alla consegna del divin Salvatore: "Tutto ciò
che chiederete al Padre, nel mio nome ...", e ancora:
"Voi dunque, pregerete così: Padre nostro ...".
Nello stesso tempo, una festa liturgica in onore del Padre li
aiuterebbe anche ad elevare lo sguardo verso Colui che
l'apostolo san Giacomo chiamava: "Il Padre di Luce, dal
quale ci vengono tutti i doni ...". Abituerebbe le anime a
considerare la Bontà divina, i benefici di Dio, la sua
Provvidenza paterna, e che questa Provvidenza è proprio quella
di Dio Trinità; ed è per la sua natura divina, comune alle tre
Persone, che Dio spande sul mondo i tesori ineffabili della sua
Misericordia infinita.
Sembrerebbe dunque, a prima vista, che non ci sia nessuna
ragione speciale per onorare il Padre in particolare, tuttavia,
non è forse il Padre che ha mandato Suo Figlio nel mondo? Se è
sommamente giusto rendere un culto al Figlio e allo Spirito, per
le loro manifestazioni esteriori, non sarebbe giusto e doveroso
rendere grazie a Dio Padre, come lo domandano i prefazi della
Messa, per il dono che Egli ci ha fatto di Suo Figlio?
L'oggetto proprio di questa festa speciale si delinea allora in
maniera netta: onorare il Padre, ringraziarLo, lodarLo per
averci dato Suo Figlio; in una parola, come dice esattamente il
Messaggio, onorarLo,
ringraziarLo e lodarLo quale
Autore della Redenzione. Rendere grazie a Colui che ha tanto
amato il mondo da dare il Suo unico Figlio perchè tutti gli
uomini, riuniti nel Corpo Mistico del Cristo, in questo Figlio,
divengano figli in Lui. Nel momento in cui il mondo, turbato
dalle dottrine del laicismo, dell'ateismo e delle filosofie
moderne, non conosce più Dio, il vero Dio, questa festa non
farebbe conoscere a molti il Padre vivente che Gesù ci ha
rivelato, il Padre di misericordia e di bontà? Non
contribuirebbe ad accrescere il numero di quegli adoratori del
Padre "in spirito e verità" che
Gesù
ha annunciato? Nel momento in cui il mondo, sconvolto dalle
guerre micidiali, va provando il bisogno di cercare un principio
solido di unione, per un riavvicinamento tra i popoli, questa
festa porterebbe una grande luce, insegnando agli uomini che
essi hanno tutti nel cielo lo stesso Padre: Colui che ha donato
loro Gesù, verso il quale li attira, come membra del suo Corpo
Mistico, nell'unità dello stesso Spirito d'Amore! Nel momento
in cui tante anime, sfinite o stanche dalle prove della guerra,
potrebbero bramare di volgersi verso una vita interiore
profonda, non sarebbe questa festa capace di muoverle "dal
di dentro", per adorare il Padre che è nel segreto, e per
offrirsi in una oblazione filiale e generosa al Padre, sorgente
unica della vita della Trinità Santa in loro? Una tale festa
non conserverebbe il bel movimento di vita soprannaturale che
trascina logicamente le anime verso l'infanzia spirituale e
verso la vita filiate con il Padre, mediante la confidenza,
l'abbandono alla Volontà Divina, lo spirito di fede?
D'altra parte, distinto da questa questione di una festa
speciale e qualunque sia la decisione della Chiesa su questo
punto, vi è un problema di dottrina che si pone. Illustri
teologi pensano che la dottrina dei rapporti dell'anima con la
Trinità debba essere approfondita e che essa potrebbe essere,
per le anime, una sorgente di luce sulla vita di unione tra il
Padre ed il Figlio, di cui parla S. Giovanni, e sulla
partecipazione alla vita di Gesù, Figlio del Padre, e
specialmente al suo amore filiale per Lui.
Qualunque cosa ne sia di questi problemi teologici, ciò che
voglio qui sottolineare, è questo fatto: una povera ignorante
in teologia dichiara di avere comunicazioni divine, che
potrebbero essere molto ricche di dottrina.
Le
costruzioni immaginarie di una visionaria sono povere, sterili,
incoerenti. Al contrario, il Messaggio che Madre Eugenia dice
esserle stato affidato dal Padre è fecondo, contrassegnato da
un incrocio armonioso di due caratteri che lo rendono più
sicuro: da una parte esso si pone nella tradizione della Chiesa,
senza un aspetto di novità che potrebbe farlo tracciare di
sospetto, poichè esso ripete incessantemente che è stato già
detto tutto, mediante la rivelazione del Cristo su Suo Padre, e
che tutto è nel Vangelo. Ma, d'altra parte esso rende chiaro
che questa grande Verità, sulla conoscenza del Padre, necessita
di essere ripensata, approfondita, vissuta.
La sproporzione tra la debolezza dello strumento - incapace esso
stesso di scoprire una dottrina di questa natura - e la
profondità del Messaggio che la Suora trasmette, non lascia
intravedere che un'altra causa superiore, soprannaturale, divina
è intervenuta per affidarle questo Messaggio?
Io non vedo come, umanamente, si potrebbe spiegare la scoperta,
da parte della Suora, di un'idea di cui gli inquisitori teologi
hanno intravisto soltanto a poco a poco l'originalità e la
fecondità.
Un altro fatto mi sembra ugualmente molto suggestivo: quando
Suor Eugenia ha annunciato che aveva avuto delle apparizioni del
Padre, gli inquisitori teologi le hanno replicato che le
apparizioni del Padre erano in se stesse impossibili, che esse
non si erano mai verificate nella storia; a queste obiezioni la
Suora ha resistito, dichiarando semplicemente:"Il
Padre mi ha detto di descrivere quello che io vedevo. Egli
chiede ai suoi figli teologi di cercare". La Suora
non ha mai cambiato niente nelle sue spiegazioni, ha ribadito le
sue affermazioni per lunghi mesi. Fu solo nel gennaio 1934 che i
teologi, nello stesso s. Tommaso d'Aquino, la risposta
all'obiezione che essi sollevavano.
La risposta del grande dottore, sulla distinzione tra
l'apparizione e la missione, fu luminosa. Essa superò
l'ostacolo che paralizzava tutta l'inchiesta. Contro sapienti
teologi, la piccola ignorante aveva avuto ragione. Come spiegare
umanamente, anche in questo caso, la luce, la saggezza, la
perseveranza della Suora? Una falsa visionaria avrebbe cercato
di adattarsi alle spiegazioni dei teologi. La Suora ha tenuto
duro; ecco le nuove ragioni per le quali la sua testimonianza ci
sembra degna di essere sostenuta con fiducia.
In ogni caso, ciò che mi sembra degno di nota è questo
atteggiamento di riservo assunto a riguardo del meraviglioso.
Mentre le false mistiche fanno passare in primo piano, anzi non
vedono che le cose straordinarie, queste sono, nel caso della
Suora, messe in secondo piano, a titolo di prove e di mezzi. C'è
un'assenza di esaltazione, un equilibrio di valori che fanno
buona impressione.
Dell'inchiesta dei teologi dirò solo poche cose. I reverendi
pp. Alberto e Augusto Valencin sono stimati per la loro
conoscenza nel campo della vita spirituale. Già in altre
circostanze essi hanno dovuto intervenire per fatti del genere
di quelli sottomessi, questa volta, al loro esame.
Sappiamo che l'avevano fatto con molta prudenza. Queste sono le
ragioni per cui, nella nostra scelta, abbiamo designato loro.
Siamo loro riconoscenti per una collaborazione che fu devota e
veramente coscienziosa. La loro testimonianza a favore della
Suora e a credito di una spiegazione soprannaturale dei fatti
nel loro insieme ha ancor più valore in quanto essi, per tanto
tempo, avevano indugiato, dapprima ostili e scettici, poi
esitanti. Si sono convinti poco a poco, dopo aver sollevato ogni
tipo di obiezione e imposto alla Suora delle dure prove.
Conclusioni
Secondo la mia anima e la mia coscienza, con vivissimo senso
della mia responsabilità davanti alla Chiesa, dichiaro:
che l'intervento soprannaturale e divino mi sembra il solo
capace di dare una spiegazione logica e soddisfacente
all'insieme dei fatti.
Privo di tutto ciò che lo circonda, questo fatto essenziale mi
sembra pieno di nobiltà, di elevazione, di fecondità
soprannaturale.
Un'umile religiosa ha richiamato le anime al vero culto, quello
del Padre, tale come Gesù lo ha insegnato e come la Chiesa l'ha
fissato nella sua liturgia. Non c'è in questo niente di
allarmante, niente altro che di molto semplice e conforme ad una
solida dottrina.
I fatti meravigliosi che accompagnano questo messaggio
potrebbero essere dissociati da quell'avvenimento centrale e
questo conserverebbe tutto il suo valore. La Chiesa dirà se
l'idea della Festa speciale può essere accolta al di là del
fatto particolare legato alla Suora, e per delle ragioni
dottrinali.
Io credo che la grande prova dell'autenticità della Missione
della Suora ci è fornita dal modo in cui le applica alla vita
reale la bella dottrina che ella sarebbe venuta a ricordare.
Reputo conveniente lasciarle continuare la sua opera. Credo che
lì ci sia il dito di Dio e, dopo dieci anni di ricerca, di
riflessione e di preghiera, benedico il Padre di essersi degnato
di scegliere la mia diocesi, come luogo di manifestazioni così
toccanti del suo Amore.
ALEXANDRE
CAILLOT
Vescovo
di Grenoble
all'epoca
in cui è stato rivelato
il
Messaggio
IL
MESSAGGIO DEL PADRE
1°
fascicolo
1°
Luglio 1932
Festa
del prezioso Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo
Ecco
finalmente il giorno per sempre benedetto della promessa del
Padre celeste!
Oggi
terminano i lunghi giorni della preparazione e mi sento vicina,
vicinissima alla venuta del Padre mio e del Padre di tutti gli
uomini.
Alcuni
minuti di preghiera e, poi, delle gioie tutte spirituali! Sono
stata preda da una sete di vederLo e di sentirLo!
Il
mio cuore bruciante d'amore si apriva con una confidenza
talmente grande da farmi constatare che allora non ero stata così
fiduciosa con nessuno.
Il
pensiero del Padre mio mi gettava come in una follia di
allegrezza.
Finalmente
dei canti cominciamo a farsi udire. Degli angeli vengono e mi
annunciano questo felice arrivo! I loro canti erano così belli
che mi sono proposta di scriverli appena possibile.
Questa
armonia cessò un istante ed ecco il corteo degli eletti, dei
cherubini e dei serafini, con Dio nostro Creatore e Padre
nostro.
Prostrata,
la faccia a terra, inabissata nel mio nulla, ho recitato il
Magnificat. Subito dopo il Padre mi dice di sedermi con Lui per
scrivere ciò che ha deciso di dire agli uomini.
Tutta
la Sua corte, che L'aveva accompagnato, è scomparsa. Solo il
Padre è rimasto con me e prima di sedersi mi dice:
"Te
l'ho già detto e te lo dico ancora: non posso più donare
un'altra volta il mio Figlio diletto, per provare il mio amore
per gli uomini! Ora è per amarli e perchè essi conoscano
questo amore che Io vengo tra loro, prendendo la loro
somiglianza, e la loro povertà.
Guarda,
Io depongo la mia corona e tutta la mia gloria, per prendere
l'atteggiamento di un uomo comune!"
Dopo
aver preso l'atteggiamento di un uomo comune deponendo la Sua
corona e la Sua gloria ai Suoi piedi, prese il globo del mondo
sul Suo cuore, sostenendolo con la mano sinistra, poi si sedette
accanto a me. Sul Suo arrivo, sull'atteggiamento che si degnò
di assumere e sul Suo Amore non posso dire che qualche parola!
Nella mia ignoranza non ho parole per esprimere ciò che Egli mi
fece capire.
"Pace
e salvezza - disse -
a questa casa e al mondo intero! Che la mia Potenza, il mio
Amore e il mio Spirito Santo tocchino i cuori degli uomini,
affinchè tutta l'intera umanità si volga verso la salvezza e
venga verso suo Padre, che la cerca per amarla e salvarla!
Che
il mio vicario Pio XI capisca che questi sono giorni di salvezza
e di benedizione. Che non si lasci sfuggire l'occasione di
richiamare l'attenzione dei figli sul Padre che viene a far loro
del bene in questa vita e a preparare la loro felicità eterna.
Ho
scelto questo giorno per iniziare la mia Opera tra gli uomini,
perchè è la festa del Sangue prezioso del mio Figlio Gesù. Ho
intenzione di intengere in questo Sangue l'Opera che sto
iniziando, perchè essa porti grandi frutti nell'umanità
intera.
Ecco
il vero scopo della mia venuta:
1.
Vengo per bandire il timore eccessivo che le mie creature hanno
di me e per far loro capire che la mia gioia consiste
nell'essere conosciuto ed amato dai miei figli, cioè da tutta
l'umanità presente e futura.
2.
Vengo a portare la speranza agli uomini e alle nazioni. Quanti
l'hanno già perduta da molto tempo! Questa speranza li farà
vivere nella pace e nella sicurezza lavorando per la loro
salvezza.
3.
Vengo per farMi conoscere così come sono. Perchè la fiducia
degli uomini aumenti contemporaneamente al loro amore per Me,
loro Padre, che non ho che una sola preoccupazione: quella di
vegliare su tutti gli uomini e di amarli come miei figli.
Il
pittore si diletta nel contemplare il quadro da lui dipinto; così
io Mi compiaccio, Mi rallegro nel venire tra gli uomini,
capolavoro della mia creazione!
Il
tempo urge, correi che l'uomo sapesse al più presto che lo amo
e che provo la più grande felicità nello stare con lui e
parlare con lui, come un padre con i suoi figli.
Sono
l'Eterno, e quando vivevo solo, avevo già pensato di usare
tutta la mia potenza per creare degli esseri a mia immagine. Ma
occorreva prima la creazione materiale perchè questi esseri
potessero trovare il loro sostentamento: allora fu la creazione
del mondo. Lo riempivo di tutto quello che sapevo doveva essere
necessario agli uomini: l'aria, il sole e la pioggia e tante
altre cose che sapevo necessarie alla loro vita.
Infine,
fu creato l'uomo! Mi sono compiaciuto della mia Opera. L'uomo
commette il peccato, ma è proprio allora che si manifesta la
mia infinita bontà. per vivere tra gli uomini che avevo creato,
scelsi nell'Antico testamento dei profeti ai quali comunicai i
miei desideri, le mie pene e le mie gioie, perchè le
trasmettessero a tutti.
Più
cresceva il male, più la mia bontà Mi sollecitava a
comunicarMi a delle anime giuste perchè trasmettessero i miei
ordini a coloro che causavano il disordine. Così talvolta
dovetti usare delle severità per riprenderli, non per
castigarli - perchè ciò non avrebbe fatto che male - ma per
distoglierli dal vizio e indirizzarli verso il loro Padre e il
loro Creatore che avevano dimenticato e disconosciuto nella loro
ingratitudine. Più tardi il male sommerse talmente il cuore
degli uomini che fui costretto a mandare delle sciagure sul
mondo perchè l'uomo fosse purificato mediante la sofferenza, la
distruzione dei suoi beni o perfino la perdita della vita: fu il
diluvio, la distruzione di Sodoma e Gomorra, le guerre dell'uomo
contro l'uomo, ecc., ecc.
Ho
sempre voluto restare in questo mondo tra gli uomini. Così,
durante il diluvio, ero vicino a Noè, il solo giusto d'allora.
Anche nelle altre calamità, trovai sempre un giusto presso il
quale dimorare e, attraverso lui, dimorai in mezzo agli uomini
di quel tempo e fu sempre così.
Il
mondo è stato spesso purificato dalla sua corruzione grazie
alla Mia infinita bontà verso l'umanità. Allora continuavo a
scegliere alcune anime nelle quali Mi compiacevo per poter,
mediante loro, rallegrarMi con le mie creature, gli uomini.
Avevo
promesso al mondo il Messia. Che cosa non ho fatto per preparare
la sua venuta, mostrandoMi nelle figure che Lo rappresentavano
persino mille e mille anni prima della Sua venuta!
Perchè
chi è questo messia? Donde viene? Che farà sulla terra? Chi
viene a rappresentare?
Il
Messia è Dio.
-
Chi è Dio?
Dio
è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
-
Da dove viene o meglio chi Gli ha ordinato di venire tra gli
uomini?
Sono
Io suo Padre, Dio.
-
Chi rappresenterà sulla terra?
Suo
Padre: Dio.
-
Che farà sulla terra?
Farà
conoscere e amare il Padre: Dio.
Non
ha detto:
"Non
sapete che è necessario che Mi occupi delle cose del Padre
mio?" - "Nesciebatis quia in his quae Patris mei sunt
oportet Me esse?" (Lc 2,49)
"Non
sono venuto che per fare la volontà del Padre mio"
"Tutto
ciò che domanderete al Padre mio nel Mio Nome ve lo concederà."
"Lo
pregherete così: Padre nostro che sei nei cieli ....", e
altrove, poichè è venuto per glorificare il Padre e farLo
conoscere agli uomini, dice:
"Chi
vede Me, vede il Padre mio."
"Io
sono nel Padre e il Padre è in Me."
"Nessuno
viene al Padre se non per Me." - "Nemo venit ad Patrem
nisi per Me" (Gv 14,6)
"Chiunque
è con Me è anche col Padre mio", ecc. ecc.
Vedete,
o uomini, che da tutta l'eternità non ho che un desiderio,
quello di farMi conoscere dagli uomini e di farMi amare,
desiderando stare incessantemente presso di loro.
Volete
una prova autentica di questo desiderio che ho or ora espresso?
Perchè
ho ordinato a Mosè di costruire il tavernacolo e l'arca
dell'alleanza se non perchè avevo il desiderio ardente di
venire ad abitare, come un Padre, un fratello, un amico
confidente, con le mie creature, gli uomini? Malgrado ciò Mi
hanno dimenticato, offeso con delle colpe senza numero. E perchè
si ricordassero, nonostante tutto, di Dio loro Padre e
dell'unico desiderio che Egli ha di salvarli, ho dato i miei
comandamenti a Mosè, perchè essendo tenuti ad osservarli,
potessero ricordarsi del Padre infinitamente buono, tutto
intento alla loro salvezza presente ed eterna.
Tutto
ciò cadde ancora nell'oblio e gli uomini sono affondati
nell'errore e nel timore, ritenendo faticoso osservare i
comandamenti come li avevo trasmesi a Mosè. Si sono fatte altre
leggi conformi ai loro vizi, per osservarle più facilmente.
Poco a poco, nel timore esagerato che avevano di Me, Mi hanno
sempre più dimenticato e colmato d'oltraggi.
Eppure
il mio Amore per questi uomini, figli miei, non si è affatto
fermato. Quando ebbi ben constatato che nè i patriarchi, nè i
profeti avevano potuto farMi conoscere e amare dagli uomini, ho
deciso di venire lo stesso.
Ma
come fare per trovarMi in mezzo agli uomini? Non vi era altro
mezzo che andare Io stesso, nella seconda persona della Mia
divinità.
Gli
uomini Mi conosceranno? Mi ascolteranno?
Per
Me, niente era nascosto del futuro; a queste due domande
rispondevo io stesso:
"Ignoreranno
la mia presenza, pur essendo vicino a Me. In Mio Figlio Mi
maltratteranno, nonostante tutto il bene che darà loro. Nel
Figlio mio Mi calunnieranno, Mi crocifiggeranno per farMi
morire"
Mi
fermerò per questo? No, il mio Amore è troppo grande per i
miei figli, gli uomini, è troppo grande.
Non
Mi sono fermato là: potete ben riconoscere che vi ho amati, per
cos' dire, più ancora del mio Figlio diletto, o per dire ancora
meglio, più di Me stesso.
Ciò
che vi dico è talmente vero che se fosse bastata una delle mie
creature per espiare i peccati degli altri uomini, mediante una
vita e una morte simile a quella del Figlio mio, avrei esitato.
Perchè? Perchè avrei tradito il mio Amore facendo soffrire
un'altra creatura che amo, anzichè soffrire Io stesso, nel
Figlio mio. Non avrei voluto mai far soffrire i miei figli.
Ecco
dunque in breve il racconto del mio Amore fino alla mia venuta,
mediante il Figlio mio, in mezzo agli uomini.
La
maggior parte degli uomini conosce tutti questi avvenimenti, ma
ne ignora l'essenziale: che è stato cioè l'Amore a condurre
tutto!
Sì,
è l'Amore, ecco ciò che voglio farvi notare.
Ora
questo Amore è dimenticato. Voglio ricordarvelo perchè
impariate a conoscerMi, così come sono. Perchè non siate come
degli schiavi, timorosi verso un Padre che via ama fino a questo
punto.
Vedete,
in questo racconto noi non siamo che al primo giorno del primo
secolo e vorrei condurlo fino ai giorni nostri: al XX secolo.
Oh,
come il mio Amore di Padre è stato dimenticato dagli uomini!
Eppure vi amo teneramente! In mio figlio, cioè nella persona
del Figlio fatto Uomo, che cosa non ho fatto ancora! La divinità
in questa umanità si è velata, piccola, povera, umiliata. Io
conducevo con mio Figlio Gesù una vita di sacrificio, di
lavoro. Ricevevo le sue preghiere perchè l'uomo avesse un
cammino tracciato, per camminare sempre nella giustizia, al fine
di giungere al sicuro fino a Me!
Certo,
so ben capire la debolezza dei miei figli! Perciò ho chiesto a
mio Figlio di donar loro dei mezzi per rialzarsi dalle loro
cadute. Questi mezzi li aiuteranno a purificarsi dal loro
peccato, affinchè siano ancora i figli del mio Amore.
Sono
principalmente i sette Sacramenti e, soprattutto, il grande
messo per salvarvi, nonostante le vostre cadute, è il
Crocifisso, è il Sangue del Figlio mio che ad ogni istante si
riversa su di voi, purchè voi lo vogliate, sia con il
Sacramento della Penitenza, sia anche con il Santo Sacrificio
della Messa.
Miei
cari figli, gia da venti secoli vi colmo di questi beni con
delle grazie speciali e il risultato è molto misero!
Quante
mie creature, divenute figlie del mio Amore per mezzo di mio
Figlio, si sono gettate molto rapidamente nell'abisso eterno! In
verità, non hanno conosciuto la mia infinità Bontà. Io vi amo
così tanto!
Almeno
voi, che sapete che vengo Io stesso per parlarvi, per farvi
conoscere il mio Amore, per pietà di voi stessi, non gettatevi
nel precipizio. Sono vostro Padre!
Sarebbe
possibile che, dopo avermi chiamato vostro Padre e avermi
testimoniato il vostro amore, trovaste in Me un cuore talmente
duro e talmente insensibile da lasciarvi perire? No, no, non
credetelo! Io sono il migliore dei padri! Conosco la debolezza
delle mie creature! Venite, venite a Me con confidenza e amore!
Ed Io vi perdonerò in seguito al vostro pentimento. Anche se i
vostri peccati fossero ripugnanti come il fango, la vostra
fiducia ed il vostro amore Me li faranno dimenticare, così che
non sarete giudicati! Io sono giusto, è vero, ma l'Amore paga
tutto!
Ascoltate,
figli miei, facciamo una supposizione e avrete la sicurezza del
mio Amore. Per Me, i vostri peccati sono come il ferro, i vostri
atti d'amore come l'oro. Anche se mi consegnaste mille chili di
ferro, non sarebbe tanto quanto sei mi donaste dieci chili
d'oro! Ciò significa che con un po' d'amore si riscattano
immense iniquità.
Ecco
dunque una larvatissima immagine del mio giudizio sui miei
figli, gli uomini, tutti senza eccezione. Bisogna arrivare
dunque fino a Me. Sono così vicino a voi! Bisogna dunque amarMi
onorarMi affinchè non siate giudicati o tutt'al più giudicati
con Amore infinitamente misericordioso!
Non
dubitate! Se il mio Cuore non fosse così, avrei già sterminato
il mondo ogni volta che ha commesso il peccato! Mentre, voi ne
siete testimoni, ad ogni istante si manifesta la mia protezione
mediante grazie e benefici. Da ciò potete concludere che c'è
un Padre al di sopra di tutti i padri, che vi ama e non cesserà
mai di amarvi, purchè lo vogliate-
Io
vengo tra voi per due vie: la Croce e
l'Eucarestia!
La CROCE è
la mia via per scendere tra i miei figli, perchè è per mezzo
suo che vi ho fatto redimere da mio Figlio. E, per coi, la Croce
è la via per salire a mio figlio e da mio Figlio fino a Me.
Senza di essa non potreste mai venire, perchè l'uomo, con il
peccato, ha attirato su di sè il castigo della separazione da
Dio.
Nell'EUCARESTIA io
dimoro tra voi come un padre nella sua famiglia. Ho voluto che
mio Figlio istituisse l'Eucarestia per fare di ogni tabernacolo
il serbatoio delle mie Grazie, delle mie Ricchezze e del mio
Amore, per darle agli uomini, miei figli.
E'
sempre per queste due strade che faccio scendere incessantemente
sia la mia Potenza che la mia Infinita Misericordia.
...
Ora che vi ho mostrato che mio Figlio Gesù Mi rappresenta tra
gli uomini e che mediante Lui Io dimoro costantemente tra loro,
voglio mostrarvi anche che vengo tra voi per mezzo del MIO
SPIRITO SANTO.
L'opera
di questa terza persona della mia Divinità si compie senza
rumore e spesso l'uomo non se ne accorge. Ma è un mezzo molto
idoneo per dimorare non solo nel tabernacolo, ma anche
nell'anima di tutti quelli che sono in stato di grazia, per
stabilirvi il mio trono, e dimorarvi sempre come il vero Padre
che ama, protegge e sostiene il figlio suo. Nessuno può
comprendere la gioia che provo quando sono da solo a solo con
un'anima. Nessuno ha ancora capito i desideri infiniti del mio
Cuore di Dio Padre, di essere conosciuto,
amato ed onorato da tutti gli
uomini, giusti e peccatori.
Pertanto
sono questi tre omaggi che desidero ricevere dall'uomo perchè
Io sia sempre misericordioso e buono, anche verso i più grandi
peccatori.
Che
cosa non ho fatto al mio popolo, da Adamo fino a Giuseppe, padre
adottivo di Gesù, e da Giuseppe fino a questo giorno, perchè
l'uomo possa renderMi il culto speciale che Mi è dovuto come
Padre, Creatore e Salvatore! Tuttavia questo culto speciale, che
ho tanto desiderato e che desidero, non Mi è stato ancora dato!
Nell'Esodo
leggete che bisogna onorare Dio di un culto speciale.
Soprattutto i salmi di David racchiudono questo insegnamento.
Nei comandamenti che ho dato Io stesso a Mosè, ho messo in
primo luogo "Adorerai ed amerai perfettamente un solo
Dio".
Ebbene,
amare e onorare qualcuno, sono due cose che vano insieme.
Siccome vi ho colmati di tanti benefici, devo dunque essere
onorato da voi in modo tutto particolare!
Dandovi
la vita, ho voluto crearvi a mia somiglianza! Il vostro cuore è
dunque sensibile come il mio, il mio come il vostro!
Che
non fareste se uno dei vostri vicini vi avesse reso un piccolo
favore per farvi piacere? L'uomo più insensibile conserverebbe
per questa persona una riconoscenza indimenticabile. Qualsiasi
uomo cercherebbe anche ciò che gli farebbe maggior piacere per
ricompensarlo del servizio reso. Ebbene, Io sarò molto più
riconoscente verso voi, assicurandovi la vita eterna, se voi Mi
farete il piccolo favore di onorarMi come vi chiedo.
Riconosco
che Mi onorate in mio Figlio e che ci sono quelli che sarrno far
salire tutto da mio Figlio a Me, ma è un numero ben piccolo!
Non crediate tuttavia che, onorando mio Figlio, non onorate Me!
Certo che sì, Mi onorate poichè Io dimoro nel Figlio mio!
Dunque tutto ciò che è gloria per Lui, lo è anche per Me!
Ma
io vorrei vedere l'uomo onorare il Padre suo ed il suo Creatore
con un culto speciale. Più onorerete Me, più onorerete mio
Figlio, poichè, secondo la mia volontà, Egli si è fatto il
VERBO INCARNATO ed è venuto tra voi per farvi conoscere Colui
che Lo ha mandato.
Se
Mi conoscerete, Mi amerete e amerete mio Figlio diletto più di
quanto non lo facciate adesso. Vedete quanto mie creature,
divenute miei figli mediante il mistero della Redenzione, non
sono nei pascoli che ho stabilito mediante mio Figlio per tutti
gli uomini. Vedete quanti altri, e voi lo sapete, ignorano
ancora questi pascoli, e quante creature uscite dalle mie
mani, di cui Io so l'esistenza mentre voi l'ignorate, non
conoscono nemmeno la mano che le ha create!
Oh
come vorrei far conoscere che Padre onnipotente sono per voi e
come lo sarei anche per loro mediante i miei benefici! Vorrei
far loro trascorrere una vita più dolce per mezzo della mia
legge. Vorrei che andaste a loro nel mio Nome e che parlaste
loro di Me. Sì, dite loro che hanno un padre che, dopo averli
creati, vuole dare loro i tesori che possiede. Soprattutto dite
loro che li penso, li amo e voglio dare loro la felicità
eterna.
Ah!
Ve lo prometto: gli uomini si convertiranno più in fretta.
Credete
che se aveste cominciato fin dalla Chiesa primitiva ad onorarMi
ed a farMi onorare con un culto speciale, dopo venti secoli
sarebbero rimasti pochi uomini viventi nell'idolatria, nel
paganesimo e in tante false e cattive sette, nelle quali l'iomo
corre ad occhi chiusi a gettarsi negli abissi del fuoco eterno!
E vedete quanto lavoro resta da fare!
LA
MIA ORA E' GIUNTA! Bisogna che io sia conosciuto,
amato ed onorato dagli
uomini, perchè dopo averli creati Io possa essere loro Padre,
poi il loro Salvatore ed infine l'oggetto delle loro eterne
delizie.
Fin
qui, vi ho parlato di cose che sapevate già, ho voluto
ricordarvele perchè siate sempre più convinti che sono un
Padre buonissimo e non terribile, come voi credete, e ancora che
sono il Padre di tutti gli uomini ora viventi e di quelli che
creerò fino alla fine del mondo.
Sappiate
anche che voglio essere conosciuto,
amato e soprattutto onorato.
Che tutti riconoscano le mie bontà infinite verso tutti e
soprattutto verso i peccatori, i malati, i moribondi e tutti
coloro che soffrono. Che sappiano che non ho che un solo
desiderio: amarli tutti, donare loro le mie grazie, perdonare
quando si pentono e soprattutto non giudicarli secondo la mia
giutizia, ma secondo la mia misericordia, perchè tutti siano
salvi e annoverati nel numero dei miei eletti.
Per
concludere questo piccolo esposto, vi faccio una promessa,
il cui effetto sarà eterno, eccola: Chiamatemi
col nome di Padre, con confidenza ed amore, e riceverete tutto
da questo Padre, con Amore e Misericordia.
Che
il figlio mio, tuo padre spirituale, sappia occuparsi della mia
Gloria e mettere frase su frase ciò che ti ho fatto scrivere ed
anche quello che ti farò ancora scrivere, perchè gli uomini
trovino facile e piacevole da leggere l'esposto di ciò che
voglio che sappiano, senza nulla aggiungere.
Un
po' per giorno ti parlerò dei miei desideri sugli uomini, delle
mie gioie, delle mie pene e, soprattutto, mostrerò agli uomini
le mie infinite bontà e la tenerezza del mio amore
compassionevole.
Vorrei
anche che le tue Superiore ti permettessero di impiegare i tuoi
momenti di libertà per intrattenerti con Me e che tu possa una
mezz'ora al giorno consolarMi e amarMi, e ottenere così che i
cuori degli uomini, miei figli, siano ben disposti a lavorare
per estendere questo culto, di cui vi ho or ora rivelato la
forma, perchè arriviate ad una grande confidenza verso questo
Padre che vuole essere amato dai suoi figli.
Perchè
quest'opera che vorrei fare tra gli uomini possa estendersi in
seno a tutte le nazioni il più rapidamente possibile, senza che
quelli che saranno incaricati di diffonderla commettano la
minima imprudenza, ti domando di passare le tue giornate in un
grande raccoglimento. Sarai felice di parlare poco con le
creature e nel segreto del tuo cuore, anche quando tu sarai in
mezzo a loro, parlerai con Me e ascolterai Me.
Ecco
d'altra parte ciò che voglio che tu faccia: quando talvolta ti
parlerò per te, scriverai le mie confidenze in un piccolo
diario speciale. Ma qui intendo parlare agli uomini: Io vivo con
gli uomini in un'intimità più grande che una madre con i suoi
figli. Fin dalla creazione dell'uomo, non ho mai smesso un solo
istante di vivere accanto a lui; come Creatore e Padre dell'uomo
sento il bisogno di amarlo. Non è che abbia bisogno di lui, ma
il mio Amore di Padre e di Creatore Mi fa sentire questo bisogno
di amare l'uomo. Vivo dunque vicino all'uomo, lo seguo dovunque,
lo aiuto in tutto, supplisco a tutto.
Vedo
i suoi bisogni, le sue fatiche, tutti i suoi desideri e la mia
felicità più grande è di soccorrerlo e di salvarlo.
Gli
uomini credono che Io sia un Dio terribile e che precipiti tutta
l'umanità nell'inferno. Che sorpresa alla fine dei tempi quando
vedranno tante anime che credevano perse, godere l'eterna
felicità in mezzo agli eletti! Vorrei che tutte le Mie creature
avessero la convinzione che c'è un padre che veglia su di loro
e che vorrebbe far loro pregustare, anche quaggiù, la felicità
eterna.
Una
madre non dimentica mai la piccola creatura che ha messo al
mondo. Non è ancora più bello da parte mia, che mi ricordi di
tutte le creature che ho messo al mondo?
Ora,
se la madre ama questo esserino che Io le ho donato, Io lo amo
più di lei perchè Io l'ho creato. Quand'anche talvolta succeda
che una madre ami meno il suo bambino a causa di un difetto che
potrebbe esistere in lui, Io, al contrario, lo amerò ancora di
più. Lei potrebbe giungere a dimenticarlo o a non pensarlo che
raramente, soprattutto quando la sua età lo avrà sottratto
alla sua vigilanza, Io non lo dimenticherò mai. Io lo amo
sempre, e anche se non si ricorda più di Me suo Padre e suo
Creatore, Io mi ricordo di lui e lo amo ancora.
Vi
ho detto prima che vorrei darvi, anche quaggiù, la felicità
eterna, ma voi non avete ancora capito questa parola della quale
ecco il significato: Se
Mi amate e se Mi chiamate con confidenza con questo dolce nome
di Padre, voi cominciate a conoscere, fin da quaggiù, l'amore e
la fiducia che faranno la vostra felicità nell'eternità e che
canterete in cielo in compagnia degli eletti. Non è
questa una anticipazione della felicità del cielo che durerà
eternamente?
Desidero
dunque che l'uomo si ricordi spesso che Io sono là dove lui è.
Che non potrebbe vivere se Io non fossi con lui, vivente come
lui. Nonostante la sua incredulità, Io non cesso mai di essere
accanto a lui.
Ah!
come desidero vedere realizzarsi il progetto che voglio
comunicarvi e che è questo: fino ad oggi, l'uomo non ha affatto
pensato di fare a Dio, suo Padre, questo piacere che sto per
dire:
Vorrei
vedere stabilirsi una grande confidenza tra l'uomo e il Padre
suo dei cieli, un vero spirito di familiarità e di delicatezza
nello stesso tempo, per non abusare della mia grande bontà.
Conosco
i vostri bisogni, i vostri desideri e tutto ciò che è in voi.
Ma quanto sarei felice e riconoscente, se vi vedessi venire a Me
e confidarMi i vostri bisogni, come un figlio totalmente
fiducioso fa con suo padre. Come potrei rifiutarvi qualunque
cosa, di minima o di grande importanza, se Me la chiedeste?
Anche se non Mi vedete, non Mi sentite vicinissimo a voi negli
avvenimenti che accadono in voi e attorno a voi?
Come
sarà meritorio per voi, un giorno, aver creduto in Me senza
averMi visto!
Anche
ora che sono qui, in persona in mezzo a voi tutti, che vi parlo,
ripetendovi incessantemente, sotto tutte le forme, che vi amo e
che voglio essere conosciuto,
amato ed onorato con culto
speciale, Voi non mi vedete, eccesso una sola persona, colei
alla quale detto questo Messaggio! Una sola in tutta l'umanità!
Tuttavia ecco che vi parlo e in colei che Io vedo e alla quale
parlo, Io vi vedo tutti e parlo a tutti e a ciascuno, e vi amo
come se Mi vedeste!
Desidero
dunque che gli uomini possano conoscerMi e sentire che sono
vicino a ciascuno di loro. Ricordatevi, o uomini, che vorrei
essere la speranza dell'umanità. Non lo sono già? Se non fossi
la speranza dell'uomo, l'uomo sarebbe perduto. Ma è necessario
che Io sia conosciuto come tale, perchè la Pace, la Confidenza
e l'Amore entrino nel cuore degli uomini e giungano a metterli
in relazione con il Padre loro del cielo e della terra.
Non
crediate che Io sia quel terribile vecchio che gli uomini
rappresentano nelle loro immagini e nei loro libri! No, no, Io
non sono nè più giovane, nè più vecchio di mio Figlio e del
mio Santo Spirito. Perciò vorrei che tutti, dal bambino al
vecchio, Mi chiamassero col nome familiare di Padre e di amico,
poichè sono sempre con voi, Mi faccio simile a voi, per farvi
simili a Me. Quanto grande sarebbe la Mia gioia nel vedere i
genitori insegnare ai loro bambini a chiamarMi spesso col nome
di Padre come realmente sono! Quanto desidererei veder infondere
in queste giovani anime una fiducia, un amore tutto filiale
verso di me! Io ho fatto tutto per coi; non farete questo per
Me?
Vorrei
stabilirmi in ogni famiglia come nel Mio dominio, affinchè
tutti possano dire con totale sicurezza "Abbiamo un Padre
che è infinitamente buono, immensamente ricco e largamente
misericordioso. Pensa a noi ed è vicino a noi, ci guarda, ci
sostiene Lui stesso, ci darà tutto ciò che ci manca se glieLo
domandiamo. Tutte le sue ricchezze sono nostre, noi avremo tutto
ciò che ci occorre". Io sono là proprio perchè Mi
domandiate ciò di cui avete bisogno: "Chiedete ed
otterrete". nella mia paterna bontà vi darò tutto, purchè
tutti sappiano considerarMi come un vero Padre vivente in mezzo
ai miei, come Io veramente faccio.
Desidero
ancora che ogni famiglia esponga alla vista di tutti l'immagine
che più tardi farò conoscere alla mia "figlioletta".
Desidero che ogni famiglia possa mettersi così sotto la mia
protezione tutta speciale, per poterMi onorare più facilmente.
Là, ogni giorno, la famiglia Mi farà partecipe dei suoi
bisogni, dei suoi lavori, delle sue pene, delle sue sofferenze,
dei suoi desideri, e anche delle sue gioie, perchè un padre
deve conoscere tutto ciò che riguarda i suoi figli. Io lo so,
certamente, poichè sono là, ma amo tanto la semplicità. So
piegarMi alla vostra condizione. Mi faccio piccolo con i
piccoli, Mi faccio adulto con gli uomini adulti, con i vecchi Mi
faccio simile a loro perchè tutti comprendano ciò che voglio
loro dire per la loro santificazione e per la mia gloria.
La
prova di ciò che vi sto dicendo non l'avete in mio Figlio che
si è fatto piccolo e debole come voi? Non l'avete ancora
adesso, vedendoMi qui a parlarvi? E perchè possiate capire ciò
che voglio dirvi non ho scelto, per parlarvi, una povera
creatura come voi? Ed ora non Mi faccio simile a Voi?
Vedete,
ho messo la mia corona ai miei piedi, il mondo sul mio cuore. Ho
lasciato la mia gloria nel cielo e sono venuto qui, facendoMi
tutto a tutti, povero con i poveri e ricco con i ricchi. Voglio
proteggere la gioventù, come un tenero Padre. C'è tanto male
nel mondo! Queste povere anime inesperte si lasciano sedurre
dagli allettamenti del vizio che, a poco a poco, le conduce alla
rovina totale. O voi, che specialmente avete bisogno di qualcuno
che vi custodisca nella vita per poter evitare il male, venite a
Me! Sono il Padre che vi ama più di quanto nessun'altra
creatura vi amerà mai! Rifugiatevi vicino a Me, confidateMi i
vostri pensieri e i vostri desideri. io vi amerò teneramente.
Vi darò le grazie per il presente e benedirò il vostro
avvenire. Siate certi che non vi dimentico, dopo quindici o
venticinque o trenta anni che vi ho creati. venite! Vedo che
avete grande bisogno di un Padre dolce e infinitamente buono
come Me.
Senza
dilungarmi in tante altre cose che sarebbe opportuno dire qui ma
che potrò dire più tardi, voglio ora parlare in modo tutto
particolare alle anime di quelli che mi sono scelto, preti e
religiosi: a voi, figli cari del mio amore. Ho dei grandi
disegni su di voi!
AL
PAPA
Prima
che a tutti gli altri mi rivolgo a te, figlio mio diletto, a te
mio Vicario, per mettere fra le tue mani questa Opera che
dovrebbe essere la prima di tutte e che, per il timore che il
demonio ha ispirato all'uomo, si compirà solo in questo tempo.
Ah!
vorrei che tu capissi l'estensione di quest'opera, la sua
grandezza, la sua larghezza, la sua profondità, la sua altezza.
Vorrei che tu comprendessi i desideri immensi che ho sull'umanità
presente e futura!
Se
tu sapessi quanto desidero essere conosciuto,
amato ed onorato dagli uomini con
un culto speciale! Questo desiderio l'ho in Me da tutta
l'eternità e dalla creazione del primo uomo. Questo
desiderio l'ho espresso parecchie volte agli uomini soprattutto
nell'Antico Testamento. Ma l'uomo non l'ha mai compreso. Ora
questo desiderio Mi fa dimenticare tutto il passato, purchè
esso si realizzi al presente, nelle mie creature del mondo
intero.
Mi
abbasso fino alla più povera delle mie creature per poter nella
sua ignoranza parlarle e mediante lei poter parlare agli uomini,
senza che lei si accorga della grandezza dell'Opera che vorrei
fare tra loro!
Non
posso parlare di teologia con lei, sarei sicuro di fallire, non
capirebbe. Permetto che sia così per poter realizzare la mia
Opera mediante la semplicità e l'innocenza. Ma tocca a te ora
mettere quest'Opera allo studio e portarla prestissimo ad
esecuzione.
Per
essere conosciuto, amato ed onorato con culto speciale non
chiedo niente di straordinario. Desidero soltanto questo:
1.che un
giorno, o almeno una domenica, sia
consacrato ad onorarMi in modo
del tutto particolare sotto
il nome di Padre
dell'umanità tutta intera. Vorrei per questa
festa una messa ed un ufficio proprio. Non è difficile trovare
i testi nella Sacra Scrittura. Se preferite renderMi questo culto
speciale una domenica, Io scelgo
la prima domenica di agosto, se prendete un giorno della
settimana, preferisco che sia sempre il 7 di questo stesso mese.
2.Che
tutto il clero si impegni a sviluppare questo culto e
soprattutto che
Mi faccia conoscere agli uomini come sono e come sarò sempre
presso di loro, cioè il Padre più tenero e più amabile di
tutti i padri.
3.Desidero
che il clero Mi faccia entrare in tutte le famiglie, negli
ospedali, anche nei laboratori ed officine, nelle caserme, nelle
sale ove i ministri delle nazioni prendono decisioni, infine
ovunque si trovino le Mie creature, anche se ce ne fosse
soltanto una! Che il segno tangibile della mia invisibile
presenza sia una
immagine che mostri che Io
sono realmente là, presente. Così tutti gli uomini faranno
tutte le loro azioni sotto lo sguardo del loro Padre e Io stesso
avrò sotto i miei occhi la creatura che ho adottata dopo averla
creata, così tutti i miei figli saranno come sotto lo sguardo
del loro tenero padre. Indubbiamente anche adesso sono dovunque,
ma vorrei essere rappresentato in una maniera sensibile!
4.Che
durante l'anno il clero e i fedeli adottino alcuni esercizi di
pietà in mio onore, senza nuocere alle loro abituali
occupazioni. Che senza timore i miei sacerdoti vadano ovunque,
in tutte le nazioni, a portare agli uomini la fiamma del mio
Paterno Amore. Allora le Anime saranno illuminate, conquistate,
non solo tra gli infedeli, ma in tutte le sette che non sono
della vera Chiesa. Sì, che anche questi uomini, che sono figli
miei, vedano brillare questa fiamma davanti a loro, che
conoscano la verità, che l'abbraccino e pratichino tutte le
virtù cristiane.
5.Vorrei
essere onorato in modo tutto particolare nei seminari, nei
noviziati, nelle scuole e nei pensionati. Che tutti, dal più
piccolo al più grande, possano conoscerMi ed amarMi come loro
Padre, loro Creatore e loro Salvatore.
6.Che
i sacerdoti si impegnino a cercare nelle Sacre Scritture ciò
che ho detto in altri tempi e che è rimasto finora ignorato,
relativamente al culto che desidero ricevere dagli uomini. Che
lavorino anche per far giungere i miei desideri e la mia volontà
a tutti i fedeli e a tutti gli uomini, specificando ciò che dirò
per tutti gli uomini in generale e - in particolare - per i
sacerdoti, religiosi e religiose. Quelle sono le anime che
scelgo per renderMi grandi omaggi, più che gli uomini del
mondo.
Certo
occorrerà del tempo per arrivare ad una completa realizzazione
di questi desideri che ho concepito sull'umanità e che ti ho
fatto conoscere! Ma un giorno con le preghiere ed i sacrifici
delle anime generose che si immoleranno per questa opera del mio
Amore, sì un giorno sarò soddisfatto. Ti benedirò, Figlio mio
diletto, e ti darò il centuplo di tutto ciò che farai per la
mia Gloria.
AL
VESCOVO
Voglio
dire una parola anche a te, figlio mio Alessandro, perchè i
miei desideri siano realizzati nel mondo.
E'
necessario che con il Padre spirituale della
"pianticella" del mio Figlio Gesù, siate i promotori
di quest'opera, cioè di questo culto speciale che attendo dagli
uomini. A voi, figli miei, affido quest'Opera e il suo futuro
così importante.
Parlate,
insistete, fate conoscere ciò che dirò perchè Io sia
conosciuto, amato ed onorato da tutte le mie creature e avrete
fatto ciò che Mi attendo da voi, cioè la mia volontà, e
avrete realizzato i desideri che da tanto tempo ho custodito nel
silenzio.
Di
tutto ciò che voi farete per la mia Gloria, Io farò il doppio
per la vostra salvezza e la vostra santificazione. Infine sarà
nel cielo e solo nel cielo, che vedrete la grande ricompensa che
sarò a voi in modo tutto particolare, e a tutti quelli che
lavoreranno per questo scopo.
Ho
creato l'uomo per Me ed è ben giusto che io sia TUTTO per
l'uomo. L'uomo non gusterà gioie vere al di fuori del Padre suo
e del suo Creatore, perchè il suo cuore non è fatto altro che
per Me.
Dal
canto mio, il mio amore per le mie creature è così grande che
Io non provo nessuna gioia pari a quella di essere tra gli
uomini.
La
mia gloria in cielo è infinitamente grande, ma la mia gloria è
ancora più grande quanto Mi trovo tra i Miei figli: gli uomini
di tutto il mondo. il vostro cielo, mie creature, è in Paradiso
con i miei eletti, perchè lassù, nel cielo, che Mi
contemplerete in una visione perenne e che godrete di una gloria
eterna. Il mio cielo è sulla terra, con coi tutti, o uomini! Sì,
è sulla terra e nelle vostre anime che cerco la mia felicità e
la mia gioia. Potete darMi questa gioia ed è per voi anche un
dovere verso il vostro Creatore e Padre che da voi lo desidera e
lo attende.
La
mia gioia di essere tra voi non è meno grande di quella che
provavo quando ero con mio Figlio Gesù durante la Sua vita
mortale, mio Figlio, ero Io che Lo inviavo. Era concepito dal
mio Spirito Santo, che sono ancora Io, in una parola ero sempre
IO.
A
voi, creature mie, amandovi come mio Figlio che sono Io, dico
come a Lui: siete i miei figli diletti nei quali pongo le mie
compiacenze; è per questo che Io godo in vostra compagnia e
desidero restare con voi. La mia presenza tra voi è come il
sole sul mondo terrestre. Se siete ben disposti a riceverMi,
verrò vicinissimo a voi, entrerò in voi, vi illuminerò, vi
riscalderò del mio Amore infinito.
Quanto
a voi, anime in stato di peccato, o che ignorate la verità
religiosa, non potrò entrare in voi, ma sarò comunque vicino a
voi, poichè non smetto mai di chiamarvi, di invitarvi a
desiderare di ricevere i beni che vi porto perchè vediate la
Luce e guariate dal peccato.
A
volte vi guardo con compassione per l'infelice stato nel quale
vi trovate. A volte vi guardo con amore per disporvi a cedere ai
fascini della grazia. Passo talvolta dei giorni, degli anni
anche, vicino ad alcune anime, per poter assicurare loro la
felicità eterna. Ignorano che Io sono là che le aspetto, che
le chiamo ad ogni istante del giorno. Tuttavia non Mi stanco
affatto e provo lo stesso la mia gioia nel restare accanto a
voi, sempre con la speranza che un giorno ritornerete al Padre
vostro e Mi farete almeno qualche atto d'amore prima di morire.
Ecco,
per esempio, un anima che sta morendo all'improvviso:
quest'anima è stata sempre per Me come il figliol prodigo (nota
di Madre Eugenia: "Annoto questo esempio che ho visto
compiersi tale e quale il Padre nostro ce lo descrive") .
Io la colmavo di beni, le se ne andava sperperando tutti questi
beni, questi doni gratuiti del Padre suo amabilissimo, e per di
più Mi offedeva gravemente. L'attendevo, la seguivo
dappertutto; le davo nuovi favori come la salute ed i beni che
facevo fruttare dai suoi lavori così bene che aveva del
superfluo. Talvolta la mia provvidenza gliene procurava ancora
di nuovi. Era dunque nell'abbondanza, ma non guardava che al
triste barlume dei suoi vizi e tutta la sua vita fu un tessuto
di errori per il peccato mortale abituale. Ma il mio Amore non
si è mai stancato. La seguivo egualmente, l'amavo e
soprattutto, malgrado i rifiuti che Mi opponeva, ero contento di
vivere pazientemente vicino a lei, nella speranza che forse un
giorno avrebbe ascoltato il mio Amore e sarebbe tornata a Me,
Suo Padre e Salvatore. infine si avvicina il suo ultimo giorno:
le mando una malattia perchè possa raccogliersi e ritornare a
Me suo Padre. Ma il tempo passa, ed ecco il mio povero figlio di
74 anni alla sua ultima ora. Sono ancora là, come sempre: gli
parlo con più bontà che mai. Insisto, chiamo i miei eletti,
che preghino per lui affinchè domandi il perdono che Io gli
offro .... A questo punto, prima di rendere l'ultimo respiro,
apre gli occhi, riconosce i suoi errori e quanto si sia
allontanato dal vero cammino che conduce fino a Me. Rientra in
se stesso, poi con flebile voce, che nessuno di quanti gli sono
intorno ascolta, Mi dice: "Dio mio, ora vedo come il vostro
Amore per me è stato grande ed io Vi ho offeso continuamente
con una sì cattiva vita. Non ho mai pensato a Voi, mio Padre e
mio Salvatore. Ora vedete tutto e per tutto questo male che
vedete in me e che io riconosco nella mia confusione, Vi chiedo
perdono e Vi amo, Padre mio e Salvatore mio!"
Egli
morì nello stesso istante ed eccolo davanti a Me. Io lo giudico
con l'Amore di un Padre, come mi ha chiamato, ed è salvo.
Resterà qualche tempo nel luogo di espiazione, poi sarà felice
per l'eternità. Ed Io, dopo esserMi compiaciuto durante la sua
vita nella speranza di salvarlo con il suo pentimento, godo
ancor più con la mia Corte celeste d'aver realizzato il Mio
desidero e d'essere suo Padre per tutta l'eternità.
Quanto
alle anime che vivono nella giustizia e nella grazia
santificante, provo la mia felicità nello stabilirMi in loro.
Mi dono a loro. Trasmetto loro l'uso della MIA POTENZA e con il
MIO AMORE trovano un'anticipazione del Paradiso in ME, loro
Padre e loro Salvatore!
IL
MESSAGGIO DEL PADRE
2°
fascicolo
Il
secondo fascicolo comincia il 12 agosto 1932.
Un
giorno il demonio se ne impadronì e ne lacerò la copertina con
delle forbici.
"Ho
appena aperto una sorgente d'acqua viva che, da oggi fino alla
fine dei tempi, non si inaridirà mai. vengo a voi, creature
mie, per aprirvi il mio seno paterno appassionato d'amore per
voi, figli Miei. Io voglio che voi siate testimoni del mio Amore
infinito e misericordioso. Non Mi basta avervi mostrato il mio
Amore, voglio anche aprirvi il Mio Cuore dal quale uscirà una
sorgente refrigerante a cui tutti gli uomini si disseteranno.
Gusteranno allora le gioie che non avevano conosciuto fino ad
allora a causa di questo peso immenso di timore esagerato che
avevano di Me, loro tenero Padre.
E'
da quando ho promesso un Salvatore agli uomini che ho fatto
sgorgare questa sorgente (nota
di Madre Eugenia: "Questa sorgente, da quando Egli me ne
parla, la vedo tutti i giorni"). Io l'ho fatta
passare attraverso il Cuore del Figlio mio perchè giunga fino a
voi. Ma il mio Amore immenso per voi mi spinge a fare più
ancora aprendo il mio seno dal quale sgorgherà quest'acqua di
salvezza per i miei figli, ed io permetto loro di attingere
liberamente tutto ciò che è loro necessario per il tempo e per
l'eternità.
Se
volete provare la potenza di questa sorgente di cui vi parlo,
imparate prima a conoscerMi meglio e ad amarMi, fino al punto
che desidero Io, cioè non soltanto come Padre, ma come vostro
Amico e vostro Confidente.
perchè
stupirvi di quello che vi dico? Non vi ho creati a mia immagine?
Vi ho fatti a mia immagine perchè non troviate niente di strano
quando parlate e familiarizzate con il Padre vostro, vostro
Creatore e vostro Dio; poichè siete divenuti, per mezzo della
mia misericordiosa Bontà, i figli del Mio Amore paterno e
divino.
Mio
figlio Gesù è in Me e Io sono in Lui, nel nostro scambievole
amore che è lo Spirito Santo, che ci tiene uniti con questo
vincolo di Carità che fa sì che Noi siamo UNO.
Lui,
mio Figlio, è il serbatoio di questa sorgente, perchè gli
uomini possano andare ad attingere nel Suo Cuore che è sempre
pieno di acqua di Salvezza fino a traboccare! Ma è necessario
che abbiate la certezza di questa sorgente che mio Figlio vi
apre, perchè possiate convincervi che è refrigerante e
piacevole! Allora, venite a Me per mezzo del Figlio mio e quando
sarete vicino a Me, confidateMi i vostri desideri. Vi mostrerò
questa sorgente facendoMi conoscere tale qual sono. Quando Mi
conoscerete, sarete dissetati, ristorati, i vostri mali
guariranno, i vostri timori svaniranno; la vostra gioia sarà
grande e il vostro amore troverà riposo che non aveva mai
provato fino ad ora.
ma
come, Mi direte, possiamo venire a voi? Ah! venite per la via
della confidenza, chiamateMi vostro Padre, amateMi in Spirito e
Verità e ciò sarà sufficiente perchè quest'Acqua
refrigerante e potentissima giunga a dissetarvi.
Ma
se volete che essa vi dia tutto ciò che vi manca per conoscerMi
e amarMi e se vi sentite freddi ed indifferenti, chiamateMi
soltanto con il dolce nome di Padre ed Io verrò a voi. La Mia
sorgente vi donerà l'amore, la confidenza e tutto ciò che vi
manca per essere sempre amati dal vostro Padre e Creatore.
Poichè
desidero soprattutto farMi conoscere da voi tutti, perchè
possiate tutti godere, anche quaggiù, della Mia bontà e della
mia tenerezza, fatevi apostoli presso coloro che non Mi
conoscono, che non Mi conoscono ancora, ed Io benedirò le
vostre fatiche e i vostri sforzi preparandovi una grande gloria
vicino a Me, nell'eternità!
Io
sono l'oceano della Carità, figli miei, ecco un'altra prova
dell'Amore paterno che ho per voi tutti, senza eccezione,
qualunque sia la vostra età, il vostro stato, il vostro paese.
Non escludo nemmeno le società diverse, le sette, fedeli,
infedeli, credenti, indifferenti, richiudo in questo Amore tutte
le creature ragionevoli il cui insieme forma l'umanità.
Ecco
la prova: sono l'oceano della Carità. Vi ho fatto conoscere la
sorgente che sgorga dal mio seno per dissetarvi ed ora, perchè
voi proviate quanto sono buono verso tutti, sto per mostrarvi
l'oceano della mia Carità universale perchè voi vi ci gettiate
ad occhi chiusi; perchè? Perchè, tuffandosi in quest'oceano,
le anime rese gocce amare dai vizi e dai peccati perdano
l'eccesso dell'amarezza in questo bagno di Carità. Ne usciranno
migliori, felici d'aver imparato ad essere buone e piene di
carità.
Se
voi stessi, per ignoranza o per debolezza, ricadete nello stato
di una goccia amara, Io sono un oceano di Carità pronto a
ricevere questa goccia amara per cambiarla in carità, in bontà
e per fare di voi dei santi come lo sono Io, Io vostro Padre.
Volete,
figli miei, passare quaggiù la vostra vita nella pace e nella
gioia? Venite a gettarvi in questo oceano immenso e restateci
sempre, pur utilizzando la vostra vita con il lavoro, questa
stessa vita sarà santificata mediante la Carità.
Quanto
ai Miei figli che non sono nella Verità, voglio a maggior
ragione coprirli delle mie più paterne predilezioni perchè
aprano gli occhi alla luce che in questo tempo risplende più
sensibilmente che mai.
E'
il tempo delle grazie, previsto ed atteso da tutta l'eternità!
Io
sono là in persona per parlarvi, vengo come il più tenero e il
più amabile dei padri. Mi abbasso, Mi dimentico per innalzarvi
a Me e assicurare la vostra salvezza.
Voi
tutti che vivete oggi e anche voi che siete nel nulla, ma che
vivrete di secolo in secolo fino alla fine del mondo, pensate
che non vivete soli, ma che un Padre al di sopra di tutti i
padri vive preso di voi, vive persino in voi, pensa a voi e vi
offre di partecipare alle incomprensibili prerogative del Suo
Amore.
Avvicinatevi
alla sorgente che sgorgherà sempre dal mio seno paterno.
Gustate la dolcezza di questa acqua salutare e quando avrte
provato tutta la sua deliziosa potenza sulle vostre anime per
soddisfare a tutti i vostri bisogni, venite a gettarvi
nell'oceano della mia Carità per non vivere più che in Me e
morire a voi stessi per vivere eternamente in Me".
Nota
di Suor Eugenia:
Il
Padre nostro mi ha detto in un colloquio intimo: "La
sorgente è il simbolo della Mia Conoscenza e l'oceano quello
della Mia Carità e della vostra fiducia. Quando volete bere a
questa sorgente, studiateMi per conoscerMi e quando Mi
conoscerete, gettatevi nell'oceano della mia Carità confidando
in Me con una confidenza che vi trasformi e alla quale Io non
possa resistere; allora perdonerò i vostri errori e vi colmerò
delle più grandi grazie".
Ripresa
del Messaggio:
"Sono
tra voi. Felici quelli che credono questa verità e che
approfittano di questo tempo di cui le Scritture hanno parlato
in questi termini: "Ci sarà un tempo in cui Dio deve
essere onorato e amato dagli uomini come Egli lo desidera."
Le
scritture pongono in seguito la domanda: "Perchè? Ed esse
rispondono: Perchè solo Lui è degno di onore, di amore e di
lode per sempre!"
Mosè
ha ricevuto da Me stesso come primo dei dieci Comandamenti
questo ordine da comunicare agli uomini: "Amate, adorate
Dio!"
Gli
uomini che sono già cristiani possono dirMi: "Noi amiamo
da quando siamo venuti al mondo o dalla nostra conversione,
poichè diciamo spesso nell'orazione domenicale: Padre nostro
che sei nei cieli!"
Sì,
figli Miei, è vero, voi Mi amate e Mi onorate quando dite la
prima invocazione del Pater. Ma continuate le altre richieste e
vedrete:
"Che
il Tuo Nome sia santificato!" - Il Mio Nome è santificato?
Continuate:
"Venga il Tuo Regno!" - Il Mio Regno è venuto?
Voi
onorate, è vero, con tutto il vostro fervore la regalità del
Figlio mio Gesù, ed in Lui onorare Me! Ma rifiuterete a Vostro
Padre questa grande gloria di proclamarlo "Re" o
almeno di farmi regnare perchè tutti gli uomini possano
conoscerMi ed amarMi?
Desidero
che celebriate questa festa della regalità di mio figlio in
riparazione degli insulti che Egli ha ricevuto davanti a Pilato
e anche da parte dei soldati che flagellavano la sua santa ed
innocente umanità. Chiedo non di sospendere questa festa, al
contrario, di celebrarla con entusiasmo e fervore; ma perchè
tutti possano veramente conoscere questo Re, occorre anche
conoscere il suo Regno.
Ora,
per giungere a questa doppia conoscenza in maniera perfetta è
necessario ancora conoscere il Padre di questo Re, il Creatore
di questo Regno.
In
verità, figli miei, la Chiesa - questa società che ho fatto
fondare da mio Figlio - completerà la sua opera facondo onorare
Colui che ne è l'autore: il vostro Padre e Creatore.
Tra
voi, figli miei, alcuni potranno dirMi: "La Chiesa è
cresciuta incessantemente, i cristiani sono sempre più
numerosi; è questa una prova sufficiente che la nostra Chiesa
è completa!" Sappiate, figli miei, che il Padre vostro ha
sempre vegliato sulla Chiesa fin dalla sua nascita e che,
d'accordo con mio Figlio e con lo Spirito Santo, l'ho voluta
infallibile mediante il mio Vicario il Santo Padre. Tuttavia,
non è vero che se i cristiani Mi conoscessero quale Io sono,
cioè come il Padre tenero e misericordioso, buono e liberale,
praticherebbero con più forza e sincerità questa religione
santa?
Figli
miei, non è forse vero che se sapeste di avere un Padre che
pensa a voi e che vi ama di un amore infinito, vi sforzereste a
titolo di reciprocità, anche di cittadini, per essere giusti e
per render giustizia a Dio e agli uomini?
Non
è vero che se aveste la conoscenza di questo Padre che vi ama
tutti senza distinzione e che, senza distinzione, vi chiama
tutti con il bel nome di figli, Mi amereste come figli
affettuosi e l'amore che Mi dareste, non diventerebbe, sotto il
mio impulso, un amore attivo che si estenderebbe al reso
dell'umanità che non conosce ancora questa società di
cristiani e meno ancora Colui che li ha creati e che è loro
Padre?
Se
qualcuno andasse a parlare a tutte queste anime abbandonate alle
loro superstizioni, o a tante altre che mi chiamano Dio poichè
sanno che esisto senza sapere che sono vicino a loro, se dicesse
loro che il loro Creatore è anche il loro Padre che pensa a
loro e che si occupa di loro, che le circonda di un intimo
affetto in tante sofferenze e scoraggiamenti, questi otterrebbe
la conversione anche dei più ostinati e queste conversioni
sarebbero più numerose ed anche più solide, cioè più
perseveranti.
Alcuni,
esaminando l'Opera d'amore che sto compiendo in mezzo agli
uomini, troveranno qui da criticare e diranno così: "Ma i
missionari, da quando sono giunti in questi paesi lontani, non
parlano agli infedeli che di Dio, della Sua Bontà, della sua
Misericordia; che potrebbero dire di più di Dio dal momento che
ne parlano sempre?"
I
missionari hanno parlato e palano ancora di Dio nella misura in
cui essi stessi Mi conoscono, ma Io ve l'assicuro, non Mi
conoscete tale quale sono, poichè vengo per proclamarMi Padre
di tutti e il più tenero dei padri, per correggere l'amore che
mi portate e che è falsato dal timore.
Vengo
a renderMi simile alle mie creature per correggere l'idea che
avete di un Dio terribilmente giusto, poichè vedo tutti gli
uomini trascorrere la loro vita senza confidarsi al loro unico
Padre che vorrebbe far loro sapere il Suo unico desiderio,
quello di facilitare il passaggio della loro vita terrena per
dar loro dopo, in Cielo, una Vita tutta divina.
E'
questa una prova, che le anime non Mi conoscono più di quanto
voi Mi conoscete senza oltrepassare la misura dell'idea che
avete di me. Ma adesso che Io vi dò questa Luce, restate nella
Luce e portate la Luce a tutti; sarà un mezzo potente per
ottenere delle conversioni e anche per chiudere, se è
possibile, la porta dell'inferno, poichè Io
rinnovo qui la mia promessa che
non potrà mai venir meno e che è questa:
TUTTI
QUELLI CHE MI CHIAMERANNO CON IL NOME DI PADRE, NON FOSSE CHE
UNA VOLTA SOLA, NON PERIRANNO, MA SARANNO SICURI DELLA LORO VITA
ETERNA IN COMPAGNIA DEGLI ELETTI.
Ed
a voi che lavorerete per la mia Gloria e che vi impegnerete a
farMi conoscere,
onorare ed amare, assicuro che la vostra ricompensa
sarà grande, poichè conterò tutto, anche il minimo sforzo che
farete e vi renderò tutto al centuplo nell'eternità.
ve
l'ho detto, nella santa Chiesa è necessario completare il culto
onorando con una maniera tutta particolare l'Autore di questa
società, Colui che è anche venuto a fondarla, Colui che ne è
l'Anima, il Dio in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Finchè
le tre Persone non saranno onorate con un culto particolarmente
speciale nella Chiesa e nell'umanità intera, qualcosa mancherà
a questa società. Ho fatto già sentire questa mancanza ad
alcune anime, ma la maggior parte, troppo timide, non ha
corrisposto al mio appello. Altri hanno avuto il coraggio di
parlarne a chi di dovere, ma davanti a loro fallimento, non
hanno insistito.
Ora
è giunta la mia ora. Vengo Io stesso a fare conoscere agli
uomini, miei figli, ciò che fino ad oggi non avevano
completamente capito. vengo Io stesso a portare il fuoco ardente
della legge d'Amore perchè, con questo mezzo, possa fondere e
distruggere l'enorme strato di ghiaccio che circonda l'umanità.
O
cara umanità! O uomini che siete miei figli, uscite, uscite dai
legami nei quali il demonio vi ha incatenati fino ad oggi, con
la paura di un Padre che non è che Amore! Venite, avvicinatevi,
voi avete tutti il diritto di avvicinare vostro Padre, dilatate
i vostri cuori, pregate mio Figlio, perchè vi faccia conoscere
sempre meglio le mie Bontà verso di voi.
O
voi che siete prigionieri delle superstizioni e delle leggi
diaboliche, uscite da questa tirannica schiavitù e venite alla
Verità delle verità. Riconoscete Colui che vi ha creati e che
è vostro Padre. Non pretendete di usare dei vostri diritti
dando adorazione e omaggi a quelli che ci hanno trascinato a
condurre fin qui una via inutile, ma venite a Me, vi aspetto
tutti perchè tutti siete miei figli.
E
voi che siete nella vera Luce, dite loro quanto è dolce vivere
nella Verità! Dite ancora a quei cristiani, a quelle care
creature, miei figli, quanto è dolce pensare che c'è un Padre
che vede tutto, che sa tutto, che provvede a tutto, che è
infinitamente buono, che sa facilmente perdonare, che punisce
solo a malincuore e lentamente. Dite loro infine, che non voglio
abbandonarli nelle disgrazie della vita, soli senza meriti, che
vengano a Me: Io li aiuterò, alleggerirò il loro fardello,
addolcirò la loro vita così dura e li inebrierò del mio
paterno Amore, per renderli felici nel tempo e nell'eternità.
E
voi, figli Miei, che avendo perso la Fede, vivete nelle tenebre,
alzate gli occhi e vedrete dei raggi luminosi venire ad
illuminavi.
Io
sono il Sole che illumina, che scalda e che riscalda, guardate e
riconoscete che sono il vostro Creatore, il vostro Padre, il
vostro solo ed unico Dio. E' perchè vi amo che vengo a farMi
amare perchè siate tutti salvi.
Mi
rivolgo a tutti gli uomini del mondo inero facendo risuonare
questo appello del mio paterno Amore; questo Amore infinito, che
desidero farvi conoscere, è una realtà permanente.
Amate,
amate, amate sempre, ma fate anche amare questo Padre, perchè
fin da oggi Io possa mostrare a tutti il Padre più appassionato
d'Amore per voi.
E
voi, miei diletti figli, sacerdoti e monaci, io vi esorto a far
conoscere questo Amore paterno che nutro per gli uomini e per
voi in particolare. Voi siete tenuti a lavorare perchè la mia
Volontà si realizzi negli uomini e su di voi. Ebbene questa
Volontà è che Io sia conosciuto,
onorato ed amato. Non lasciate tanto tempo il mio
Amore inattivo, poichè sono assetato dal desiderio di essere
amato!
Ecco
il secolo privilegiato fra tutti: non lasciate passare questo
privilegio, nel timore che vi sia ritirato! Le anime hanno
bisogno di certi tocchi divini e il tempo urge; non abbiate
timore di nulla, sono il Padre vostro; vi aiuterò nei vostri
sforzi e nel vostro lavoro. Vi sosterrò sempre e vi farò
gustare, fin da quaggiù, la Pace e la Gioia dell'anima, facendo
portare frutti al vostro ministero e alle vostre opere di zelo:
dono inestimabile poichè l'anima che è nella Pace e nella
Gioia, già pregusta il cielo aspettando la ricompensa eterna.
Al
mio Vicario, il Sommo Pontefice, mio rappresentante sulla terra,
ho comunicato un'attrattiva tutta particolare per l'apostolato
delle missioni nei paesi lontani e soprattutto uno zelo
grandissimo per rendere mondiale la devozione al Sacro Cuore del
mio Figlio Gesù. Adesso gli affido l'Opera che questo stesso
Gesù è venuto a compiere sulla terra: glorificarMi facendoMi
conoscere quale Io sono, come sto dicendo rivolgendoMi a tutti
gli uomini, miei figli e mie creature.
Se
gli uomini sapessero penetrare il cuore di Gesù con tutti i
suoi desideri e la sua gloria, riconoscerebbero che il suo
desiderio più ardente è di glorificare il Padre, Colui che
l'ha inviato e soprattutto di non lasciarGli una gloria
diminuita, come è stato fatto fino ad oggi, ma una gloria
totale come l'uomo può e deve darMela, come Padre e Creatore, e
ancora di più come Autore della loro Redenzione!
Io
gli domando ciò che egli può darMi: la sua confidenza, il suo
amore e la sua riconoscenza. Non è perchè ho bisogno della mia
creatura o delle sue adorazioni che desidero essere conosciuto,
onorato ed amato; è unicamente per salvarla e per
farla partecipe della mia Gloria che Io Mi abbasso fino a lei. E
ancora perchè la mia Bontà, il mio Amore si accorgono che gli
esseri che ho tratto dal nulla e adottato come veri figli,
stanno cadendo in gran numero nell'infelicità eterna con i
demoni, venendo così meno allo scopo della loro creazione e
perdendo il loro tempo e la loro eternità!
Se
desidero qualcosa, soprattutto nel momento attuale, è
unicamente un maggior fervore da parte dei giusti, una grande
felicità per la conversione dei peccatori, una conversione
sincera e perseverante, il ritorno dei figli prodighi alla Casa
paterna, in particolare dei Giudei e di tutti gli altri che sono
anche mie creature e miei figli, come scismatici, gli eretici, i
frammassoni, i povei infedeli, i sacrileghi e le sette diverse e
segrete; che volente o nolente, tutto questo mondo sappia che c'è
un Dio ed un Creatore. Questo Dio, che parlerà doppiamente alla
loro ignoranza, è loro sconosciuto; non sanno che Io sono il
Padre loro.
CredeteMi,
coi che Mi ascoltate leggendo queste parole: se tutti gli uomini
che sono lontani dalla nostra Chiesa cattolica, sentissero
parlare di questo Padre che li ama, che è loro Creatore e loro
Dio, di questo Padre che desidera dare loro la vita eterna, una
gran parte di questi uomini, anche tra i più ostinati, verrebbe
a questo Padre del quale avrete loro parlato.
Se
non potete andare direttamente a parlare loro così, cercate dei
mezzi, mille maniere dirette o indirette, mettetele in opera,
con un vero spirito di discepoli e un grande fervore; vi
prometto che i vostri sforzi saranno presto, per una particolare
grazia, coronati di grandi successi. Fatevi apostoli della Mia
Bontà paterna e, per lo zelo che Io darò a tutti voi, sarete
forti e potenti sulle anime.
Sarò
sempre accanto a voi ed in voi: se voi siete due a parlare, Io
sarò tra voi due; se siete più numerosi Io sarò in mezzo a
voi; così direte ciò che Io vi ispirerò e metterò nei vostri
ascoltatori le disposizioni volute; così tutti gli uomini
saranno conquistati dall'Amore e salvati per tutta l'eternità.
Quanto
ai mezzi per onorarMi come Io desidero, non vi chiedo altro che
una grande confidenza. Non crediate che aspetti da voi austerità,
delle mortificazioni, che voglia farvi camminare a piedi scalzi
o prostrare il viso nella polvere, farvi coprire di cenere ecc.
... No, no! Voglio e Mi è caro che abbiate con Me il vostro
atteggiamento di figli, con la semplicità e la fiducia in Me!
Con
voi, Mi farò tutto a tutti come il Padre più tenero e più
amoroso. Familiarizzerò con tutti voi, donandoMi a tutti,
facendoMi piccolo per farvi diventare grandi per l'eternità.
La
maggior parte degli increduli, degli empi e delle diverse
comunità restano nella loro malvagità ed incredulità perchè
credono che Io chieda loro l'impossibile, che devono
sottomettersi ai miei ordini, come degli schiavi sotto un
padrone tiranno, che rimane avvolto nella sua potenza e resta
nel suo orgoglio, distante dai suoi sudditi, per costringerli al
rispetto e alla devozione. No, no, figli miei! Io so farMi
piccolo mille volte di più di quanto voi non supponete.
Tuttavia
ciò che esigo è l'osservanza fedele dei Comandamenti che ho
dato alla mia Chiesa perchè siate delle creature ragionevoli e
non assomigliate agli animali per la vostra indisciplina e le
vostre cattive tendenze, perchè infine possiate conservare
questo tesoro che è la vostra anima e che vi ho donato nella
piena bellezza divina della quale l'ho rivestita!
Poi
fate - così come Io desidero - ciò che vi ho già fissato per
onorarMi con un culto speciale. Che ciò vi faccia capire la mia
volontà di darvi molto e di farvi partecipare in larga misura
alla mia potenza e alla mia gloria, unicamente per rendervi
felici e salvarvi, per manifestarvi il mio unico desiderio di
amarvi e di essere in cambio amato da voi. Se mi amerete di un
amore filiale e fiducioso, porterete anche un rispetto
pieno d'amore e di sottomissione alla mia Chiesa ad i miei
rappresentanti. Non un rispetto come quello che avete adesso e
che vi tiene a distanza da Me perchè vi spavento; questo falso
rispetto che avete ora è una ingiustizia che fate alla
Giustizia, è una ferita alla parte più sensibile del mio
Cuore, è una dimenticanza, un disprezzo del mio Amore paterno
verso di voi.
Ciò
che maggiormente Mi ha afflitto nel mio popolo di Israele e che
Mi affligge ancora nell'umanità attuale, è questo rispetto mal
concepito verso di Me. Il nemico degli uomini se ne è infatti
servito per farli cadere nell'idolatria e negli scismi. Se ne
serve ancora e se ne servirà sempre contro di voi, per
allontanarvi dalla Verità, dalla mia Chiesa e da Me.
Ah,
non lasciatevi più trascinare dal nemico, credete alla Verità
che vi sta rivelando e camminate nella Luce di questa Verità.
Voi
figli miei, che vi trovate al di fuori della Chiesa cattolica,
sappiate che non siete esclusi dal mio Amore paterno. Vi rivolgo
un tenero appello, poichè anche voi siete figli miei. Se siete
vissuti finora nelle insidie che vi tendeva il demonio,
riconoscete che vi ha ingannati, venite a Me, vostro Padre ed Io
vi accoglierò con Gioia ed Amore!
Anche
voi che non conoscete nessun'altra religione che quella in cui
siete nati e questa religione non è la vera, aprite gli occhi:
ecco il Padre vostro, Colui che vi ha creati e che vuole
salvarvi. Vengo a voi per portarvi la Verità e con essa la
Salvezza. Vedo che Mi ignorate e che non sapete che nient'altro
desidero da voi se non che Mi conosciate come Padre e
Creatore e anche come Salvatore. E' per questa ignoranza che non
potete amarMi; sappiate dunque che non vi sono tanto lontano
come voi credete.
Come
potrei lasciarvi soli dopo avervi creati ed adottati col mio
Amore? Vi seguo ovunque, vi proteggo in tutto, perchè tutto
diventi una constatazione della mia grande liberalità verso di
voi, malgrado voi dimentichiate le mie infinite bontà,
cosa che vi fa dire: "E' la natura che ci fornisce tutto,
che ci fa vivere e che ci fa morire". Ecco il tempo di Grazia
e di Luce! Riconoscete dunque, che Io sono il solo vero Dio!
Per
darvi la vera felicità in questa vita e nell'altra, desidero
che facciate ciò che vi propongo in questa Luce. Il tempo è
propizio, non lasciate fuggire l'Amore che si offre al vostro
cuore in maniera cos' tangibile. A tutti chiedo come mezzo di
ascoltare la Santa Messa secondo la liturgia: questo mi è molto
gradito! Dopo, con il tempo, vi dirò altre piccole preghiere,
ma non voglio sovraccaricarvi! L'essenziale sarà onorarMi come
vi ho detto, stabilendo una Festa in mio onore e servendoMi con
la semplicità dei veri figli di Dio vostro Padre,
Creatore e Salvatore del genere umano.
Ecco
un'altra testimonianza del mio Amore paterno verso gli uomini:
figli miei non dirò tutta la grandezza del mio Amore
infinito, poichè basta aprire i libri santi, guardare il
Crocifisso, il Tabernacolo e il Santissimo Sacramento, perchè
possiate capire a qual punto vi ho amati!
Tuttavia,
per farvi conoscere la necessità nella quale siete di
soddisfare la Mia volontà su voi e perchè Io sia d'ora in
avanti più conosciuto e meglio amato, voglio segnalarvi, prima
di terminare queste poche parole che non sono che la base della
mia opera d'Amore tra gli uomini, alcune delle innumerevoli
prove del mio Amore verso di voi! Finchè l'uomo non è nella
Verità, non prova affatto la Vera Libertà: credete di essere
nella gioia, nella pace, voi, miei figli che siete al di
fuori della vera Legge per la cui obbedienza vi ho creati, ma in
fondo al vostro cuore sentite che in voi non c'è, nè la
vera Pace, nè la vera Gioia e che non siete nella Vera Libertà
di Colui che vi ha creati e che è vostro Dio, vostro Padre!
Ma
voi, che siete nella Vera Legge o meglio che avete promesso di
seguire questa Legge che vi ho data per assicurarvi la vostra
Salvezza, ecco che siete stati condotti al male dal vizio.
Vi siete allontanati dalla Legge con la vostra condotta
malvagia. Credete di essere felici? No. Lasciate che vi
dica che non sarete mai nella Vera Libertà, nè nella Vera
felicità, finchè non mi riconoscerete come Padre e non vi
sottometterete al mio giogo, per essere dei veri figli di Dio
vostro Padre! Perchè? Perchè vi ho creati per un sol fine che
è quello di conoscerMi,
di amarMi e di servirMi, come il
bambino semplice e fiducioso serve suo padre!
Un
tempo, nell'Antico testamento, gli uomini si comportavano come
degli animali, non conservavano nessun segno che indicasse la
loro dignità di figli di Dio loro Padre. Così per far loro
conoscere che volevo elevarli alla grande dignità di figli di
Dio, dovetti mostrarMi di una severità talvolta spaventosa. Più
tardi, quando ne vidi alcuni abbastanza ragionevoli per capire
finalmente che bisognava stabilire qualche differenza tra loro e
gli animali, allora cominciai a colmarli di benefici, a
concedere loro la vittoria su quelli che non avrebbero ancora
saputo riconoscere e conservare la loro dignità. E siccome il
loro numero aumentava, ho mandato loro mio Figlio, ornato di
tutte le perfezioni divine, poichè era il Figlio di un Dio
perfetto. E' lui che ha tracciato loro le vie della perfezione,
per Lui vi ho adottati nel mio Amore infinito, come dei veri
figli e dopo, non vi ho più chiamati con il semplice nome di
"creature" ma con nome di "figli".
Vi
ho rivestiti del vero Spirito della Nuova Legge che vi distingue
non soltanto dagli animali, come gli uomini dell'antica legge,
ma vi innalza al di sopra di quegli uomini dell'Antico
Testamento. Vi ho elevati tutti alla dignità di figli di Dio, sì,
voi siete miei figli e dovete dirMi che Io sono vostro Padre;
ma abbiate fiducia in Me come figli, poichè senza questa
fiducia non avrete mai la vera libertà.
Tutto
ciò che vi dico è perchè riconosciate che Io vengo per questa
Opera d'Amore, per aiutarvi potentemente a scrollare la tirannica
servitù che imprigiona la vostra anima e farvi gustare la vera
libertà donde proviene la vera felicità, in confronto della
quale tutte le gioie della terra non sono nulla. Elevatevi tutti
verso questa dignità di figli di Dio e sappiate rispettare la
vostra grandezza, ed Io sarò più che mai vostro Padre, il più
amabile ed il più misericordioso.
Sono
venuto per portare la Pace con questa Opera d'Amore. Se
qualcuno Mi onora e si affida a Me, farò scendere su di lui un
raggio di pace in tutte le sue avversità, in tutti i suoi
turbamenti, nelle sue sofferenze e nelle sue afflizioni di ogni
genere, soprattutto se Mi invoca e Mi ama come suo Padre. Se le
famiglie Mi onorano e Mi amano come loro Padre, Io darò loro la
mia Pace e con essa la mia Provvidenza. Se i lavoratori, gli
industriali e gli altri diversi artigiani Mi invocano e Mi
onorano, Io donerò loro la mia Pace, la mia Forza, mi mostrerò
Padre buono e misericordioso. Se in ogni società cristiana Mi
si invoca e Mi si onora, Io darò la mia Pace, Mi mostrerò
Padre amorosissimo e con la mia potenza assicurerò la salvezza
eterna delle anime.
Se
tutta l'umanità Mi invoca e Mi onora farò scendere su tutta
l'umanità lo Spirito di Pace come una rugiada benefica.
Se
tutte le nazioni, come tali, Mi invocano e Mi onorano non
ci saranno mai più discordie, nè guerre, perchè Io sono il
Dio della Pace e là dove sono Io non sarà la guerra.
Volete
avere la vittoria sul vostro nemico? InvocateMi e trionferete
vittoriosamente su di lui.
Infine
voi sapete che posso tutto con la mia Potenza. Ebbene questa
Potenza la offro a tutti, perchè ve ne serviate per il tempo e
per l'eternità. Mi mostrerò sempre vostro Padre, purchè voi
vi mostriate miei figli.
Che
cosa desidero con questa Opera d'Amore, se non trovare dei cuori
che possano capirMi?
Sono
la Santità di cui possiedo la perfezione e la pienezza e vi
dono questa Santità - della quale sono l'Autore - attraverso il
mio Spirito Santo e la instauro nelle vostre anime con i meriti
di mio Figlio.
E'
mediante mio Figlio che lo Spirito Santo che vengo verso di voi,
in voi, ed in voi cerco il mio riposo.
Per
certe anime queste parole: "vengo in voi", sembreranno
un mistero, ma non c'è mistero! Poichè dopo che ebbi ordinato
a mio Figlio di istituire la Santa Eucarestia, Mi sono proposto
di venire in voi tutte le volte che ricevete la Santa Ostia!
Certo,
niente Mi impediva di venire a voi anche prima dell'Eucarestia,
poichè niente Mi è impossibile! Ma ricevere questo Sacramento
è un'azione facile da capire e che vi spiega come Io vengo in
voi!
Quando
sono in voi, vi dò più agevolmente ciò che possiedo,
purchè Me lo domandiate.
Con
questo Sacramento vi unite a Me intimamente ed è in questa
intimità che l'effusione del mio Amore fa riversare nella
vostra anima la Santità che possiedo.
Vi
inondo del mio Amore, allora non dovete che chiederMi le virtù
e la perfezione di cui avete bisogno, e siate sicuri che in
questi momenti di riposo di Dio nel cuore della sua creatura
niente sarà rifiutato.
Dal
momento che capite il luogo del mio riposo, non vorrete darmelo? Sono
vostro Padre e vostro Dio, oserete rifiutarMi questo? Ah, non
fateMi soffrire con la vostra crudeltà verso un Padre che vi
chiede questa solo grazia per Lui.
Prima
di finire questo messaggio, voglio esprimere un desiderio ad un
certo numero di anime consacrate al mio servizio. Queste anime
siete voi, sacerdoti, religiosi e religiose. Siete votati al mio
servizio, sia nella contemplazione, sia nelle opere di carità e
di apostolato. Da parte mia, è un privilegio della mia Bontà;
dalla vostra e la fedeltà alla vocazione con la
vostra buona volontà.
Questo
è il mio desiderio: voi che capite più facilmente ciò che
aspetto dall'umanità, pregateMi, perchè Io possa realizzare
l'opera del Mio Amore in tutte le anime. Voi sapete tutte le
difficoltà che occorre superare per conquistare
un'anima! Ebbene, ecco il mezzo
efficace che vi renderà facile guadagnare una grande
moltitudine: questo mezzo è precisamente farMi
conoscere, amare, onorare dagli uomini.
Innanzi
tutto, desidero che siate voi a cominciare per primi. Che gioia,
per Me, entrare in primo luogo nelle case dei sacerdoti,
religiosi e religiose!.
Che
gioia trovarMi, come Padre, tra i figli del mio Amore! Con voi,
miei intimi, converserò come con degli amici! Sarò, per voi,
il più discreto dei confidenti! Sarò il vostro tutto, che vi
basterà per tutto! Sarò soprattutto il Padre che accoglie i
vostri desideri, colmandovi del suo Amore, dei suoi benefici,
della sua universale tenerezza.
Non
rifiutateMi questa gioia che desidero godere tra voi!
Ve
la renderò al centuplo e, poichè voi Mi onorerete, anche Io vi
onorerò preparandovi una grande gloria nel mio Regno! Sono la
Luce delle luci: là dove Essa penetrerà, ci sarà la vita, il
pane e la felicità. Questa Luce illuminerà il pellegrino, lo
scettico, l'ignorante; vi illuminerà tutti, o uomini che vivete
in questo mondo pieno di tenebre e di vizi; se non aveste la mia
Luce, cadreste nell'abisso della morte eterna!
Questa
Luce, infine, illuminerà le strade che conducono alla vera
Chiesa cattolica, per i suoi poveri figli che sono ancora
vittime delle superstizioni. Mi mostrerò Padre di coloro che
soffrono di più sulla terra, i poveri lebbrosi!
Mi
mostrerò il Padre di tutti quegli uomini che sono abbandonati,
esclusi da ogni società umana. Mi mostrerò il Padre degli
afflitti, il Padre dei malati, soprattutto degli agonizzanti. Mi
mostrerò il Padre di tutte le famiglie, degli orfani, delle
vedove, dei prigionieri, degli operai e della gioventù
Mi
mostrerò Padre in tutti i bisogni. Infine, Mi mostrerò il
Padre dei re, delle loro nazioni. E tutti sentirete le Mie Bontà,
tutti voi sentirete la mia Protezione e tutti voi vedrete ma mia
Potenza!
La
Mia paterna e divina Benedizione a tutti, Amen!
Particolarmente
al mio figlio e Rappresentante, Amen!
Particolarmente
al mio figlio Vescovo, Amen!
Particolarmente
al mio figlio, tuo Padre Spirituale, Amen!
Particolarmente
alle mie figlie, le tue Madri, Amen!
A
tutta la Congregazione del mio Amore, Amen!
A
tutta la Chiesa e a tutto il Clero, Amen!
Benedizione
tutta speciale alla Chiesa del Purgatorio, Amen!
Amen!
PREGHIERA
DI MADRE EUGENIA AL PADRE:
Per
Ipsum, cum Ipso et in Ipso
DIO
E' MIO PADRE
Padre
mio che sei nei cieli, com'è dolce e soave il saper che Tu sei
mio Padre e che io sono figlio Tuo.
E'
soprattutto quando è cupo il cielo dell'anima mia e più
pesante la mia croce, che sento il bisogno di ripeterTi: Padre
credo al Tuo Amore per me!
Sì,
credo che Tu mi sei Padre ogni momento della vita e che io sono
Tuo figlio!
Credo,
che mi ami con Amore infinito!
Credo,
che vegli giorno e notte su di me e neppure un capello cade
dalla mia testa senza il Tuo permesso!
Credo
che, infinitamente Sapiente, sai meglio di me ciò che mi è
utile.
Credo
che, infinitamente Potente, puoi trarre il bene anche dal male.
Credo
che, infinitamente Buono, far servir tutto a vantaggio di quelli
che Ti amano; ed anche sotto le mani che percuotono, io bacio la
Tua mano che guarisce!
Credo
...., ma aumenta in me la fede, la Speranza e la Carità!
Insegnami
ad aver sempre il Tuo Amore come guida in ogni evento della mia
vita.
Insegnami
ad abbandonarmi a Te a guisa di un bimbo nelle braccia della
mamma.
Padre,
Tu sai tutto, Tu vedi tutto, Tu mi conosci meglio di quanto io
mi conosca: Tu puoi tutto e Tu mi ami!
Padre
mio, poichè Tu vuoi che ricorriamo sempre a Te, eccomi con
fiducia a chiederTi, con Gesù e Maria ....... (chiedere la
grazia desiderata).
Per
questa intenzione, unendomi ai loro Sacratissimi Cuori Ti offro
tutte le mie preghiere, i miei sacrifici e le mortificazioni,
tutte le mie azioni ed una maggiore fedeltà al mio dovere (1).
Dammi
la Luce, la Grazia e la Forza dello Spirito Santo.
Confermami
in questo Spirito in modo ch'io non abbia mai a perderLo, nè a
contristarLo nè ad affievolirLo in me.
Padre
mio, è in nome di Gesù, Tuo Figlio, che Te lo domando! E Tu, o
Gesù, apri il Tuo cuore e mettivi il mio, e con quello di Maria
offrilo al nostro Divin Padre!
........
Ottienimi la grazia di cui ho bisogno!
Padre
Divino, chiama a Te gli uomini tutti. Il mondo intero proclami
la Tua Paterna Bontà e la Tua Divina Misericordia!
Siimi
tenero Padre, e proteggimi ovunque come la pupilla del Tuo
occhio. Fa' che io sia sempre degno figlio Tuo: abbi pietà di
me!
Padre
Divino, dolce speranza delle anime nostre,
Sii
conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini!
Padre
Divino, bontà infinita, che s'effonde su tutti i popoli.
Sii
conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini!
Padre
Divino, rugiada benefica dell'umanità.
Sii
conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini!
(1)
Se si recita questa preghiera come Novena aggiungere: "Ti
prometto di essere più generoso, specialmente in questi nove
giorni, in tale circostanza ....... con quella persona
......."
Indulgenza
parziale
Mons.
Girard
Vicario
Apostolico
Cairo
(Egitto) 9 Ottobre 1935
Jean
Card. Verdier
Arcivescovo
di Parigi
8
Maggio 1936.
Padre
mio, Padre buono, a Te mi offro a Te mi dono per
la Tua Gloria!
PREGHIERA
ALLA SANTISSIMA TRINITA'
Santissima
TRINITà, divina realtà nell'Unità di una sola sostanza e
nella triplice diversità delle Persone del PADRE, del FIGLIO
nello SPIRITO SANTO, io Ti adoro nella nullità del mio essere,
ricco solo del dono della vita da Te a me elargito. In questo
atto di adorazione intendo raccogliere tutte le voci delle Tue
creature e farne con la mia una sola. Sono le voci della Tua
Voce, che nel calice del mio Amore desidero raccogliere, perché,
unita all'Unigenito, che, quale Uomo-Dio, ha reso la lode
perfetta nell'obbedienza amorosa alla divina Volontà, possa, più
largamente possibile, offrire la mia partecipazione, oggi nel
tempo e domani nell'Eternità.
Madre
Eugenia Elisabetta Ravasio
BENEDIZIONE
Che
il PADRE, GESù e lo SPIRITO SANTO
Ci benedica,
Ci
protegga,
Ci
illumini, e
Ci
guidi,
Ci
fortifichi, e
Ci
santifichi
Cum
Maria, Matre Jesu. Amen.
Madre
Eugenia Elisabetta Ravasio
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