PRIMO PIANO:
SALA 1 - DON BOSCO E LA SUA VITA
Si trovano vetrofanie che ricordano Mamma Margherita, il sogno dei 9 anni di Giovannino, San Giovanni Bosco, San Domenico Savio, un confronto tra Valdocco nel 1864 (posa della prima pietra della Basilica) e nel 2001.
la Sala 1 con computer e plastici
Due plastici, in mezzo alla sala, mostrano la realtà di Valdocco nel 1846 (quando Don Bosco affitta la casa del signor Pinardi e usa la tettoia come cappella) e lo sviluppo negli anni 1852-1859 (con la costruzione quindi della Chiesa di San Francesco di
Sales).
la Sala 1 con computer e plastici
Al centro della sala si trova un computer "touch-screen", cioè azionabile con il semplice tocco delle dita.
Dopo aver scelto la lingua desiderata, si possono approfondire vari contenuti della figura di Don Bosco:
* L'itinerario Spirituale
* L'Oratorio
* Il Sistema Educativo
* La Spiritualità
* La Santità Salesiana
* I successori di Don Bosco
SALA 2 - DON BOSCO NEL MONDO
Particolare
di uno dei due plastici
Oltre alle vetrofanie con foto del Santo, in mezzo ai suoi giovani, allo scrittoio, e ai primi missionari salesiani, ci sono due plastici che seguono lo sviluppo di Valdocco dal 1868 (anno di conclusione della Basilica) fino ai giorni nostri.
la
Sala 2 con computer e plastici
Anche qui troviamo un computer "touch-screen", con i seguenti argomenti:
* Ambiti d'impegno dei Salesiani
* I Salesiani nel Mondo
* La Famiglia Salesiana
* Visita virtuale alle Camerette
* Visita virtuale alle tre Chiese
SALA 3 - FILMATO DI 7 MINUTI (445 MB! )
Sala
del filmato
In questa sala si può assistere alla proiezione di un breve filmato introduttivo, che serve da preparazione alla visita del Secondo Piano, cioè alle "Camerette" vere e proprie.
Salendo al secondo piano, sulle pareti, ci sono due quadri del pittore Giuseppe
Crida:
* Don Bosco con Mamma Margherita ed il cane Grigio
* Don Bosco consegna le Costituzioni a Madre Mazzarello
SECONDO PIANO:
LA CAMERA-STUDIO di DON BOSCO (1853-1861)
Venne costruita nel 1853 e, fin da questa data fu stanza e, allo stesso tempo, studio di Don Bosco. Vogliamo ricordare gli episodi più importanti che qui hanno avuto luogo.
Il 26 gennaio 1854 don Bosco raduna in questa stanza i giovani
Rua, Cagliero, Rocchietti, Artiglia, e dice loro: «Con l'aiuto di Dio, vi invito a formare con me una Società. Ci chiameremo Salesiani». Risuona qui, per la prima volta, questa parola «Salesiani»
(MB 5,9).
Il
cartello originario, smarrito durante i lavori del 1929
venne
ricostruito grazie a delle foto
29 ottobre 1854. In questa stanza, passando dalla porta che dà sul ballatoio (era l'unica porta d'ingresso!) entra Domenico Savio con suo papà. La prima cosa che vede è quel cartello: «Da mihi animas caetera
tolle». Don Bosco l'aiuta a capire quello che è il motto della sua prima Messa: «Dammi le anime, prenditi tutto il resto». Domenico, serio, commenta: «Ho capito. Qui non c'è commercio di denaro, ma di anime. Spero che anche la mia anima farà parte di questo commercio».
25 marzo 1855. Il chierico Michele Rua (ha la veste nera da tre anni) si inginocchia su questo pavimento, e davanti a don Bosco pronuncia i voti di povertà, castità, obbedienza. È il primo salesiano. Alcune vecchie mattonelle di quel primo pavimento sono conservate nell'angolo destro.
L'angolo
dove Don Bosco scrisse
le
prime Regole dei salesiani
Qui Don Bosco ha pure scritto le prime Regole dei Salesiani, e il fulmine che scese dal camino, sbatacchiando il suo letto e rovesciando il tavolino, macchiò tutto il primo manoscritto.
Nel 1861 l'edificio fu raddoppiato verso est. La stanza di don Bosco fu trasferita a est. La seconda rimase ufficio del suo segretario e saletta di ricevimento per tutti quelli (erano sempre più numerosi) che volevano parlare con don Bosco. Tra i
fatti capitati tra l'una e l'altra stanza ne ricordiamo uno.
LA VOCAZIONE DEL CONTE CAYS (vedi MB 13, cap. 18).
Si era sposato nel 1837, aveva un figlio, era stato due volte deputato dal 1857 al 1860. Era stato amico intimo dei re Carlo Alberto e Vittorio Emanuele
II, che aveva ospitato nel suo castello di Caselette. Nel 1877, vedovo,cominciò a desiderare di diventare religioso, e precisamente salesiano.
Il 23 maggio 1877 il Conte era qui in anticamera e aspettava un colloquio con don Bosco per risolvere i suoi dubbi. Ed ecco entrare la signora Longhi, tenendo per mano la figlia Giuseppina di 11 anni, paralizzata al lato destro, sofferente di gravi svenimenti. Appena vide la sala così affollata, la signora voleva andarsene: «La mia bambina qui dentro sviene». Ma il Conte, gentilissimo, chiese a tutti il permesso di far passare per prima la signora. E dentro di sé pensò: «Se questa fanciulla uscirà da quella stanza guarita, vorrà dire che la Madonna mi vuole salesiano». Assistette alla scena dalla porta socchiusa.
La signora Lunghi narrò lacrimando la sua storia. Don Bosco la esortò ad aver fiducia nella Madonna, e disse alla bambina: «Adesso ti do la benedizione di Maria Ausiliatrice». Gliela diede e invitò la bimba a farsi il segno della croce. Lo fece, ma con la mano sinistra. «Non con la sinistra, con la destra si fa il segno di croce». E Giuseppina fece il segno della croce con la mano destra. Fuori di sé dalla gioia, la bambina si mise a gridare: «La Madonna mi ha guarita!». Il Conte non ebbe bisogno di altro. Entrò a sua volta e disse: «Se don Bosco mi accetta, io sono salesiano». Lo divenne alcuni mesi dopo.
Il divano che sta sul lato destro è stato per 20 anni il letto del beato Michele
Rua. Succeduto a don Bosco, e presone il posto in questa stanza, non volle mai un letto personale. Alla sera, il coadiutore Balestra distendeva due lenzuola su quel divano, ed esso gli serviva per dormire. Al mattino, le lenzuola venivano piegate, e il divano riprendeva la sua forma solita. Nel 1886, quando don Bosco aveva ormai solo più due anni di vita, furono costruite le ultime due stanze a sud, e un corridoio sul fondo che fu battezzato un po' pomposamente «galleria di don Bosco». Per intenderci, chiameremo quarta stanza quella in cui c'è l'altare, e quinta stanza quella dov'è collocato il letto in cui don Bosco morì.
L'ALTARE
L'altare
dell'ultima Messa di Don Bosco
E' una piccola cappella, in cui Don Bosco celebrava la Messa negli ultimi anni della sua vita.
Sopra l'altare c'è una piccola immagine dell'Ausiliatrice, ad opera del pittore Giuseppe Rollini.
Don Bosco celebrò qui la sua ultima Santa Messa, l'11 dicembre 1887.
Dopo questo giorno la Messa veniva celebrata dai suoi Salesiani, mentre egli stava a letto, con la porta aperta, e gli veniva portata la Comunione.
Nelle due vetrinette sono esposti paramenti e oggetti liturgici, calici, ostensori e il Messale, aperto nel giorno di Pasqua (per ricordare la nascita dell'Oratorio, il 12 aprile 1846).
IL CORRIDOIO
Il corridoio
Costruito appositamente per Don Bosco, che qui passeggiava e confessava i giovani.
Dalle grandi finestre, inoltre, poteva vedere le due realtà a lui più care: i ragazzi che giocavano in cortile e la Basilica di Maria Ausiliatrice.
Nella bacheca di mezzo, si trovano gli indumenti "da passeggio" del santo. Don Bosco è sempre stato un grande camminatore e un grande viaggiatore.
Al dì la del vetro, una piccola sala con un tavolo per le riunioni del primo Capitolo Superiore e il seggiolone dove venne posto Don Bosco morto, vestito con i sacri paramenti.
LA CAMERETTA DI DON BOSCO
Il
letto dove morì don Bosco
Sul letto che si vede qui sotto, Don Bosco visse i suoi ultimi giorni. Non fu una malattia, la sua. Fu lo spegnersi lento di una candela che si era consumata tutta. Nell'ultimo viaggio compiuto elemosinando in Francia, un celebre medico di Marsiglia, il dottor
Combai, l'aveva voluto visitare e gli aveva detto:
"Lei è un abito molto logoro. È stato indossato i giorni feriali e i giorni festivi.
Per conservarlo ancora, l'unico mezzo è metterlo in guardaroba.
Avrà capito che le consiglio il riposo assoluto".
"La ringrazio dottore - gli aveva risposto - ma è l'unica medicina che non posso prendere".
Morì all'alba del 31 gennaio 1888. Ai Salesiani che vegliavano attorno al suo letto mormorò nelle ultime ore:
"Vogliatevi bene come fratelli. Facciamo del bene a tutti, del male a nessuno...
Dite ai miei ragazzi che li aspetto tutti in paradiso".
La salma di Don Bosco fu visitata da decine di migliaia di persone, salesiani, suore, cooperatori, amici e tantissimi semplici fedeli della città di Torino e anche di fuori. La sensazione generale era:
"E' morto un santo che ha voluto tanto bene a Dio e ai giovani".
Il funerale poi fu un vero trionfo con un enorme concorso di popolo. Proprio in questa stanza, servendosi della tavoletta di legno, il 19 dicembre 1887 Don Bosco scrisse le sue ultime parole. Le scrisse sul retro bianco di alcune immaginette: brevissimi pensieri da mandare ai benefattori come segno di riconoscenzaLe ultime cinque frasi che scrisse, con grafia ormai quasi illeggibile, furono:
* "Chi salva l'anima, salva tutto. Chi perde l'anima, perde tutto".
* "Chi protegge i poveri, sarà largamente ricompensato al divin Tribunale".
* "Che grande ricompensa avremo di tutto il bene che facciamo in vita!".
* "Chi fa bene in vita, trova bene in morte".
* "In Paradiso si godono tutti i beni, in eterno".
LA STANZA DI DON BOSCO (1861-1887)
La stanza di don Bosco
Questa fu la stanza di Don Bosco tra il 1861 ed il 1887.
Sulla scrivania vennero scritte più di 20.000 lettere e molti libri, destinati all'istruzione dei giovani. Questo avveniva per lo più di notte, con la sola luce di una candela.
Dopo la sua morte, per 22 anni, fu l'ufficio e la camera da letto di Don Michele
Rua, suo primo successore.
La credenza a vetri conserva oggetti usati da Don Bosco: tazze, bicchieri, posate, la bottiglia d'acqua (perfettamente sigillata) che era sul comodino del Santo il giorno della morte.
In basso una scatola di nocciole: Avevano regalato un sacchetto di nocciole a don Bosco, ed egli ne aveva già distribuite parecchie il 13 dicembre 1885. Il 3 gennaio seguente erano nella sua camera 64 alunni del ginnasio, che avevano sentito una sua
conferenzina. Al termine mandò Giuseppe Grossani a prendere ciò che rimaneva del sacchetto, e cominciò a distribuire nocciole prima con una mano, poi con due. Era evidente che non sarebbero bastate per tutti. Grossani glielo fece osservare, e lui ridendo: «Hai paura di restare senza?». Bastarono per tutti.
LA ZONA ESPOSITIVA
foto
di don Bosco
** Il primo settore presenta tre quadri di Don Bosco e nove fotografie (scattate tra il 1861 ed il 1888).
i
libri scritti da don Bosco
** Il secondo, è incentrato sulla sua grande attività editoriale. Nella teca, si vedono fac-simili ed originali dei libri scritti dal Santo, con l'intenzione di diffondere sempre più il Vangelo a tutte le persone, e tutti i suoi scritti in copia anastatica.
Contratto
di lavoro firmato da don Bosco
** Nel 3° settore si può ammirare, su di una gigantografia uno dei primissimi contratti di lavoro della storia, datato 1852. E' firmato da quattro persone: datore di lavoro, il ragazzo, il padre del ragazzo e lo stesso Don Bosco.
le planimetrie
** Il 4° settore si focalizza sulle costruzioni, riporta planimetrie di Casa
Pinardi, San Francesco, Basilica di Maria Ausiliatrice. È presente il modellino del Rollini per la cupola della Basilica: i Salesiani missionari in Patagonia e l'aiuto di Maria Ausiliatrice nelle grandi battaglie della storia (Lepanto 1571 e Vienna 1683). Questa fu l'idea data da Don
Rua.
Statue
della Consolata e di San Francesco di Sales, dipinto, bozzetto del
Lorenzone
** Il quinto settore è caratterizzato dalla presenza di una statua della Vergine Consolata e una di San Francesco di
Sales; da un dipinto del santo a cui Don Bosco si ispira per il nome della sua giovane Congregazione; dal bozzetto del Lorenzone per la pala d'altare centrale della Basilica.
tunicella
diconale, foto dell'urna di don Bosco
** Nel sesto settore i pellegrini vedono la tunicella diaconale realizzata appositamente per la Beatificazione di Don Bosco. L'urna in legno dorato usata per la Beatificazione (1929) e la Canonizzazione (1934). Attualmente si trova nella chiesa inferiore di Colle Don Bosco e qui a Torino vi è una bella foto a ricordarla.
** L'ultima zona contiene oggetti fortemente simbolici, che rimandano ai capisaldi della pedagogia salesiana: un altare ad armadio (importanza dell'Eucarestia), il pulpito della chiesa di San Francesco (diffusione della Buona Novella), il confessionale (la confessione era la "chiave del regno dei Cieli") e la Cattedra della Buonanotte (il dialogo con i giovani basato su ragione, religione ed amorevolezza)
L'ALTARE DELL'ESTASI
Altare
dove don Bosco andò in estasi
per
una decina di minuti
Non è questo il suo posto originale. Era collocato nella stanza da letto di Don Bosco.
Quando non si sentiva di scendere a dire Messa nel Santuario, egli celebrava a questo altarino,
che poi si poteva chiudere come un armadio.
Nel dicembre 1878 gli servivano Messa a questo altare due ragazzi, Evasio Garrone e Giovanni Franchini (entrambi divennero poi salesiani).
All'elevazione videro Don Bosco con la faccia luminosa, mentre i suoi piedi si staccavano dalla predella e si sollevavano in alto.
Finita la Messa, mentre Don Bosco prendeva una tazza di caffè, Garrone, facendosi forza, domandò:
"Cosa aveva Don Bosco questa mattina? Era diventato alto alto...".
Don Bosco lo guardò sorridendo e gli disse: "Dai, prendi un po' di caffè anche tu". Così, nella massima semplicità, capitavano cose grandi nella casa di Don Bosco.
LA CAPPELLA PRIVATA
La
Cappella privata
In passato era una camerata per i ragazzi e, secondo alcune fonti, vi dormì anche Domenico Savio.
Il quadro dietro l'altare è del pittore Giuseppe Rollini: Don Bosco è in ginocchio davanti alla statua dell'Ausiliatrice.
Sullo sfondo, in bianco e nero, papa Pio IX consegna le Costituzioni Salesiane, da lui approvate nel 1874.
Sulle pareti laterali, dipinti di persone che ebbero contatti con Don Bosco: Mamma Margherita e Madre
Mazzarello, i Beati Filippo Rinaldi e Michele Rua, Francesco Besucco, Marianna Rua (madre di Michele); Don Borel ed il pittore Giuseppe Rollini.
ALCUNI OGGETTO DI DON BOSCO VISTI PIU' DA VICINO:
Mappamondo
che teneva sul
tavolo
divano su cui
scrisse
il seggiolone su cui fu adagiata
le ultime
parole
la salma di don
Bosco
lo
scrittoio pulpito
da cui dava
la buonanotte ai ragazzi