MASCHIO E FEMMINA LI CREO'
CIVILTÀ AL BIVIO
DISTRUGGERE IL SENSO PROFONDO DELLA RELAZIONE UOMO-DONNA, METTENDO SULLO STESSO PIANO ALTRI TIPI DI UNIONE SIGNIFICA MINARE ALLA BASE LA CONVIVENZA CIVILE. CALPESTARE IL DATO DI REALTÀ DEL MASCHILE E DEL FEMMINILE IN NOME DEL FALSO CONCETTO DELL'ORIENTAMENTO SESSUALE, VUOL DIRE APRIRE LA STRADA A UNA SOCIETÀ DELL'IMMAGINARIO, A UNA SOCIETÀ PERVERSA PERCHÉ NEGA LA VERITÀ DELL'UMANO E HA COME RISULTATO LA DISGREGAZIONE SOCIALE.
LA CANCELLAZIONE DELLA DIFFERENZA SESSUALE
Partiamo da questa domanda. La realtà della famiglia è forse diventata incerta? Tutti abbiamo la sensazione che la famiglia sia diventata più fragile, si sia quasi segmentata, parcellizzata. Eppure non è così. Non è incerta la famiglia, ma è la coppia che a causa di instabilità affettive, immaturità e incomprensioni che spesso sfociano in separazioni e divorzi, ha finito per rendere più fragile la famiglia. E questa situazione accresce il senso di solitudine dentro e fuori la famiglia. Talvolta assistiamo a mosaici relazionali che divergono in modo evidente dal senso autentico della famiglia, quella costituita da un uomo e da una donna impegnati nella vita matrimoniale e nell'educazione dei figli. Di fronte a questa perdita di senso è giusto esercitare la virtù del discernimento. È un desiderio di fare chiarezza che investe anche tante famiglie e tanti giovani. In Francia, in questi ultimi anni, si sono formati movimenti (come Manif pour tour) che hanno combattuto la pretesa di mettere sullo stesso piano matrimonio eterosessuale e nozze gay. Questo impegno mostra, soprattutto tra le giovani generazioni, una nuova determinazione: quella di non snaturare il senso stesso della famiglia, contrastando una deriva culturale che altrimenti apparirebbe irreversibile. Nella società attuale sono tante infatti le unioni affettive che vengono sbrigativamente definite "famiglia". E questo genera confusione e disorientamento. Siamo ancora sicuri di sapere di che cosa parliamo? Come è possibile applicare il concetto di famiglia a situazioni che si scostano in modo evidente dai fondamenti e dai principi familiari? Eppure sono tanti i sociologi che arrivano a qualificare questi mosaici relazionali come "famiglie". Ma noi dobbiamo dirlo con chiarezza. E’ ingiusto e inadeguato applicare questo termine a situazioni così diverse. È una forma di relativismo la pretesa di designare con questo unico vocabolo realtà che devono essere analizzate in modo differenziato. Le manipolazioni semantiche del linguaggio nascondono la volontà di rendere inintelligibili situazioni che in realtà non si vogliono prendere in considerazione, perché il peso del conformismo — specialmente da parte di alcuni sociologi — impedisce di pensare. E tutto ciò è tanto più evidente quando si pretende di ridefinire la coppia, il matrimonio e la famiglia a partire dall'omosessualità. Una consapevole manipolazione che non fa altro che aggiungere confusione nella già caotica concezione attuale di famiglia. Perché l'implicita conclusione di questo ragionamento è evidente: se a tutte le situazioni affettive può essere attribuito il termini di famiglia, questo vuol dire che la famiglia non esiste. Questa sconfitta del pensiero spinge addirittura alcuni sociologi a creare formule oscure, come "fare famiglia", per cercare di spiegare la molteplicità delle famiglie, lasciando credere per esempio che sia il bambino a "fare la famiglia". Questo vuol dire imporre ai bambini un peso simbolico che non possono avere. I figli infatti si iscrivono nella relazione scelta dagli adulti e sarà la qualità di questa relazione — fondata o meno sul matrimonio — a determinare la realtà della famiglia e della vita coniugale. Sono gli adulti che decidono con il matrimonio di dare un'identità alla famiglia, non i bambini. In altre parole non ci sono "famiglie" di conviventi, "famiglie" omosessuali o altri tipi di "famiglia", ma la famiglia è solo quella fondata sull'impegno nella vita coniugale di un uomo e di una donna che decidono di sposarsi. Quella relazione matrimoniale è la matrice della famiglia e il nido nel quale i bambini saranno poi chiamati alla vita. Quindi pensare che la famiglia arrivi soltanto con la nascita dei bambini è sbagliato. C'è invece una relazione matrimoniale che, da un lato fonda il legame coniugale, e dall'altro è relazione familiare in divenire. Non può quindi essere stabilito un paragone tra famiglia e altre situazioni parcellizzate che famiglia non sono. Anche quando si ricorre alla definizione di famiglia classica o tradizionale, ci si mette su una strada sbagliata, perché si finisce per ammettere, magari involontariamente, che esisterebbero nuovi tipi di famiglia. E invece non c'è niente di nuovo, queste situazioni sono sempre esistite. La novità è volerne fare dei modelli di riferimento, come se ciò che è accidentale potesse essere messo sullo stesso piano di ciò che è essenziale. Intendiamoci bene. Non si tratta di denigrare questo o quel tipo di unione affettiva. Ogni situazione individuale va rispettata e guardata con misericordia. Qui stiamo cercando di riflettere sui legami affettivi che stanno alla base della società. Quindi, in altre parole, a partire da quale forma di sessualità la società si organizza. La società attuale vuole compensare la perdita del senso del bene comune con una volontà consensuale che, invece di frenare la disgregazione sociale, la accentua, pretendendo che alcune situazioni particolari si trasformino in norme condivise di comportamento. L'organizzazione sociale non può che trarre vantaggi dall'essere chiara e coerente, fissando condizioni di base che assicurano la sua struttura portante. Quando la società non rispetta il dato simbolico sul quale si fonda, come nel caso della differenza sessuale, tutta la realtà della relazione tra uomo e donna non regge più. Quando si abbandona il dato simbolico, anche la realtà degli elementi rappresentati crolla. E questo spiega in parte perché sono molti i giovani angosciati dalla prospettiva di sposarsi. Questo sfaldamento è spesso favorito da pratiche perverse, per esempio quando si preferisce mettere da parte l'elaborazione per passare alla concretizzazione della pulsione, ossia il passaggio all'atto. Questo succede per esempio quando si pretende di formare una coppia molto rapidamente, senza neppure essere sposati. Sono tante le forme di confusione relazionale, per esempio la mono genitorialità pretesa per soddisfare un bisogno personale. Sono sempre di più le donne che desiderano un bambino da sole. E dal punto di vista psicanalitico questo vuol dire che la donna vuole un figlio dal suo stesso padre. Altra forma di confusione relazione è l'adagiarsi nell'omosessualità per "giocare" a fare il papà e la mamma, assicurandosi così un criterio di finta normalità. Qual è il risultato di tutto ciò ? Ci avviamo progressivamente verso una società "perversa", in un crescendo di confusione semantica e concettuale.
Tornando infatti alla parola famiglia, vediamo come sempre più frequentemente questo termine non possa e non debba essere applicato a tutte le situazioni affettive. E quindi si pretenda di inventare un nuovo linguaggio, un linguaggio più potente della realtà. E qui ci troviamo sul versante dell'immaginario piuttosto che su quello del sociale obiettivo. In questo immaginario, terribilmente reale, non siamo già dentro una confusione di sentimenti e di relazioni che sfociano molto spesso in forme di poliandria e di poligamia? l'immaginario collettivo è diventato padrone della società. Questa è la ragione per cui si creano movimenti sociali che chiedono "realismo" nel legiferare sulla relazione tra uomo e donna, ignorando tutto il complesso portato della psicologia della relazione. Ora nei movimenti ideologici attuali come quello del gender si separa il corpo, la materialità dell'esistenza umana, dalla costruzione mentale. Siamo in un nuovo, pericoloso idealismo. Nella dottrina del gender il corpo si ferma all'altezza della testa, il resto non esiste. Ossia ciò che esiste è ciò che noi abbiamo immaginato. Si cerca così di violare la realtà, si cerca di aggredire la realtà con costruzioni immaginarie che però fanno ammalare la persona e la società.
Da più di 40 anni sono psicoterapeuta e, dopo aver lavorato per molto tempo negli ospedali psichiatrici, ora svolgo privatamente la mia professione. Vedo che le psicopatologie sono cambiate, le personalità sono più destrutturate, non c'è più trasmissione del sapere. Troppe persone si lasciano guidare da queste leggi immaginarie che, dissolvendo l'umano, dissolvono la differenza sessuale. La situazione è estremamente grave. Questo pensiero perverso sorto nei Paesi occidentali sta contaminando anche l'Africa e l'Asia. Abbiamo accennato a nuove forme di poliandria e di poligamia determinate dalla successione delle separazioni e dei divorzi, dalle relazioni di convivenza, dall'aumento di coppie delle stesso sesso. Però non possiamo fermarci alla semplice constatazione sociologica che ci spingerebbe a ratificare l'esistente. Dobbiamo rifiutare la negligenza intellettuale e tentare una vera e propria analisi per definire le sfide. Sapere ciò che è fattibile e ciò che non lo è.
Chi pensa che tutte queste nuove forme di relazione affettiva rappresentino il futuro sbaglia di grosso. Non sono altro che modelli storicamente già conosciuti, prima che la Chiesa stabilisse che il matrimonio è fondato sull'amore e sulla responsabilità tra uomo e donna. Nella visione cristiana la vita erotica si concentra sul legame coniugale in un'unità che ricompone il tutto. Mentre nel pensiero pagano il piacere sessuale era separato dalla relazione matrimoniale. Oggi ci sono movimenti intellettuali che leggono nella relazione tra uomo e donna una sfida di potere, una concorrenza tra pari che annulla differenza e reciprocità. Saltando la differenza sessuale in nome della parità e trascurando la coniugalità, ossia il fatto di sapere coniugare i due sessi, la deriva è quasi scontata. Assistiamo così alla cancellazione della differenza sessuale sotto l'influenza da una parte di ciò che resta del femminismo autoritario, dall'altra dell'applicazione fuorviante di certa teoria del gender.
DALLA DIFFERENZA DEI SESSI ALLA DIFFERENZA DELLE SESSUALITA’
L'ideologia del gender, promossa anche per interessi politici, ci dice che la differenza dei sessi dovrebbe essere sostituita dalla differenza delle sessualità. La sessualità insomma deve abbandonare il dato biologico per essere letta in chiave di orientamento sessuale, secondo quanto appunto sostiene la teoria del gender che è oggi alla base di tante leggi nazionali e internazionali a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e a favore dell'adozione dei bambini in un contesto omosessuale. Sarebbe quindi discriminatorio — in questa prospettiva — non tener conto degli orientamenti sessuali e delle identità di genere. Le convenzioni nazionali e internazionali cercano di includere questi concetti, allargando in modo sempre più indifferenziato la possibilità di contrarre matrimonio. Alcuni Paesi, come il Canada e la Spagna, hanno cancellato dal loro codice civile le nozioni di uomo e di donna, di padre e di madre e le hanno sostituite con il termine partner; tutto questo per favorire il matrimonio civile e la genitorialità omosessuale. Quindi il matrimonio non sarebbe più riservato all'impegno di un uomo e di una donna, ma sarebbe disponibile anche per tutti coloro che vogliono unirsi in nome di un orientamento sessuale. Questo vuol dire che qualsiasi "caso affettivo" può essere non solo preso in considerazione ma anche legittimato. A questo punto è lecito chiedersi: per quanto tempo una visione così idealista, cioè così ignara della realtà oggettiva della differenza sessuale, potrà resistere? Quanto si potrà andare avanti con questo imbroglio? Nessun principio basato sull'orientamento sessuale — cioè sulle pulsioni elementari che sono le stesse vissute dal bambino nelle cosiddette fasi orale e anale — può costituire un'autentica identità sessuale. Magari fanno tendenza, magari rappresentano un desiderio. Ma non costruiscono la persona. Oggi abbiamo sostituito la nozione di desiderio con la nozione di orientamento sessuale, come se volessimo farne una struttura ontologica. Abbiamo però dimenticato che un desiderio è qualcosa di estremamente variabile, perché è la conseguenza più o meno immaginaria di pulsioni parziali che sono alla base dei primi movimenti. All'inizio il bambino è "cannibale", nella fase orale sarebbe pronto a divorare la mamma, ma poi progressivamente questa prima pulsione si elabora. L'adulto guarda all'altro non più per prenderne possesso, ma per imparare a comunicare con lui, per essere in comunione. La comunione ha sostituito il fatto di divorare.
«CHI PRETENDE DI RIORGANIZZARE LA RELAZIONE UOMODONNA A PARTIRE DALLA OMOSESSUALITÀ, COMPIE QUALCOSA DI ESTREMAMENTE PERICOLOSO; È COME SE IL FINE DELLA SESSUALITÀ FOSSE LA PULSIONE PRIMARIA E NON LA RELAZIONE CON L'ALTRO. UNA PRETESA DESTABILIZZANTE»
Chi pretende di riorganizzare la relazione uomo-donna a partire dall'omosessualità, cioè dalle pulsioni e dal desiderio, compie — da un punto di vista psicanalitico — qualcosa di estremamente pericoloso: è come se dovessimo restare sempre bambini, come se il fine della sessualità umana fosse la pulsione primaria e non — come dice Freud nella teoria della sessualità — la relazione con l'oggetto, ossia la relazione con l'altro. Una pretesa abbastanza strana se non fosse fuorviante e destabilizzante. Ma vorrei aggiungere un altro punto. Il bambino, maschio o femmina che sia — in natura non esiste altro — deve integrare progressivamente la sua identità sessuale, perché è solo grazie al nucleo rappresentato dall'identità sessuale che tutte le pulsioni primarie potranno essere integrate e poi trasformate in funzioni superiori. Come nel caso per esempio del cosiddetto "voyeurismo del bambino", che si trasformerà nel piacere di vedere delle belle cose, nel piacere di incontrare l'essere amato. Il voyeurismo pornografico su internet che fa si che adottiamo un comportamento infantile basato sul voyeurismo sessuale non ci spinge all'incontro, alla relazione, ma semplicemente a prendere possesso della sessualità dell'altro. Quindi è abbastanza strano sostenere che la coppia e la famiglia non devono più dipendere dalla differenza sessuale, mentre questa differenza sessuale sarebbe necessaria nella vita professionale sociale e politica, in nome di una parità solo formale, uno vale uno.
Si tratta di una contabilità un po' infantile, rimasta allo stadio della pubertà. I giovani adolescenti vivono spesso questa giustizia numerica contabile: tu hai questa cosa e anche io devo averla. Si tratta di una visione estremamente ingenua delle cose, ben lontana dal senso profondo della reciprocità. Anche in questo caso stiamo rovesciando il senso della realtà. Avendo la stessa competenza un uomo e una donna possono chiaramente esercitare lo stesso mestiere o avere le stesse responsabilità sociali e politiche; è inutile fare appello qui alla differenza sessuale, mentre quest'ultima è fondamentale nella definizione della coppia e della famiglia. Pensare che tutto tra uomo e donna debba essere impostato secondo una volontà egualitaria, rischia di portare a un'impasse e di aprire la strada ai conflitti. Allo stesso modo è fuorviante pensare a norme impostate sull'identità di genere capaci di regolare la vita di coppia e di famiglia. Qual è il problema? L'identità di genere è un concetto che deriva dalla teoria del gender. Di cosa si tratta? II genere descrive le differenze tra uomini e donne che sarebbero individui costruiti unicamente su un piano sociale. Ognuno si costruisce socialmente imparando quali sono i comportamenti, le attitudini, le attività considerate come appropriate al fatto di essere donna o uomo. Una costruzione soltanto culturale che fonda anche la nostra relazione con gli altri. Questo comportamento, totalmente costruito, costituisce l'identità del genere e determina il ruolo dei diversi generi e le relazioni tra di loro. E questo può cambiare chiaramente da un'epoca all'altra, da una società all'altra. Ci sono fattori come l'età, la razza, la religione la classe sociale e l'istruzione che influenzano il ruolo del genere. Il genere, il ruolo di genere, sono i fattori principali per la definizione e la determinazione dell'accesso al potere. In altre parole il maschile e il femminile — secondo questa teoria — sono realtà puramente culturali che si definiscono spesso in termini di potere, di rivalità e di concorrenza.
In una società democratica quindi, basata sull'uguaglianza, il potere dev'essere esercitato in modo paritario tra i generi. Le pari opportunità implicano che uomo e donna devono avere lo stesso statuto, gli stessi diritti e le stesse responsabilità. Apparentemente possiamo solo essere d'accordo sull'uguaglianza tra l'uomo e la donna che trova la sua origine nel racconto biblico della creazione (Genesi 1,27). Ma se esaminiamo da più vicino i diversi concetti della teoria del genere, quello dell'uguaglianza dev'essere messo in discussione quando viene confuso con la similitudine. La donna — in questa prospettiva — deve fare tutto quello che fa l'uomo e viceversa. La nozione di genere, lungi dall'essere evidente quando si dissocia l'identità sessuale del soggetto, dal suo corpo sessuato, privilegia un'identità di genere che è unicamente una costruzione sociale. Il maschile e il femminile non sarebbero quindi costitutivi di ogni persona, ma dipenderebbero unicamente da ruoli sociali attribuiti agli uni e agli altri. La confusione tra ruoli sociali che possono effettivamente variare e la personalità maschile o femminile arriva al suo estremo e porta alla migrazione della dimensione personale del soggetto. Pretendere quindi che esista un'identità di genere vuoi dire confondere la personalità personale e il ruolo sociale di questa personalità. Siamo di fronte a una questione epistemologica che si scontra con la realtà.
Analizzando meglio questo concetto si afferma anche la presenza di un genere neutro del quale farebbero parte tutti gli "stati intersessuati" che si basano sugli orientamenti sessuali, come l'omosessualità, il transessualismo, il travestitismo, e perché no la pederastia, l'esibizionismo, il voyeurismo ecc. ecc. Perché tutti questi sono parte della categoria degli orientamenti sessuali e quindi sarebbero tutti legittimi. Questa visione paritaria è falsamente egualitaria, è un approccio pericoloso e fuorviante delle relazioni tra uomini e donne. Distrugge tutta la simbolica della differenza sessuale e di conseguenza la relazione tra gli uomini e le donne. Distrugge anche la simbolica genitoriale del padre e della madre. Ecco perché tale idealismo non può durare a lungo. È in gioco la nostra stessa civiltà.
E’ POSSIBILE COSTRUIRE LA PROPRIA IDENTITA’?
Nella mente di coloro che hanno creato l'ideologia di genere come ideologia evolutiva dovremmo fare un passo in più, dovremmo abolire la differenza sessuale a beneficio dell'idea di una indeterminazione sessuale che favorita dal movimento "queer" movimento, attivo all'interno dei concetti di genere. Questa determinazione sessuale permetterebbe ad ognuno di costruire la propria identità secondo i suoi desideri. Se un giorno vogliamo essere uomini, perché no? Se invece un altro giorno vogliamo essere donne, perché no? Ognuno può scegliere secondo i suoi desideri.
Ma l'identità non è evidentemente una realtà che si può costruire, l'identità sessuale dell'uomo e della donna è una realtà che si riceve e che si integra nella vita psicologica della personalità che si svilupperà. In altre parole, l'identità sessuale è un dato di base col quale noi dobbiamo convivere. Si tratta di osservare per esempio la curiosità sessuale del bambino o dell'adolescente che dovrà poi integrare, dovrà accettare la "stranezza" del suo corpo per coincidere pienamente con se stesso. Quindi il bambino, e poi l'adolescente, devono prendere possesso del loro corpo, esserne i proprietari e integrarlo nella propria vita psicologica. Il problema del transessuale è quello di proiettare sul suo corpo una visione immaginaria — un uomo e pensa di essere una donna — e vuole vivere come una donna. Ma questa visione è immaginaria. È evidente che siamo di fronte a una persona che ha vissuto profonde difficoltà di integrazione con il suo corpo, e questo spesso per ragioni inconsce, perché talvolta ha vissuto una identificazione molto forte con sua madre o per altre ragioni che non possiamo qui approfondire. Non dobbiamo dimenticare — ed è una verità per noi tutti — che nelle prime fasi della crescita, il bambino immagina che ci sia un sesso unico, ed è quello della madre, perché tutti, uomini o donne, ci identifichiamo con la madre. Poi, grazie alla sua presenza, il padre ci rivela la nostra identità sessuale. È questa presenza che sosterrà il ragazzo nella sua mascolinità e, allo stesso modo, rivelerà la sua femminilità della bambina. Ecco perché il ruolo del padre è determinante, è lui che fa uscire il bambino dal sesso unico e dalla indeterminazione sessuale. Ed ecco perché, in una società che diviene sempre più femminilizzata, vediamo apparire movimenti sociali che rivendicano l'omosessualità. Perché, a livello psicanalitico, vogliamo identificarci in modo infantile con il sesso unico, con il sesso della madre, che rimanda ognuno di noi al narcisismo primario e fornisce l'illusione che ognuno sia autosufficiente. "Dato che la donna della vita è mia madre, perché cercare un'altra donna?". Questo è, in estrema sintesi, il ragionamento inconscio degli omosessuali maschili. E, allo stesso modo, dato che c'è una mancanza paterna, allora le lesbiche cercano di esercitare questo ruolo maschile nei confronti della propria madre, per proteggerla. Quindi, se dobbiamo porci delle domande, dobbiamo farlo più sul significato dell'identità sessuale, che sull'omosessualità. Dobbiamo sgomberare il campo da tanti luoghi comuni: l'omosessualità non ha nessuna origine genetica, biologica o neurologica. Ha prima di tutto un origine psicologica. Sono stati fatti molti esperimenti in questo senso, per esempio per vedere se ci fosse un origine ormonale.
Oggi sono numerose purtroppo le false ricerche sul tema. Si vanno per esempio ad indagare questioni di ordine biologico per dimostrare che l'omosessualità è naturale. Da un lato si dice che la differenza sessuale non è naturale, che l'uomo e la donna non sono realtà naturali, mentre l'omosessualità è naturale. E quindi è giusto appellarsi alla nozione di natura. È evidente che ci troviamo in piena contraddizione, con gravi problemi epistemologici che si sviluppano a questo riguardo e generano profonda confusione tra maschile e femminile.
IL RUOLO DEL PADRE E DELLA MADRE
Il bambino ha bisogno di una famiglia composta da un uomo e una donna. Il bambino ha bisogno dei suoi genitori. Il bambino non può diventare un soggetto e svilupparsi affettivamente se non confronta personalmente la differenza dei sessi nella vita familiare. Ha bisogno di esempi che esprimano la differenza sessuale. Questo è il principio della differenza sessuale. Per strutturare il suo desiderio, il bambino ha bisogno di ritrovarsi in questa differenza. Non è mai facile integrare la propria mascolinità o femminilità, ma sarà ancora più complicato questo processo se il bambino vive in un contesto omosessuale, con due persone dello stesso sesso divise artificialmente in genitori biologico, genitore sociale e genitore educativo. Questa divisione falsa crea a lungo termine una confusione nella psicologia del bambino e rende sfocate le sue rappresentazioni genitoriali. Ho visitato molti bambini che vivevano la bisessualità dei loro genitori e che, di conseguenza, avevano molti problemi. L'omosessualità si basa su una forma di sessualità che è estranea alla concezione e alla trasmissione della vita. Nell'omosessualità non si trasmette niente, non c'è alterità sessuale. Si tratta si una sessualità narcisista, di una sessualità allo specchio.
In questa situazione, come potrebbe il bambino essere riconosciuto e accettato per se stesso, come un altro soggetto? Rischia semplicemente di essere cercato come un sostegno per valorizzare e per rendere "normali" due adulti dello stesso sesso. Dopo aver dissociato il sesso dalla procreazione con la contraccezione e poi con l'inseminazione artificiale e altro ancora, ora si vuole separare il concepimento sessuale del bambino dalla differenza dei sessi. Presto arriveremo alla "macchina" per fare i bambini, per liberare il corpo della donna dall'arcaica schiavitù della gestazione. Stiamo rendendo disumana la procreazione perché stiamo rendendo disumana la sessualità, a partire dal momento in cui neghiamo la differenza sessuale. Il desiderio di un bambino concepito senza espressione sessuale, così come spesso viene rivendicato in contesti omosessuali, è una fantasia che si basa su un'altra fantasia che di fatto è una grave psicosi. Il desiderio asessuato del bambino che rimanda proprio alla problematica psichica dell'omosessualità. È solo nelle fiabe che i bambini sono concepiti senza l'intervento di un'espressione sessuale. "Si sposarono ed ebbero tanti bambini", ma non si sa come questi bambini nascano. Il rifiuto del sesso nel concepimento è il sintomo di una società che si lascia vincere dall'indifferenziazione sessuale.
SOLO L’UOMO E LA DONNA, GRAZIE ALLA LORO IDENTITA’ SONO CHIAMATI ALL’ALLEANZA
Il libro della Genesi e il Vangelo si aprono con la storia di un uomo e di una donna. Adamo ed Eva, Maria e Giuseppe. L'uomo e la donna esistono. Li abbiamo incontrati, non solo attraverso i nostri genitori ma anche attraverso l'evidenza dei due sessi come un fatto di realtà. Si tratta di dati oggettivi, reali, e anche se la psicologia dell'uno e dell'altro hanno un approccio talvolta ambiguo e incerto per accettare e integrare la differenza sessuale. Allo stesso tempo la loro relazione è arricchente, perché si offrono ciò che non trovano nelle loro reciproche solitudini. Ognuno forma un mondo, ed è proprio per il fatto che uomo e donna sono diversi che possono incontrarsi, associarsi e unirsi per accettare, nel legame matrimoniale, le tristezze e le felicità della vita. In altre parole, il legale coniugale, il matrimonio, è un legame fondamentale che struttura la società e le persone. La constatazione della realtà dell'esistenza dell'uomo e della donna ha già un senso in sé. Non ha bisogno di essere giustificata dal pensiero religioso perché si tratta di un fatto accessibile alla religione. Ma prende un'altra dimensione nella fede cristiana quando leggiamo nelle Scritture "all'inizio Dio crea l'uomo e la donna maschio e femmina li creò". Li creò a sua immagine, non solo sono rispettivamente l'immagine di Dio, ma loro relazione è a immagine di Dio. Nel pensiero ebraico l'essere umano diventa veramente intero solo nella relazione, nello sguardo dell'altro. Il desiderio di conoscere Dio passa quindi attraverso la relazione tra l'uomo e donna. Si tratta della capacità di trovare una alterità. Nel Vangelo troviamo incontri forti tra Gesù e le donne, perché questa relazione appare con la complementarietà dell'uno e dell'altro Gesù rivela il mistero della donna e la donna valorizza l'umanità del verbo di Dio, la parola fatta carne. Si tratta per esempio del dialogo tra Gesù e la samaritana. Adamo chiama Eva e la loro relazione passa dall'essere una relazione di oggetti, che potrebbe essere strumentalizzata, all'essere una relazione da soggetto a soggetto. Questa soggettivazione della relazione tra i sessi è un'operazione sottile della vita psichica e spirituale dell'adolescenza, quando la sessualità accede alla dimensione simbolica. Questo è il senso dell'altro e il desiderio di raggiungerlo sessualmente per esistere insieme nel godimento, per essere pienamente l'uno per l'altro. Magnifico mistero della comunione sessuale che Giovanni Paolo II chiamava il sacramento dello scambio dei corpi.
C'è una parte divina in una relazione amorosa. Non si tratta né di una relazione di seduzione, né di dipendenza, né di appagamento. Ma di una relazione fondata su un'alleanza che produce frutti. L'amore autentico è alleanza forte, irreversibile. Noi alimentiamo il nostro amore con la caritas, l'amore che viene da Dio. L'eros della coppia si alimenta della caritas per diventare agape, ossia comunione, come riferisce Papa Benedetto XVI nella sua enciclica "Caritas in veritate". L’unione sessuale tra gli sposi nutre e conforta il patto coniugale per farli esiste e per mettere in evidenza che sono stati uniti da Dio per la vita e non per la morte. Unendosi sessualmente, uomo e donna danno la vita l'uno all'altro, creando un corpo coniugale che non è la somma dei loro corpi sessuati, ma lo sviluppo di una dimensione nuova che si supera attraverso un corpo comune. Così disposti possono chiamare un altro alla vita perché si amano. È in questo modo che dobbiamo intendere l'affermazione "saranno una sola carne", perché questo esprime da un lato il loro corpo comune, la carne che viene dal corpo coniugale. Il bambino ha bisogno di quell'unità per costruire la propria unità psicologica e spirituale. L'amore coniugale è anche alleanza dei sessi, quindi non solo fertile ma anche fecondo. L'amore è una alleanza che modella la coniugalità. L'unione dei sessi ci pone nel cuore dell'alterità sessuale. L’amore di alleanza è anche generativo, perché fa esistere l'altro per se stesso e non per ottenere una rassicurazione, come nel caso dell'omosessualità.
In una prospettiva biblica il godimento sessuale è fedeltà all'altro, per onorarlo e farlo essere. Ti amo significa: non voglio che tu muoia. Amore vuol dire essere senza morte. E possiamo dirlo davvero, pienamente e autenticamente solo tra uomo e donna, solo una volta nella vita.
*Il testo è tratto della relazione tenuta alla "Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare" dal titolo `Maschio e femmina li creò", organizzata dall'Ufficio nazionale Cei per la famiglia, a Nocera Umbra dal 23 al 27 aprile 2014.
Articolo pubblicato sul mensile - Noi Genitori & figli - supplemento ad Avvenire del 25 Maggio 2014