MATRIMONIO E SACERDOZIO
Molte rassomiglianze ci sono fra matrimonio e sacerdozio, che a prima vista non appaiono; e l'Enciclica Casti Connubli di Pio XI non lascia di richiamarle.
Eccone qualcuna:
1. Quantunque non conferisca il carattere sacramentale, il matrimonio, come l'Ordine, costituisce dei « ministri» incaricati di conferire la grazia. Il sacerdote, nelle nozze, è solo un testimonio; non è il sacerdote che marita, ma sono i due sposi che si maritano e che, scambiando i due « sì », si conferiscono l'un l'altro un po' più di grazia divina. Dignità straordinaria.
2. Tutti e due, matrimonio e Ordine, dànno e mantengono la vita. L'Ordine, la vita soprannaturale; il matrimonio, la vita naturale. E il matrimonio non ha soltanto, come oggetto, di creare dei corpi, ma di forgiare delle anime, perchè la procreazione non è nulla se non è accompagnata dalla educazione. Tocca ai genitori infatti, presentare i loro figli al battesimo, prepararli, da parte loro alla prima comunione, contribuire alla loro formazione religiosa, aiutarli a mantenersi in grazia; che è un ministero il quale prepara, permette e affianca il ministero del sacerdote.
3. Tutti e due, matrimonio e Ordine, sono sacramenti « sociali », cioè non hanno unicamente nè principalmente come fine la santificazione personale di coloro che li ricevono; ma interessano il bene generale della comunità cristiana. Il sacerdote non è sacerdote per sè, ma per le pecorelle, che gli saranno affidate; è un inviato che deve occuparsi di quella parte del gregge che gli è stata determinata dal vescovo. Così i genitori non sono sposati soltanto per il loro bene proprio, ma anche per il bene dei figli che nasceranno.
Se i sacerdoti diminuiscono, quale detrimento per l'avvenire spirituale della società! Se il matrimonio manca di adepti, o di adepti decisi di addossarsene i doveri, quale detrimento per l'avvenire temporale della società!
4. Come il sacerdote, anche coloro che hanno ricevuto il sacramento del matrimonio, sono dedicati, votati all'esercizio della carità.
Per i sacerdoti la cosa è chiara. Il Vescovo è costituito nello stato di perfezione dalla stessa sua funzione, che è di dedicarsi e votarsi — anche fino a dare la vita, occorrendo — al bene dei suoi fedeli. Poiché, quindi, è perpetuamente in stato di carità totale, si dirà che è in stato di perfezione, consistendo la perfezione nell'esercizio più o meno ampio e permanente della carità. I sacerdoti partecipano di questo stato di santità del vescovo; devono prodigarsi per le loro pecorelle; essere pronti, giorno e notte, a portar loro i soccorsi spirituali necessari; adoperarsi in tutti i modi ad annunciare loro la parola santa; impedire che si perdano e ricondurle all'ovile, se sono tentate di abbandonarlo.
A loro volta e in senso largo i due coniugi sono costituiti in qualche modo in uno stato, che, se praticato come si deve, può condurli ad un'alta perfezione. Devono vivere, infatti, nell'esercizio costante della carità.
Il marito non deve forse adoperarsi con tutte le forze al bene della moglie e dei figli, lavorare e consumare le sue forze per loro amore?
E la moglie, la madre? I sacerdoti portano sovente disegnato o ricamato sulle loro pianete un pellicano per far capire che essi devono, come l'uccello simbolico, dare il loro cuore in pasto ai loro fedeli. Il pellicano non potrebbe essere anche il simbolo della dedizione materna?
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I sacerdoti vengono consacrati ai piedi dell'altare; e ai piedi dell'altare anche gli sposi ricevono il sacramento del matrimonio.
Un luogo identico, quindi, per i due sacramenti; come se la Chiesa volesse affermare con questo la parentela sacerdotale fra matrimonio e Ordine.
Se ho capito bene i punti di rassomiglianza tra i due sacramenti, devo sentirmi spinto a dedurne alcune utili conseguenze:
1. I due coniugi sono chiamati a comunicarsi la grazia. Ora non si può dare ciò che non si ha; ciascuno infonderà nel coniuge una vita divina più o meno ricca, nella misura in cui esso stesso è ricco di vita divina. Quanta e quale è la preparazione del chierico al sacerdozio! Lunghi anni di seminario, poi ritiro ed esercizi prima di ricevere ciascuno degli Ordini. Il matrimonio, invece, quanti non lo ricevono senza alcuna preparazione! Anche per coloro che vi si dispongono e vi pensano, quanto superficiale è la preparazione, quanto breve e subito annegata nei flutti delle occupazioni o delle distrazioni! Che strano modo di agire!
2. I coniugi devono dare la vita. E, ciò che più conta, una vita simile alla loro. L'espressione popolare che si ripete alla presenza di una culla, è singolarmente espressiva: « Oh! è tutto suo padre! E' tutto sua madre! ». Nel senso fisico sopratutto, è vero e non può essere altrimenti; ma se fosse anche vero nel senso morale? Chi sono io, suo padre? Io, sua madre? Posso davvero augurare a quella creaturina di rassomigliarmi? Oh! sia migliore, molto migliore di me!
Ma è forse in mio potere, nel periodo della gestazione del bimbo, di separare ciò che intendo trasmettere da ciò che intendo ritenere per me? No; posso non procreare; ma se procreo, devo sapere e capire che i miei figli mi rassomiglieranno: « I miei figli saranno a mia immagine — diceva uno — e bisognerà che perdoni loro molto, molto ».
Non c'è qui un pensiero che può aiutare in modo tutto particolare a santificarmi?
3. Poichè non ho soltanto da procreare, ma anche da allevare, da educare, non è forse il momento buono di domandarmi a che altezza è salita la mia virtù? Sono veramente tale da contribuire a far salire le anime, a collaborare all'accrescimento del Corpo Mistico del Cristo e ad intensificare il soprannaturale nelle anime che mi circondano: mio marito — mia moglie — i miei figli?
Ad un sacerdote che si lamentava dello scarso frutto ottenuto in mezzo ai suoi parrocchiani, il santo Curato d'Ars domandò: « Avete digiunato, fatta la disciplina, pregato molto? ». Come dire: «Avete spinte; fino al più alto grado il vostro sforzo di preghiera, di penitenza, di santificazione? ». Mi lamento di non riuscire nell'educazione dei figli; ma sono ricorso a tutti i mezzi per avere da Dio il massimo di grazia? Le anime costano care. Ci sono, certo, le libertà individuali; potendo resistere a Dio, possono resistere alla preghiera e allo sforzo di santità dei genitori. Non mi scoraggerò. Non ho forse finora misurata un po' troppo la mia generosità? Tendere a salire fino alle cime. Non possiamo innalzare gli altri se noi stessi non siamo già molto in alto.
Osservare bene, alla luce del parallelismo fra matrimonio e Ordine, l'ampiezza delle mie responsabilità. Come il sacerdote, ho anch'io una responsabilità immensa. Responsabilità magnifica, ma nel medesimo tempo terribile. Se io sono soltanto una persona qualsiasi, non alleverò — secondo la logica delle cose e senza un miracolo da parte di Dio — se non delle anime qualsiasi.
E' questo che voglio?
Ho misurato bene, finora, il peso e il valore della mia missione?
estratto da "Cristo al focolare" - R.Rodolfo Plus S.J.