MATRIMONIO E SACRIFICIO

 

Lo spirito di sacrificio nei due coniugi non è richiesto soltanto da ciò che vi è di più elevato nella dottrina cattolica; ma anche da ciò che vi è di più immediato nell'esperienza quotidiana.

 

Per vivere nella più stretta, mutua e totalitaria comunanza di vita e nel continuo oblio di sè, e per non pensare che all'altro coniuge, ci vuole qualcosa di più che non una semplice attrattiva umana. 

 

« Non credere a coloro che ti diranno che il sentiero d'amore, dove volgi i tuoi passi, è tutto e solo un morbido strato di muschio.  Lungo il cammino tracciato da Adamo ed Eva, molti sassi sporgono che sono acuti e taglienti ». 

 

La donna sposata, che ha scritto in versi le parole riferite, le ribadisce poi anche in prosa: «Entrare nel matrimonio con l'idea che ci si potrà separare un giorno è come mettere un tarlo in un indumento di lana. Per quanti siano i ricami o i fili d'oro del tessuto o i colori ricchissimi, la trama di lana è pur destinata ad essere rosa, cincischiata e, alla fine, interamente divorata. Bisognerebbe sposare un santo ad una santa per essere sicuri che non sorgerà tra di essi nessuna parola amara; ma neppure in questo caso si è sicuri da ogni incomprensione. Paolo e Barnaba non si sono forse separati, perchè non s'intendevano troppo? Come mai allora questi due poveri figli di Adamo ed Eva, destinati a lottare nella vita con tutte quelle difficoltà che la vita odierna fa sorgere ad ogni passo, potranno pretendere di non aver mai occasioni di urto e di debolezza? ». 

 

Se il matrimonio è già difficile quando il marito è un santo e la moglie è una santa, come non apprezzare il sacrificio richiesto quando í due sposi non sono che « due poveri buoni cristiani » e nulla più? E dire che qui supponiamo che i due siano sorretti sempre e rafforzati dal dogma, dalla morale e dai sacramenti. Ma se uno dei coniugi non fosse che una specie di pagano o un battezzato tanto lontano dal suo battesimo, che non richiama in nessun modo la qualità di figlio di Dio? Che intima e continua cagione di sofferenza! Come non pensare per esempio al caso di Elisabetta Leseur, sposa felice nel senso che il marito non la tradì, ma sposa addolorata perchè sul punto fondamentale dell'unione, c'era disunione e separazione, perché mentre la moglie era cristiana e salita fino ad un grado di grande intimità con Dio, il marito si contentava della classica vita superficiale delle persone del mondo? 

 

Anche quando le due anime meglio concordano, resta pur sempre vero che nel migliore dei focolari c'è sempre qualche occasione nascosta di mutua sofferenza; il che un autore chiama « l'eterna tragedia della famiglia, dovuta al fatto che l'uomo e la donna rappresentano due mondi distinti, i cui fini non coincidono mai ». Per la donna l'amore è tutto. Per l'uomo, invece, è soltanto una parte della vita. La vita intera della sposa gravita nell'interno della casa, tranne che la necessità l'obblighi a guadagnarsi la vita fuori; il marito, invece, vive fuori la maggior parte del giorno, occupato nei suoi affari, al suo ufficio, nel suo magazzino, nell'officina, nello stabilimento, in viaggio. Tranne che negli inizi del matrimonio, è talora preso più dall'ambizione che dall'amore; in ogni caso lungo il giorno non è in moto soltanto il suo cuore, ma anche, e più, la sua testa. 

 

E qualche volta la sposa soffre di non avere abbastanza per sè lo sposo; e il marito soffre per aver l'aria di non dedicarsi sufficientemente alla moglie. Anche all'infuori degli altri casi di tragedia, ecco la tragedia latente ed eterna. Ci vuole dunque molta virtù da una parte e dall'altra per accettare di soffrire, senza volerlo, l'uno per causa dell'altro. 

 

Un morale alto. 

 

Due cose sopratutto — oltre al soccorso della fede — possono aiutare glifi sposi a sopportarsi a vicenda e ad accettare volentieri i sacrifici inerenti alla vita condotta insieme. 

Da una parte il fatto di aver dato insieme la vita a una bella nidiata di bimbi. 

 

Sant'Agostino ha una pagina magnifica su questo vincolo vivente costituito dalle due piccole braccia di una creaturina che stringe insieme il babbo e la mamma. 

 

Anche se il matrimonio è avvenuto dopo una scelta perfetta ed è accompagnato e allietato da un'ardente e mutua tenerezza, giustificata da una parte e dall'altra, può sempre avvenire che qualche crisi, piccola o grande, scoppi improvvisa. Chi potrà saldare meglio l'incrinatura fra le due anime urtatesi un istante, un istante puntesi sul vivo? Il bimbo. 

 

« La vita è lunga e la natura nel periodo di dieci, quindici, vent'anni di vita comune, si trasforma. Se la coppia in crisi ha conosciuto l'amore nella sua pienezza — voglio dire l'amore dei cuori e delle anime — se nutre in sè quei ricordi nobili e profondi, che costituiscono il nostro vero viatico durante il viaggio terreno; se, infine, è legata dalla presenza di figli, messi al mondo dal suo amore, c'è allora molta probabilità, che anche nelle scosse della tempesta, emerga dai flutti sana e salva ». 

 

Oltre il fatto di avere dei figli — vincolo di tenerezza fra il padre e la madre anche in mezzo alle difficoltà più grandi — ciò che può aiutare i coniugi ad una rapida distensione dopo urti o incomprensioni amare, è il pensiero che si deve durare a vivere insieme. 

 

Se gli sposi sanno che sono uniti per la vita e nulla potrà mai loro permettere di rifare altrove un'altra famiglia, veglieranno di più intorno al loro amore, che è tanto prezioso, che è unico! E anche sotto le asprezze e rugosità superficiali l'amore continuerà a vivere, ad ardere, ad irradiare; perchè non tiene legati soltanto i corpi; ma le anime. 

 

Se il Signore ha benedetta la mia casa, inviandomi una cara e dolce nidiata di creature, lo ringrazierò di cuore; lo ringrazierò anche dei sentimenti cristiani ricevuti in famiglia e che mi permettono di considerare impossibile la minima incrinatura nella stabilità del mio domestico focolare. 

 

Risposta di un padre a sua figlia. 

 

In un libro di Girolamo Klapka, intitolato Io e i miei figli, una giovane, atterrita dalla possibile brevità dell'amore, dice al babbo: 

 

« L'amore non è che uno stratagemma della natura per burlarsi di noi. L'uomo mi dirà che io sono tutto per lui. Ciò durerà sei mesi, un anno forse, purchè io abbia fortuna, eviti di rientrare in casa col naso rosso flagellato dal vento, non sia sorpresa intenta davanti allo specchio al gioco delle forcelline. Non di me egli ha bisogno, ma di quello che per lui rappresento in gioventù, in novità, in mistero. E quando questo tempo sarà passato?... ». 

Il babbo risponde: « Quando la meraviglia e la poesia del desiderio saranno svanite, ti resterà quello che già c'era prima del desiderio. Se a legarvi insieme era la passione, Dio vi aiuti! Se non avete cercato che la felicità, poveri voi! Ma se dietro l'innamorato c'era un uomo (aggiungiamo: un cristiano), se dietro la dea illusoria e malata di amore c'era una donna retta e coraggiosa (aggiungiamo: una cristiana), allora la vita sta dinanzi a voi e non di dietro. Vivere è dare, e non, ricevere. Si ignora troppo che la gioia sta nel lavoro e non nel salario; nell'attività e non nel contratto; nella partita e non nel guadagno. Solo gli stolti si sposano, facendo il calcolo dei vantaggi che ricaveranno dal matrimonio; ma tutto si ridurrà al nulla. Le vere ricompense del matrimonio si chiamano invece lavoro, dovere, responsabilità. Ci sono dei nomi molto più belli che non quelli di dea, di angelo, di stella, di regina; e sono i nomi di sposa e di madre.. Il matrimonio è un sacrificio ». 

 

Per vivere queste ultime cinque parole: « Il matrimonio è un sacrificio », non basta essere partiti di buona Iena, incantarsi di uno splendido ideale, contare sulle due giovinezze accoppiate. Siccome si tratta di praticare una generosità poco comune,. saranno necessari anche soccorsi poco comuni, per chi voglia restar fedele all'abitudine del sacrificio. 

 

Ho già meditato sulle relazioni che vi sono fra Eucaristia e matrimonio, e ho capito che fra questi due sacramenti non c'è soltanto un legame di rassomiglianza; perchè nell'Eucaristia e sopratutto nell'Eucaristia partecipazione al sacrificio e nell'Eucaristia-Comunione, si trova un aiuto singolare. 

 

Con l'Eucaristia, la preghiera. E' stato detto bene:. « Il gesto più grande dell'amore coniugale non sta nelle mani, che si stringono, ma nelle ginocchia che si piegano per una preghiera comune ». Nelle Confessioni di sant'Agostino c'è un tratto, in cui egli racconta l'ultima sua veglia con la madre Monica, a Ostia. Basta una lieve trasposizione di persone. Quando uno sposo e una sposa sono riusciti a fondere nella stessa misura i loro cuori sotto lo sguardo di Dio, allora possono certamente affrontare impavidi tutte le tempeste. 

 

« Dimenticando il passato — scrive sant'Agostino — tutti tesi verso l'avvenire noi ci domandavamo alla presenza della Verità vivente, che sei tu, mio Dio, che cos'era la vita eterna degli eletti... E giungemmo a questa conclusione: che i piaceri sensibili della carne, per quanto grandi si possano immaginare e per quanto ripieni di tutto quello splendore, di cui è capace la materia, nulla offrono che possa paragonarsi alla dolcezza della vita futura o che valga la pena di menzionare. Noi cercammo in uno slancio di amore di innalzarci fino ad essa... ». 

 

Cercherò anch'io di capire, meglio che non per il, passato, che devo radicarmi ben bene nella preghiera, e, se è possibile, nella preghiera unita.

 

estratto da "Cristo al focolare" - R.Rodolfo Plus S.J.

 

 

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