SPIRITUALITA' DELLA VITA CONIUGALE:

 

c) Amore unificante

Lo sviluppo normale dell' impegno ad un aiuto spirituale reciproco porta gli sposi ad una sempre più intima comunione spirituale: a pensare e desiderare gli stessi beni spirituali, a volere gli stessi impegni essenziali. Pur nel rispetto delicato e rigoroso della intimità spirituale di ciascuno, l'amore vero, l'amore cristiano, spinge già naturalmente a mettere in comune i propri pensieri, le proprie aspirazioni, anche le proprie ricchezze spirituali. Ma bisogna sottolineare che questo dono spirituale reciproco, per cui si rinuncia a volere vivere una propria vita spirituale separata per tendere ad una vita spirituale in comune nella più ampia e profonda misura possibile, non è soltanto un risultato, è pure un fine dell'amore cristiano.« Idem velle, idem nolle » nel bene è l'impegno di ogni vera amicizia: tanto più, quindi, di quella superiore forma di amicizia cristiana che è la carità coniugale. E del resto, anche in questo, il modello supremo ed il fondamento del dovere cristiano è costituito dall'amore di Cristo per la Chiesa, al quale gli sposi cristiani partecipano: Gesù Cristo ha donato tutto se stesso alla Chiesa per attuare un'unità di vita soprannaturale con essa, per la quale Egli vive in essa ed essa in Lui, come la vite ed i tralci, Corpo, come Lui è nel Padre ed il Padre in Lui. Questa esigenza di vita spirituale comune, che tende ad una unione sempre più intima tra gli sposi, è certamente difficile da attuare: vi si oppongono il riserbo istintivo sulla propria vita interiore, talvolta il rossore delle proprie debolezze, il rispetto umano e la pigrizia, la difficoltà di valutare l'impressione che susciterà nel coniuge la manifestazione del proprio intimo, talvolta il dovere del segreto da mantenere su circostanze e persone che pure incidono fortemente nella propria vita spirituale. Tutto ciò costituisce una difficoltà reale, ed indica che l'unità spirituale tra gli sposi non si può proporre come una regola di vita cristiana da attuare secondo schemi fissi: è piuttosto una linea direttiva nella quale camminare con impegno costante, ma anche con tutta la delicatezza, il tatto e la prudenza suggeriti da un vero amore. Tra le caratteristiche di un vero amore vi è pure quella di « non fare nulla di disdicevole » (I Cor. 13, 7). Resta però vero che non si vero amore coniugale senza ricerca della comunione spirituale; e non vi può essere perfezione dell'amore coniugale se non si fa ogni sforzo per realizzare con lo sposo quell'intima unione di vita soprannaturale e quel dono totale della propria vita interiore, che Gesù ha attuato rispetto alla Chiesa. Si comprende facilmente come l'unione spirituale di due sposi cristiani non sia soltanto un normale sviluppo psicologico della consuetudine di vita comune, ma una virtù da coltivare, uno degli aspetti più profondi e impegnativi della carità coniugale. 

 

 

d) Amore fecondo 
Amore totale e personale, amore santificatore, amore unificante, l'amore di Gesù Cristo per la Chiesa è un amore fecondo: generatore di sempre nuova vita soprannaturale nella Chiesa stessa. Così deve essere anche per l'amore degli sposi cristiani: non si tratta per essi soltanto dell'adempimento di un compito di trasmissione della vita, assunto come dovere di stato nel contrarre il matrimonio e nell'usare dei diritti coniugali. Tutto ciò è incluso nell'amore cristiano; ma esso va molto al di là: la vita da trasmettere per il cristiano è la vita soprannaturale, e l'impegno comune degli sposi cristiani è di mettersi insieme al servizio di Dio per la trasmissione della vita soprannaturale. Ciò avviene in molti modi, perché molti sono i mezzi e le vie attraverso le quali si trasmette la vita soprannaturale: la generazione della vita fisica ne costituisce la premessa indispensabile; la educazione cristiana dei figli ne costituisce il completamento normale necessario; l'esempio, l'influenza, l'azione al servizio della vita soprannaturale della comunità e del singolo fratello sono essi pure uno sviluppo normale e decisivo della carità degli sposi cristiani. Nel corpo mistico di Gesù Cristo ogni uomo ha una sua funzione, una sua vocazione soprannaturale da adempiere perché la vita soprannaturale cresca nella Chiesa « fino alla età della pienezza di Cristo ». Così anche ciascuno degli sposi ed ambedue insieme hanno un compito di fecondità soprannaturale: devono collaborare insieme, richiamandosi a vicenda ed aiutandosi all'adempimento di questa loro missione. La prima forma e la più comune di questo loro compito sarà la trasmissione della vita, compiuta con spirito cristiano. Le norme morali cristiane relative al dovere della procreazione sono evidentemente il presupposto di ogni spiritualità coniugale cristiana. Ma un discorso « spirituale » deve sottolineare lo « spirito » che deve presiedere alla vita morale in questo campo. Esso ci viene suggerito da S. Paolo, al termine di un brano dedicato appunto a raccomandare ai cristiani di Colossi di rivestirsi di « quell'amore che è il vincolo della perfezione »: qualunque cosa facciate o con parole o con opere tutto fate nel nome del Signore Gesù rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di Lui » (Col. . 17). E altrove raccomanda ai Corinti « sia che mangiate, sia che beviate, tutto per la gloria di Dio » (I Cor. io, 31). Tenendo presente questo insegnamento di Paolo, bisogna dire che per i battezzati l'atto della trasmissione della vita è cristianamente perfetto quando tende alla gloria di Dio; ed è tanto più perfetto quanto più è animato da questo desiderio di glorificazione di Dio. Poiché, d'altra parte, la gloria di Dio nell'ordine storico provvidenziale si attua attraverso lo sviluppo della vita di Cristo nell'umanità e nei singoli, operare per la gloria di Dio significa desiderare ed operare per lo sviluppo del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, desiderare ed operare per l'approfondimento della vita di Cristo nella Chiesa. Così l'intenzione d'amore degli sposi cristiani nel donarsi vicendevolmente sarà, per ognuno di essi, di offrire se stesso e di dare la possibilità all'altro di offrirsi per la dilatazione del regno di Dio in Cristo, perché Egli attraverso di loro ed in loro attui il Suo desiderio infinito di rivivere spiritualmente in tanti fratelli per la gloria del Padre. Con questa intenzione, e quanto più essa diventa profonda in loro, gli sposi cristiani rivivono veramente in loro l'amore di Cristo per la Chiesa. Si comprende facilmente come una « intenzione d'amore » di questo tipo possa e debba animare le altre forme normali di collaborazione dei cristiani sposati alla dilatazione della vita soprannaturale: l'educazione cristiana dei l'apostolato dell'esempio, della parola, dell'azione, della preghiera, del sacrificio. Ancora qui l'esempio di Gesù Cristo Maestro, Modello, Apostolo,Sacerdote orante, Redentore costituisce per essi la misura e la norma di un impegno di vita, comune a tutti i cristiani ma che essi devono attuare nella loro particolare situazione e per il quale devono aiutarsi a vicenda. 
Si deve sottolineare il dovere che ha ogni famiglia, come conseguenza della grazia sacramentale del matrimonio, di contribuire non soltanto con la fecondità fisica e spirituale rispetto ai figli, ma anche con la vita, l'esempio e l'azione alla crescita soprannaturale della Chiesa. La base e il modello esemplare è sempre l'amore di Cristo che viene ad essi comunicato dal Sacramento: esso è contemporaneamente un amore totale personale, che ama ciascun uomo con tutto se stesso, ed universale, che ama con lo stesso amore tutti gli uomini. Allo stesso modo l'amore degli sposi cristiani, per essere all'altezza dell'amore di Gesù Cristo, deve contemporaneamente essere un amore totale personale dell'uno per l'altro e di ambedue per i figli, ma anche un amore universale, aperto su tutta la Chiesa e su tutti gli uomini. Certamente gli sposi non potranno e non dovranno amare gli altri con un amore uguale al loro amore vicendevole ed a quello che portano ai figli; ma vale anche per essi, come per tutti i cristiani, la legge fondamentale: « Questo è il mio comandamento: amatevi scambievolmente, come io ho amato voi » (Giov. 15, 12). V'è anzi qualcosa di più preciso: la nuova esperienza umana che gli sposi acquistano formando la famiglia, esperienza di gioia e di dolore, di desideri e di speranze, di difficoltà e di rinunce, è la via attraverso la quale essi imparano a conoscere i bisogni spirituali delle altre famiglie, ed a comprenderli con una profondità che difficilmente potrà essere raggiunta da coloro a cui questa esperienza manca. Per questo essi sono chiamati nella Chiesa a divenire in modo particolare gli interpreti della carità di Cristo e della Chiesa per i bisogni spirituali delle famiglie e delle persone sposate. Si può ben dire che la misura della maturità spirituale di una famiglia e di una persona sposata è data dalla loro capacità di sentire come propri i bisogni spirituali (nei quali sono certamente inclusi anche tutti i bisogni materiali, che hanno pure ripercussioni spirituali) delle altre famiglie. Il fatto che la Chiesa domandi ai suoi figli che il matrimonio venga contratto in Chiesa, dinanzi alla comunità cristiana, sta ad indicare che per essa il matrimonio non è un atto privato tra due cristiani, ma un impegno pubblico che essi assumono dinanzi a tutta la comunità: di fare della propria famiglia una cellula di vita soprannaturale e di carità cristiana per il bene di tutti i fratelli. E' questa del resto la natura e la finalità di ogni Sacramento, e pure del matrimonio: i Sacramenti non sono canali di grazia e vie di salvezza per individui isolati; sono vie di salvezza e canali di grazia in quanto mezzi di incorporazione a Cristo Capo del Corpo mistico; sono quindi contemporaneamente principi di vita soprannaturale per l'individuo e mezzi di « edificazione » della Chiesa. Ogni Sacramento quindi comunica una grazia, la grazia sacramentale sua propria, la quale, mentre sviluppa la vita soprannaturale di chi lo riceve, gli assegna pure un compito particolare di collaborazione vitale alla crescita della vita soprannaturale di tutta la Chiesa. Il compito derivante della grazia sacramentale del matrimonio non potrà essere se non un compito « familiare »: contribuire in ogni modo, con la vita, l'esempio, la parola, l'azione a far si che la vita soprannaturale di tutte le famiglie cristiane — e anzitutto della propria — sia sempre più ricca a Gloria del Padre ed a gioia di tutti. 

 

 

LE CARATTERISTICHE DI UNA SPIRITUALITÀ CONIUGALE

dal libro "Enciclopedia del matrimonio" - Queriniana

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