MESE CON I DEFUNTI

MEDITAZIONI SULLE ANIME DEL PURGATORIO

 

GIORNO 06

 

 

Motivi per cui le pene del purgatorio sono lunghe. 

 

La lunghezza delle pene del purgatorio non recherà sorpresa, se per un istante consideriamo come vive la maggior parte dei cristiani. E parliamo dapprima di coloro che sono in stato di grazia, e che quantunque non siano santi, vivono senza commettere peccato mortale, ma vanno soggetti a molte imperfezioni. Chi può contare il numero di colpe commesse anche dalle anime fedeli? Chi può dirne il bene omesso, il bene fatto malamente, le grazie rese nulle, le intenzioni imperfette, le imperfezioni e le macchie? Si può quindi ben con ragione dire con s. Agostino: «Se fate poco caso delle vostre colpe allorché le pesate, abbiatene orrore a numerarle.» Ora, su tante migliaia di peccati, quanti sono quelli di cui ci siamo veramente pentiti ed abbiamo espiati davvero? Quanti non ne rimangono per alimentare le fiamme del purgatorio! Avendo noi posto in oblio i peccati commessi, c'immaginiamo che Dio faccia altrettanto; ma c'inganniamo: ogni peccato per quanto leggiero sia, deve essere espiato in quella prigione, ove bisognerà soddisfare fino all'ultimo quadrante. 

 

Ma per qual fine supporre uno stato immaginario mentre la maggior parte dei cristiani commettono peccati veniali senza scrupolo e perciò senza numero, e disgraziatamente anche molti peccati mortali? Non sono moltissimi coloro che vivono in disordine, lontani dalle pratiche religiose fino alla vecchiaia e forse anche fino alla morte? Si può credere che una penitenza di un istante basti ad espiare colpe qualche volta molto numerose e gravi? Si osservi bene; un solo peccato mortale, prima di essere rimesso, merita ]a pena eterna, e per conseguenza una pena incomparabilmente maggiore di quella che meritino moltissimi peccati veniali; ed un solo peccato mortale, quantunque rimesso con l'assoluzione, deve essere più gravemente punito che molti peccati veniali rimessi nel medesimo modo. Posto questo principio, quale idea dobbiamo farci della lunghezza delle pene del purgatorio per la maggior parte degli uomini, che così di frequente commettono peccati mortali, invecchiano in tale stato, e non s'adoperano a dare alcuna soddisfazione conveniente, mentre per non essere in grazia di Dio, debbono pagare tutto nell'altra vita? Per vivere tranquillo taluno potrà dire o pensare che la contrizione perfetta può rimettere ogni colpa in un istante, e che si può anche con tutta facilità soddisfare con il digiuno, con la preghiera, con l'elemosina e sopratutto con l'indulgenza; ma in chi si trova una contrizione tale che basti a cancellare ogni cosa? Chi si merita da Dio una grazia cosi segnalata? E quanto alle opere soddisfattorie, quali sono le persone che le compiono in stato di grazia, condizione, senza la quale, se possono ottenere grazie di conversione, saranno però sempre prive dei frutti di soddisfazione? E tra coloro stessi che vivono in stato di grazia, quanti ve n'ha che pratichino la legge del digiuno in tutta la sua estensione e conforme allo spirito della Chiesa? Quanti sono coloro che pregano con attenzione e con mente devota, che praticano generosamente il precetto dell'elemosina? Rimangono le indulgenze che possiamo giustamente annoverare tra i più insigni benefici del Signore. Ma vi ha sì poca fede nel mondo e tanta tiepidezza, che quasi non si vede persona che si metta in stato di acquistare veramente una qualche indulgenza plenaria, e pochissimi che compiano esattamente il prescritto per l'acquisto delle indulgenze parziali; sicché si può asserire che il disprezzo di un dono così prezioso, qual è quello delle indulgenze, non è il minor motivo della lunghezza insopportabile delle pene del purgatorio. 

 

Non facciamoci dunque illusione sulla durata delle pene del purgatorio, e sforziamoci di abbreviarle alle povere anime condannate a farne la dolorosa prova. 

 

FIORETTO SPIRITUALE. Le mie colpe passate esigono da me frutti degni di penitenza. Il numero dei miei peccati supera le arene del mare. Come farò a pagare i miei debiti, essendo costretto a pagare fino all'ultimo obolo? (S. Bernardo). 

 

Esempio. Nel monastero di s. Vincenzo, fondato nel 1846 in Latobra, villaggio di America, dal padre Bonifacio Wimmer, corse voce sul principio del 1850, che un'anima era apparsa ad uno di quei religiosi per reclamare alcune preghiere. I cattivi giornali, secondo l'uso, si diedero a mettere tale cosa in ridicolo, dicendo grossolane empietà. Il padre Wimmer, afflitto per tale scandalo, credette dover pubblicare la seguente dichiarazione: «Nella nostra abazia di s. Vincenzo presso Latobra, il 18 settembre del 1849, un novizio vide apparire un religioso benedettino in abito di coro. Tale apparizione si rinnovò dal 18 settembre fino al 19 novembre, dalle undici ore a mezzodì e da mezzanotte alle ore due mattutine. Solo il 19 novembre il novizio, alla presenza d'un altro monaco, interrogò il defunto per sapere quel che voleva. Lo spirito rispose che da ben settantasette anni soffriva per non avere celebrate sette messe di obbligo, essere già apparso ad epoche differenti a sette altri benedettini, non essere stato inteso; che apparirebbe nuovamente dopo undici anni, se egli, novizio, non l'avesse soccorso. Lo spirito chiese che gli fossero dette sette messe; inoltre doveva il novizio per sette giorni vivere ritirato ed osservare un profondo silenzio, e recitare per trentatre tre volte al giorno, il salmo Miserere mei, Deus, a piedi scalzi e con le braccia elevate al cielo. Tutto venne eseguito esattamente dal 21 novembre al 25 dicembre; in detto giorno, celebrata l'ultima messa, lo spirito disparve. In questo frattempo lo spirito con le più commoventi espressioni, aveva più volte esortato il novizio a pregare per le anime purganti, dicendo che esse soffrivano orribilmente, e sono riconoscentissime verso coloro che concorrono alla loro liberazione. 

 

 

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