DON BOSCO E LA CONFESSIONE
DON BOSCO E LA CONFESSIONE
Il nome di S. Giovanni Bosco è indissolubilmente legato alla confessione, di cui egli è stato un infaticabile valorizzatore ed apostolo. Anche in questo punto fondamentale ogni salesiano deve emulare gli esempi del Padre. Considererò perciò:
I - come Don Bosco confessava;
II - come Don Bosco si confessava ed insegnava a confessarsi;
III - come Don Bosco insegnava a confessare, specialmente i giovani.
Ti ringrazio, o Gesù, di aver dato alla tua Chiesa questo sacramento della riconciliazione e della pace, seconda tavola di salvezza dopo il Battesimo. Aiutami ad avere fede in esso, e a valorizzarlo debitamente, affinché sia sempre per me e per le anime che mi affidi medicina e non veleno.
Punto Primo
Come Don Bosco confessava
S. Giovanni Bosco non ha messo limiti nella ricerca delle anime e non ha mai respinto chi ricorse al suo ministero di sacerdote. Tuttavia egli fu inviato da Dio soprattutto come Padre e Maestro dei giovani ed anche nel suo ministero delle confessioni i giovani godettero sempre un posto di predilezione.
Del Santo Curato d’Ars si disse che fu il più grande confessore del suo tempo. Di Don Bosco si può giustamente affermare che fu il più grande confessore dei giovani.
Suscitato dalla Provvidenza divina per l’educazione della gioventù, Don Bosco era fermamente persuaso che tale educazione non si realizza senza i mezzi soprannaturali, offerti dalla religione cattolica e tra questi mezzi - predilesse la Confessione e la Comunione.
Scriveva: ≪ Il cattolico, allontanato dalla confessione e abbandonato a sè medesimo, cammina di abisso in abisso e qual debole pianta senza riparo, esposta alla gagliardia dei venti, va ai più deplorabili eccessi ≫. (V, 252).
Se questo è vero per ogni cattolico, a maggior ragione vale per la gioventù debole e inesperta.
Perciò Don Bosco diceva di non aver trovato nessun altro mezzo migliore per allontanare i giovani dal vizio e avviarli alla virtù che la Confessione settimanale. (III, 353). E nel trattatello sul sistema preventivo, egli scrisse: ≪ La frequente Confessione e la frequente Comunione, la Messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edificio educativo, da cui si vuol tenere lontana la minaccia e la sferza ≫.
La frequenza ai Sacramenti, però, non è una tassa rigorosamente imposta, ma deve essere frutto di convinzione e di spontanea elezione degli alunni. Perciò Don Bosco aggiunge: ≪ Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza dei santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di approfittarne... Si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell’anima, come appunto sono i Sacramenti≫.
Con questo ideale Don Bosco esercitò sempre il suo apostolato, in mezzo ai giovani.
≪ Feste, ricreazioni, giochi, musiche, lotterie, scuole, per lui erano altrettanti mezzi rivolti a un solo scopo, senza che egli risparmiasse ad incomodi e a sacrifici: indurre i suoi ragazzi a confessarsi bene e con frequenza ≫. (III, 153).
Lo zelo per ascoltare le confessioni lo teneva lunghe ore nel confessionale, talora per notti intere.
Era sempre pronto a confessare, fedele alla massima di S. Filippo Neri, il quale soleva dire che il prete non ha tempo che gli appartenga e che buon numero delle più consolanti conversioni che egli ottiene nel proprio ministero, si presentano in ore indebite, in momenti inopportuni. Se quell’anima fosse stata ricusata in quell’ora importuna, si sarebbe forse perduta.
Il ministero di confessore per Don Bosco finì solo con la sua vita.
Voglio riflettere sul modo di rendere fruttuosi, nelle mie speciali condizioni di vita e di attività, questi luminosi esempi. Chiederò uno zelo speciale per l’apostolato delle confessioni, e per formare i giovani alla pratica fruttuosa della Confessione.
Punto Secondo
Come Don Bosco si confessava e insegnava a confessarsi
Don Bosco, confessore zelante e instancabile, fu anche esemplare penitente, valendosi anzitutto per sè di questo mezzo di santificazione.
Ogni settimana, in giorno fisso, si recava dal suo confessore S. Giuseppe Cafasso nella chiesa di S. Francesco di Assisi, a confidargli lo stato della sua coscienza.
Sia nella preparazione, sia nell’atto stesso della confessione, che faceva nel confessionale pubblico, sia nel ringraziamento dopo la confessione, tutti ammiravano il suo contegno, dal quale apparivano la sua fede e la sua umiltà. (IV, 586).
Oltre al suo esempio personale, egli svolse un’opera instancabile di istruzione pratica e pastorale per guidare i fedeli e soprattutto, i giovani all’uso sempre più fruttuoso di tale sacramento, che più di ogni altro esige il concorso del soggetto, essendo gli atti del penitente parte essenziale del sacramento.
Alla sua scuola, che mi conduce alla scuola stessa della Chiesa, devo ricordare per me e per gli altri:
1. La necessità della sincerità in confessione, manifestando umilmente le ferite e debolezze, indicando, per quanto è possibile, anche le cause e le occasioni e rendendo conto del proposito fatto e del come si è praticato. Solo in tal modo ci si abitua ≪ a pensare seriamente a sè≫. (XIII, 125).
2. L’importanza capitale del dolore soprannaturale, che, sotto l’impulso dell’amor di Dio, Supremo Benefattore incorrisposto, induce a detestare i propri peccati, perché sono offesa di Dio; ed a stabilire quei propositi concreti ed efficaci che garantiscono il miglioramento spirituale e la maggior delicatezza di coscienza.
Tutta la vita e l’apostolato di Don Bosco ci parla di odio al peccato. L’eroico proposito di S. Domenico Savio: ≪La morte ma non peccati≫, ne è il più bel frutto.
3. La confessione impegna pure ad una conveniente soddisfazione o penitenza, di cui quella assegnata dal confessore è appena l’inizio. L’assoluzione, infatti, impartita al penitente che si è accusato con sincerità e con dolore, cancella il peccato, chiude l’inferno, condonando la pena eterna, ma non chiude il purgatorio, ossia non condona la pena temporale, che va scontata o con le penitenze e mortificazioni liberamente accettate e praticate in questa vita, o tra le fiamme del purgatorio. E’ facile convincersi che è di somma convenienza anticipare tale espiazione in questa vita.
O Gesù, fammi capire il divino valore della sofferenza e dell’umiliazione, perché l’accetti sempre con amore e con riconoscenza, affinché espii i miei peccati e quelli del mio prossimo, associandomi alla tua missione di redentore.
Punto Terzo
Come Don Bosco insegnava a confessare
Eccomi alla tua scuola, o Santo dei giovani, perché tu mi istruisca intorno alla difficilissima arte di riconciliare le anime a Dio, per rendere il mio ministero efficace, specie per le anime giovanili, alle quali in modo speciale mi consacra la mia vocazione.
≪Io trovo — tu mi ripeti — che le confessioni di molti giovani non possono reggere con le norme date dalla teologia ≫. (VII, 404).
≪ Per confessare i giovani giova moltissimo avvicinarli, frequentarli, conoscerli bene, studiarne l’indole e, quando vanno a confessarsi, far voi molte volte l’esame per loro... perché i giovani tacciono, oh sì, tacciono facilmente. Sono due grandi bestie la vergogna e la paura di scapitarne nella stima del confessore≫. (VI, 886).
Alla luce dello studio e dell’esperienza, Don Bosco mi suggerisce queste altre norme preziose circa il ministero delle confessioni.
≪ Quando si è richiesti ad ascoltare la confessione, ciascuno si presenti con animo ilare, e non usi mai sgarbatezza, nè mai dimostri impazienza. I fanciulli si prendono con modi dolci e con grande affabilità≫. (II, 152).
Egli raccomanda pure molta cautela nell’interrogare sulle cose lubriche, per non insegnare ai giovani quello che non sanno; di non privare dell’assoluzione neppure i recidivi e gli abitudinari, se mostrano qualche disposizione ad emendarsi; ma di negare l’assoluzione o la Comunione qualora questo mezzo serva a scuoterli o a farli ravvedere; di usare molta severità ed anche negare l’assoluzione al complice agente e in questo esser tutti d’accordo, per impedire ai lupi di menar strage nel gregge; di ingiungere al complice vittima o sedotto di palesare al superiore il lupo o i lupi, per impedire lo scandalo e la rovina degli altri; di impiegare tutto il tempo necessario per disporre, con zelo i penitenti che non fossero disposti, riflettendo sullo stato spaventoso di un’anima che stia anche un’ora in peccato mortale.
C’è da tremare, o Gesù, nel pensare a tante responsabilità che gravano sui ministri del tuo perdono.
Gesù, il pensiero di tante confessioni fatte o ascoltate mi riempie di confusione. Sono andato tante volte al tuo Sangue divino per purificarmi e fortificarmi e sono cosi ancora imperfetto! Sei sempre stato contento, o Gesù, della mia sincerità nell’accusa? del mio dolore? dei miei propositi? Ho dimostrato vero spirito di penitenza, accettando in espiazione dei miei peccati ogni pena, sofferenza e sacrificio?
E se, in forza del sacerdozio che tu mi hai dato, ho pure amministrato questo sacramento, quanto sono cresciute le mie responsabilità? Sono stato sempre un degno ministro del Buon Pastore, del divino Samaritano, per non profanare con la mia miseria la missione divina che Dio mi ha data?
Gesù, perdona alla mia infedeltà e rendimi degno della tua fiducia e della tua misericordia.
INDICE DELLE MEDITAZIONI SU DON BOSCO
Tratto da: San Giovanni Bosco, meditazioni per la novena, le commemorazioni mensili e la formazione salesiana
Autore: Sac. Domenico Bertetto SDB