DON BOSCO INVIATO DI DIO
DON BOSCO INVIATO DI DIO
La principale grandezza di S. Giovanni Bosco è la sua speciale missione di fondatore, quale inviato di Dio nel mondo, per la salvezza della gioventù: Fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Joannes.
Per esserne convinto e garantire sempre meglio la corrispondenza alla mia vocazione salesiana, mediterò:
I - sulla missione divina di Don Bosco;
II - sulle sue credenziali soprannaturali;
III - sulle pratiche conseguenze che ne derivano.
O Signore, fammi conoscere e apprezzare le meraviglie che hai operato nel mio Santo Fondatore e Padre, e rendimi degno suo figlio.
Punto Primo
La missione divina di Don Bosco
Dio stesso indica a S. Giovanni Bosco la sua missione. Nella prima visione, avuta all’età di nove anni, Gesù gli traccia il programma di tutta la sua vita, ingiungendogli categoricamente di attendere alla salvezza della gioventù. Giovanni risponde con le lacrime, e protesta la sua incapacità. Ciononostante Dio gli intima di fare ciò che gli fu indicato e gli dà, nella sua divina Madre, la Maestra e l’Aiuto per tale missione. (Cfr. I, 123 ss.).
Col crescere nell’età, Giovanni Bosco comprende sempre meglio la portata di quella visione, ed ha la convinzione che egli deve fondare, per ordine divino, una Congregazione religiosa.
Infatti, ordinato sacerdote, egli dice: ≪Io non sarò prete solitario o con pochi compagni, ma avrò molti altri sacerdoti con me, i quali mi obbediranno e si dedicheranno all’educazione della gioventù≫. (II, 322). E più tardi aggiunge: ≪ Per questo mi ha mandato Iddio! ≫.
E’ impressionante il fatto che Don Bosco fu pienamente conscio della grandezza e dell’origine soprannaturale della sua missione. Vi sono alcune sue affermazioni di importanza eccezionale, di valore documentario inoppugnabile.
In varie circostanze egli affermò che la Maestra, datagli da Gesù nella prima visione, gli ha insegnato, secondo la divina promessa, quanto si riferiva al compito assegnatogli da Dio.
≪Si può dire che Don Bosco vede tutto ed è condotto avanti per mano dalla Madonna. Ad ogni passo, ad ogni circostanza, ecco la Beata Vergine!
≪...Le altre Congregazioni e Ordini religiosi ebbero nei loro inizi qualche ispirazione, qualche visione, qualche fatto soprannaturale, che diede la spinta alla fondazione e ne assicurò lo stabilimento; ma per lo più la cosa si fermò ad uno o a pochi di questi fatti. Invece qui tra noi la cosa procede ben diversamente. Si può dire che non vi sia cosa che non sia stata conosciuta prima. Non diede passo la Congregazione, senza che qualche fatto soprannaturale non lo consigliasse; non mutamento o perfezionamento o ingrandimento che non sia stato preceduto da un ordine del Signore ≫. (XII, 69).
Don Bosco quindi fu legislatore e ambasciatore di Dio; è in virtù della speciale missione ricevuta da Dio, che diede norme e precetti. Egli insegna, comanda, traccia le Regole per i suoi figli spirituali, perché Dio gliene diede il comando e lo inviò per questo.
Sono figlio di un Santo; devo camminare sulle orme segnate da un Inviato di Dio; ecco la mia fortuna, ma insieme la mia grave responsabilità. Maria Ausiliatrice, rendimi fedele!
Punto Secondo
Le credenziali divine di Don Bosco
Dio si incaricò di provare sino all’evidenza che era Lui stesso che aveva affidato a Don Bosco la missione, che egli realizzava e che consegnava ai suoi figli.
Le credenziali divine di S. Giovanni Bosco sono gli strepitosi prodigi da Dio operati per mezzo del suo fedele servo, onde autenticarne la missione divina.
1. Anzitutto i miracoli. Dai primi anni del suo sacerdozio fino alla fine della sua vita, con un crescendo impressionante, Don Bosco fu operatore di miracoli. Basta ricordare quelli di Parigi nel 1883, che furono centinaia nel giro di pochi mesi. Il numero e la qualità eccezionale dei prodigi da lui operati., dalla moltiplicazione del pane e delle nocciole alle più straordinarie guarigioni istantanee, e alla risurrezione di morti, spiegano le solenni parole di Pio XI. Dopo aver definiti i miracoli di Don Bosco ≪ innumerevoli, bellissimi, dotati di una cotale divina eleganza nelle circostanze ≫, arriva a dichiarare che nella vita di Don Bosco ≪ il soprannaturale era quasi divenuto naturale e lo straordinario ordinario≫, ed aggiunge che la vita stessa di lui ≪era già per sè tutta un miracolo ≫.
2. Le profezie. Attesta il Can. Ballesio che lo spirito profetico in Don Bosco non sembrava un istantaneo fulgore, come di rapido baleno nel suo intelletto, ma sibbene che fosse divenuto l’ordinaria condizione della sua mente, per modo che egli profetava pregando, conversando, celiando, e profetava non accorgendosi quasi più, nè egli di profetare, nè altri che egli profetasse. (VI, 590).
Il Card. Salotti scrisse e affermò che se si dovessero raccogliere ad una ad una tutte le profezie fatte dal Santo e che si verificarono completamente, ci sarebbe da scrivere un grosso volume.
Solo i sogni sono circa 150 e l’elemento profetico vi domina sempre. Un teste oculare afferma che Don Bosco leggeva nelle coscienze ad ogni ora del giorno, anche fuori della confessione. Anche su questo punto lo straordinario era adunque diventato ordinario.
Mentre, nei miracoli, Don Bosco dispone della potenza di Dio e li fa quando vuole, per le profezie una forza misteriosa sovente lo costringe a parlare, anche quando non vuole. (Cfr. XIV, 656). Si rivela così vero ambasciatore di Dio, che lo costringe a parlare in Suo nome.
3. La verità relativa dei prodigi. Perché il miracolo e la profezia siano una credenziale che renda manifesta una missione divina, bisogna che consti della loro verità relativa, ossia che sono compiuti per autenticare tale missione. Anche questo avviene in Don Bosco nel modo più evidente.
Non si tratta di qualche fatto raro, di per sè sufficiente, ma di una successione quasi continua di fatti straordinari, che dimostrano la costante approvazione di Dio a favore di Don Bosco, delle sue opere, dei suoi insegnamenti. Basta pensare ai miracoli fatti a Roma per dimostrare che Dio voleva l’approvazione delle Regole salesiane, e quindi per provare la sua missione divina di Fondatore.
Non c’è dunque dubbio. Don Bosco reca le credenziali più sicure, firmate da Dio stesso, in modo evidentissimo, per dimostrare che egli è legato divino: legatione Dei fungor. La mia fedeltà e obbedienza a Don Bosco è quindi volontà di Dio, che nel trionfo del culto universale a S. Giovanni Bosco e del prodigioso sviluppo delle sue Opere, continua a testimoniare non solo la sua santità personale, ma soprattutto la utilità cattolica del suo spirito e del suo messaggio pedagogico, ossia la sua missione divina.
Ne sono io convinto? Valuto pienamente la mia responsabilità di essere fedele a Don Bosco?
Lo voglio, o Signore! Sostieni la mia debolezza!
Punto Terzo
Le conseguenze pratiche
Alla luce delle considerazioni fatte, gli insegnamenti e le Regole lasciate da Don Bosco si illuminano di luce abbagliante: sono norme di vita tracciate da Dio stesso e garantite dai miracoli.
Se ardisco trascurare le regole salesiane per introdurne altre nuove, di mia iniziativa, mi si può domandare: ≪Con quale potere fai questo?≫. (Matt, 21, 23). Posso dimostrare che quanto mi detta il mio criterio personale, o il mio punto di vista, in contraddizione con le Regole e la prassi di Don Bosco, viene da Dio, come ciò che mi ha insegnato Don Bosco? Potrò esser tranquillo in punto di morte, dopo aver trascurato e disprezzato anche pubblicamente le Regole, che certamente vengono da Dio? Non ho promesso con giuramento, nel giorno della mia professione, di osservarle tutte e fedelmente?
Non posso neppure dire: ≪ Se Don Bosco vivesse in questi tempi e si trovasse in questa casa, farebbe diversamente, ossia come penso io e non com’è scritto nelle Regole≫.
E’ una fatale illusione. Io non ho la facoltà di interpretare e modificare le Regole. Tale facoltà compete solo al Rettor Maggiore ed al Capitolo Generale, con l’approvazione della S. Sede. (Art. 124; 200). A me spetta invece il dovere della fedele osservanza.
Se sono Superiore, non ho l’ufficio e il mandato di interpretare le Regole e di modificarle, ma solo di promuoverne l’osservanza, dandone anzitutto l’esempio. Nei suoi ricordi confidenziali ai Direttori, Don Bosco scrive: ≪ Aborrisci come veleno le modificazioni delle Regole. L’esatta osservanza di esse e migliore di qualunque variazione. Il meglio è nemico del bene≫.
Devo diffidare delle mie idee e del mio criterio personale, e rimettermi al criterio e alle decisioni di Don Bosco e dei suoi legittimi rappresentanti, sicuro di uniformarmi così alla volontà divina e di garantire il successo del mio lavoro; perché Dio benedice l’obbediente, mentre dissipa le opere dei superbi.
Don Bosco ha pregato, ha digiunato, ha fatto aspre penitenze per conoscere la volontà di Dio e scrivere le Regole. Sono io più virtuoso e più santo di Don Bosco da permettermi di modificare quanto egli ha stabilito? L’inosservanza, il prurito di riforma, l’aperto atteggiamento di ribellione contro le disposizioni dei Superiori e delle Regole non sono invece la prova evidente che il mio spirito non è quello di Dio, e che quindi devo essere io a cambiare e non le Regole?
Fammi comprendere sempre meglio, o Signore, l’assurdità e le fatali conseguenze dell’inosservanza religiosa e salesiana. Conservami fedele ai miei voti, alle mie Regole, allo spirito e alle Tradizioni della mia Congregazione, perché ti serva secondo la tua volontà e non secondo il mio capriccio, a danno dei veri interessi della mia anima e dei giovani che mi hai affidati.
INDICE DELLE MEDITAZIONI SU DON BOSCO
Tratto da: San Giovanni Bosco, meditazioni per la novena, le commemorazioni mensili e la formazione salesiana
Autore: Sac. Domenico Bertetto SDB