LA POVERTA' DI DON BOSCO

 

(Indice delle meditazioni)

 

LA POVERTÀ DI DON BOSCO

 

Nello stemma salesiano troviamo espresso l’intenso amore alle anime, movente di tutto l’apostolato salesiano: da mihi animas; e insieme il distacco dalle cose terrene, nella pratica della povertà: cetera tolle.

Per formarmi a questo spirito di vera povertà religiosa e di distacco dalle cose terrene, mediterò:

I - sulla povertà effettiva di Don Bosco;

II - sulla sua povertà affettiva;

III - sulla povertà che egli esige dai suoi figli.

Aiutami, o buon Padre, a capire il tuo pensiero sulla povertà e a praticarlo docilmente, per meritare di cercare solo anime e di distaccarmi da tutto il resto.

 

Punto Primo

 

Povertà effettiva di Don Bosco

 

Don Bosco praticò sempre la più esemplare povertà religiosa in tutte le circostanze della sua vita. Eccone alcune eloquenti prove:

1. Nel cibo. Soleva dire: ≪ Di due cose io vorrei far senza: di dormire e di mangiare... per occuparmi unicamente a lavorare per il Paradiso≫. (IV, 525). Non potendo fare a meno del cibo, lo voleva ridotto in misura cosi parca, che i suoi figli non si spiegavano come potesse reggere a tante fatiche. (IV, 191).

Pio XI, nei due giorni che, da giovane sacerdote, passò all’Oratorio, trovò la mensa di Don Bosco ≪ penitente più che povera ≫, e definì la temperanza di Don Bosco ≪uno spirito eroico di mortificazione e di vera e propria penitenza≫, ≪un continuo digiunare≫.

Già da ragazzo egli mangia il pane senza companatico, scambia il suo pane bianco col pane nero del compagno di pascolo.

A questa luce evangelica di povertà e di privazione, si illumina tutta la sua vita. Nell’ultima malattia gli si provvede acqua minerale per mitigargli l’ardente sete, ma egli rifiuta di servirsene, e vi si rassegna solo quando lo assicurano che non è costosa, ma di minimo prezzo.

2. Nel vestito. Ancora ragazzo, recandosi dai Becchi a Castelnuovo per la scuola, vestiva una giubba logora, non bene adattata alla sua persona e cosi poco elegante da suscitare le risa dei condiscepoli. (I, 221).

Da chierico ha un’unica talare, che indossa con somma cura, rammendando subito egli stesso le minime scuciture. Le sue scarpe, per il lungo uso, sono così rappezzate, che per le uscite al Duomo e a passeggio, il portinaio del Seminario gli impresta le sue. (I, 398).

All’Oratorio di Valdocco conserva la stessa povertà nel vestito, la stessa indifferenza per qualunque abito, e predilige quelli avuti in elemosina. Talvolta prima di mettersi in viaggio, essendo sprovvisto di abiti, deve farsene imprestare dai Confratelli. (VIII , 532).

In tanta povertà appariva però sempre pulito, fedele al motto di S. Bernardo: Mi piacque sempre la povertà, mai la sporcizia. (V, 671).  

Egli fu il primo a praticare quanto consigliò ai Confratelli nell’introduzione alle Regole, ≪ di essere contenti degli alimenti strettamente necessari per vivere e degli abiti con cui coprirsi≫.

3. Nella camera. Il biografo attesta che la camera nella quale Don Bosco visse e lavorò per ventotto anni era poverissima, senza nessuno di quei conforti che si riscontrano anche nelle abitazioni dei sacerdoti di modesta condizione. ≪Ricordate che siamo poveri — diceva — e questo spirito di povertà dobbiamo averlo non solo nel cuore, ma dimostrarlo anche esternamente in faccia al mondo≫. (V, 675).

L’esempio del Padre mi induce ad un serio esame della mia povertà. Sono degno suo figlio ed imitatore, oppure, dopo aver rinunciato a tutto, sono amante del lusso ed esigo il superfluo?

O Gesù, fatto povero per amor mio, innamorami della tua povertà!

 

Punto Secondo

 

Povertà affettiva

 

Don Bosco non solo praticò la povertà, ma l’amò cordialmente. Soleva ripetere: ≪La povertà bisogna averla nel cuore per praticarla≫. ≪Questo fu sempre il mio ideale: non possedere cosa alcuna≫. (XIII, 861).

Per questo egli praticò il distacco affettivo da tutto ciò che è terreno, e seppe servirsi delle cose materiali senza attaccarvi il cuore, ma unicamente come mezzo per il suo apostolato a bene degli altri. Lo voglio contemplare in alcune manifestazioni di questo eroico distacco.

1. Distacco dalle soddisfazioni materiali. Non pensava nè si preoccupava del cibo; durante i pasti era assorto in pensieri superiori, rivelandosi uomo di Dio. Si cibava indifferentemente di ciò che gli era apprestato, senza mai lamentarsi o dimostrare preferenze, egualmente contento sia quando si assideva alla povera mensa dell’Oratorio, come quando era invitato ad un sontuoso banchetto. Posso dire di imitarlo?

2. Distacco dalle comodità e dal denaro. All’inizio del suo sacerdozio, invitato a curare la salute scossa, e a prendersi riposo e svago in luogo salubre, rifiutò il denaro che gli era offerto per questo scopo, dicendo: ≪ Non mi sono fatto prete per curare la mia salute≫. (II, 459).

In un viaggio a Roma, trovò alla stazione sontuose carrozze di benefattori, che si disputavano l’onore per servirlo. Ma Don Bosco, benché stanco del viaggio, se ne schermì. Egli che aveva sempre viaggiato in terza classe e a piedi, nelle sue apostoliche peregrinazioni, si trovava a disagio su una carrozza principesca. (IX, 495).

Nè si induceva a ciò, solo per spirito di economia e di risparmio, ma per esercitarsi nel distacco dalle cose materiali, onde aver il cuore libero per amare Dio e le anime.

Ne è prova altresì il suo distacco dal denaro. All’età di quindici anni, di fronte all’eredità di Don Calosso che gli veniva offerta e che gli sarebbe riuscita tanto utile per proseguire gli studi, esclama: ≪Non voglio niente. Io ho più caro il Paradiso che tutte le ricchezze e i denari del mondo≫. (I, 218). E fu coerente per tutta la vita.

Pochi giorni prima di morire, ordinò che si verificasse se c’era denaro nelle tasche dei suoi vestiti, perché voleva morire senza un soldo in tasca. E confidava: ≪ Fin dal principio della mia carriera feci voto di non tenere denaro in tasca. A mano a mano che viene, so subito dove impiegarlo. Sono sempre carico di debiti, eppure si va innanzi≫. (XVIII, 148). Egli realizzò così le parole divine: ≪Beato colui che non ha sperato nel denaro e nei tesori... ha fatto cose mirabili nella sua vita≫. (Eccl. 31, 8).

Che dire della mia condotta di fronte a queste lezioni? Debbo esercitarmi nello stesso distacco, onde cercare anime. Propongo almeno di accettare senza lamento le privazioni che si presentano. O Gesù, insegnami la vera povertà di spirito, per esser tuo discepolo!

 

Punto Terzo

 

La povertà che Don Bosco esige dai suoi figli

 

Dopo una conferenza fatta da Don Bosco sulla povertà, Don Filippo Rinaldi commenta fra sè: ≪Non è così rigida neppure la povertà degli Ordini mendicanti...≫; e nota che Don Bosco intendeva parlare della povertà personale del Salesiano, nelle esigenze della sua vita individuale; non già dell’attrezzatura scolastica e professionale dell’apostolato educativo, in cui egli voleva sempre essere all’avanguardia. ( Vita di Don Rinaldi, p. 418).

Voglio quindi considerare attentamente i principi fondamentali della povertà salesiana, quali si ricavano dalle Regole e dagli insegnamenti di Don Bosco.

1. ≪ il voto di povertà proibisce ai soci di disporre di qualsiasi cosa temporale che abbia prezzo, senza il consenso del legittimo superiore≫. (Costituz., art. 24). Alla luce di questo principio basilare, le Regole proibiscono di attribuirsi o ritenere per sè quanto si acquista con la propria industria (art. 29), e di tenere, denaro presso di sè o presso altri per nessun motivo. (Art. 30).

Riguardo all’uso indebito del denaro, Don Bosco era rigorosissimo, giungendo a dire di non poter ammettere che un giovane facesse la S. Comunione, tenendo nascostamente denaro contro il divieto del Regolamento. E Don Rinaldi commenta: ≪ Che dire se si trattasse di un religioso?≫, (o. c., p. 419).

Non debbo quindi far distinzione fra il molto e il poco. Mi sono impegnato con Dio di osservare il voto di povertà secondo le Costituzioni Salesiane, e debbo stare alla parola data a Dio.

2. Nel chiedere i debiti permessi e concessioni al Superiore per quanto occorre, bisogna seguire il criterio della povertà, per non esigere quanto disdice alla professione della povertà religiosa. Anche fuori di comunità, quando la pratica della povertà dipende unicamente dalla iniziativa personale, il religioso deve regolarsi secondo le esigenze della virtù professata.

Sono sempre stato fedele a queste precise norme, che ho accettate, non per avarizia e grettezza, ma per amore di Gesù, onde essere ricco dei beni soprannaturali?

3. Nonostante la sua precisione e il suo rigore, la povertà salesiana è allegra e cordiale, perché è sostenuta dall’amore verso Gesù che si e fatto povero, pur essendo ricco, e dalla sicura certezza che la povertà amata e praticata rende ricchi delle ricchezze soprannaturali e celesti.

Don Bosco esorta alla gioia soprattutto quando si soffrono i disagi della povertà, che sono titoli di gloria del religioso e grandi guadagni per il cielo. ≪ Se pertanto — egli scrive — il nostro stato di povertà ci e cagione di qualche incomodo o sofferenza, rallegriamoci con S. Paolo, che si dichiara nel colmo dell’allegrezza in ogni sua tribolazione... E appunto a questo genere di povertà, cui il divin Redentore non solo promette, ma assicura il Paradiso≫. (Costituz. Intr., p. 31).

Quale gioia proverò al momento della mia morte, se potrò dire di aver sempre cercato non i miei interessi, ma gli interessi di Gesù Cristo! Ma quali rimorsi strazianti, se sarò stato infedele al mio voto di povertà! Quale stretto conto dovrò rendere al Giudice divino!

O Gesù, perdonami le mancanze passate ed accogli il mio fermo proposito di essere religioso osservante, sull’esempio e secondo gli insegnamenti del sublime modello che mi hai presentato.

 

 

INDICE DELLE MEDITAZIONI SU DON BOSCO

 

Tratto da: San Giovanni Bosco, meditazioni per la novena, le commemorazioni mensili e la formazione salesiana

Autore: Sac. Domenico Bertetto SDB

 

 

 

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