MESE DI OTTOBRE - INTENZIONI E FRUTTI DEL ROSARIO

Meditazioni e preghiere

 

 

GIORNO 23

 

TERZO MISTERO GESU' INCORONATO DI SPINE

 

Santificazione della mente e del cuore 

 

CONSIDERAZIONE. La Madonna ha certamente presenziato e preso parte interiormente, il più possibile, alle varie fasi della Passione del Redentore, e perciò anche all'incoronazione di spine. Ciò ha il suo fondamento nella narrazione di S. Giovanni, secondo la quale l'afilittissima Madre si trovava vicina al Figlio nel momento culminante della sua immolazione. È la legge dell'amore: dove il figlio soffre, la madre vuol essere presente, per sollevarlo dalle pene e per sostenerle con Lui. Ma per la Vergine. SS. v'era pure la spirituale maternità per noi, che la sospingeva alla più amorosa riparazione delle nostre colpe, e quindi a cercare la più intima compartecipazione ai dolori di Gesù. Questi erano infatti i disegni di Dio; che accanto al Redentore, la Madonna fosse Corredentrice. Nella consapevolezza della sua grande missione, la SS.ma Vergine sentiva un'ardente sete di umiliazioni e di patimenti in unione col Figlio; sete che la induceva a nascondersi nei momenti della gloria e la sospingeva a manifestarsi, invece, quando poteva coprirsi d'umiliazione. 

 

* * * 

 

Nell'ultima Cena Gesù aveva detto con voce accorata ai suoi Apostoli: « Ho desiderato ardentemente di mangiare con voi questa Pasqua prima del mio patire». In tutta la sua vita, dal presepio alla Croce, il Salvatore non ebbe altro di mira che riaprire con la Redenzione le porte del Cielo alla povera umanità, smarrita nelle tenebre dell'errore e del vizio. L'Apostolo prediletto narra: « Prima della festa di Pasqua, sapendo Gesù ch'era venuta l'ora sua, di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi, ch'erano nel mondo, li amò sino alla fine». Il Redentore chiamò particolarmente sua l'ora della Passione, perchè, come Dio, aveva stabilito l'ora precisa in cui, come Uomo, si sarebbe sacrificato sulla Croce. Egli, arbitro della vita e della morte, patì e morì come e quando volle; e, dopo averci donato tutto Se stesso, nell'istituzione dell'Eucaristia, ci diede, nella Passione, la prova più luminosa del suo infinito amore. Nell'incoronazione di spine Gesù soffrì e tacque, per ridonare, ai « figliuoli del fallo primo», la vita della grazia e della gloria. Il profeta Isaia, nel preannunziare i patimenti e la morte del Salvatore, così parlò: « Come pecorella sarà condotto ad essere ucciso; come agnello muto dinanzi a chi lo tosa, Egli non aprirà bocca». Gesù, alzando l'Altare del suo Sacrificio perenne, ha voluto rovesciare tutti gli altari degli umani sacrifici; il mondo presente, volendo abbattere quest'unico sublime Altare, rivendica il diritto d'immolare dovunque vittime innocenti ai suoi idoli, falsi e spietati. Nel Sacrificio di Cristo, il movente esclusivo è l'amore, la misericordia; nei sacrifici umani, il movente è quasi sempre l'odio, l'egoismo. 

 

* * *

 

Se diamo uno sguardo agli antichi monumenti, sparsi sulla faccia della terra, troviamo che ben pochi hanno potuto resistere all'urto del tempo; e i loro avanzi sono appena ricordati dalla storia e non destano più alcuna commozione. La Croce, invece, Altare dei dolori dell'Uomo—Dio, il Divino Incoronato di spine, è e sarà sempre il capolavoro più sublime, più attraente per l'umanità, che soffre, combatte e spera! E attraverso i secoli, anzichè rimanere nell'oblio, è stata portata nelle regioni più remote; ovunque stende le sue braccia, come per stringere tutti i popoli nell'amore alla Vittima Divina, coronata di dolore. Nella crudele incoronazione di spine, la regale dignità di Cristo fu vilipesa, la sua divinità derisa. Egli ha voluto soffrire nel capo atrocissimi dolori, per espiare i pensieri disonesti e l'ingorda sete degli onori, delle distinzioni, dei titoli! Gli empi, nei loro stolti pensamenti, van dicendo: « Breve e pieno di noia è il tempo della nostra vita... Venite dunque, godiamoci i beni presenti... Incoroniamoci di rose prima che avvizziscano. Nessuno di noi manchi alle nostre orgie, dappertutto lasciamo i segni della nostra allegria, perchè questa è la nostra parte, la nostra sorte» (SAPIENZA). Che spaventosa stoltezza è mai questa! Se vogliamo esser seguaci di Cristo, dobbiamo deporre ai suoi piedi la corona delle rose profane, e circondare la nostra fronte delle spine sante d'una vita castigata e severa, mortificata e pura. Per aver in Paradiso il capo cinto dell'immarcescibile corona, dobbiamo quaggiù mortificare la mente e il cuore, rintuzzare le sfrenate ambizioni; dobbiamo, come Gesù, sopportare con pazienza e mansuetudine gl'insulti, gli sprezzi, le derisioni. 

 

FIORETTO. Siamo vigili e pronti a scacciare i pensieri e i desideri cattivi; umili e puri di niente e di cuore. 

 

GIACULATORIA. Cara e tenera mia Madre Maria, custodite la mia mente, il mio cuore, i miei sensi, perchè non m'imbratti di peccato...

 

ESEMPIO 
LA RIVOLTELLA, LE ROSE E LA MEDAGLIA. Giungeva un bel giorno di maggio, in sul tramonto, ad uno dei principali alberghi di Roma, un giovane signore. Nobile d'aspetto, cortesi le maniere, vestito elegantemente, ma così sparuto e stremato di forze da lasciare agevolmente comprendere la tristissima condizione della sua salute. Chi era costui? Un fuggitivo dalla famiglia, dalla patria. Le malvagie compagnie, le perverse letture, i piaceri della vita e soprattutto la passione del gioco l'avevano spogliato d'ogni sentimento religioso e di una vistosissima fortuna. Il vecchio padre, avutane notizia, ne morì di dolore; la madre ne ebbe il cuore trafitto. Consunto e quasi ridotto in fin di vita, viveva i suoi giorni tristi e melanconici, quando una visita inaspettata lo sorprende. Una nobile dama si presenta all'albergo, chiede del giovane ospite, sale alla stanza di lui, gli si getta al collo, ed abbracciandolo affettuosamente, fra i singhiozzi esclama: — Carlo mio... Carlo mio... — perchè tale era il suo nome. Il giovane, in quella stretta così affettuosa e inaspettata, ne è vivamente tocco e a stento balbetta: — O mamma! Tu qui? Come è possibile? Tu? Sì, era la madre di Carlo. Posti in oblio tutti i traviamenti del figlio, una sola brama la struggeva: salvarlo. Gli fu tosto intorno con tutte le più amorose sollecitudini e quando le parve il momento opportuno, ricordò al suo Carlo i doveri religiosi. Per meglio assicurarne l'esito, introdusse anche uno zelante sacerdote, antica conoscenza di Carlo, il quale lo ricevette con molta cortesia. Ma come si fu al punto dei Sacramenti, il giovane s'indispettisce, s'infuria a segno tale che il buon sacerdote si vede costretto a troncare ogni discorso e si licenzia. Quando Carlo si vede solo con la madre, furibondo dà di piglio ad una rivoltella, minacciando di togliersi la vita, se ancora gli si parli di Sacramenti. La madre, addoloratissima, esce dalla camera per recarsi nella vicina chiesa di S. Andrea delle Fratte, dove già più volte aveva fatto pregare per la conversione del figlio, a sfogare ai piedi dell'altare di Maria il suo dolore e a ravvivare le sue speranze. Il male intanto progrediva, e Carlo si avvicinava a grandi passi alla tomba; ma del ravvedersi non ne era nulla. Trovatolo un giorno più calmo e più bramoso d'intrattenersi con la madre, la buona signora ne approfittò e con molto affetto gli disse: — Carlo mio, io vorrei da te un regalo, un ricordo; certo non vorrai negarlo a tua madre, venuta così di lontano per assisterti in tante tue sofferenze. — Oh! mamma, chiedi pure — rispose Carlo intenerito. Regalami la rivoltella di quel giorno. — Sì, eccotela in dono. Avutala, la signora corre direttamente in chiesa, vuole che all'istante quell'arma micidiale sia esposta come dono accanto all'immagine di Maria. Il primo passo era fatto. Si raddoppiarono le preghiere, il frutto delle quali fu un grazioso e tenerissimo pensiero che Maria ispirò all'afflitta madre. Si avvicinava il giorno natalizio di Carlo, e la buona signora, sapendo quanto egli fosse appassionato per i fiori, pensò di trarne profitto nel suo intento. Compose un bel mazzo di dodici rose fresche e vi nascose la medaglia miracolosa. Indi lo portò alla chiesa di S. Andrea delle Fratte, e chiese al custode della cappella di Maria Immacolata, che si volesse compiacere che il detto mazzo rimanesse sull'altare di Maria per lutto il tempo della funzione del mese Mariano. Riprese poi le rose, e, tornata al suo povero Carlo, con tutta quella grazia ed amabilità, che sa ispirare la tenerezza materna, gliele presentò, accompagnando il dono con le sue felicitazioni. Il povero giovane, preso più dal delicato pensiero che dalla vaghezza delle rose: — Oh! quanto ti son grato, mamma mia buona, le disse — tu oggi mi fai dimenticare gran parte dei miei dolori. E così dicendo, le vagheggiava e le odorava con gran diletto. Quando ecco la medaglia cade dal mazzo. — Oh! mamma — dice Carlo sorpreso — una medaglia tra le rose. Che è mai questo? La raccoglie, la guarda; e vederla, e sentirsi mutare il cuore fu tutt'uno. La buona signora aspettava trepida quell'istante, e già calde lacrime le cadevano dagli occhi. Carlo la guarda ed esclama: — Ah! mia buona mamma, tu mi vuoi vinto ad ogni costo; ebbene, mi arrendo. Richiama il Sacerdote, perchè io mi voglio confessare. È impossibile ridire la gioia di quella madre. Venne il Sacerdote, il giovane si confessò, e nei quindici giorni che sopravvisse, non fece altro che edificare quelli che lo avvicinavano coi suoi commenti sulla divina misericordia e sulla immensa bontà di Maria. Spirò santamente fra le braccia della madre, la quale s'affrettò ad annunziare al popolo, che aveva pregato, la grazia ricevuta.

 

(Tratto dal libretto "Le intenzioni e i frutti del Santo rosario - Sac. A. Monticone - 1952)

 

 

FIORETTO DEL GIORNO

 

(scrivi il tuo nome se oggi hai fatto un fioretto)

Puoi fare il fioretto proposto oppure puoi deciderlo tu.

 

 

 (INDICE Ottobre - Rosario)