MESE DI OTTOBRE - INTENZIONI E FRUTTI DEL ROSARIO

Meditazioni e preghiere

 

 

GIORNO 25

 

QUINTO MISTERO LA CROCIFISSIONE DI GESU' SUL CALVARIO

 

La santificazione del dolore 

 

CONSIDERAZIONE. Come un giorno la Corredentrice depose materialmente il Redentore nella mangiatoia, mentre vagiva bambinello; così Lei stessa Lo depose spiritualmente sulla Croce, in un'offerta suprema. E vide quindi sollevarsi in alto l'insanguinato Agnello, con crudele scossa, che inasprendo le brucianti piaghe, fece sgorgare rinnovata copia di preziosissimo Sangue. Là vicinissima, ne contemplò le braccia protese in un divino abbraccio di sconfinato strazio e di smisurato amore; ne contemplò le dilaniate membra, il capo trafitto, il corpo sospeso ai chiodi e interamente gravante sulle atroci piaghe delle mani e dei piedi. Vide il raccapricciante progressivo rigonfiarsi dei vasi sanguigni; vide le giunture e i muscoli stirati dalla tremenda tensione; vide quelle dita divine spasmodicamente contratte per le strazianti lesioni prodotte dai chiodi. Vide passare e ripassare, spumeggiante ed impetuoso, il torrente dei nemici, che schizzavano, contro lo spasimante Gesù, l'onda fangosa del loro vituperio, insaziabile come l'odio di Satana; un'onda che, rifrangendosi sul Divin Figliuolo, si riversava poi tutta nel Cuore dell'addolorata Madre sua. Alla morte dì Gesù avvennero, nella città ottenebrata, dei fatti straordinari: il velo del Tempio, che rammentava l'inaccessibilità ed invisibilità del Dio dimorante nel « Santo dei Santi», si squarciò in due parti, da capo a fondo, quasi a significare che il suo ufficio era ormai terminato, essendo abolita l'inaccessibilità del Dio invisibile. Avvennero anche scosse telluriche: « La terra tremò e le rocce si spaccarono, e le tombe s'aprirono: molti corpi dei santi, che dormivano il sonno della morte, risuscitarono: e usciti dai loro sepolcri, dopo la risurrezione di Gesù, entrarono nella Città Santa ed apparvero a molti» (MATT.). Il centurione e i soldati di guardia, al vedere i primi fenomeni straordinari, e ripensando al contegno singolare tenuto dal Salvatore durante il processo e la maniera calma e rapida della sua morte, si convinsero che un tale imputato non solo doveva essere innocente, ma anche una persona straordinaria. Incominciarono quindi ad esclamare: « Certamente quest'uomo era giusto. — Costui era davvero Figlio di Dio». Anche la folla mutò contegno e man mano s'allontanò dalla Croce, « battendosi il petto». Allora un certo Giuseppe d'Arimatea, membro del Sinedrio ed occulto discepolo del Divino Maestro, si presentò a Pilato, per chiedergli il Sacro Corpo, e l'ottenne. Ma prima della deposizione, un soldato, Longino, gli dette un colpo di lancia in direzione del cuore, per non lasciare alcun dubbio sulla morte di Gesù; e dallo squarcio uscì sangue ed acqua. Ottenuta la venerata salma, Giuseppe, coadiuvato da altri, la depose in seno alla desolata Madre; poi si dettero subito a prepararle un sollecito e decoroso seppellimento, che doveva esser terminato prima del tramonto, perchè allora incominciava il riposo legale. « Presero dunque il corpo di Gesù e lo legarono con fasce insieme con aromi»; poi lo avvolsero in una bianca sindone e lo deposero in un sepolcro nuovo, in cui nessuno ancora era stato posto, e ne chiusero l'apertura con una grossa pietra. Appena Gesù era spirato, i Sinedristi, non avendo più nulla da temere, almeno per il momento, se n'erano ritornati alle loro case, ripetendo a se stessi d'aver compiuto un'azione veramente santa, facendo crocifiggere il Nazzareno. La tomba di Gesù non rimase subito abbandonata, perchè vi si fermarono, per un po' di tempo, le pie donne; poi anch'esse ritornarono in città a preparare aromi ed unguenti, per curare meglio, trascorso che fosse il sabato, l'affrettata composizione della Salma Divina. Anche la Madonna discese il Calvario, in compagnia di S. Giovanni, il quale la condusse, come figlio adottivo, nella sua propria abitazione: là aspettavano. 

 

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Ai piedi dell'albero della caduta, nel Paradiso terrestre, Eva, la prima donna, stette a fianco del primo uomo Adamo; ai piedi dell'albero della Redenzione, sul Golgota, vicino al secondo Adamo, Gesù, stava la novella Eva, Maria. Il Divino Morente vedeva ripercuotersi tutti i suoi dolori nell'anima della SS.ma Vergine, mentre in Lui rifinivano tutti gli spasimi della Madre sua crocifissa nel Cuore. Uno solo era l'altare; due le vittime: Gesù e Maria! Da questa valle di lacrime, ognuno di noi deve salire il suo calvario, per immolare se stesso sull'altare dei propri dolori. Dolori e pianto sono il triste retaggio che Adamo lasciò a tutti i suoi discendenti; pietosa ed insopprimibile realtà, tanto che « Spesso è da forte più che il morir il vivere». 
« L'uomo viene alla luce sospirando e con gli occhi molli di pianto, e sul letto di morte non sa trovare altro segno, per esprimere il suo ultimo addio al mondo, se non le lacrime. Di lacrime bagna la culla, che l'accoglie nei primi momenti della sua esistenza; di lacrime segna il cammino della sua vita, e le lacrime sono sempre il più sicuro retaggio che lascerà ai posteri. Si piange nelle catapecchie; si piange dentro i palazzi, nelle regge ancor si piange, e si trovano lacrime ai piedi d'ogni trono. Nulla può contro la sovranità del dolore. Esso regna in tutti i tempi, sotto tutti i cieli, fraternizza con tutte le razze, parla tutti gl'idiomi, non rispetta nessuna condizione sociale». Sì, « tutti portan la croce quaggiù»; e: « Stolto è chi spera, in questa umana vita, Trovar posa giammai; sempre d'affanni Si pasce l'uom; e se talor si crede Esser in pace, è perchè cangia doglia...». (METASTASIO) 

 

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Il dolore mai disgiunto dalla Religione, nè separato dalla Croce, ci fa migliori, più compassionevoli verso gli altri; ci fa considerare la vita presente nel suo vero aspetto di pellegrinaggio, e non di stabile dimora: « Ecco la vita! Un singhiozzar perenne, Un perenne partirsi e dirsi addio!» (HEINE) Ahimè! Ogni ora che suona apre una tomba e fa versare una lacrima». (CHATEAUBRIAND) Il dolore ci persuade che la vita non è quietismo, ma una dura prova, una milizia, una battaglia del bene contro il male: « Militia est vita hominis super terram». San Paolo dice che, essendo noi figli di Dio, siamo pure suoi eredi e coeredi di Gesù Cristo, a patto, però, che soffriamo con Lui da essere con Lui glorificati. Tribolazioni e lacrime sono il contrassegno dei beniamini di Dio, l'indice sicuro delle predilezioni del Cielo: « Ivi abbonda il pianto ove Iddio ha grandi disegni... la tribolazione è il sentiero per cui il Signore conduce le anime che più ama e su cui conta assai. Verrà il giorno che il tenerissimo Signore detergerà ogni lacrima dagli occhi loro, come dice la Scrittura, e in quel giorno chi vorrà non averne versate?» (C. FERRINI). Soltanto il dolore illuminato dalla fede, sorretto dalla speranza e confortato dalle divine promesse, diviene ispiratore di savi consigli, di opere meravigliose e benefiche. Il Papini, dopo aver raggiunta la verità evangelica per l'aspra via del dolore, potè scrivere a conforto dei tribolati: « Fra tutte le maestre che Dio ha scelto per la nostra infanzia millenaria, la tempesta è una delle più eloquenti. Chi non s'è provato ad ascoltarla ed a porgere il petto ai suoi colpi, e non s'è sentito più forte in quella sua debolezza, tra gli elementi insorti, non imparerà mai la prima sillaba della pedagogia celeste; sarà sempre scolaro dei maestri che non sanno o discepolo di chi non seppe essere alunno». Il Cristianesimo senza sofferenze, senza mortificazione, senza espiazione, senza croce, sarebbe una bella, divina città, destinata a crollare; sarebbe un corpo che va in sfacelo, sarebbe un incantesimo estetico, un nulla, una ipocrisia mascherata. « L'uomo non educato dal dolore — dice il Tommaseo — rimane sempre bambino» e sant'Agostino esclama: « Quale tremenda croce esser senza croce!» e Nulla ci rende così grandi come un grande dolore. Ma perchè tu ne sei colpito, non credere... che la tua voce quaggiù debba rimanere muta... L'uomo è un apprendista, il dolore è il suo maestro, e nessuno si conosce finchè non ha sofferto. È una legge dura, ma una legge suprema, vecchia come il mondo..., che dobbiamo ricevere il battesimo del dolore e che tutto si deve acquistare a questo doloroso prezzo. Le messi, per maturare, hanno bisogno di rugiada; per vivere e per sentire, l'uomo ha bisogno di pianto» (A. DE MUSSET). 

 

FIORETTO. Gesù ha promesso: « Beati quelli che piangono, perchè saranno consolati». Coraggio! dunque, anima sofferente: accetta e santifica dolori e lacrime, ricordando che soltanto « Fuor de la vita è il termine del lungo tuo patir». (MANZONI)

 

GIACULATORIA. Maria Addolorata, Madre dei cristiani, pregate per noi. 

 

ESEMPIO 
UN BIMBO SUL COLLO D'UN VECCHIO. Durante la processione, che si svolse il 24 maggio 1932 in un luminoso tramonto, a Torino, per la festa di Maria Ausiliatrice, accadde un fatto, piccolo in sè, ma assai significativo. Passava il carro, tutto candido di fiori, con il simulacro di Maria, tra due fitte ali di popolo orante e plaudente, quando in pieno Corso Regina Margherita, un vecchio si avanzò per mettersi dietro lo stesso carro. Guardie di città ed incaricati del servizio volevano allontanarlo. E perchè? Non aveva nessun aspetto minaccioso, anzi era devotissimo; ma portava in collo un bambino di due o tre almi, vestito di bianco, reggeva con la destra una candela accesa con appeso un quadrettino dell'Ausiliatrice. A destra e a sinistra due fanciulli lo accompagnavano con poche rose in mano. C'era da ridere, a prima vista, e, forse per questo, si tentò d'allontanarlo. Il vecchio insisteva e protestava, barcollando tutto sudato... Il sottoscritto si trovava, con un centinaio di universitari cattolici ed altri amici a pochi passi dal vecchio. Mossi a compassione, corremmo al salvataggio, dando un posto legale a quello strano gruppo. Condotti per mano, i quattro presero posto nelle nostre file, mentre il piccino guardava, con occhioni sgranati, i berretti goliardici dei giovani. Specialmente a quelli rossi (di medicina) tendeva le manine con gioia. Parlammo poi, tra un canto e l'altro. Chi siete, brav'uomo? — Sono un operaio di Borgo S. Donato, che ho avuto tante grazie da Maria Ausiliatrice. — Raccontate! — Questo qui, a destra, si ruppe tutt'e due le gambe; io chiesi la grazia perchè guarisse presto e bene, e guarì; quest'altro, a sinistra, ebbe una gravissima malattia, e la Madonna me lo guarì; e il piccolo, che ho sul collo, corse un pericolo, e si salvò; io fui operato allo stomaco, e mi guarì. Avevo o non avevo il dovere di fare il voto? — Quale? — Feci voto che sarei venuto con questi tre figli alla processione, proprio dietro il carro della Madonna. Non volevano lasciarmi passare. Io ero e sono disposto a farmi mettere in prigione; ma voglio compiere il voto... Non potevamo rispondere, perchè vedemmo quel vecchio piangere e i due figli fare altrettanto; ognuno aveva un grosso nodo in gola. Lungo il percorso, gli occhi del popolo erano attirati dal gruppo. Una popolana, meravigliata più degli altri, protese la candela che teneva in mano e volle che uno dei giovinetti la portasse: — E prega per me... Davanti alla Basilica, dalla cui porta spalancata si vedeva l'altare tutto luccicante, spingemmo il pover'uomo, che sudava e pregava con una fede commovente. Prendemmo due rose, una candida e una rossa, e le mettemmo in mano al bimbo, che subito le alzò come un trofeo verso la porta. Era uno spettacolo, a cui si volgevano gli sguardi dei molti che stavano lì, davanti alla sterminata folla, che gremiva la piazza. Quando il Cardinale Arcivescovo uscì con lo Ostensorio e nel silenzio solenne alzò il Signore, il bimbo, quasi conscio del suo valore di simbolo, alzò ancora di più i due trofei di rose, come per farne un'offerta al Redentore. Il vecchio che lo reggeva, con la testa bassa, si batteva il petto, ignaro di quello che faceva il suo bimbo miracolato... Ritornando dalla funzione, mentre ci attardavamo in mezzo alla folla, a godere lo spettacolo della grande Basilica, tutta luci colorate, parlavo con i miei amici: Tutto bello e devoto — mi diceva un giovanotto — ma quel vecchio, ma quel bimbo!.. — Simbolo grandioso e profondò, caro amico. In quelle manine protese, le due rose dicevano al Redentore le parole di salvezza: il rosso dell'amore per coloro che odiano, ed il bianco dell'innocenza per coloro che muoiono nel fango. Sotto gli occhi di Maria, Madre, Vergine ed Ausiliatrice. Stavo per finire questo articoletto, quando mi fu portata una lettera, con dentro cento lire e questo scritto d'un anonimo: «La prego far rimettere questa piccola somma a quel pover'uomo, che oggi seguiva la processione di Maria Ausiliatrice, tenendo sulle spalle un bimbo e dicendo che lo faceva per voto. Gli dica di pregare per me». Il brav'uomo ebbe il denaro, mentre proprio non aveva pane per i figli; e ringraziò Dio di quest'altra grazia, pregando per l'ignoto benefattore. 

 

(Tratto dal libretto "Le intenzioni e i frutti del Santo rosario - Sac. A. Monticone - 1952)

 

 

FIORETTO DEL GIORNO

 

(scrivi il tuo nome se oggi hai fatto un fioretto)

Puoi fare il fioretto proposto oppure puoi deciderlo tu.

 

 

 (INDICE Ottobre - Rosario)