SAN GIOVANNI BOSCO E SAN FRANCESCO DI SALES
S. GIOVANNI BOSCO E S. FRANCESCO DI SALES
La festa liturgica di S. Francesco di Sales, che cade provvidamente nell'antivigilia della festa liturgica di S. Giovanni Bosco, unisce nel ricordo e nella devozione il Patrono e il Fondatore della Società Salesiana: due grandi Santi, che raggiunsero la perfezione per vie e attività distinte, ma nello stesso spirito e secondo gli stessi principi, cosicchè anche la loro fisionomia spirituale ha dei tratti comuni di soprannaturale amorevolezza e soavità.
Per imitare questi sublimi modelli di santità, considererò la santità alla luce dei loro insegnamenti e dei loro esempi.
Punto Primo
La santità è amore
Il grande merito di S. Francesco di Sales nella storia della spiritualità cristiana, è quello di aver presentato la perfezione non come un’erba esotica che nessuno osa toccare, ma come una fonte a cui tutti possono dissetarsi. E’ fatale pregiudizio credere che la perfezione consista principalmente nelle pratiche esteriori, cioè nelle penitenze corporali, nei digiuni e nelle lunghe preghiere, e quindi sia preclusa alla maggior parte dei fedeli e riservata a quei pochi che possono praticare speciali forme esteriori di vita ascetica.
S. Francesco di Sales, soprattutto per mezzo del suo immortale libro la Filotea, ossia Introduzione alla vita divota, con mano dolce ma sicura, sgombra il cammino della santità da questi fatali pregiudizi, e rifacendosi all’insegnamento di Gesù, insegna che la vera devozione, ossia la santità, consiste nell’amor di Dio, portato a tal grado di perfezione da farci praticare il bene con diligenza, assiduità e prontezza.
La santità è quindi possibile a tutti, perché ogni anima può amar Dio e servirlo per amore, con spirito di nobile precisione, nell’adempimento esatto, generoso e costante dei doveri del proprio stato, che sono l’espressione della volontà divina.
Anche l’insegnamento di S. Giovanni Bosco coincide mirabilmente con quello di S. Francesco di Sales. Don Bosco insiste continuamente sull’amor di Dio, che dev’essere il movente di tutto. Ecco le sue parole: ≪ Una cosa che qualche volta si dice e che io vorrei mai si dicesse, è questa: di fare le cose solo per piacere a Don Bosco. No, miei cari, non cercate di piacere a me, cercate di piacere al Signore. Che premio potrei darvi io, se cercate solo di piacere a me? Potrei darvi le mie miserie. Mettete proprio il vero spirito di piacere al Signore, e se qualche volta vi fosse dato un ufficio ripugnante, fatelo ugualmente, fatelo volentieri, pensando che con questo vi guadagnerete l’amore di Gesù Cristo≫. (XII, 471).
≪Se vuoi essere vero figlio di Don Bosco, diceva in altra circostanza, bisogna che ti ricordi di non esser più per la famiglia e per gli interessi materiali, ma di Dio e per Iddio ≫. (VI, 1059).
Anche Don Bosco alla scuola del Vangelo insegnava che Dio vuole tutti santi, e quindi tutti possono aspirare alla santità, purchè siano fedeli e costanti nell’amor di Dio, mediante il perfetto adempimento dei propri doveri. Sono questi luminosi principi che hanno suscitato anche in semplici ragazzi la nostalgia della santità, e ci hanno dato S. Domenico Savio, gloria fulgidissima dell’educazione salesiana. ≪Se non sono santo, sono niente. Sento un desiderio e un bisogno di farmi santo ≫.
Suscita anche in me, o buon Padre, questi sentimenti del tuo prediletto discepolo, perché possa esser santo e formatore di giovani santi.
Punto Secondo
La santità esige l’adempimento del dovere
Il Maestro divino afferma: ≪Non colui che dice: Signore, Signore! ma colui che fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli!≫. (Matt., 7, 21). ≪Voi sarete i miei amici, se farete quanto io vi comando≫. (Giov., 15, 14).
Non c’è quindi vero amor di Dio, senza piena obbedienza alla volontà di Dio. Quindi la santità, consistendo nel vero amor di Dio, esige il perfetto adempimento della sua volontà, ossia il compimento esatto del proprio dovere. La volontà di Dio è che noi siamo santi (I Tess., 4, 3). Quindi chi fa la volontà di Dio raggiunge la santità.
Su questo principio fondamentale della vita cristiana e religiosa ritornano continuamente S. Francesco di Sales e S. Giovanni Bosco.
Essi insistono sull’osservanza religiosa, sulla fedeltà al proprio dovere di studio, di lavoro, di ministero; sull’obbedienza ai propri superiori; poiché solo a queste condizioni c’è il vero amor di Dio e l’adempimento della sua volontà.
≪Il religioso senza obbedienza, insegna S. Francesco di Sales, è un religioso senza virtù, perché è l’obbedienza che principalmente fa il religioso, essendo questa la virtù propria e caratteristica della vita religiosa. Abbi pur anche brama di soffrire il martirio per amor di Dio; se non hai l’obbedienza, questo non vai nulla≫. ≪Se prego tutto il giorno, ma non faccio il mio dovere, mi danno; poiché non faccio la volontà di Dio, e quindi non ho l’amor di Dio≫.
L’impegno della santità si traduce adunque nella nobile precisione di compiere per amor di Dio tutto il dovere, con generosità e con costanza.
Anche S. Giovanni Bosco ammonisce: ≪Il voto di obbedienza è appunto diretto ad assicurarci che noi facciamo la santa volontà di Dio ≫. ≪ Ciascuno pertanto compia l’ufficio che gli è affidato, ma lo compia con zelo, con umiltà e confidenza in Dio, e non si sgomenti se dovrà fare qualche sacrificio a lui gravoso ≫. ≪ Adoperiamoci di osservare le nostre Regole, senza darci pensiero di migliorarle o riformarle ≫.
Il fine di queste paterne raccomandazioni, è indurre il Salesiano al vero amor di Dio, all’osservanza perfetta di tutta la volontà di Dio, e quindi al conseguimento della perfezione e della santità.
Se quindi voglio raggiungere la santità, secondo le esigenze della mia vocazione religiosa, devo camminare sulla via dell’obbedienza e del dovere. Il disprezzo sistematico dell’obbedienza e del dovere, segna la rovina della mia anima e della mia vocazione, poiché mi priva della santità.
Apparendo ad una figlia spirituale di S. Francesco di Sales, S. Margherita Maria Alacoque, Gesù proferì queste tremende parole: ≪ Tutti i religiosi disuniti e separati dai loro superiori, si debbono ritenere come vasi di riprovazione in cui tutti i buoni liquori sono cambiati in corruzione... Queste anime sono talmente rigettate dal mio Cuore, che più esse si adoperano per accostarsi a me per mezzo dei Sacramenti, delle orazioni e di altri esercizi, e più io mi allontano da loro por l’orrore che ne provo≫.
O Signore, preservami da tale pericolo, e rendimi sempre più generoso nel darti quello che ti ho promesso nella mia Professione religiosa.
Punto Terzo
La santità è fonte della vera gioia
Un santo triste è un tristo santo, dice S. Francesco di Sales. La vera santità è invece fonte di vera gioia. Chi ama Dio, chi serve fedelmente a Dio nell’obbedienza e nella fedeltà ai propri doveri, ha la vera gioia e la vera pace, perché possiede Dio, fonte infinita di gioia e di pace.
Vita fervente è sinonimo di vita serena. Vita dissipata e sregolata è sinonimo di vita inquieta e triste. S. Giovanni Bosco, dopo aver detto che il vero Salesiano è colui che non è più per la famiglia e per gli interessi materiali, ma di Dio e per Iddio, afferma: ≪Chi si sente di fare questo, è il più felice in questo mondo: egli sarà discepolo di Gesù Cristo, sarà vero figlio di Dio. Iddio sopra di lui verserà le sue grazie e gli riempirà il cuore del suo divino amore ≫. (VI, 1059).
Nell’introduzione alle Regole, egli inculca l’obbedienza religiosa che conduce il Salesiano alla diligente e costante osservanza della volontà di Dio, all’adempimento perfetto del dovere ed all’osservanza esatta delle Regole; quindi dà questa solenne garanzia: ≪ Se voi eseguirete l’obbedienza nel modo suindicato, io vi posso accertare nel nome del Signore che passerete in Congregazione una vita tranquilla e felice. Ma nello stesso tempo vi devo notare, che dal giorno in cui vorrete fare non secondo l’obbedienza, ma secondo la volontà vostra, da quel giorno voi comincerete a non trovarvi più contenti del vostro stato. E se nelle varie Religioni si trovano anche dei malcontenti, e di coloro cui la vita di comunità riesce di peso, si osservi bene e si vedrà che ciò proviene dalla mancanza di obbedienza e soggezione della propria volontà. Nel giorno del vostro malcontento riflettete a questo punto e sappiate rimediarvi≫.
Alle parole del Padre fanno mirabile riscontro quelle del figlio prediletto S. Domenico Savio: ≪ Noi qui all’Oratorio facciamo consistere la santità nello stare molto allegri≫. ≪Il mio divertimento più bello è l’adempimento esatto del mio dovere≫.
Il dovere, infatti, è il segreto della santità e della gioia.
Non mi resta che concludere con S. Domenico Savio: ≪Io debbo correre; altrimenti giunge la sera e non raggiungo la santità ≫.
O Maria, Madre della mia vocazione, fammi sentire una volontà risoluta di santità e di perfezione, ed aiutami a realizzarla nel vero amor di Dio, che mi renda fedele a tutti i miei doveri, e mi faccia gustare la gioia inestimabile di appartenere solo a Dio.
INDICE DELLE MEDITAZIONI SU DON BOSCO
Tratto da: San Giovanni Bosco, meditazioni per la novena, le commemorazioni mensili e la formazione salesiana
Autore: Sac. Domenico Bertetto SDB