FESTE MOBILI:
PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
Ti ho osservato nella lotta contro Satana e ti ho ammirato.
La prima condizione che viene richiesta all'uomo per giungere alla "conformità" a Cristo Gesù è quella dello spogliarsi dei propri abiti e rivestirsi degli abiti di Cristo. È il cammino inverso che Gesù ha fatto e di cui parla l'apostolo Paolo. Egli scrive che il Signore Gesù "pur essendo di natura divina non ritenne per sé gelosamente la sua uguaglianza con Dio ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo". Egli, dunque, si spogliò dei suoi abiti divini ed indossò gli abiti umani. I suoi abiti divini erano di immenso splendore, "bianchi come la neve". Il suo volto era luminoso "come il sole". Ma egli si fece servo. Noi, servi, dobbiamo spogliarci dei nostri abiti, di tutti i nostri abiti che non sono luminosi né candidi. Gli atleti che devono affrontare un combattimento si spogliano dei loro abiti pesanti. Gesù, il Figlio di Dio fattosi uomo, intraprese la lotta contro Satana che lo sfidò con la triplice tentazione per verificare se veramente fosse il Figlio di Dio. Satana non sapeva che veramente Gesù era il Figlio di Dio. Se l'avesse saputo non si sarebbe avvicinato a lui per tentarlo. Dobbiamo associarci a Gesù nel combattimento e sostenere la lotta contro Satana che, comunque, vuole ostacolare il nostro cammino di "configurazione" a Cristo. Per combattere e per riuscire vittoriosi nella lotta, con l'aiuto di Dio, dobbiamo spogliarci dei nostri abiti pesanti, laceri, sporchi e, come dice l'apostolo Paolo, dobbiamo rivestirci dell'armatura di Dio. Nella lotta quotidiana dobbiamo fare sempre riferimento alla volontà di Dio. Così, infatti, rispose Gesù a Satana. Dobbiamo essere decisi nell'impegno a "servire soltanto a Dio" in parole ed in opere.
Sarà mio elmo la fede, Signore Dio, e l'amore grande verso di te.
(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù - di N.Giordano)
PREGHIERA PER LA QUARESIMA
Mi hai chiamato, Dio dei miei padri, ad uscire dalla palude del peccato perché volevi che io provassi la gioia luminosa di una prateria, ove è possibile giacere, saltare, correre e cantare. Mi hai strappato dalla schiavitù antica per farmi vivere nella libertà. Ed io, o Signore, sono un uomo inquieto perché la libertà è una gioia, ma anche un tormento. Ad ogni passo sono costretto a scegliere fra il bene e il male, fra il peccato e la grazia, fra la tua parola e quella del maligno, fra la polvere delle stelle e il fango della terra. Quanta fatica, o Signore, hai messo nelle mie mani con la libertà! Tu intanto stai in silenzio a guardare la mia libertà. Stai a guardare le scelte che compio e i passi che faccio. Se cado, per una scelta sbagliata, con dolcezza mi rialzi e continui a guardarmi. Se resto in piedi per una scelta giusta sorridi e continui a guardarmi. Sei un Dio fuori di ogni immaginazione! Vuoi che cammini da me perché non sei né un dittatore o un plagiatore e nemmeno un carceriere che impedisce ogni mio passo, ma un Dio che ama solo e sempre chi è uomo libero e si fa perciò responsabile di sè e degli altri. In Paradiso ci arriverò perché voglio e perché faccio quello che è necessario e non perché ci sono costretto da te. La mia libertà di scelta è anche la grazia più bella che mi hai offerto perché mi fa uguale a te, Dio, appassionato amante della libertà. Amen |
FIORETTO DEL GIORNO:
Parlare piano, con gentilezza.