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UN ANNO CON DON ALBERIONE

21° Giugno

MORTIFICAZIONE - VI 

 

Non essere avventato nel parlare, e il tuo cuore non abbia furia di proferire parole davanti a Dio. Dio è nel cielo e tu sei sulla terra, perciò sian pochi i tuoi discorsi (Ed. 5, 1).

 

1. Fare e sentire discorsi buoni sono mortificazioni della lingua e dell'udito. La lingua si mortifica parlando a tempo. Se una esagerata loquacità è cosa cattiva, lo è pure una morbosa taciturnità, che rende pesante la vita sociale e di comunità. Occorre pregare anche vocalmente: Rosari, orazioni del mattino e della sera, canti sacri, ecc. Tenere buoni discorsi edifica il prossimo e colui stesso che li fa. «Come le membra del corpo si sviluppano col moto, così l'anima con discorsi buoni e pii». I buoni discorsi rendono più raccolti: «Non ci ardeva fore il cuore in petto mentre per strada ci parlava e ci spiegava le Scritture?» (Lc. 24, 32). Un buon discorso fa talora più bene di una predica. Far parlar la lingua sufficientemente nell'accusa al confessionale; riconoscere lealmente un errore commesso; esporre i propri dubbi, tentazioni, difficoltà al Direttore Spirituale ed a chi può illuminarci e confortarci: ecco preziose mortificazioni di lingua. Si mortifica pure tacendo quando è bene tacere. «Se uno crede di essere religioso e non tiene a freno la lingua... la sua religione è vana... Anche la lingua è un fuoco, un mondo di iniquità» (Gc.1, 26; 3, 6). Evitare assolutamente ogni discorso e canzone pericolosa; potrebbe anche essere vero scandalo: «La loro bocca è un sepolcro aperto» (Sal. 5, 11) Evitare le mormorazioni; esse rompono la carità se contro gli eguali e gli inferiori; rompono anche l'obbedienza se contro i superiori. Spesso sono i più carichi di difetti quelli che non esaminano sè stessi, che fanno critiche, mormorazioni, calunnie contro gli altri. Evitare l'immoderazione di chi vuol sempre parlare lui: «L'uomo linguacciuto non prosperi sulla terra» (Sal. 139, 12). «Dove molto si ciarla, la colpa non mancherà» (Pro. 1, 19). Evitare di lodarsi, di parlare precipitosamente, di riferire ciò che sconforta, divaga, disgusta il prossimo. 

 

2. L'udito si mortifica ascoltando a tempo, ed anche quanto spiace, per amor di Dio. Udire la parola di Dio è dovere: «Le mie pecorelle ascoltano la mia voce» (Gv. 10, 27). «La fede viene dal sentir parlare, e il sentir parlare avviene per mezzo della parola di Cristo» (Rm. 10, 17). Ascoltare gli avvisi del confessore, dei genitori, delle persone saggie, del medico, ecc. è sapienza e mortificazione. Così l'ascoltare gli ordini dati, le spiegazioni dei maestri, i buoni discorsi. Di S. Giov. Berckmans e S. Luigi si diceva che per diventare loro amici bisognava correggerli! Le correzioni si devono amare come una medicina salutare. Non ascoltare cose cattive ancorchè piacciano: non fermarsi ad ascoltare le mormorazioni sul conto del prossimo oppure parole in lode nostra. Evitare di sentire discorsi cattivi, notizie che distraggono dai doveri e dalle virtù. Vi sono persone molto curiose: e per questo perdono un tempo prezioso in sentire discorsi, notizie, canzoni che danneggiano lo spirito. 

 

ESAME. — Chi è muto o sordo non dovrà rendere a Dio conto dell'uso della lingua e dell'udito. Ma io sono riconoscente al Signore per avermi dati questi due sensi? Li uso bene? So frenarli, disciplinarli? 

 

PROPOSITO. — Vigilerò assiduamente sulla mia lingua e sul mio udito, sapendo quanti e quali beni e mali possano operare. 

 

PREGHIERA. — Vi ringrazio, o mio Dio, perchè non sono nato nè cieco nè sordo. Riconosco, però, che il peccato originale ha depravati i gusti ed ha reso difficile disciplinare i sensi. Soccorretemi con la Vostra grazia, o Gesù; la Vostra redenzione ha portato rimedio ai mali causati dal peccato. «Poni, o Signore, uno custodia alla mia bocca e un sigillo alle mie labbra ». «Apri, o Signore, la mia bocca per benedire il Tuo santo nome». Le Vostre pecorelle si riconoscono da questo: che ascoltano la Vostra voce. Parlatemi dunque, perchè io, Vostro servo e pecorella, Vi ascolterò. 

 

FIORETTO: — Sii oggi più paziente; al Divin Cuore. fa un'offerta delle tue croci

 

 

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