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UN ANNO CON DON ALBERIONE

25° Giugno

ZELO - I 

 

Vi esortiamo ancora, o fratelli, a correggere gli inquieti, a consolare i pusillanimi, a sostenere i deboli, ad essere pazienti con tutti. Badate che nessuno renda male per male; ma cercate sempre di far del bene tra di voi e verso tutti (Ts. 5, 14-15). 

 

1. Fatemi comprendere, o Signore, quali talenti mi avete dati: affinchè io senta come devo spendermi e sopra-spendermi per le anime. Il primo stimolo: i nobili istinti dell'uomo. Essi sono nel fondo del mio essere come un'eco della voce di Dio. Dio è bontà diffusiva: ha infuso nell'uomo un po' di questa sua ineffabile perfezione. Sento che la mia vita non finisce con il godimento proprio; approda a nulla se soltanto raggiunga una soddisfazione personale, sia pur elevata. Un moto spontaneo, istintivo, la spinge fuori di sè, come la pianta è spinta e tende a produrre il fiore ed il frutto. Tende a moltiplicarsi, germogliare, per espandersi e sopravvivere. Di qui il bisogno di comunicare il proprio sapere ed il proprio pensiero; i propri sentimenti, anzi la vita, e l'anima stessa. Prima inclinazione: Io non voglio rimanere un essere sterile: occorre che io sia utile a qualcuno. Di buon grado prenderò questa massima: «Purchè io serva!» Se servo a nulla sono uno strumento di rifiuto; faccio vergogna a me stesso. 

 

2. Seconda inclinazione: la vita è breve; dunque devo far presto a produrre qualcosa di stabile che prolunghi la mia esistenza. La tendenza ad essere padre è della natura. Sento di non volere essere un fuoco fatuo che illumina per un istante; poi si spegne per sempre; non mi rassegno a morire tutto intero. E per quanto sia vaga la scia del mio passaggio, che almeno non sia cancellata subito ogni orma. Che almeno io porti con me all'eternità qualche merito. Ora il maggior merito che posso portarmi non è forse il bene operato sulle anime? Terza inclinazione: Sento compassione per le umane miserie: vorrei guarire piaghe cancrenose, asciugare lacrime, rasserenare volti addolorati. Bene immenso è la luce della verità; gran felicità la pace del cuore; bene eterno il Paradiso: ed ecco che tutto questo vorrei dare, largamente dare, sempre dare. Quale gioia vedere un affamato che avidamente mangia il buon pane che io gli ho donato; un assetato che può saziarsi con l'acqua che gli ho portato; un bambinello intirizzito che vien riscaldato dallo spesso vestito che gli ho procurato! 

 

3. Mio Dio, Voi avete voluto che lo zelo contenesse già un premio in sè stesso. Fate che la Vostra voce invitatrice, che si fa udire al fondo della mia anima, non suoni invano per me. Accendete in me la fiamma dello zelo apostolico. 

 

ESAME. — Qual'è stata la mia compassione per gli infelici, finora? Che cosa faccio adesso per le anime? Mi procuro la gioia di chi si comunica e lascia nelle anime e nei cuori qualche orma di se stesso? 

 

PROPOSITO. — Devo essere padre di qualche anima. Chi é sterile, alfine avrà sfruttato il mondo e quasi compressa violentemente la sua inclinazione ad espandersi. Darò il mio appoggio morale e materiale a qualche persona bisognosa. 

 

PREGHIERA. — Signore, ci avete fatti simili a Voi. Infelice chi, all'incontro, accentra tutto in se stesso. Siamo Vostri figli, creati a Vostra immagine e somiglianza. «Non omnis moriar»; non voglio morire tutto. Non importa che il mio nome non venga inciso sul marmo: desidero solo, e questo mi basta, che su qualche anima rimanga un'orma di me stesso. Fate, o Signore, che io possa imitarVi in questo! 

 

FIORETTO: — Recita tre atti di Speranza; caccia via il timore esagerato dei giudizi di Dio.

 

 

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