DON
BOSCO E IL CATECHISMO
Nata
da una lezione di Catechismo, l’8 dicembre 1841, l’Opera salesiana
è essenzialmente catechistica. Ogni salesiano è solidale con Don Bosco
nel realizzare il divino mandato: ≪ Mettiti immediatamente a far
loro (ossia ai giovani) un’istruzione sulla bruttezza del peccato e
sulla preziosità della virtù≫. (I, 124).
Per
attrezzarmi sempre meglio alla mia missione catechistica, mediterò:
I
- sull’esempio di Don Bosco catechista;
II
- sul suo metodo catechistico;
III
- sulla sua formazione dei catechisti.
O
Gesù, divino Maestro, che ti sei degnato di esercitare questo
apostolato per nobilitarlo e divinizzarlo, fammene comprendere
l’importanza ed infiammami di inestinguibile
zelo catechistico.
Punto
Primo
Don
Bosco catechista
L’appellativo
≪catechista≫ fissa l’aspetto più importante della attività
sacerdotale di Don Bosco.
Egli
fu infatti catechista valente e instancabile. La sua attività di
confessore, scrittore, educatore, fondatore di Congregazioni religiose
è applicazione e frutto della sua missione catechistica, ricevuta da
Gesù stesso nella visione avuta a nove anni.
Iddio
lo arricchì in grado eminente delle più spiccate doti del catechista
modello: zelo ardente per le anime, purezza e santità di vita, memoria
prodigiosa, ingegno perspicace, dono di farsi amare, chiarezza e
semplicità di parola; abilissimo nel colpire i sensi e
l’immaginazione dei giovani, inesauribile nel creare paragoni,
similitudini, apologhi, parabole; efficacissimo soprattutto
nell’attirare, formare e santificare la gioventù, per cui era una
festa la sua apparizione in una scuola. (II, 349).
Fanciullo,
studente, seminarista fu sempre catechista. Fatto prete, fonda gli
Oratori festivi, il cui scopo principalissimo — da non mai
dimenticarsi — è l’istruzione e la formazione religiosa della
gioventù, poiché la mancanza di istruzione religiosa è la causa
principale della perversione di tanti poveri giovani.
Dell’insegnamento
catechistico Don Bosco ebbe sempre la più alta idea, e non si stancò
di esaltarlo, propagarlo e perfezionarlo in tutti i modi.
Fautore
infaticabile delle scuole di Catechismo, le fece sorgere numerose,
dotandole di programmi progressivi, registri, sussidi, secondo le
migliori norme didattiche.
Appena
aveva sentore di qualche rallentamento da parte di qualcuno dei suoi
figli, interveniva opportunamente, ricordando che il Catechismo è il
ramo di scienza più importante. (XI, 336).
A
questa luce non mi posso accontentare di una sterile ammirazione, ma
devo sentirmi impegnato di fare la mia parte. ≪ I maestri si
ricordino — ammonisce infatti Don Bosco — che la scuola non è che
un mezzo per fare del bene: essi sono come parroci nella loro
parrocchia, missionari nel campo del loro apostolato; quindi di quando
in quando devono far risaltare le verità cristiane, parlare dei doveri
verso Dio, dei Sacramenti, della devozione alla Madonna... Chi ha
vergogna di esortare alla pietà, è indegno di essere maestro, e i
giovani lo disprezzano ed egli non riuscirà che a guastare i cuori che
la divina Provvidenza gli ha affidati≫. (X, 1018).
Queste
parole mi tornano di esaltazione e di lode, o suonano aspro rimprovero
per un insegnamento laico e profano, indegno di un religioso e di un
sacerdote insegnante?
Don
Bosco, fammi capire la grandezza e il valore di illuminare le anime con
la luce della fede e con la scienza della vita.
Punto
Secondo
Il
metodo catechistico di Don Bosco
O
Gesù Maestro, dopo avermi chiamato ad esercitare l’apostolato
catechistico in una congregazione da Te suscitata principalmente per
questo scopo, Tu mi presenti ancora, per mezzo del mio santo Fondatore,
un sapiente ed efficace metodo a cui sono assicurati i migliori
successi.
Il
metodo seguito ed insegnato da S. Giovanni Bosco si può definire il
metodo catechistico del Vangelo.
Tale
metodo egli lo apprese alla scuola della madre, vera donna forte, adorna
di non comuni doti catechistiche. Nella sua fede luminosa, ella poneva
sempre Dio in cima a tutti i suoi pensieri ed aveva sempre Dio sulle
labbra. Sapeva pure trarre, con maestria, conseguenze morali e pratiche
da tutti quei fatti che facevano qualche impressione sulla fantasia dei
suoi figliuoli.
Don
Bosco fece tesoro degli insegnamenti ed esempi della sua ottima madre e
ne seguì le direttive, specialmente nell’impartire lezioni di
catechismo ai giovanetti che ovunque accorrevano a lui.
Giunto
al sacerdozio e convinto che nell’imitazione di Gesù Cristo è tutta
la perfezione del cristiano e la missione del sacerdote, studiando
assiduamente e meditando, alla luce della sua fede viva, il Santo
Vangelo, radicò in cuor suo la pratica persuasione che per insegnare
con frutto le verità della dottrina cristiana, nessun metodo e più
adatto di quello seguito dallo stesso divin Salvatore.
Perciò,
sull’esempio di S. Francesco di Sales, egli si sforzò di imitare
costantemente il metodo del divin Redentore nell’insegnare le verità
cristiane, studiandosi con arte mirabile, con parola chiara, semplice e
attraente, di innalzare la mente dei giovani uditori dalle cose vicine e
sensibili alle astratte e spirituali. Ne abbiamo una luminosa prova nei
numerosi suoi scritti, nelle sue parlate, nei sermoncini della sera, nei
sogni.
Egli
mi insegna col suo esempio e coi suoi insegnamenti ad attingere da
tutto: dalla natura, dalle persone, dagli avvenimenti e dalle vicende
anche più semplici, dalla storia, dalle scienze naturali per innalzare
le menti giovanili alla conoscenza e alla pratica delle verità
religiose.
Che
dire poi della valorizzazione della liturgia per la formazione
spirituale e l’insegnamento catechistico? Nello svolgimento
dell’anno liturgico, è la tua vita, o Gesù, che si rinnova nella
Chiesa e che fa giungere alle anime l’efficacia santificante dei
grandi misteri della redenzione. Nei riti liturgici che accompagnano
l’uomo dalla culla alla tomba, in tutte le vicende liete e tristi
della sua esistenza, sei Tu, o Gesù, che Ti unisci alla vita del
cristiano per pervaderla e santificarla coi carismi della fede.
Concedimi
quindi, oltre al culto per il tuo Vangelo, anche l ’amore e lo studio
della Sacra Liturgia, affinché la possa vivere e valorizzare nel mio
apostolato catechistico, formando me ed i giovani al vero spirito
liturgico, che anima la pietà della Chiesa.
Punto
Terzo
Don
Bosco formatore di catechisti
Oltre
che infaticabile catechista, S. Giovanni Bosco lavorò alacremente per
formare altri catechisti, perpetuando questo apostolato nelle sue
famiglie religiose, cui lasciò un ricco tesoro di norme e direttive
pedagogiche, atte a renderlo fecondo.
1.
Don Bosco vuole anzitutto che l’insegnante di religione sia un vero
educatore, che si studi di conoscere il carattere e l’indole dei suoi
discepoli, li tratti con bontà, con delicatezza, attraverso un lavoro
diligente e sacrificato, evitando i modi aspri, le parole umilianti ed
offensive, le animosità, le parzialità, le lodi imprudenti soprattutto
se si riferiscono a doti intellettuali e rifuggendo in modo speciale
dalle affezioni ed amicizie particolari, peste e rovina di ogni opera
educativa.
Debbo
ora considerare attentamente, per tradurle in pratica, le principali
norme che il buon Padre mi imparte, per l’insegnamento catechistico, e
che mi illuminano altresì per ogni altro insegnamento.
Egli
vuole in primo luogo che la lezione catechistica sia diligentemente
preparata. Aggiunge che le spiegazioni siano legate al testo,
spiegandone bene le parole (XI, 218) e corroborando le risposte del
catechismo con prove di miracoli, profezie e citazioni tratte dalla
Sacra Scrittura, affinché i giovani si rendano ragione della loro fede
(II, 149); adattandosi però sempre, in modo chiaro e semplice, all’età
ed alla condizione degli uditori, e tenendo d’occhio soprattutto
≪ i più meschini della classe≫. (XI, 218). Per questo egli
suggerisce una opportuna gradazione di programma ed una conveniente
divisione di classi secondo l’età e la cultura, curando altresì che
le scolaresche non siano troppo numerose e impediscano all’insegnante
di interessarsi di tutti gli allievi.
Per
lo stesso motivo Don Bosco valorizza molto l’interrogazione, che
permette al maestro di rendersi conto della mentalità dell’alunno e
vuole che i maestri interroghino tutti, senza eccezione e con frequenza,
invitando a leggere e ad esporre. (XI, 291). Nè si accontenta di un
semplice apprendimento mnemonico, ma vuole che i giovani si rendano
conto della formula fissata nella loro memoria.
Convinto
che si tratta soprattutto di istruire i giovani nella scienza della
salute, prescrive che il breve tempo della lezione sia bene impiegato,
senza perdersi in dissertazioni fuori argomento od in lunghe esortazioni
a modo di predica; senza dilungarsi neppure in troppi esempi e
similitudini, che non devono riempire la lezione, ma solamente servire
di mezzo per dilucidare una verità provata o da provarsi, quale
coronamento e sintesi della spiegazione.
Don
Bosco vuole altresì che lo studio del Catechismo sia sempre associato a
quello della Storia Sacra e della Storia Ecclesiastica, affinché la
verità teorica trovi subito la conferma pratica e vitale e serva pure a
far risaltare l’amorosa opera della Divina Provvidenza nel corso della
storia umana, in vista del bene delie anime.
Eccomi
cosi di fronte ai miei doveri di educatore e di insegnante, ai quali mi
sono consacrato, per amor tuo, o Signore, e per amore dei giovani che
sono le pupille dei tuoi occhi.
O
Gesù, fa che io ti ami e ti serva con pazienza e sacrificio in ognuno
dei giovani, che mi hai affidato.