UN ANNO
CON DON BOSCO
14° Gennaio
15) Chi merita il Paradiso?
Merita il Paradiso chi è buono, ossia chi ama e serve
fedelmente Dio, e muore nella sua grazia.
77. - Nulla dies sine linea.
Tito figliuolo e successore dell'imperatore Vespasiano, fu di gran
lunga migliore del padre. Gli storici lo sogliono chiamare la delizia del
genere umano. Egli desiderava da tutti essere amato, anziché temuto;
fu così clemente e buono verso i suoi sudditi, che durante il suo regno
nessuno fu condannato a morte.
Sempre intento a fare del bene era grandemente afflitto quando
non aveva occasione di esercitare qualche buona azione. Una sera richiesto dai suoi amici perchè fosse malinconico,
— Cari amici, — rispose sospirando; — ho perduto una, giornata.
—- Perchè? — ripigliarono. — Perchè oggi non ho fatto opera buona.
{Storia d'Italia, IV ed., 1863, pag. 101-102).
a) I buoni meritano il Paradiso.
78. - Ricordi paterni
Don Bosco nel 1873 ponendo su carta le sue disposizioni
testamentarie, lasciava ai suoi figliuoli per la loro salute eterna i seguenti
ricordi: 1) Andate volentieri ad ascoltare la parola di Dio. — 2) Guardatevi dal peccato di disonestà. — 3) Fate quanto potete per fare buone
confessioni. - (M. B. x, 1333).
79. - Imitare i buoni.
Un giorno Don Bosco disse ai suoi giovani : — Desidero che
impariate a fare il miele come lo fanno le api. Sapete come fanno le api
produrre il miele? Con due cose, principalmente: 1) Non lo fanno
ciascuna da sola, ma sotto la direzione di una regina, a cui obbediscono
in ogni circostanza; e poi sono tutte insieme, e si aiutano a vicenda.
2) La seconda cosa è, che vanno raccogliendo qua e là i succhi dei fiori :
ma, notate, non raccolgono già tutto quello che trovano, ma ora vanno
di un fiore, ora si posano su di un altro; e da ciascheduno pigliano
solamente ciò che serve a fare il miele. Veniamo all'applicazione. Il miele
figura tutto il bene che fate voi con la pietà, con lo studio, e con
l'allegria,
perchè queste tre cose vi daranno tante consolazioni dolci come il miele.
Dovete però imitare le api: 1) obbedendo alla regina, cioè alle
regole e ai superiori; 2) mantenendovi uniti, poiché l'unione di molti
serve assai a fare questo miele di allegrezza, di pietà e studio. Dovete
pure imitare le api nell'andare a raccogliere solo ciò che è buono e non
ciò che è cattivo. Ciascheduno osservi nella condotta dei suoi compagni
che vi ha di meglio, e poi procuri di imitarli. Dia uno si imparerà ad
essere umili e a non parlar tanto di se stessi; da un altro ad essere
devoti e raccolti in chiesa; da questo l'amorevolezza e la mortificazione,
la riservatezza nel parlare e la sincerità. A questo modo non
molto a farvi ricchi di miele, cioè di buone cognizioni, di buone
opere e di santa allegria prodotta dalla pace del cuore.
(M. B. VII, 602-603).
80. - Arrivederci in Paradiso.
Essendosi manifestata ih Domenico Savio una tosse incessante, si
avvertì il padre, e si stabilì la partenza per Mondonio. Si arrese
Domenico a tale deliberazione, ma solo per farne un sacrificio a Dio, poiché
desiderava terminare i suoi giorni all'Oratorio,. — Se me ne vado, — diceva, — non tornerò più.
Don Bosco fra l'altro gli diceva: — La cosa migliore che possa fare un ammalato per acquistare
merito davanti a Dio, è offrirgli quanto egli soffre, e tutta la sua vita.
Se il demonio venisse a tentarti, gli risponderai che hai venduto l'anima
a Gesù Cristo, e che Egli l'ha comperata col prezzo del suo sangue, per
liberarla dall'inferno e condurla con sè al Paradiso. Di lassù vedrai tutte
le vicende dell'Oratorio, vedrai i tuoi genitori, le cose che li riguardano
e altre cose mille volte ancor più belle.
Al momento di partire Domenico chiamò Don Bosco e gli disse
queste precise parole: — Ella dunque non vuole questa mia carcassa, e io sono costretto
a portarla a Mondonio. Il disturbo sarebbe di pochi giorni... Poi sarebbe
tutto finito ; tuttavia sia fatta la volontà di Dio. Se va a Roma, si ricordi
della commissione dell'Inghilterra presso il Papa ; preghi affinchè io possa
fare una buona morte ; e arrivederci in Paradiso. (M. B. v, 629-630).
81. - Posti prenotati in Paradiso.
L'8 febbraio 1862, trovandosi Don Bosco in refettorio con diversi
chierici e secolari della casa e parlando loro delle miserie fra le quali
si trova l'uomo in questo mondo, concluse: — Ah! nulla importa, purché possa andare in Paradiso coi miei
giovani. — E quanti vuole averne insieme? — Ho domandato al Signore il posto almeno per 10.000.
Don Bonetti gli chiese ancora: — Quanti ve ne sono già presentemente in Paradiso?
— Circa 200 — rispose. — Contando quelli che già furono da lei indirizzati alla via del
Paradiso e che ancora vivono e quelli che furono e sono presentemente
nell'Oratorio, quanti arriveranno alla meta e andranno ad occupare il
loro posto? — Oh, mio caro ; mi domandi una cosa che non so. Chi può mai
fidarsi della buona condotta di un giovane? Alcune volte vedo dei giovani ben avviati sul sentiero della virtù che è una delizia; e poi eccoli
non di rado raffreddarsi e tenere una condotta che mi cava le lacrime.
Potrei dire uno per uno i giovani della casa che sono presentemente
in grazia di Dio, ma non saprei dire se essi persevereranno sino alla fine.
(M. B. VII, 80-81).
82. - Che bella festa!
Nel 1825 Don Bosco parlando al giovane Giuseppe Morello disse:
— Se tu sarai sempre buono, faremo un gran festino un giorno lassù
nel cielo col Signore ! Saremo sempre con Lui, lo godremo e lo ameremo
eternamente. — Il giovane impallidì e quasi svenne, tanto era sensibile
il suo cuore! (M. B. iv, 477).
83. - Hai fiammiferi?
Un giovane già adulto, che stette nell'Oratorio più anni, andato
una sera a confessarsi da Don Bosco, era rimasto l'ultimo di quanti
l'attorniavano. Già incominciava a farsi buio, e Don Bosco, udita la sua
confessione, gli disse: — Hai fiammiferi ? — Sì, che ne ho, — rispose quegli, e già li ricercava in tasca,
credendo che Don Bosco volesse accendere un lume. Mia Don Bosco gli
soggiunse : — Ebbene, accendi un po' di amor di Dio nel tuo cuore.
(M. B. VII, 12).
b) Servizio fedele di Dio.
84. - Pane, lavoro. Paradiso.
Don Camillo Ortuzar di Santiago del Cile, era venuto in Europa
con la risoluzione di entrare nel noviziato dei Gesuiti ; ma la madre,
che era a Parigi, gli consigliò di consultare prima Don Bosco. Il Santo,
come ebbe udito le prime parole, gli troncò il discorso domandandogli
a bruciapelo : — E perchè non si farebbe salesiano? — A questo veramente non ho mai pensato, — rispose.
— Ella desidera lavorare, non è vero? Ebbene qui troverà pane,
lavoro e Paradiso.
Essendo mezzogiorno, Don Bosco lo invitò a pranzo. Detto l'Angelus, si sedettero a tavola, ma Don Camillo, che non aveva data
importanza alle parole udite poco avanti, ritornava di quando in quando
sull'argomento dei Gesuiti e del noviziato; ma Don Bosco ripeteva lo stesso
ritornello : — Pane, lavoro, Paradiso: ecco tre cose che le posso offrire io
in nome del Signore.
Don Camillo dopo aver riflettuto accettò. Allora il Servo di Dio
gli disse: — Don Bosco se ne dovrà andare fra poco; ma c'è già qui Don
Rua al suo posto. Egli s'incarica di dare a lei il pane ; lavoro non gliene
mancherà di certo; Don Bosco spera di arrivare al cielo per darle da
parte di Dio il Paradiso. {M. B. XVIII, 419).
85. - Apostolicamente!
Servir Dio senza restrizioni
o misure.
Buzzetti Giuseppe, uno dei primi giovani dell'Oratorio, scrive:
« Difficilmente Don Bosco ritornava dalle sue escursioni apostoliche senza
condurre con sè qualche orfanello o giovane di ottime speranze per la
Chiesa. Quanti bravissimi giovani lo seguivano all'Oratorio! Sua madre
un giorno gli disse: — Ma se accetti sempre giovani non ti avanzerai nulla per le tue
necessità.
E Don Bosco tranquillo le rispondeva: — Mi rimarrà sempre un posto all'ospedale del
Cottolengo.
(M. B. v, 394).
86. - Fedele a Dio e alla Patria.
Servirlo anche a costo di sacrifici.
Nel maggio del 1867 il Conte Crotti, sincero e coraggioso cattolico, eletto a deputato, pronunziando il giuramento alla Camera, aveva
detto con voce chiara, limpida e a fronte alta: — Giuro di essere fedele
al Re e allo Statuto, salve le leggi divine ed ecclesiastiche. — Invitato
dal presidente a giurare senza restrizione o riserve non ammesse dallo
statuto, egli erasi nobilmente rifiutato, restando così escluso dal
parlamento. (M. B. VIII, 778).
c) Morire in grazia di Dio.
87. - Morte di Francesco Bosco.
Francesco, pieno di robustezza, sul fior dell'età, un giorno
ritornato a casa tutto molle di sudore, incautamente andò nella sotterranea
e fredda cantina. Per la traspirazione arrestata, in sulla sera si manifestò
una violenta febbre, foriera di non leggera polmonite. Tornò inutile
ogni cura, in pochi giorni si trovò all'estremo della vita. Munito di tutti
i conforti della religione, esortava la desolata sua moglie a riporre tutta
la sua confidenza in Dio; e negli ultimi istanti chiamatala a sè: — Vedi,
— le disse, — la bella grazia che mi fa il Signore. Egli mi chiama
a sè oggi venerdì, giorno che ricorda la morte del nostro Divin
Redentore, e proprio nella stessa ora in cui Egli morì sulla croce, e mentre io
mi trovo nella sua stessa età di vita mortale. — Quindi, dopo averla
pregata a non volersi affliggere troppo per la sua morte, e rassegnarsi
interamente alla volontà di Dio, soggiungeva: — Ti raccomando caldamente i nostri figli, ma in modo speciale abbi cura di Giovannino. —
Francesco cessava di vivere nella fresca età di 34 anni non ancora
compiuti, Fu maggio 1817. Don Bosco spesso narrò ai suoi giovani la
morte del padre come gli era rimasta impressa all'età di due anni.
(M. B. I, 34-36).
88. - Morte di Giuseppe Bosco.
Nel novembre del 1862 Giuseppe, fratello di Don Bosco, venne
in Torino per aggiustare qualche suo conto, — perchè, — diceva, —
mi pare che una voce mi dica di far presto. — Ed era venuto anche
per confessarsi. Ritornò qualche giorno dopo, per chiedere al fratello
un consiglio: — Sai, mi sono reso garante pel tale: ora mi nacque un dubbio.
Se vivo non mi ritiro : son pronto a pagare e pagherò : ma se morissi ?...
Io non vorrei che il creditore dovesse perdere dopo essersi fidato della
mia parola. — Quanto a ciò sta tranquillo; se tu non potrai pagare entrerò
io mallevadore. — Ti ringrazio; cosi va bene; e ora non penso più a niente.
Dopo una settimana si ammala, e Don Bosco corre a trovarlo. — Oh, Don Giovanni, che cosa mi porti da Torino?
— Ti porto il regno di Dio.
Giuseppe tranquillamente, come un santo, dalle braccia del fratello passò nelle braccia di Dio, il 12 dicembre 1862. (M. B.
VII, 339-340).
89. - Morte di Mamma Margherita.
Verso la seconda metà di novembre 1856 cadeva inferma la buona
mamma Margherita, di una violenta polmonite. Quasi a ogni ora, questo
o quell'altro dei giovani era alla porta della camera dell'ammalata per
averne notizie. Grande fu l'angustia dei giovani quando udirono che
era stato a confessare Margherita il Teologo Giovanni Borel, suo direttore spirituale; immenso il loro cordoglio quando le fu amministrato il
santo Viatico.
Margherita allora si accorse di tutta la gravezza del suo male, e
volle dare gli ultimi ammonimenti ai suoi figliuoli. Avuto solo Don
Bosco, gli disse : — Quello che ti dico adesso te lo manifesto con quella
sincerità colla quale ti parlerei in confessione. Io debbo partire e lasciare
le cose dell'Ospizio in mano ad altri; ma la Madonna non mancherà di
guidare le cose tue, cerca la gloria di Dio, ma abbi per base la povertà
di fatto.
Ma giungeva quella sera che doveva essere l'ultima per Lei. Don
Bosco aveva protratta fino a ora tardissima la veglia e l'assistenza intorno alla cara inferma; ma era in preda ad un vivissimo dolore. A un
tratto la buona madre si volge a Don Bosco e gli dice: — Dio sa
quanto ti ho amato nel corso della mia vita. Spero di poterti amar meglio
nella beata eternità. Ho la coscienza tranquilla; ho fatto il mio dovere in
tutto quel che ho potuto.
Ripreso un po' di respiro, continuò: — Va', mio caro Giovanni;
allontanati dalla mia presenza, perchè troppo mi addolora il vederti così
afflitto, e troppo soffri tu stesso nel vedermi agli ultimi istanti. Addio,
mio caro Giovanni.
Don Bosco, dopo averla caramente salutata, si ritirava allora nella
sua camera. Quivi tre volte provò ad accendere il lume, e questo per tre
volte si spense da sè. Riuscito finalmente ad accendere la lucerna, si
accostava al letto per coricarsi. Ma vedi, strana meraviglia ! Il ritratto di sua
madre, appeso a fianco dal letto, stava rivolto verso il muro. Colpito da
vivo timore non osò più coricarsi. Quindi ritornava presso il letto della
cara inferma. Era circa la mezzanotte. La madre, accortasi della sua presenza, gli
fece cenno di allontanarsi. E Don Bosco, soffocato dai singhiozzi, rispose: — Non è da figlio affezionato abbandonarvi in questi
momenti.
Margherita stette un istante in silenzio, e poi chiamandolo per
nome: — Io ti domando un piacere, — gli disse, — è l'ultimo che ti
domando. Io soffro doppiamente nel vederti soffrire; va, prega per me:
addio.
Fu l'ultimo saluto, Don Bosco si ritirò obbediente. Era il 25 novembre. Alle tre antimeridiane Don Bosco, che non si era coricato, udì
il passo di Giuseppe che veniva alla volta della stanza. La pia donna
era volata al cielo. I due fratelli si guardarono l'un l'altro senza proferir parola, e poi diedero in un pianto dirotto, che schiantava il cuore
degli alunni, chierici e laici, i quali avevano seguito Giuseppe.
(M. B. v, 560-567).
90. - Morte di Don Bosco.
Circondato dai suoi figli primogeniti, Don Bosco era là sul suo
letto. Don Rua diede la stola a Monsignor Cagliero, e guidò la mano
del Padre che dava un'ultima benedizione. Alle tre del 31 gennaio 1888
arrivò la notizia della benedizione del Santo Padre. Mons. Cagliero
incominciò il Proficiscere. Alle 4,30 suonò la campana; si recitò l'Angelus.
Il rantolo cessò; il moribondo era tranquillo: fu un istante: — Don
Bosco muore! — disse Don Belmonte.
Dopo tre respiri a brevi intervalli, Don Bosco spirò. Mons. Cagliero, con gli occhi fissi nel Padre, diceva: —
Gesù, Giuseppe, Maria... —
Quindi sospirando intonò il Subvenite... Benedette le sacre spoglie, implorò la pace eterna. La sua stola venne posta a Don Bosco, e nelle mani
gli si pose il crocifisso, già tante volte da lui baciato. Era le 4,45 : Don
Bosco era morto. Aveva 72 anni e cinque mesi e mezzo di età. Don Rua
disse : — ... Se abbiamo perduto un padre sulla terra, abbiamo acquistato
un protettore in cielo. (M. B. XVIII, 541).
FRASE BIBLICA.
- Il mio cuore esulta nel Signore, mio salvatore.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO. —
Il sapere il tempo della morte non è necessario per andare in paradiso: ma bensì il prepararci con opere buone.
PREGHIERA
DEL MESE: - Signore Iddio onnipotente, vi ringrazio dei lumi che la vostra parola ha portato alla mia mente, e degli affetti che mi ha destato nel cuore. Datemi grazia che essa produca in me un frutto centuplo, cosicché io riporti piena vittoria sulle mie cattive inclinazioni, e la mia fede divenga sempre più operosa, l'amore a voi sempre più infiammato ed efficace, la virtù sempre più perfetta e costante. Fate che io non mi contenti solamente di conoscere la vostra dottrina, ma con una fedeltà costante sino al termine della mia vita la metta in pratica. Così sia. (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)
FIORETTO: Attendi con amore al tuo lavoro, come Gesù.