IL
CUOR DI GESU' NELLA FLAGELLAZIONE
10° GIORNO
Il Cuor di Gesù nella flagellazione.
Pensa, anima cristiana, per breve ora a quanto io soffersi nella mia flagellazione. Allorchè il mio corpo santissimo fu dato in potere della ciurmaglia, spogliato delle vesti, fui strettamente legato ad una colonna. Io vidi quei manigoldi dar di piglio a flagelli, a corde annodate, a bastoni.... sentii le grida e le bestemmie con cui si aizzavano a vicenda alla crudele
carnificina: vidi sollevarsi quelle robuste braccia.... Ed oh! guardami, anima cara, e se non sei di pietra, muoviti a pietà!... Il mio corpo è già tutto livido e pesto, e ancor si batte vanno crescendo le lividure e ne scaturisce il Sangue, e ancor si batte la pelle già cade a brandelli, si scopre la carne, tutto è lividure e sangue, e ancor si batte!... si formano piaghe sopra piaghe, si rompono le vene, si scoprono le ossa, e ancor si batte! .... Anima cristiana, non piangi a tanti miei tormenti? Non sai che allora io pensavo a te? che soffrivo per te?. Vedi quel Sangue di cui tinta è la colonna, aspersi sono i flagelli, bagnata è la terra?... quel Sangue io versavo per lavare le tue colpe.... Oh figlia, oh figlia quanto mi sei costata! .... quanto caro mi è costato quel tuo capriccio..., quella poca cautela dei tuoi sentimenti!.... e tu seguiterai ancora a rinnovare in me quei tormenti, quegli strazii, quelle piaghe? E il mio Cuore che faceva allora, anima cara? In mezzo a tanti tormenti il mio Cuore era placido e tranquillo; solo qualche palpito più forte di tratto in tratto gli faceva dare l'amore che portavo agli uomini! Questo Cuore non domandava già pietà per me, ma perdono per te; non s'affliggeva per i miei tormenti, ma per i tuoi peccati! Ah! se i miei crudeli carnefici avessero veduto questo Sacro Cuore, che tutto portava in pace, che sinceramente offriva a loro il perdono, si sarebbero prostrati ai miei piedi, avrebbero baciate le mie piaghe, le avrebbero lavate con lacrime di vero pentimento.... E tu? tu lo sai che ti ho amata, lo sai che ti amo.... e ancora non mi amerai?... figlia! non ti posso credere tanto insensibile e ingrata alle mie pene, al mio amore... D'ora innanzi quando il demonio, il mondo e la carne ti inviteranno ai loro piaceri, pensa al tuo Gesù flagellato alla colonna! pensa a quelle lividure, a quelle piaghe, a quel Sangue.... pensa al mio Cuore che tanto ti amava, e per te tante pene soffriva! Basta, dunque, figliuola; abbastanza mi hai offeso, abbastanza hai amareggiato il mio Cuore! comincia ad amarmi, e di un amor generoso come fu il mio per te. Vieni fra queste braccia che sono pronte ad accoglierti.... vieni in questo Cuore che ti offre il perdono, e non ti allontanare mai più da me.... Non ti spaventino le tue colpe passate, le tue ingratitudini... ti perdono! e tutta dimentico la tua vita trascorsa.... Torna, deh! torna, o figlia, al tuo Dio, al tuo Padre, al tuo Redentore!
PREGHIERA
O mio Redentore, eccomi pentita ai vostri piedi! al vedervi tutto coperto di piaghe e di Sangue io penso che mentre una stilla sola del vostro Sangue prezioso bastava a redimere mille mondi, ciò non è bastato al vostro amore infinito! e tanti strazii avete voluto patire per salvare l'anima mia dalle pene eterne!... Ben comprendo che tanti dolori voleste sopportare nel vostro delicato Corpo al fine di pagare le troppo esagerate comodità, e le indegne soddisfazioni che le vostre creature concedono alla loro carne ribelle! Ben comprendo che tante pene soffriste per rimproverare a me le mie vanità, le molli cure, le soverchie delicatezze di questo mio corpo!.... Ah! mio buon Gesù, non più peccati, non più... che tanto tormento vi hanno cagionato!... raccolgo nel mio cuore dolente il Sangue prezioso che versaste nella vostra crudele flagellazione... immergo in esso l'anima mia e offro al vostro Eterno Padre, gridando con le labbra sulle vostre sante Piaghe: Eterno Padre, per il Sangue preziosissimo del vostro divin Figliuolo Gesù, perdono, pietà, misericordia di me!... Così sia.
ESEMPIO
Quel caro angelo di Firenze che si chiamava Ippolito Galantini, aveva fatto dipingere un Gesù flagellato alla colonna, e postolo in una magnifica cornice, lo aveva collocato nella sua camera. Tutti i giorni si poneva davanti al medesimo, e vi faceva la sua meditazione, trovando gran pascolo al suo spirito nel contemplarlo. Dirimpetto alla sua casa dimorava una dama, la quale era tutta mondana e passava lunghe ore dinanzi allo Specchio. Dalla sua abitazione vedeva la camera del B. Ippolito, e avendolo osservato più volte davanti a quel quadro, s'immaginò che fosse uno specchio e le venne curiosità di vederlo. Andò pertanto a visitare il
Galantini, e cominciò subito a parlare del supposto specchio. Il santo uomo la lasciò per qualche tempo nella sua supposizione, e cominciò a fare il panegirico del suo specchio, dicendo alla donna che esso aveva una proprietà che non avevano gli altri specchi. Gli altri specchi, disse egli, riproducono i nostri volti tali quali sono, ma il mio a poco per volta fa scomparire le rughe, i difetti e le imperfezioni che si possono avere nelle nostre
facce, purché si contempli ogni giorno. La dama non ne poteva più dalla curiosità, e chiese di vedere questo specchio meraviglioso. Il Galantini seguitò ancora a stuzzicare la sua curiosità e finalmente appagò i suoi desideri mostrandole immagine di Gesù tutto coperto di piaghe e di Sangue. Poi le fece conoscere che la meditazione di Gesù tanto straziato per nostro amore ha veramente la potenza di fare scomparire dall'anima nostra le macchie che la deturpano. La donna sorpresa ascoltò attentamente, e arrendendosi subito alla grazia di Dio, che la invitava a penitenza, si diede a una vita cristiana, la quale fu poi coronata da una preziosissima morte. Se noi pure andremo meditando i tormenti e gli strazii sofferti da Gesù per nostro amore, ci emenderemo dei nostri difetti e cominceremo ad amarlo davvero.
PRATICA
Fate un quarto d'ora di meditazione, oppure, recitate una terza parte del Rosario.
GIACULATORIA
Dolce Cuor del mio Gesù, fa che io t'ami sempre più. (Indulgenza di 300 giorni).
(Tratto dal libretto
"IL CUOR DI GESU' - D. Antonio Zaccaria - 1902)