LA
VITA INTERIORE
Anima
della vita e della spiritualità salesiana, come di ogni forma di santità,
è la vita interiore, secondo l’insegnamento di Gesù: ≪ Chi
rimane in me ed io in lui, porta molto frutto ≫. (Giov. 15,
5).
Nel
desiderio di imitare S. Giovanni Bosco nella sua intensa unione con Dio
anche nel vortice delle più assillanti occupazioni, mediterò:
I
- che cos’è la vita interiore;
II
- quale dev’essere nel Salesiano;
III
- come la si favorisce.
Punto
Primo
Che
cos’è la vita interiore
Si
può definire: ≪ Una vita di amicizia con Dio che vive in me con
la sua grazia, e che mi conduce a conformare affettuosamente ed in ogni
circostanza la mia volontà
alla sua≫. (1)
E’
vita: ossia una forza che deve agire; non è qualcosa di statico,
di fittizio, di formalistico; non si esercita in modo passeggero,
saltuario; ma deve sempre influenzare la mia esistenza, sia pure in modo
più o meno cosciente.
Vita
di amicizia: ossia di relazioni affettuose, cordiali, confidenti.
Vita
di amicizia con Dio: ecco la verità sconcertante ma infallibile:
Dio ha voluto fare di me non solamente una sua creatura, un suo servo,
ma un suo amico, un suo figlio. Dio si è chinato su di me, mi ha
elevato fino a lui, facendomi partecipe della sua vita e di tutte le sue
ricchezze. Dio abita in me, se io lo voglio. Me lo assicura egli stesso:
≪Chi mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà e
verremo a lui e fisseremo in lui la nostra dimora ≫. (Giov. 14,
23).
Dio
vive in me e mi vivifica in
proporzione della mia accettazione. Per questo S. Paolo esclama:
≪Vivo io, ma non sono più io che vivo; è Gesù Cristo che vive
in me≫. (Gal. 2, 20). E il Signore afferma: ≪ Ecco,
io sto alla porta e busso. Quando uno mi apre, entro da lui, e ceno con
lui e lui con me≫. (Apoc. 3, 20).
Questa
vita di amicizia con Dio mi deve essere particolarmente cara, e mi deve condurre
a conformare affettuosamente la mia volontà alla volontà divina, vista
e riconosciuta alla luce della fede,'in ogni circostanza della
mia vita. Ammonisce infatti Gesù: ≪ Voi sarete i miei amici, se
farete ciò che io vi comando≫. (Giov. 15,14). E ancora:
≪Non coloro che grideranno: Signore, Signore, entreranno nel regno
dei cieli, ma coloro che faranno la
volontà del Padre mio≫. (Matt. 7, 21).
Da
quanto son venuto considerando devo comprendere che vita interiore vuol
dire vivere di fede, per motivi soprannaturali; che senza questa vita
interiore non sarò mai quello che devo essere nè come cristiano, nè
come religioso, nè come salesiano; che se voglio fare qualche cosa per
me e per gli altri, non concluderò mai nulla se non avrò Dio con me,
se non mi convincerò che solo chi lavora in unione con Dio darà frutti
abbondanti di meriti per il cielo.
O
Gesù, dammi la grazia di essere sempre unito a te, affinché io possa
comprendere praticamente che tutto il bene, il vero bene, il bene
stabile che vivifica tutta la Chiesa, è solo frutto della vita
interiore.
Grazie,
o Signore, che mi hai fatto partecipe della tua stessa vita! O Maria,
dolce Madre mia, ottienimi la grazia che io possa gustare quanto sia
dolce e soave vivere nella familiare intimità di Gesù: Esse cum
Jesu, dulcis paradisus!
Punto Secondo
La
vita interiore del salesiano
In
Don Bosco la vita interiore era il segreto, il movente di tutto quello
che egli fece. La causa suprema della sua santità e della sua efficacia
è appunto la vita interiore. Egli nonostante il lavoro, anzi mediante
il lavoro, era sempre unito con Dio: così realizzò in se stesso la
formula: ≪Chi lavora, prega!≫.
Il
Salesiano dunque deve saper unirsi a Dio non solo attraverso alla
preghiera, ma anche attraverso al lavoro e all’apostolato voluto da
Dio. Per questo egli può lucrare, per concessione di Pio XI, il Papa di
Don Bosco, l’indulgenza del lavoro santificato.
Nel
manto del personaggio misterioso, simbolo del Salesiano, quale
dev’essere, qualis esse debet, campeggiano nella parte
anteriore i simboli delle tre virtù teologali: la fede che
sorregge e soprannaturalizza il lavoro; la speranza che
sostiene la temperanza; nel centro, sui cuore, la carità che
contiene e anima tutto il sistema preventivo nell’educazione dei
giovani.
1.
Vivere di fede. — Basterebbe vivere pienamente anche una sola
verità di fede per raggiungere la santità. Se io avessi una fede viva
e coerente nella realissima e personale presenza di Gesù in casa, nella
SS. Eucaristia, come sarebbe santa tutta la mia giornata, passata e
vissuta insieme a Gesù, ospite della mia casa religiosa!
2.
Vivere di speranza: — ossia di incrollabile fiducia in Dio,
nella Vergine Ausiliatrice, nella preghiera e nei mezzi soprannaturali,
con cui posso superare ogni difficoltà nella mia vita spirituale e nel
mio apostolato.
3.
Vivere di carità: — ossia di amore soprannaturale verso Dio e
verso il prossimo. ≪La gioventù — ammonisce Don Bosco — e
un’arma pericolosissima in mano al demonio contro le persone
consacrate al Signore≫. Solo l’amore soprannaturale, che mi fa
vedere e amare Gesù nei giovani, può immunizzarmi contro i pericoli
del cuore e dei sensi.
Cosi
viveva Don Bosco. Per questo era sempre calmo e unito a Dio. ≪ Don
Bosco — attesta Don Rinaldi — era l’uomo più tranquillo e più
adagioso che io abbia mai conosciuto. Oh, no; non era affrettato Don
Bosco; non si affannava. Lavorava nel Signore, per il Signore, e come
voleva il Signore ≫. (Vita di Don Rinaldi, pag. 426).
Il
vero Salesiano non è colui che si agita in mille cose, senza finirne
una bene; ma colui che è anzitutto uomo di Dio; che attende con calma e
fervore alla preghiera per unirsi a Dio, e sa poi soprannaturalizzare
ogni sua occupazione, compiendola bene, per amor di Dio e alla presenza
di Dio, con spirito di nobile precisione.
Debbo
riflettere su queste importanti verità, per convincermene sempre meglio
con l’aiuto di Dio. Studierò quindi il modo di occuparmi di più del
Grande Dimenticato, che è ospite dell’anima mia!
Per
assicurarmi sempre meglio la riuscita, mi rivolgo a te, o Madre mia:
≪Vieni in mio soccorso≫.
Punto
Terzo
Come
si favorisce la vita interiore
La
vita interiore non è solo frutto di accorgimenti umani, ma soprattutto
di abbandono filiale e di corrispondenza perseverante alla grazia
interiore, che mi lavora incessantemente e che mi conquista sempre di più
per Dio.
Per
favorirla debbo perciò evitare, per quanto e possibile, o superare gli
ostacoli che possono impedire o disturbare l’azione della grazia, e
rispondere positivamente agli inviti di essa.
Si
esige anzitutto la corrispondenza, negativa.
1.
Debbo evitare lo spirito superficiale e la tendenza naturale alla
dissipazione.
Il
mondo esterno attira e distrae; per cui, se non vigilo, vado a rischio
di dimenticare l’essenziale, Dio.
Se
voglio vivere la vita interiore, non debbo lasciarmi dominare dalle
esteriorità. Anche la Messa, la Comunione e il Rosario possono
diventare una penosa abitudine, che non mi fa incontrare con Dio, se
vivo vita esteriorizzata e dissipata, senza conservare il raccoglimento
e, a tempo debito, il silenzio che mi permette di richiamare spesso i
valori soprannaturali, i quali devono orientare la mia vita.
Don
Bosco raccolto, calmo, unito a Dio anche in mezzo alle occupazioni più
svariate, mi deve servire di continuo richiamo.
2.
Debbo evitare la ricerca più o meno cosciente di me stesso.
Ogni
ricerca dell’io vanitoso, egoista, sensuale, ostacola l’azione della
grazia e può portare fino alla rottura mortale con Dio.
Il
≪non son più io: jam non ego≫ di S. Paolo, ossia la
rinuncia dell’io orgoglioso, è la condizione della vitalità di Gesù
in me: vivit vero in me Christus.
Lo
stesso si deve dire dell’io sensuale: dal momento in cui mi abbandono
alla gola, all’accidia, al desiderio smodato di comodità, alla
ricerca della mia soddisfazione nelle creature, perdo l’intimità con
Dio.
La
vita interiore di Don Bosco è frutto della sua costante custodia del
cuore, e dell’impegno di cercare solo Dio e non se stesso in ogni sua
attività.
Viene,
quindi, la corrispondenza positiva. La vita interiore esige:
1.
L'impegno di compiere bene le pratiche di pietà: ogni pratica di
pietà è un incontro con Dio che ravviva la mia fede e il mio amore.
La
pietà, la preghiera, il culto divino è la mia prima occupazione, il
mio principale dovere, appunto per poter far bene, ossia con spirito
soprannaturale, ogni altro dovere.
2.
Durante la giornata, devo moltiplicare le prese di contatto con Dio
che è in me, mediante le giaculatorie.
Nella
recita delle giaculatorie, alla prima volta forse il cuore rimane
freddo; ripetendo la giaculatoria con fede e convinzione, la fiamma
dell’amore divampa.
O
Maria, Maestra e Patrona della vita interiore, conservami fedelmente
unito di mente e di cuore al tuo Divin Figlio. Fa’ in modo che
chiunque mi avvicina, senta anche in me la divina presenza.