UN
ANNO CON IL SACRO CUORE
5° Marzo
SULL'ABBANDONO E SULL'UNIONE ALLE SOFFERENZE DI NOSTRO SIGNORE
E in quel frattempo lo pregavano i discepoli e dicendogli: Maestro, prendi un po' di cibo. Ma egli rispose: Io ho un cibo da mangiare che voi non sapete. Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e di compiere l'opera sua (S. Giov., IV, 31).
1° Preludio. Gesù è sempre a disposizione del Padre suo, e si rimette a lui in tutto e per tutto.
2° Preludio. La disposizione che voi amate, o Signore, è l'abbandono amoroso o confidente; fate che quest'abbandono regni nel mio cuore, come regnava nel vostro.
1°
PUNTO: Nel vero amore l'anima si abbandona a colui che l'ama. — Nell'amore vero l'anima non si rassegna solamente, fa qualche cosa di più; è contenta d'essere a disposizione della persona amata; si rimette a lei in tutto e per tutto; poichè l'unione sarebbe incompleta, non esisterebbe totalmente se non lasciasse assorbire la sua volontà da colui che ama. Nostro Signore non si è limitato a rassegnarsi alla volontà del Padre, ha aderito a questa volontà con gioia, anche quando è venuta l'ora di
prendere la croce e di salire al Calvario. In Egitto, a Nazareth, nostro Signore non è stato soltanto rassegnato alla volontà di sua Madre, o a quella di san Giuseppe, ma ha sempre voluto allegramente tutto ciò che essi volevano: di più, ha sempre voluto ciò che desideravano. Quanto siamo lontani dall'amarlo come egli vorrebbe essere amato! Egli lascia ai suoi amanti una volontà, quella di tenersi uniti a lui, ma non può lasciare la volontà di scegliere questa o quella forma d'unione. E' lui il padrone. Non confondiamo l'abbandono giocondo dell'amore con la rassegnazione semplice. Gesù ricompensa anche la rassegnazione alla sua volontà, perchè è meritoria, ma l'amarezza della rassegnazione è incompatibile con l'amore, di cui essa ferisce la delicatezza. La preoccupazione di un cuore amante non è la ricompensa, a questa non pensa neppure; il suo ideale è di unirsi a
Gesù, è di provocare le effusioni del Cuor di Gesù mediante le effusioni del suo. Si dà a Gesù intieramente, si dimentica, si perde in lui come una goccia d'acqua nell'Oceano.
2° PUNTO: A nostro Signore piace l'abbandono amoroso e confidente. — La meditazione affettuosa della sua vita di fanciullo ci insegnerà a metterci nelle sue mani con una confidenza da bambini. E' il frutto che si deve cogliere dall'amore alla sua santa Infanzia. Bisogna lasciarlo fare, abbandonarsi a lui: non basta rassegnarsi e fare qualche sacrificio: egli vuole che lo amiamo e che ci abbandoniamo con confidenza al suo amore. L'abbandono amoroso piace, fa trasalire il suo cuore, e gli dà le più dolci gioie. Quando un'anima s'abbandona al suo amore, egli non ha più limiti con lei: prende cura di lei come di se stesso; permette che il cuore consacrato si fonda, e si perda nel suo. Come Gesù non forma che una cosa sola con il Padre, l'anima devota non è che una sola cosa con lui. Essa è per lui più che un amico, è in certa maniera un altro se stesso: «Come voi siete in me, o Padre mio, ed io in voi, così questi discepoli devoti non sono che una cosa sola con noi» (S. Giov.
XVII, 21).
3° PUNTO: L'amore di Gesù trasforma in gioia le amarezze e le pene. — Nella meditazione delle sofferenze di nostro Signore l'anima attinge gli esempi di abbandono che egli ha dato nella sua vita di bambino. Il desiderio d'unirsi alle sue sofferenze addolcisce le pene che essa può incontrare nell'immolazione di se stessa. Queste pene Gesù le unisce alla sua immolazione del Calvario, e costituiscono un mezzo d'unione alla sua dolorosa Passione. Unione d'intenzione che gli è graditissima, tanto più che l'amore con cui viene fatta, ne aumenta ai suoi occhi il prezzo. L'amore di Gesù vale quindi a farci sopportare tutte le prove che si possono incontrare, ad alleggerire e anche a trasformare in gioie tutto ciò che senza quest'amore sarebbe pena o amarezza. L'anima è flagellata insieme a lui, quando gli offre affettuosamente le mortificazioni della carne e le umiliazioni dell'orgoglio. E' coronata di spine quando unisce volentieri alle sue sofferenze tutte le contrarietà che prova. Cammina con lui per la via dolorosa del Calvario, quando segue, unita a lui con l'amore, le vie in cui egli si compiace di farla passare. E' inchiodata sulla croce con lui quando si unisce alla sua crocifissione, e sopporta con amore e pace le penose o dolorose situazioni, in cui egli si compiace di mettere i suoi amici. Agonizza con lui sulla croce, quando unisce alle sue pene le angosce di una situazione, in cui Egli vuole che essa si mantenga. Comunque, l'anima passa per molte prove: queste prove bisogna subirle con lui, in unione alle sofferenze della sua Passione. L'unione d'amore identifica in qualche maniera le nostre sofferenze con quelle di
Gesù. Ma non è necessario che noi, per questo, proviamo dei dolori identici ai suoi. Essi gli sono sempre somiglianti, quando sono generosamente accettati, e gli vengono offerti in unione ai suoi. Ma quest'unione richiede il raccoglimento abituale, il ricordo costante delle bontà di nostro Signore e del suo amore, ed una dolce abituale intimità, con lui. Nostro Signore parla di quest'unione che gli è cara quando dice: Colui che fa (per amore del mio Eterno Padre e per amor mio) la volontà del mio Padre celeste (e la mia) è mio fratello, e mia sorella e mia madre.
Risoluzione. — Signore, io mi affido, mi consacro, e m'abbandono con confidenza ed amore alla vostra amorosa Provvidenza, come voi vi siete abbandonato al vostro celeste Padre nella vostra infanzia, nella vostra vita e nella vostra Passione. Poichè voi mi amate, perché non mi abbandonerò al vostro Cuore? Voi avrete di me più cura di una madre stessa.
FIORETTO: - Ripeti cinque volte : Gesù mio, misericordia.