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UN ANNO CON IL SACRO CUORE

20° Maggio

I DONI DELLO SPIRITO SANTO - LA FORZA 

 

Allora andò dai suoi discepoli e disse loro: Su via, dormite e riposatevi: ecco è vicina l'ora e il Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo, ecco che si avvicina colui che mi tradirà (S. Matteo, XXVI, 45). 

 

1° Preludio. Qual contrasto fra la debolezza degli apostoli o la forza d'animo del Salvatore! E' che non hanno ancora ricevuto lo spirito di forza. 

 

2° Preludio. Lasciatemi, Signore, attingere al vostro divin Cuore la fortezza di cui straripa. 

 

1° PUNTO: Il dono della fortezza. — La fortezza è una virtù che ci assicura contro la paura e contro l'orrore delle difficoltà, dei pericoli e dei travagli che si presentano nell'esecuzione delle imprese. Il dono della forza agisce eccellentemente sullo spirito; poichè questo dono è una disposizione abituale che lo Spirito Santo mette nell'anima e nel corpo per fare e soffrire cose straordinarie, per intraprendere azioni difficili, per esporsi ai pericoli, per compiere i lavori più rudi, per sopportare le pene più disgustose, e tutto costantemente ed eroicamente. Questo dono è necessario in certe occasioni, in cui l'anima si trova esposta a perdere i beni, l'onore o la vita per il servizio di Dio. Il Cuor di Gesù assiste allora potentemente col dono del consiglio e della forza un'anima fedele che, diffidando di se stessa, e conoscendo la propria debolezza, mette in lui ogni confidenza. Noi abbiamo un gran bisogno di questo dono causa la difficoltà di certi impieghi, ai quali l'obbedienza ci può applicare, come di andare alle missioni, di restare al lavoro in scuola, o di rimanere in un luogo che ci sembrerebbe meno favorevole alla salute. L'occasione di una bella morte è così preziosa che nessun uomo saggio deve lasciarsela sfuggire, quando gli si presenta. Per questo solo atto di generosità cristiana si merita assai più di quello che si meriterebbe vivendo ancora a lungo, essendo inoltre messo fuori di pericolo. Per aver presa una malattia in servizio dei malati si acquista una bella morte, e così pure per essere andati in missioni pericolose, per essersi consumati per il proprio gregge come superiori. Non si può dire quante grazie attirino sulle famiglie religiose quelli che si espongono così. 

 

2° PUNTO: Begli esempi. — Fu appunto per questo spirito di fortezza che nostro Signore, nell'agonia dell'Orto, vinse il timore della passione e morte ed alzandosi dell'orazione tutto infiammato di zelo, disse ai sùoi discepoli: «Alzatevi, andiamo, colui che mi deve tradire è qui vicino». E' per questo spirito che i santi non temevano i pericoli quando si trattava d'eseguire i disegni di Dio e di procurarne la gloria. San Giovanni Crisostomo non temeva che il peccato. San Francesco Saverio, animato da questo spirito, affrontava le armate dei nemici infedeli, le tempeste, i naufragi, la morte, imitando in questo il grande apostolo san Paolo, il modello dei missionari. Nello stesso modo noi dobbiamo essere intrepidi nel servizio di Dio, per crescere nella perfezione e per essere capaci di fare grandi cose. Senza il dono della fortezza nbn si fanno progressi notevoli nella vita spirituale. La mortificazione e l'orazione, che ne sono i principali esercizi, domandano una generosa volontà di sorpassare tutte le difficoltà che si incontrano nella vita dello spirito, così opposta alle inclinazioni naturali. I martiri occupano il primo posto fra gli eroi del cristianesimo, perchè la fortezza si manifesta di più nella sofferenza che nelle opere. L'azione sviluppa ed eleva la natura, la sofferenza le è assolutamente contraria. Lo spettacolo bellissimo della fortezza dei martiri ha conquistato tutta la terra alla Chiesa. 

 

3° PUNTO: Il vizio contrario alla fortezza. — È la pusillanimità o la paura umana, ed una certa viltà naturale che deriva dall'amore della propria eccellenza e delle comodità. Queste debolezze ci fermano nelle imprese, e ci fanno fuggire l'abiezione e la pena. Il rispetto umano ferma le buone intenzioni, e distrugge in noi la vita spirituale. Non si può dire il torto che ci fa. Si avrebbe desiderio di parlare di cose spirituali, di osservare la regola del silenzio o qualche altra regola, di fare qualche atto di mortificazione: però se per caso s'incontra col tale o col tal altro, non si avrà il coraggio d'eseguire le buone risoluzioni, quantunque si sappia che ne verrà in seguito un sensibile pentimento d'avervi mancato. Ecco da una parte la regola e l'interesse di Dio, e dall'altra la soddisfazione altrui ed il timore di dispiacergli. Bilanciamo queste due considerazioni e l'ultima la vince. Che infedeltà! che viltà! Ed è quello che facciamo tutti i giorni. Quale cosa vi è che indichi meglio la nostra poca virtù, e il grande impero che il rispetto umano ha sopra di noi? E' per questo che Dio ci abbandona, che ritira le grazie, e che noi cadiamo in seguito insensibilmente in grandi miserie. Perciò la prudenza umana impedisce sovente il bene che i superiori possono fare. Essi ascoltano questa prudenza piuttosto che agire fortemente secondo lo spirito di fede. 

 

Risoluzioni. — Buon Maestro, datemi la grazia d'aver fame e sete della giustizia. Animato da questa sete e sostenuto dalla fortezza dello Spirito Santo, mi metterò all'opera per fare o soffrire grandi cose, secondo la vostra divina volontà. Cuore sacratissimo di Gesù, fate discendere sul mio cuore qualche raggio della vostra fortezza. 

 

FIORETTO: - Ripeti, lungo il giorno, la preghiera del Cottolengo: "Vergine Maria, madre di Gesù, fateci santi."

 

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