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UN ANNO CON IL SACRO CUORE

17° Settembre

LE STIGMATE DI SAN FRANCESCO 

 

Ma lungi da me il glorificarmi d'altro che della croce del Signor nostro Gesù Cristo, per cui il mondo è a me crocifisso e io al mondo. Perchè in Cristo Gesù non fa nulla l'essere incirconciso, ma la nuova creazione conta. Del rimanente nessuno mi inquieti, perché io porto le stigmate del Signore Gesù nel mio corpo (ai Gal., VI, 14). . 

 

1° Preludio. S. Paolo allude alle cicatrici delle piaghe che ha avuto per amor di Gesù. Esse gli conferiscono l'autorità di parlare in nome di nostro Signore. 

 

2° Preludio. Signore Gesù, accordatemi per i meriti e le preghiere di S. Francesco di portare ogni giorno la croce e di far degni frutti di penitenza. 

 

1° PUNTO: La preparazione. — San Francesco era un miracolo di penitenza. Egli trattava rudemente il corpo che chiamava fratello asino; lo batteva quando ricalcitrava; se qualche rara volta doveva mangiare qualche alimento cotto l'immergeva nella cenere; non beveva che acqua, ed anche questa in gran piccola quantità, e praticava otto quaresime all'anno. Si coricava sovente sulla nuda terra, mentre ordinarianiente dormiva seduto appoggiando la testa sopra un pezzo di legno o sopra una dura pietra. Il divin crocifisso non poteva disinteressarsi d'un simile amico della croce, e se Francesco amava la santa vittima della redenzione, ne era a sua volta riamato fortemente. La penitenza di san Francesco andava tanto più diretta al Cuor di Gesù, in quanto era tutta ispirata dal più puro amore. San Francesco amava la penitenza come amava la povertà per assomigliare al suo divino amico. 

 

2° PUNTO: La grande grazia. — San Francesco si ritirava sovente in una grotta selvaggia del Monte Averna per pregare e praticare la penitenza. Due anni prima della morte vi passò qualche settimana per farvi un digiuno di quaranta giorni in onore di san Michele. Il suo amore per il divin crocifisso diveniva sempre più ardente: pregava lunghe ore davanti al crocifisso e sovente andava in estasi. La festa dell'Esaltazione della santa Croce l'aveva profondamente commosso: avrebbe voluto essere crocifisso per Gesù ed al posto di Gesù. Tre giorni dopo la festa, mentre pregava pensando al Calvario, un angelo si presentò a lui nell'attitudine del divin Crocifisso. Le mani e i piedi erano attaccati ad una croce. Il serafino aveva sei ali come gli angeli della visione d'Isaia, due s'alzavano dietro la testa, e gli formavano come un'aureola; due si stendevano dietro i bracci della croce, ed altri due ne coprivano il corpo come un abito. A questo spettacolo meraviglioso Francesco versò lacrime di tenerezza. Il serafino era tanto bello, ed apparve così sofferente, che Francesco ne invidiava la sorte, e desiderava sempre d'essere egli pure crocifisso come Gesù. Non era forse andato fino in Siria nella speranza di trovarvi il martirio? Ma improvvisamente raggi di luce e di fuoco sorgono dalle cinque piaghe del Crocifisso e vengono a colpire il costato, le mani e i piedi del beato lasciandovi l'impronta delle stigmate della Passione, Il costato destro ricevette una cicatrice, come se fosse stato aperto da una lancia, ed in quel giorno ne uscì una tal quantità di sangue che gli abiti ne furono impregnati; questo prodigio si verificò in seguito qualche altra volta. San Francesco è stato quindi un vero santo del Sacro Cuore, e noi non dobbiamo meravigliarci di vedere nostro Signore che lo indica a Margherita Maria come un grande protettore. 

 

3° PUNTO: L'umiltà di san Francesco. — Il nostro grande martire cercò sempre di nascondere questo favore divino, ma invano. Le mani ed i piedi portavano escrescenze simili a chiodi: il sangue del costato inzuppava sovente gli abiti. Più volte l'acqua di cui si era servito per lavarsi le mani, operò miracoli, e migliaia di persone poterono constatare il miracolo delle stigmate sia prima sia dopo la morte del santo. Fu questa la prima volta che nostro Signore accordava questo favore a una dei suoi servi; l'amicizia tende a rendere gli amici simili nei gusti e negli affetti. San Francesco ha tanto amato Gesù, che gli è divenuto simile fin nelle piaghe e nelle cicatrici. Che lezione per noi che amiamo così poco la croce sotto tutte le sue forme! Amiamo Gesù per i favori e le consolazioni, non l'amiamo abbastanza per compatire alle sue sofferenze e tristezze. Eppure non v'ha niente di più salutare dell'amore del Crocifisso e della vita penitente. Siamo vittime d'amore nella misura delle nostre forze, offrendo tutta la vita, tutti i lavori, tutti i sacrifici in ispirito d'amore. Pratichiamo qualche mortificazione ogni giorno, cerchiamo di contemplare i misteri della Passione, nelle pratiche quotidiane, nell'esercizio della Via Crucis e dell'Ora santa. 

 

Risoluzioni. — Con san Francesco io voglio contemplare sovente il Crocifisso e unirmi ai misteri dolorosi di nostro Signore, ai sentimenti di riparazione che ardevano il suo Cuore al Getsemani, e che gli fecero desiderare la croce, anzi abbracciarla, portarla ed attaccarvisi con gioia per amore del Padre e per la nostra salute. Farò la Via Crucis.

 

FIORETTO: — Recita cinque Pater per i bestemmiatori.

 

 

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