UN
ANNO CON SAN GIUSEPPE
7° Gennaio
Nascita di S. Giuseppe.
Il grande Patriarca S. Giuseppe, lo sposo purissimo della Vergine Immacolata, il Padre putativo del Figliol di Dio fatto uomo, nacque, secondo i più accreditati autori, circa cinquant'anni prima della nascita di Gesù Cristo in Betlemme , città della Giudea. I genitori gli diedero il nome di Giuseppe che significa aumento o accrescimento, quasi per farci intendere, come dice S. Bernardo, che Egli fu accresciuto dei doni di Dio,
e a dovizia ricolmo di tutte le virtù sin dalla nascita. Questo nome Giuseppe ci persuade inoltre, che fu una figura di Lui 1' antico Giuseppe, costituito governatore dell'Egitto, affinché provvedesse al popolo il necessario sostentamento nei giorni della carestia. Ma l'esaltazione destinata al secondo Giuseppe era ben più grande, e il compito che Iddio voleva affidargli era ben più nobile e glorioso. Iddio lo voleva costituire signore della sua casa e custode
dei suoi precipui tesori. E quali tesori ! Gesù e Maria ! S. Giuseppe ci appare nella sua giovinezza, oscuro e sconosciuto ; poco ci è noto di Lui, e nondimeno questa oscurità è luminosissima. Egli era della stirpe regia di Davide, di quel Davide chiamato il Profeta per eccellenza. Egli discendeva da Salomone, che fu il più grande di tutti i re della terra per ricchezza e sapienza, e ben Egli ciò conosceva, eppure non ne insuperbisce né se ne vanta ; non affaccia diritti regali; i suoi concittadini lo hanno dimenticato, lo chiamano il fabbro, ed Egli si accontenta di tal nome, tanto ama di rimanersi sconosciuto. Lo Spirito Santo, per bocca di due Evangelisti, S. Luca e S. Marco, tramanda ai secoli la nobiltà di Giuseppe, e Iddio che rimira non la gloria che si gode in faccia agli uomini, ma il merito della virtù agli occhi suoi, lo scelse per custode del Verbo disceso sopra la terra. Carissimi, quante volte siamo noi andati mendicando lodi ed encomii; quante volte ci siamo noi fatti belli di una qualche nostra dote, d'un qualche nostro lavoro; quante volte abbiamo decantato il nostro casato, la nostra famiglia, la nostra condizione, i nostri pregi, dicendo fors'anche stranezze e bugie Ebbene sappiate che questa non é umiltà, ma superbia. Nella oscurità sta la luce, nell'umiltà la
grandezza. Amiamo, amiamo l'umiltà. Felici noi se possiamo innamorarci di così bel fiore, comperare cosi rara gemma! allora quanto più saremo piccoli agli occhi degli uomini, tanto più saremo grandi agli occhi di Dio.
PROPOSITO.
Ad onore di S. Giuseppe fuggirò la superbia nel portamento e nel parlare, e dirò sovente : Giuseppe umile di cuore, fate il mio cuore simile al vostro.
ESEMPIO.
Due città liberate dalla peste. Ne' primi anni del secolo decimo settimo, la peste faceva grande strage nella città, di Avignone
in Francia; il clero ed i magistrati ricorsero a S. Giuseppe, promettendo con voto di solennizzare ogni anno la sua festa, s'Egli li liberasse da quella crudele epidemia. Da quello stesso momento non vi ebbero più nuove vittime, e il malore disparve interamente, ma per passare però a menare la sua strage a Lione. L'invasione fu terribile in questa città., e vi fu un momento in cui ebbesi a credere che dovesse restarne affatto spopolata. Illuminati
dall' esempio degli Avignonesi, gli abitanti di Lione fecero ricorso a S. Giuseppe e ben presto le loro preghiere furono esaudite, e la peste cessò d'infierire. Da quell'epoca non venne più meno la devozione dei Lionesi verso questo glorioso Patriarca. I miracoli poi particolari operati da questo gran Santo in detta occasione son senza numero; moltissimi degli abitanti portavano anelli, orecchini, medaglie od altri oggetti sui quali era scolpito il nome di S. Giuseppe, e la peste li rispettava e nessuno di loro fu menomamente tocco ; sicché poterono toccar con mano quanto giovi la fede e la confidenza in questo amabile Santo.
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