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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

9° Marzo

Giuseppe umile 

 

I. — Il fondamento della vita interiore. — Virtù fondamentale di ogni altra è l'umiltà. Chi non poggia l'edificio della perfezione su questo solido fondamento s'illude. Non bisogna credere alla virtù di quelle anime, che, pur sembrando buone per altro verso, mancano di vera umiltà. Volgiamo lo sguardo al nostro caro santo, insegna s. Agostino che quanto più alto si vuole innalzare l'edificio della santità, tanto più profondo deve essere il fondamento dell'umiltà. Giuseppe, senza alcuno studio, sentì e visse questa virtù, accanto a Colui che, essendo il tutto, si era fatto niente e un giorno avrebbe detto: Imparate da me, che sono umile di cuore. E poiché doveva superare in perfezione tutti gli altri santi, si distinse per una profondissima umiltà, sino ai più alti. Il primo passo fu il riconoscere i suoi limiti, e per nulla appoggiarsi su di sé medesimo. Egli passò inosservato, senza alcun rumore, quasi sfiorasse la terra. Si chiuse in profondo silenzio, anche nelle circostanze rilevanti della vita; di lui nessuna parola nel vangelo, che sia uscita dalle sue labbra. Anche dopo la morte, Iddio permette che rimanga avvolto nell'oscurità; e ci vogliono secoli per essere ben conosciuto e glorificato. Essere umile senz'alcun merito — osserva qui s. Bernardo — è necessità: essere umile con merito è virtù; ma essere umile, con le prerogative e la gloria di Giuseppe, è un prodigio che lo innalza al di sopra della propria elevatezza. Umiliamoci, se questo è il caso nostro, dinanzi alla figura umile di Giuseppe, e persuadiamoci che non faremo alcun passo,.come insegnò s. Tommaso, nella via della perfezione, se non ameremo l'umiltà e il disprezzo. 

 

II. — I preziosi frutti dell'umiltà. — Il chicco di frumento messo profondamente sotto terra, secondo la parola divina, viene su rigoglioso, e produce frutti abbondanti; così l'umiltà che seppellisce il nostro io orgoglioso e pieno di sé, reca frutti consolanti: frutti di esaltazione, frutti di grazia, frutti di gaudio. Giuseppe, nei vari tratti della sua vita, profondamente abbassato, si è andato nascondendo, è quasi scomparso alla vista degli uomini. E il Signore, che esalta gli umili, lo ha innalzato alla dignità di padre suo. Come l'umiltà di Maria ha causato l'elezione alla dignità di Madre di Dio, così l'umiltà di Giuseppe, afferma lo stesso s. Bernardo, lo ha elevato alla dignità di sposo di Lei e quindi di padre putativo del medesimo figliolo di Dio. Iddio respinge lungi dal suo cuore i superbi e colma di grazia gli umili. Giuseppe abbondò di un torrente di grazia, in proporzione alla pienezza, di cui fu ricolma Maria. Anima pia, che mediti, se ami veramente ascendere il monte della perfezione, e gustarne le sante delizie, attendi sopra tutto all'acquisto dell'umiltà, che ne è l'insostituibile condizione. Riconosci i tuoi limiti e la tua miseria, senza però perderti di coraggio. Non cercare la stima e l'affetto degli altri; ama il nascondimento, e non dolerti, se si fa poco conto di te; prendi volentieri l'ultimo posto, e cedi la preferenza agli altri. L'umiltà è il soglio della sapienza, il pallio della grazia, il preludio della gloria. 

 

Fioretto: Accettiamo le umiliazioni di oggi, ripetendo al Signore: E' bene, Signore, che io sia stato umiliato. 

 

Giaculatoria: Giuseppe, mite e umile di cuore, prega per noi. 

 

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