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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

24° Marzo

Giuseppe semplice 

 

I. — Semplicità esteriore. — Tale fu la vita di Giuseppe, come quella di Maria. Egli passava come un uomo comune, un artigiano qualsiasi. Gli amici ed i clienti non si accorgevano affatto della sua grandezza, non scorgevano in lui nulla di straordinario. La sua vita era tutta nascosta con Gesù Cristo in Dio; degli umani eventi sapeva si poco, che non si permetteva neanche di pensarvi, o di domandarne. La sua preghiera era semplice quanto sublime. Le parole erano rare e misurate dalla necessità o dalla carità. Il suo contegno era affatto naturale, scevro di ogni artifizio o affettazione. Di sé, del suo nobile lignaggio, dell'alto suo ufficio, e dalla grandezza dei suoi cari non faceva cenno alcuno, anzi si notava in lui uno studio continuo di tacere e di occultarsi. Non si avvaleva mai di fronte agli altri di una sua prerogativa, che pur ne aveva delle somme, anzi neppure pareva di averne alcuna. Si persuada l'anima di vita interiore che la vera virtù non fa alcun rumore, non ama il comparire, o di distinguersi dagli altri, non ama di mostrarsi e di parlar di sé; si studia invece di occultarsi, di dimenticarsi e di lasciarsi dimenticare. Siffatta semplicità di vita dà all'anima una grande serenità. Dopo poi di aver operato, la libera da ogni delusione o turbamento. Beata l'anima semplice! Essa riposa in Dio, e Dio si degna di comunicare con lei. 

 

II. — Semplicità interiore. — Uno era il suo intento: glorificare Iddio, procurargli piacere in tutto; a tale finalità dirigeva ogni suo pensiero, ogni suo accento, ogni suo passo, senza illusioni e sottigliezze, con l'esclusione assoluta di ogni vana compiacenza, di ogni soddisfazione propria, di ogni mascherato pretesto. Difatti, nel compimento dei più alti misteri, Giuseppe tace, si raccoglie tutto in sé stesso, e si nasconde. Egli è tutto per Dio, contempla e gode la pienezza di Dio. Uno è il suo amore. Non v'è altro oggetto per il cuore, all'infuori di Dio. Lo amava in veste umana con l'amore di padre, e del più tenero dei padri; lo amava ardentemente con l'amore del più insigne tra i santi, di quell'amore, che sorpassa gli ardori dei serafini del cielo. Nessuna creatura riuscì mai ad attrarre un suo sguardo, a toccare una fibra del suo cuore, che non fosse per Dio. L'avere Gesù tra le braccia, stretto al suo petto; condurlo per mano, così come si raffigura dall'arte sacra, è l'espressione esatta di quell'intima unione che lo legava al suo Dio. Una la sua aspirazione: andare a Dio, possederlo, comunicarlo agli altri; ma tutto questo senza affanno o agitazione di sorta, perché conosceva a fondo con chi aveva da fare, e si abbandonava interamente in Lui. Tutto il resto gli scorreva dinanzi, senza interessarlo punto se non in quanto si riferiva a Dio. Nessuna preoccupazione, nessuna curiosità riuscì mai a turbare la sua calma. Se avesse potuto comunicare a tutto il mondo Gesù, con tutte le delizie, di cui riboccava il suo cuore, l'avrebbe fatto, a costo di qualunque sacrificio; ma egli sapeva che non era giunta l'ora, e ne preparava l'avvento con la più imperturbata tranquillità. Se si considerasse che la vera sapienza sta tutta in questa unità, da cuí scaturisce la semplicità di spirito, si adopererebbe ogni mezzo, per acquistare questo tesoro, che forma i santi, e dona loro un anticipato paradiso. Scomparendo ogni altro interesse, ogni ricerca di creature e di sé medesimo, rimane solo quel tratto di unione che congiunge l'anima con Dio. Cerchiamo Dio solo e il suo santo amore, e troveremo come s. Giuseppe, con il riposo dell'animo, le vere gioie dei santi. 

 

Fioretto: Custodire durante il giorno il silenzio e la modestia, e fare il proposito di una vita più semplice, contenti di Dio solo. Tacere quando ci si sente offesi. 

 

Giaculatoria: Nella semplicità del mio cuore, con gaudio ho offerto ogni cosa al Signore. Custodisci questa volontà (o beato Giuseppe). 

 

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