.

.

Cappellina Home  

 

UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

29° Luglio

SAN GIUSEPPE PROTETTORE DELLA S. CHIESA.

 

Nell'umile casetta di Nazaret di cui Giuseppe fu il capo visibile, ebbe principio quella società spirituale che doveva onorare e glorificare Dio in tutti i luoghi del mondo in spirito e verità. Gesù rappresentava tutti i fedeli che sono suoi membri e figli adottivi di Dio. Maria che Vergine e Madre partorì il Redentore, figurava la Chiesa. Giuseppe era l'immagine dei pastori che governano la Chiesa, e nutrono i suoi figli dei sacramenti e della parola divina. Ora che egli è beato in cielo non può recare aiuto alla famigliuola di cui era già capo: ma il suo zelo e la sua carità si volgono ai bisogni della Chiesa cattolica, affinchè ella pura da ogni macchia fiorisca in ogni virtù. Come osserva S. Bernardo, egli con la purità della sua vita, ha cooperato assai più all'ineffabile mistero dell'Incarnazione che tutti gli antichi Patriarchi con i loro sospiri, le loro lacrime e i loro meriti. La sua verginità è stata in certo senso più feconda della fecondità stessa degli antenati del Salvatore. Quindi per la cooperazione inestimabile di questo Santo alla universale Redenzione, la Chiesa lo ha scelto quale suo speciale e potente protettore. Ed ecco, gli dice, io alle vostre mani affido tutti i miei figli: essi saranno ben protetti da voi, al quale l' Eterno Padre affidò l'Unigenito suo. È come voi foste il padre e il custode del Salvatore del mondo, così lo sarete pure di tutti i credenti che sono divenuti suoi fratelli carissimi: voi li amerete e custodirete come faceste con il Verbo incarnato. Sotto il suo patrocinio si fondano le nuove Chiese, come le antiche che ebbero la sorte di conservare la loro fede. Pare che siccome Gesù ancora bambinello non volle entrare in Egitto che portato da Giuseppe, così la fede di lui non si possa introdurre nei paesi degli infedeli che con l' intercessione di lui. Quindi S. Ilario considerando le pene e i disastri di Giuseppe nel viaggio dalla Giudea in Egitto con Gesù tra le braccia, crede di vedere lo zelo e il fervore degli Apostoli, allorchè portarono in tutto l' universo la parola del divino Maestro per istruire gli uomini e guadagnarli a Gesù Cristo. Infatti la devozione a questo Santo non è già solo sparsa in Europa, ma nell'Asia, nell'Africa e dell'America: sicchè i primi fra gli Irochesi battezzati si vollero chiamare con il nome di Giuseppe. O giovani cattolici, chiedete ogni dì che questo gran Santo continui a proteggere la Chiesa contro i suoi nemici visibili ed invisibili: che egli sfolgori i disegni dei novelli Erodi, che vorrebbero estinguere l'amor di Gesù Cristo in tutti i cuori: che vegli sugli Apostoli dell'Evangelo che si recano fino alle estreme regioni del mondo per accendervi la vera fede: affinchè atterrati gl'idoli dell'errore e del vizio, non si abbia più che un solo ovile ed un solo pastore.

 

Onnipotente e clementissimo Iddio che deste in sposo a Maria Vergine l' uomo giusto, il beato Giuseppe figlio di Davide e lo sceglieste a vostro Nutrizio: fateci grazia che la S. Chiesa per le preghiere e per i meriti di così gran Santo goda tranquillità e pace, e che noi arriviamo a conseguire l'eterna felicità di vedervi per sempre in paradiso, voi che vivete o regnate con Dio Padre unitamente allo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Così sia.

 

FIORETTO. Fate una visita a S. Giuseppe pregandolo di dare la pace e la libertà alla Chiesa, e a convertire gl'idolatri, gli eretici e gli scismatici.

 

San Giuseppe protettore dei Missionari nella Nuova Caledonia.
«Reverendissimo, Padre. Io vi scrivo col cuore trafitto: ho bisogno di farvi nota la piaga che lo ha lacerato, per sollevare alcun poco il mio dolore, confidandolo a un padre e ad un amico. Sono già passati tre giorni, ed il mio cuore ne è ancora profondamente commosso. Ecco la cosa: due dei nostri bravi giovani si trovavano nella valle: a tradimento sono stati presi e trucidati a colpi di spada e d'accetta: e subito da quei mostri furono mangiate le loro carni e bevuto il sangue ancora fumante. Dopo essersene saziati, quelle tigri in sembianza umana, ne inalberarono le teste con la faccia ancor intatta, quasi trofeo della loro immensa nequizia. Poco dopo i nostri buoni neofiti accorsero, ma troppo tardi, poiché i cannibali avevano portata con sè tutta la preda, non rimanendovi che il cervello sparso sull'erba e tutto intriso nel sangue, che sicuramente avevano dimenticato. Arrabbiati i nostri neofiti si precipitarono dietro ai nemici e li scorsero con le teste delle loro vittime sulle lance ed i loro vestimenti che mostrarono agli stessi con iniquo insulto. I nostri non poterono più trattenersi, ed incominciarono a battersi per vendicare quelle atrocità d'inferno. Il delitto dev'esser punito, ma ohime! per colmo di sventura gli scellerati trionfano! Assai più numerosi dei nostri e da lungo tempo preparati ad orribili misfatti, si gettarono sulla piccola nostra truppa poco agguerrita, ne ferirono molti e gli altri li dispersero. Era inevitabile l'invasione su tutti i paesi da noi abitati, se Maria non ci avesse protetti. Senza conoscerne il motivo, quando il nemico si trovava già presso le porte del villaggio della Concezione, rivolse il passo senza incendiare nè recarci altro danno. Il R. P. Forestieri ed il fratello Prospero, alla vista del nemico andarono incontro al loro capo e questi qual nuovo Attila si ritirò. I due comandanti della nuova Caledonia, informati di quanto era successo alla Concezione, ci inviarono premurosamente un distaccamento di soldati per difendere lo stabilimento. Fecero ancora più: essi medesimi si portarono con le scorte attraverso montagne ripidissime per cercarvi i nativi; ma questa spedizione non ebbe altro risultato che di recar loro un po' di spavento e far loro conoscere che noi eravamo protetti dal governo. Io cominciavo grandemente a temere per il mio piccolo villaggio di S. Luigi, quando i miei neofiti che vegliavano alla guardia, si avvidero di alcuni nativi coricati per terra, Si gettarono su di essi, ne disarmarono uno che teneva un fucile e lo ferirono con un colpo di baionetta. A tale notizia compresi che i nativi certamente si sarebbero irritati contro di noi e la nostra scarsa guarnigione non poteva sostenerne l'attacco. Presi quindi il partito di fuggire. Erano le quattro della mattina : nascosi tosto ciò che avevamo di più prezioso; ma le nostre capanne e tante cose che rimanevano come salvarle? Era impossibile portarle con noi, e la stessa nostra fuga non era esente da molti pericoli: vi erano donne, bambini lattanti, che ne sarebbe avvenuto in caso d'attacco? Fra tanta afflizione e perplessità mi lampeggia un raggio di speranza; quello cioè di ricorrere a S. Giuseppe affinchè egli fosse il nostro aiuto. Corsi a gettarmi ai piedi d'un'immagine di S. Giuseppe che tenevo nella mia cella, gli confidai con fede e candore le case nostre e tutto ciò che racchiudevano; gli dissi che io non volevo trasportar nulla con me, pregandolo ad averne egli stesso la cura onde nulla ci fosse o preso o bruciato, nutrendo ferma fiducia ch'egli per ciò farebbe un miracolo. Terminata la mia preghiera e data la mia commissione al gran Santo, partii per la Concezione prendendo in barca le donne che avevamo con i piccoli bambini, mentre gli altri neofili in numero di settanta vi andarono per la via di terra sotto la guida del fratello Gabriele mio caro compagno di disgrazie. Il fratello giunse felicemente al villaggio difeso da una trentina di soldati. Io poi quando fui in alto mare stetti indeciso se dovessi dirigermi piuttosto a Boularé abitato da coloni francesi, o alla Concezione suddetta. Anteposi il primo luogo, ed ecco il motivo: il giorno prima avevo mandato tre giovanetti per recar un biglietto a questi coloni affinchè stessero in guardia contro nemici così terribili, e non ne aveva avuta notizia alcuna, onde tremava sulla loro sorte desiderando vivamente di farne ricerca. Rivolsi dunque la mia piccola barca verso Boularé ed ebbi la dolce consolazione di trovar sulla strada i miei cari giovani, i quali indubitatamente sarebbero caduti in mano degli antropofagi se fossero ritornati a S. Luigi. « Diedi quindi l'avviso ai coloni e ripartii subito per la Concezione. Ripassando avanti S. Luigi scorgemmo persone sulla spiaggia. Diressi il timone verso colà con molto timore giacchè sospettava che fosse una banda di selvaggi venuti a toglierci le cose nostre. Nell'avvicinarmi conosco che son vestiti; eppure temeva ancora! Avrebbe potuto essere un'astuzia per attirarci siccome fecero altra volta a Balade. Per evitar tale inganno parlai ad essi in francese e mi risposero; ed era il P. Forestieri ed il fratello Gabriele che ci cercavano e volevano prender alcuni oggetti dei più necessari. Nessun triste caso era più succeduto, ma nondimeno per scegliere un luogo più sicuro andammo tutti alla Concezione. Il giorno dopo il comandante Tetard avendo saputo la nostra fuga da S. Luigi, c'inviò quattordici soldati esprimendomi il suo dispiacere che avessi abbandonato quel luogo e facendomi coraggio a tornarvi, come feci il giorno appresso, con tutta la mia popolazione. Grande Iddio, quale sorpresa! Nessun oggetto ci era stato rubato benché la casa non avesse serratura e fosse di paglia. Subito corsi a visitar S. Giuseppe per ringraziarlo con tutto il cuore della cura avuta tanto di noi, quanto delle cose nostre.»

 

Oggi hai fatto il fioretto? scrivi il tuo nome e offri una rosa CLICCA QUI

 

 

il Chiostro: indice meditazioni