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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

26° Settembre

MARIA E GIUSEPPE CERCANO GESÙ.

 

Atto della presenza di Dio, ecc. come il primo giorno.

 

Rappresentati Gerusalemme.

 

Virtù: Desiderio di Gesù.

 

Non vedesti mai quello che soffrono quei genitori quando hanno perduto un loro caro figlioletto? Tuttavia il dolore di Maria e di Giuseppe quando si accorsero di avere smarrito Gesù, fu incomparabilmente maggiore, secondo la misura del loro amore, che sorpassava quello di tutti i genitori del mondo. Ma la loro virtù era anch'essa di gran lunga più forte, e, perciò fu un dolore acuto come una ferita nel cuore, ma senza nessun atto sregolato, quali si vedono nelle persone di mondo. Maria voleva tornarsene subito a Gerusalemme; Giuseppe l'avrà forse consigliata ad aspettare fino all'indomani, per non stancarsi troppo. Però è supponibile che alla fine siano ritornati indietro la stessa sera. Quando dunque avevano perduta ogni speranza di ritrovar Gesù, con quelli ch'erano venuti con loro, e avevano ripreso il loro viaggio verso Gerusalemme, oh! ad ogni voltata di strada, in tutti i boschetti, e sopra ogni balza, quante volte avranno fatto risuonare il dolcissimo Nome di Gesù! Ma inutilmente. Oimè che dolore che pena straziante provavano nel cuore, non sentendo mai una risposta! Durante il loro faticoso viaggio notturno, avranno certamente incontrato spesso delle truppe di pellegrini, che tornavano da Gerusalemme, poichè la festa era finita, e la stagione già abbastanza mite, in quei climi caldi per viaggiare di notte. Come avranno esclamato allora — Gesù? Gesù mio? ci sei?— Ma un silenzio opprimente era la sola risposta, e se chiedevano alla gente, nessuno sapeva dir loro nulla del ragazzino. Oh quante lagrime scorrevano allora per le loro guance! Di più ognuno dei due aveva una terribile angoscia, che uno cercava di nascondere all'altro, ed era, che Archelao avesse fatto prendere Gesù. Essi sapevano bene (specialmente Maria) che il Messia doveva prima compiere il suo Apostolato con la predicazione, e poi essere condannato a morte; ma dubitavano forse, se per qualche tempo non potesse esser condotto in prigione. Oh di quanta amarezza erano ripiene queste due nobilissime anime! Giuseppe soprattutto, si rimproverava del continuo d’aver portato con sé il Bambino, dopo che aveva avuto dalla bocca d'un Angelo l'avviso di restare in Galilea, perchè in Giudea regnava Archelao, che era la copia esatta di suo padre. Con che esclamazioni di pentimento straziante si sarà rimproverato innanzi a Dio il mancamento di cui si credeva colpevole! Frattanto arrivarono (certamente già stanchissimi) a Gerusalemme, ma di riposare non ve n'era idea. Incominciarono a cercare di porta in porta da tutti i loro parenti e conoscenti, se mai visto avessero Gesù. Tutti li compiangevano, ma nessuno lo aveva più veduto. Allora si misero a girar per la folla, avanti al Tempio, guardando se lo rinvenivano. Finalmente quando Giuseppe si accorse che Maria aveva l'aria spossata, incominciò ad angustiarsi anche per essa, e la pregò ripetutamente di volersi riposare, e prendere qualche ristoro, e a lasciarlo girar solo. In quanto però a prender cibo, nessun dei due lo avrebbe potuto, e in quanto a farla riposare, conosceva bene Giuseppe che era porre l'obbedienza di Maria alla più dura e sensibile prova, l'ordinarle di restarsene in una casa ad aspettarlo. Dunque seguitarono come due poveretti, andando girovaghi per tutta Gerusalemme, da una casa all'altra, piangendo, e pregando l'Eterno Padre di non privarli del loro Figlio: e già il primo giorno avevano una cera da far pietà. Quando si fece buio, Giuseppe persuase Maria, che non conveniva in un tale affollamento, come c'era, ch'essa passasse la notte per le strade, e la pregò di lasciarlo uscire solo. Maria ubbidì, rimase in una casa, ma non dormì un momento, e pregò tutta la notte intensamente. Quando però la mattina dopo Giuseppe tornò, oh! come dovettero sentirsi avviliti! Ricominciarono a cercare (sebbene Giuseppe si poteva appena più sostenere in piedi) nel Tempio, nelle case, sulle strade, ma tutto invano. La folla diminuiva ogni giorno in Gerusalemme, ma per due giorni Gesù non era ritrovabile. La loro diligenza a cercare, e la loro pazienza, in tanto affanno e umiliazione, erano veramente eroiche. La minima cosa che noi perdiamo, anche solo una chiave, oh che inquietudine ci cagiona! E Gesù? quel tesoro inapprezzabile, affidato loro dall'Eterno Padre! Un'idea del loro patire ce la darebbe quello che sentirà un buon Parroco, il quale aprendo un giorno il Tabernacolo, non vi trovi più il SS. Sacramento. Oh che affanno! e se temesse fosse stato per colpa sua, per aver lasciata la chiave nel Tabernacolo, che rimproveri si farebbe! Or quando si pensa, come provò il benignissimo Iddio quelle due ss. Persone, Giuseppe e Maria, ch'Egli amava sopra quante vi fossero sopra la terra, bisogna pur venire alla conclusione che inapprezzabili doni siano per noi le contraddizioni, se il benedetto Signore le ha versate in così larga misura su Maria e Giuseppe. L'amorosissimo Cuore del Bambin Gesù intanto, che come Dio vedeva e sapeva tutto, soffriva però come uomo e amantissimo Figlio, non meno dei suoi Genitori. Egli volle però, a detta dei Santi, darci un sublime esempio di eroica fortezza, per mostrarci in qual modo dobbiamo superare anche i più dolci e santi affetti, quando Iddio ciò esiga da noi. Consideralo, anima amante di Gesù, per trionfare sul tuo cuore, quando i suoi sentimenti stanno in contraddizione con la volontà del Signore.

 

MASSIMA. - Pochi giorni in pena, sopportati con rassegnazione per Iddio, possono acquistarci un'eternità di beatitudine.

 

GIACULATORIA. - Per i meriti dei vostri affanni, o Santo Patriarca e Padre mio, assistetemi nelle mie croci, affinchè per mezzo di esse io mi santifichi.

 

ORAZIONE. - O caro San Giuseppe, come mi vergogno, confrontando la vostra costante rassegnazione, in un così lungo patema d'animo, con la mia impazienza, appena perdo ciò a cui ero forse troppo attaccato, o quando attendo a lungo d'ottenere con la preghiera ciò che cerco ansiosamente! Ma quello che voi cercavate era la stessa bontà, la stessa santità, e l'amor vostro era carità perfetta. Quello che io ricerco, e se lo perdo mi angustia, è spesso un oggetto, che impediva il mio cuore d'esser tutto di Dio. Deh! o caro Santo, innalzate i miei desiderii al solo bene, che merita d'esser cercato ansiosamente, che è il Cuore SS. di Gesù, e fate che per tutto il resto mi rassegni alla sua benedetta volontà.

 

FIORETTO. - Privati di qualche cosa, che ti faccia piacere, anche se piccola, come sarebbe un passeggio, guardar dalla finestra, o cose simili.

 

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