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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

18° Ottobre

S. Giuseppe modello di umiltà.

 

S. Giuseppe, profondissimo in umiltà pregate per noi.

 

La seconda virtù principale regolatrice dei nostri rapporti con il prossimo è l'umiltà. Questa virtù, poco conosciuta al mondo, è interamente d'origine cristiana; noi ci facciamo a dipingerne in pochi tratti il carattere. L'accertamento dello spirito e del cuore nella conoscenza della nostra miseria e del nostro nulla; ecco umiltà. Tutto quel che fortifica tale conoscenza e tale accettazione può servire a sviluppare in noi la virtù dell'umiltà: Così: 1. La riflessione, la meditazione frequente delle infinite divine grandezze, vi giova assai, per l'opposizione che nel nostro spirito si stabilisce tra le perfezioni di Dio e la nostra miseria. 2. Noi siamo creature, tutto avemmo da Dio. "Quale cosa c'è che non abbiate ricevuta?," dice s. Paolo, (1. Cor. IV, 7) riflessione opportuna a mantenerci nel sentimento della cristiana umiltà. 3. Noi offendemmo e forse gravemente Iddio; e malgrado tutte le nostre risoluzioni, cadiamo in molte colpe di fragilità: «Il giusto pecca sette volte al giorno (Prov., XXIV, 16), dice il Saggio. 4. Infine non possiamo nulla da noi stessi nell'ordine della salute eterna, nemmeno avere un buon pensiero. È mestieri che Dio ci prevenga e ci aiuti; deve aiutarci sì possentemente che in ogni nostra azione buona, togliendone la parte di Dio, la nostra si riduca a ben poca cosa, al consenso della volontà, diceva il santo curato d'Ars; e ciò non ostante abbiamo corrisposto noi forse, abbiamo consentito alla grazia, come avremmo dovuto? Ecco quattro grandi motivi sui quali possiamo e dobbiamo appoggiarci, ma particolarmente sull'ultimo, per convincerci della nostra grande miseria spirituale. Tuttavia, ad aver l' umiltà, non basta già accettarsi con lo spirito alle premesse conoscenze, bisogna porvi il cuore; vale a dire, non bisogna ribellarsi, ma sottomettersi, rassegnarsi, giungere a segno da desiderar ch'altri ci conosca e ci tratti secondo il merito. Tal è il senso dell'espressione del Salvatore: «Imparate da me, che sono umile di cuore (Matt., XI, 29.), Questa divina lezione, la più difficile di tutte per la nostra orgogliosa natura, dobbiamo egualmente riceverla e apprenderla da s. Giuseppe, che l'aveva appresa immediatamente dal cuor di Gesù, e chiedergliene il segreto.

 

II. Dicemmo che dopo la carità doveva contribuire sopra ogn'altra virtù a regolare e favorire i nostri rapporti con il prossimo l'umiltà; come ciò? La parola succitata del divin Salvatore varrà a farcelo ben comprendere; eccola tutta intera: “ Apprendete da me che sono dolce ed umile di cuore, e troverete il riposo delle vostre anime. " La gran parola di dolcezza pronunciata da Gesù Cristo dinanzi a quella d' umiltà, ci svelano in tutta la profondità sua, la dottrina che diamo opera a spiegare. La dolcezza sembra essere la virtù per eccellenza nei rapporti con il prossimo; virtù che ha ineffabili attrattive, promesse magnifiche, mentre Gesù Cristo dice: “ Beati i miti, perchè possederanno la terra (Matt.) cioè saranno in terra padroni dei cuori: «La dolcezza, dice s. Francesco di Sales, è il fiore della carità. Sì, ma notate bene che non si può esser dolce d'una vera, cristiana, cordiale dolcezza che a condizione d'esser umile, e si sarà certamente dolce, se si è umile di cuore. L'umiltà del cuore, l' umiltà quale fu da noi tratteggiata e insegnata nel primo punto, avrà dunque necessariamente tutti i meravigliosi privilegi della dolcezza. L'abbiamo noi compresa a questo modo? Vi è conforme la nostra pratica abituale e la nostra foggia di vivere con il prossimo? La nostra umiltà gli dà essa pace calma gioia e trovar ci fa per noi stessi il riposo dell'anima?

 

III. Riposiamo il cuore e lo spirito nostro recando gli sguardi su un commovente modello d'umiltà e di dolcezza. Contempliamo s. Giuseppe in tutte le situazioni in che fu posto dalla divina Provvidenza; qual cordiale umiltà? Non gli uscì mai di bocca una parola di lamento, di rammarico sulla grandezza decaduta della sua famiglia; mai un egoista e personale compiacenza sull'alta missione affidatagli. Sa ben egli di non essere che un servitore e dispensatore che ottiene tutto da Dio; studia di conformarsi alla divina volontà senza metter in rilievo i suoi meriti, senza mormorare della sua pena, e la sua anima sempre in pace non ha per il prossimo che indulgenza e dolcezza. Si può dire che il silenzio di s. Giuseppe nel Vangelo fa risultare meglio di qualunque parola da lui proferita la sua dolcezza e umiltà. Ecco un modello che fa contrasto con i nostri difetti, ma la sua protezione ci può aiutare ad assomigliare a lui.

 

PREGHIERA
O s. Giuseppe! io vi domando questa protezione per divenire, a vostro esempio e ad esempio del divin Salvatore, dolce ed umile di cuore. O maestro che possedete tutti i segreti del mio cuore, fatemi penetrare la divina lezione; m'abbandono a voi, invoco il vostro appoggio. Questa lezione dell'umiltà è una tra le più difficili del Vangelo; nulla è impossibile a Dio, e voi sarete per me, glorioso s. Giuseppe, onnipossente intercessore. Così sia.

 

RISOLUZIONI 
1. Rinnovare durante la giornata le precedenti riflessioni.
2. Ripetere di quando in quando l'invocazione: s. Giuseppe, profondissimo in umiltà, pregate per noi.

 

SACRIFICI DA COMPIERE
Spirito: Convincersi più volte nella giornata della propria grande miseria, tornando con il pensiero sui motivi esposti nel primo punto delle meditazioni.
Volontà: Accettar con sottomissione le umiliazioni che ci potrebbero toccare, e perdonare anticipatamente tutto al prossimo.
Sensi: Accorciar oggi d'un quarto d'ora il tempo dato alla ricreazione dopo il pranzo.
Recitare un Pater, Ave e Gloria, e tre volte: s. Giuseppe pregate per noi.

 

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