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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

16° Novembre

L'IMMAGINE DEL TRANSITO DI SAN GIUSEPPE 
In una grande e popolata città, viveva un ricco signore per nome Vittorino, il quale aveva passato la maggior parte della sua vita nei piaceri di questo mondo, senza curarsi di religione e di Dio. Aveva inoltre cacciato di casa il suo figlio Ferdinando, perché ammogliatosi contro sua volontà; per cui questo disgraziato giovane, ridotto quasi nella miseria, onde procacciare alla moglie ed ai figli i mezzi di sussistenza, si diede alla pittura. Vittorino, essendo oramai vecchio, venne colto da una grave infaraità, la quale in breve tempo lo condusse agli estremi, e sebbene fosse stato battezzato ed allevato nella Chiesa cattolica, tuttavia non voleva sentir parlare di doveri religiosi. La pia moglie e il sacerdote, chiamati al suo capezzale, fecero insistenza per indurlo a pensare all'anima sua, ma disgraziatamente tutti i loro sforzi per ammollire quel cuore rimanevano inutili. Un giorno capitò in quella casa una giovane signora, modestamente vestita, la quale portava con sè una pittura, che diceva di voler vendere. Narrò come suo marito, il quale era pittore, era stato da qualche mese costretto ad abbandonare la sua professione, per una malattia di nervi, la quale lo rendeva incapace ad ogni applicazione. Perciò essa era venuta ad offrire questo ultimo suo lavoro al signor Vittorino che sapeva ricco e generoso. La pittura rappresentava San Giuseppe giacente sul letto di morte, assistito da Maria Santissima e dal Divin Figlio. Era così bene eseguita e tanto piacque all'ammalato, che egli non fece difficoltà alcuna a comprarla, anzi la volle appesa ad una delle pareti della sua camera, appunto dirimpetto al suo letto, perchè potesse continuamente godere la vista d'una scena così bella. Ma ecco che a forza di rimirare quel commovente quadro, il suo duro cuore cominciò ad aprirsi all'infiusso della grazia ed al dolore dei suoi peccati. Un giorno disse alla moglie: «Ho un presentimento che la mia fine si avvicini; se potessi morire come San Giuseppe, assistito da Gesù e Maria!» A queste parole la moglie, mal comprimendo le lacrime: «O Vittorino» rispose «ricevi i santi Sacramenti, e allora la morte ti sarà facile, anzi dolce, per l'intercessione di quei Santi che vedi in quella pittura. «Credi tu veramente così, Anna?» domandò ansioso «San Giuseppe non vuoi saper nulla di rancori e cattiva volontà, ed io invece sono già molti anni che lacero le lettere di mio figlio senza neppure aprirle. Oh, se ora lo potessi vedere!» «Il tuo figlio Ferdinando» replicò la moglie, «si trova in questa città da quindici giorni; quella pittura è sua, e il prezzo che pagasti alla sua moglie gli ha impedito di morir di fame». «Come!» esclamò Vittorino «mio figlio è qui in questa città? Si Vada subito a dirgli che il cuore di suo padre brama ardentemente riconciliarsi con lui. Però che venga solo domani, perchè voglio prima riconciliarmi con Dio». Quel giorno dunque l'ammalato ricevette con sincera devozione gli ultimi sacramenti: All'indomani ebbe luogo fra il vecchio genitore e il figlio la bramata riconciliazione. Le parole non bastano a dire quanto tenero fosse quell'incontro. Giunse poi Vittorino al colmo della commozione, quando Ferdinando introdusse nella camera del padre moribondo quei cari bambini natigli nel suo esilio. «Mio figlio», esclamò Vittorino, «sai tu che con il tuo raro ingegno hai procurato questa mia riconciliazione con Dio con te stesso e con la tua famiglia?» «Non dite così, padre Mio» interruppe Ferdinando; «dopo Dio, dobbiamo tutta la nostra felicità di questa ora a San Giuseppe. Alla sua protezione ho raccomandato ogni giorno i miei figliuoli e i miei cari genitori. E' appunto egli che ci ha preservati dalla morte, e che ora ci consola con questo abbraccio». Passarono alcuni giorni, e Vittorino, circondato da tutta la famiglia, passò placidamente da questa vita all'altra, mormorando con l'ultimo respiro i santissimi nomi di Gesù, Giuseppe e Maria. Il passo di San Giuseppe da questa all'altra vita dovremo farlo anche noi. Quando e dove ci toccherà farlo non lo sappiamo; sappiamo però che la nostra morte sarà l'eco della nostra vita, cioè buona se viviamo da buoni cristiani, cattiva se viviamo da cattivi cristiani. Se vogliamo imitare San Giuseppe quando saremo in punto di morte, incominciamo ad imitarlo fin d'ora nella sua condotta.

 

ORAZIONE 
Santo mio Patriarca, ora che godete in cielo in alto trono, vicino al vostro amato Gesù, che vi fu suddito in terra, abbiate pietà di me, che vivo in mezzo a tanti nemici, demoni, e passioni malvagie, che continuamente mi stanno combattendo per farmi perdere la grazia di Dio. Deh! per quella grazia che vi fu concessa in terra, di godere la continua compagnia di Gesù e di Maria, ottenetemi la grazia di vivere in questi giorni che mi restano, sempre unito a Dio, resistendo agli attacchi dell'inferno, e di morire poi amando Gesù e Maria, affinchè possa venire un giorno insieme a voi a godere la loro compagnia nel regno dei beati.

 

FIORETTO: — Signore, fatemi la grazia che non mi danni!

 

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