UN
ANNO CON SAN GIUSEPPE
29° Dicembre
Il cuore di s. Giuseppe ebbro di santa gioia nel portare l'Infante divino fra le sue braccia.
Disse Gesù nel suo Vangelo, che il suo peso era leggero, e lo disse in senso morale facendo allusione alla sua legge. Queste parole le poteva s. Giuseppe adoperare in senso materiale alludendo al suo corpo, essendo in effetti un peso ugualmente leggero, delizioso ed onorevole, tale che il santo Patriarca nei lunghi viaggi che dovette intraprendere non si lamentò mai della sua gravezza, ben sapendo che i Cherubini ed i Serafini si gloriano di portarlo sopra le loro ali. Ed oh quanto fu dolce per s. Giuseppe il portare questo divino tesoro, perchè in queste occasioni il caro Infante abbandonandosi fra le sue braccia per esser sostenuto, o per pigliarvi il suo riposo versava nel suo cuore non a stille ma a torrenti le delizie della sua divinità. Sappiamo tutti che la carne del Salvatore è una carne vivificante e che anche ora, sebbene velata sotto le specie di pane, conserva talvolta la vita naturale dei corpi, ed aumenta sempre quella delle anime di coloro che lo ricevono in stato di grazia, disponendoli all'acquisto del paradiso. Ora ogni qual volta Giuseppe era a contatto del corpo santissimo di Gesù, oltre all'onore altissimo che riceveva, ricavò vantaggi incomparabilmente più grandi dalla tenerezza di amore che Gesù gli dimostrò abbracciandolo teneramente, allorchè era da lui portato.
O casa di Nazaret, mille volte più fortunata di quella di Zaccheo, che il Salvatore riempì di benedizioni celesti. O stanza beata in cui abitò S. Giuseppe, più santa dei nostri tabernacoli, diteci quante volte vedeste questo gran Santo immerso in un oceano di consolazioni? Quante volte gli dovette interrompere il lavoro, allorchè il suo cuore si abbandonava del tutto all'amore di Gesù che gli era vicino? Quante volte passò il tempo destinato al sonno nel contemplare il Salvatore giacente su di una culla? Deh! parlateci di quei giorni beati nei quali gli eccessi del gaudio l'obbligavano a versare dagli occhi torrenti di dolcissime lacrime. Voi riditeci i teneri sospiri che inviava al cielo, allorchè era tutto assorbito dai divini piaceri. Che se le mura di quella sacra casa non ci ricordano nulla, voi almeno o spiriti beati che circondavate talvolta questo gran Patriarca, diteci ciò che ne sapete! Ma come potranno essi spiegarsi in materie così rilevanti, e noi come potremo intendere l'idioma degli Angeli?.. O Giuseppe, o Serafino ardentissimo di carità, che sapeste convertire questa terra di pianto e di miserie in un vero paradiso di felicità, perchè occupato intorno al Dio
fatto uomo, quanto fu invidiabile la vostra sorte! Ma, e non potrei anch'io in qualche modo trovare nello stesso Gesù la mia dolcezza, il mio gaudio, il mio riposo? Se Gesù è fatto per me, io sono del pari fatto
per Gesù! Il mio cuore non sarà dunque contento se non possederà Gesù, e Gesù si possiede con l'amore. Gli altri oggetti possono ben occupare il nostro cuore e divertire il nostro spirito, ma non saprebbero mai contentare perfettamente nè l'uno nè l'altro. Non c'è che l'amor di Gesù atto a farci gustare le vere dolcezze. Le anime che amano Gesù sanno bene per esperienza le dolcezze infinite, le consolazioni solide, le sante delizie che si gustano nell'esercizio di questo santo amore, le quali vanno talvolta fino a tale eccesso che l'infermità della creatura non può sostenerlo, e sono obbligate a domandare al loro Gesù o di fortificare la loro debolezza o di moderare i suoi favori. Ma per sperimentare queste cose bisogna amare; e bisogna averle sperimentate per averne un'idea, o per crederle. O Gesù che faceste divenire il cuore di Giuseppe una fornace di amore, ed un paradiso di delizie, deh! concedetemi che anch'io sia acceso di quel beato fuoco che solo può addolcire i tristi giorni di questo misero esilio.
Giaculaloria.
O Giuseppe santo, ottimo consolatore degli afflitti, pregate per noi.
Affetti.
Amabilissimo s. Giuseppe, io benedico e ringrazio la divina bontà e provvidenza per aver destinato Voi ad essere l'universale consolatore di quanti gemono in questa valle di pianto e di dolore. Nessuno più di voi può consolare questi infelici, essendo voi il padre di Gesù, che è il vero gaudio del cielo e della terra, e lo sposo di Maria, che è la gioia e l'allegrezza di tutto il creato. Siano le afflizioni e gli affanni di qualunque genere, siano di qualunque gravità, voi avete rimedi per tutti, e a tutti potete porgere lenitivi e conforti. Che anzi le più gravi vi commoveranno anche di più, attesa la tenerezza del vostro cuore e l'impegno che avete di far risaltare sempre più la potenza e la bontà di Dio unitamente al valore del vostro patrocinio. A voi dunque apriamo il nostro cuore, a voi mostriamo tutte le ferite dell'anima per ricever da voi il balsamo della consolazione. E se in altre occasioni simili, a voi fatto ricorso, ne ottenemmo tosto il bramato conforto e sollievo, anche ora lo speriamo, e con maggior fiducia poichè ve lo domandiamo per quell'amore tenerissimo che voi aveste per Gesù e per Maria, e che ebbero essi sempre per voi. Esauditeci dunque, o pietoso ed ottimo consolatore degli afflitti.
ORAZIONE
A
te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio,
dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità,
che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù,
riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue,
e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia,
l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo;
assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore;
e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,così ora difendi la santa Chiesa di Dio
dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio,
affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire
e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen. (Leone XIII)
FIORETTO: - Fuggì i peccati veniali: recita un
atto di contrizione.