A San Giovanni di Riva si conserva la casetta dove il 2 Aprile 1842
nacque Domenico Savio,
i
suoi genitori si chiamavano Carlo Savio e Brigida Agagliate.
Accanto
a questa casetta oggi sorge un centro di spiritualità per gruppi.
MORIALDO
La
cascina Morialdo prima del restauro
La cascina di Morialdo. Qui Domenico Savio passò circa dieci anni (dal novembre 1843 al febbraio 1853).
Una vecchia lapide ricorda che qui abitò il ragazzo santo. Di qui egli partì con il papà nel febbraio 1853 per
Mondonio.
MONDONIO
La
casetta a Mondonio
Provenendo da Castelnuovo, appena oltre il bivio sulla destra, prima di entrare in Mondonio
si trova la «Cappella funeraria e vecchio cimitero». Qui Domenico Savio fu cristianamente sepolto l'11 marzo 1857, in una povera cassa di legno, dietro la cappella. I suoi resti mortali vi rimasero fino al 1914, mentre migliaia di giovani in tutto il mondo leggevano la sua vita e cercavano di imitare i suoi esempi di vita cristiana.
Salendo verso il paese, a sinistra, tra le prime case, ornata da un monumentino di marmo, è la casetta dove, nel febbraio 1853, Domenico Savio si trasferì insieme alla sua famiglia. Venivano da
Morialdo, e prima ancora da San Giovanni di Riva di Chieri dove Domenico era nato.
La stanza dove è morto San Domenico Savio
Domenico Savio aveva incontrato don Bosco ai Becchi il 2 ottobre 1854, ed era stato accettato da lui a
Valdocco, dove arrivò alla fine del mese di ottobre. Ammalato poi gravemente, su consiglio di don Bosco tornò qui, alla sua casa, il 10 marzo 1857, per morirvi otto giorni dopo.
Don Bosco aveva conosciuto in quei pochi anni la santità piena di quel ragazzo, e appena gli giunse la notizia della morte scrisse ai due sacerdoti che l'avevano conosciuto a Morialdo e a
Mondonio, per avere loro testimonianze e ricordi e scriverne la vita. Per rivivere nella maniera più intatta il ricordo semplice di questo ragazzo, rileggiamo insieme alcune righe delle lettere di quei due sacerdoti.
Lettera di don Zucca (cappellano di Morialdo) a don Bosco
Caro Bosco, Tu desideri qualche cenno sul testé defunto Savio, (...) che a me vicino abitava e frequentava la scuola e la chiesa campestre di S. Pietro. Nei primi giorni che io fui a Muor (
Morialdo) vedeva spesso un figliuolino di forse 5 anni venir in compagnia della madre a pregare sul limite della cappella, con un raccoglimento veramente raro all'età. (...) Nell'andata o ritorno soventi incontrandomi mi salutava rispettosamente talché da meraviglia compreso e da rispetto era ansioso di sapere chi egli si fosse, e mi si disse essere figlio del ferraio Savio, per nome
Minot. Nel susseguente anno cominciò a venire a scuola mostrando assiduità, docilità e diligenza; e siccome era fornito di capacità sufficiente, fece in poco tempo notevoli progressi. La pietà già dimostrata sul limitare della chiesa pregando colla madre cresceva in lui cogli anni, aiutò la sua capacità nell'imparare presto a servire la
S.Messa, e vi si portava potrei dire quotidianamente. L'amore alle funzioni religiose lo portava a servire con compostezza la Benedizione del SS. Sacramento e cantar lodi ed inni con un compagno di scuola alternativamente col Padre, il che praticava anche in casa e nelle stalle. Si confessava alquante volte fra l'anno ed appena fu capace di distinguere il pane celeste dal terreno venne ammesso alla Comunione che egli riceveva con una divozione in quella tenera età ammirabile. Costretto a conversar coi discepoli non mi consta che egli abbia avuta qualche seria contesa, e molto meno poi che si sia lasciato trascinare dal loro esempio a prendere divertimenti smodati o pericolosi o indecenti; né a depredare come si suole da simile marmaglia le frutta altrui, o arrecar guasti. o a burlare i vecchi e i tapini. Nel vederlo io ho più volte detto: ecco un figlio di buone speranze... il tuo caro e devoto amico D. Zucca
- Morialdo, li 5 maggio 1857
Lettera di don Cugliero (Mondonio) a don Bosco
Savio Domenico era figlio di Carlo e Brigida Agagliate, poveri ma onesti contadini: nacque il 2 aprile 1842. Fin dai più teneri anni corrispose alle amorevoli cure de' suoi genitori, di modo che essi affermano di non aver mai avuto il benché menomo dispiacere dal suddetto... Frequentò pure la scuola in Mondonio sotto la mia direzione, ed in verità posso dire che in 20 anni dacché attendo ad istruire ragazzi, mai ne ebbi alcuno che lo pareggiasse in pietà e che sebben giovine fosse assennato al pari di Domenico Savio, diligente, assiduo, studioso, affabile si cattivava l'amore di tutti: nella Chiesa poi era modello di compostezza e pareva che quell'anima innocente aprisse in essa il cuore alle celesti dolcezze che la religione piove sulle anime innocenti. La sua malattia polmonaria fu breve di soli 6 giorni, lungo la medesima non mosse mai lagnanze, ma rassegnato sopportava i suoi dolori, divoto oltre ogni credere della SS.ma Vergine Addolorata ne ripeteva soventi il nome e la invocava anche negli ultimi periodi del suo vivere. La sua morte fu tranquilla come fu la sua vita e pare che non sentisse dolore di sorta. Um.le Servo ed Amm. D. Cugliero Giuseppe Mondani, 19 aprile 1857
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