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NOVENA A

SAN GIUSEPPE CAFASSO

(Inizio: 14 Giugno - Festa: 23 Giugno )

 

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INDICE di tutte le NOVENE

 

 

PRIMO GIORNO

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Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

LA PREGHIERA 
« Chiedete ed otterrete, cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto ». 

MATTEO, VII, 7.

 

Signor mio e mio Dio, prostrato ai Vostri piedi, io Vi ringrazio di quel miracolo d'amore che ci avete elargito con la Vostra misericordiosa carità per le miserie di questa vita terrena. Nulla il mondo mi può dare per la mia consolazione e per la mia salvezza; ma Voi tutto potete non solo, ma m'incoraggiate a chiedere, a cercare, a picchiare. Io so che nessuno mi ama più di Voi. Ma intanto la mia indegnità, il pensiero dei miei peccati, mi trattengono dal chiedere. Sento tutta la vergogna e tutto il rimorso di avervi offeso; e penso: Chi mi darà il coraggio di avvicinarmi alla Vostra Divina Maestà? Chi, se non un'anima pura alla quale affidare le mie preghiere, un'anima santa che sia come il tramite fra me, misera creatura, e Voi, mio Signore e mio Dio? Fra le anime pure, fra le anime sante che Vi fanno corona, io non so a quale meglio affidarmi se non al Vostro Servo Giuseppe Cafasso, che in vita fu eroico assertore di fede e strenuo apostolo della Vostra misericordia. Eccomi dunque, mio caro San Cafasso, che già altre volte mi avete aiutato, sorretto; non sdegnate di presentarmi benignamente al Trono dell'Altissimo. Le mie preghiere, le mie suppliche, passando per le vostre mani, Gli saranno accette. Aiutatemi, sorreggetemi anche ora; ed io sentirò ravvivarsi in me la fede, ed aprirò il cuore alle più care speranze. Parlatemi con le buone ispirazioni, mostratemi i miei difetti ed i miei errori, rendetemi degno insomma della vostra che imploro valida protezione. E così, col vostro aiuto, seguendo i vostri insegnamenti, mio caro San Cafasso, mi metterò nelle mani di Dio per quanto vorrà disporre al mio riguardo, tanto per le grazie che mi vorrà concedere, come per quelle che Gli avrò chieste e non avrò ottenuto. Fiat! 

 

Pater, Ave, Gloria. 

 

LA PAROLA DI SAN GIUSEPPE CAFASSO 
Dalle « Sacre Missioni al Popolo ». 

 

Vi raccomando la preghiera. O mia cara gente, saranno inutili tutti i nostri sforzi, varranno a niente le nostre fatiche, se Iddio non le benedirà con la Sua grazia. E se vogliamo che le benedica, bisogna che preghiamo; è questa la chiave che ha da aprirci il tesoro della grazia; è questo il canale per cui hanno da venire le benedizioni di Dio; la preghiera; la preghiera! Preghiamo dunque, miei cari, che Dio ci doni grazia di corrispondere alle Sue ispirazioni; di ascoltare le voci che ci farà sentire nel cuore. 

 

 

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SECONDO GIORNO

 

 

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

LA FEDE NELLA MISERICORDIA DI DIO 

 

«Gettate lo sguardo sopra gli uccelli dell'aria; i quali non seminano, nè mietono, nè riempiono i granai; e il nostro Padre celeste li pasce. Non sete voi assai più di essi? ». MATTEO, VI, 26. 

 

« La preghiera non è un tentativo, una prova che facciamo, se Dio voglia o no esaudirci; ma è certezza, non può fallire, siamo sicuri, se chiederemo e torneremo a chiedere ». Queste sono parole vostre, caro San Cafasso: questa è la vostra fede. Sono parole che fa bene a leggere e meditare. Quanta pace scende nell'anima a questi pensieri! quanto bene mi fa il ripetere che la mia preghiera non è una prova ma una certezza che non può fallire! Io, fidando nelle vostre parole, apro il cuore alla più ferma fede. Voi m'insegnate che cosa sia questa fede nella misericordia di Dio. Io sento che questo dono della fede è il bene più grande che l'anima umana possiede. Non è un tentativo la mia implorazione, perché io imploro un Padre che mi ama; e mi ama perchè Gli costò il sangue dell'unico Suo Figlio, che per questo titolo posso chiamare Fratello. Oggi mi sento forte per la vostra lezione di fede, mio caro San Cafasso, e con rinnovato ardore seguiterò la mia Novena, e col proposito di non desistere dalla preghiera, ma di attendervi con ferma costanza, e con piena confidenza a vostra imitazione. Ma Voi illuminate la mia mente, aiutatemi! Il vostro spirito di preghiera aveva aperta l'anima vostra ad una sconfinata fede nella misericordia di Dio. Ed è così che io vi vedo, tutto illuminato dalla luce del Paradiso, volgervi a me, per animarmi a pregare. Io mi abbandono dunque a questo felice porto di salute e mi conforto al pensiero della santa missione che Voi avete assolta in vita a vantaggio di anime indurite nel peccato, ribelli alle leggi di Dio e che parevano abbandonate da Dio al fuoco dell'inferno. Ricordo, come se li vedessi passare nella vostra vita, redenti dalla vostra santa parola, affidati da Voi come figli alla misericordia del Padre che sta nei Cieli, i dubbiosi, i miscredenti, i delinquenti di ogni specie: ladri, assassini, che Voi avete strappato all'inferno, rischiarando la loro anima con un raggio di fede nella divina misericordia. Ora, io vi ringrazio perchè come quelli posso seguire le vostre lezioni, avvicinandomi a Voi con la più fervida invocazione. La fede nella misericordia di Dio che Voi avete predicata e caldeggiata sia il mio massimo conforto, e non distolga il mio pensiero dalla sacra visione del Crocifisso che fu nelle vostre mani fonte di miracolose conversioni. Nelle Vostre mani io mi abbandono, San Cafasso, lasciandomi docilmente guidare da Voi, per sentire tutta accesa di fede l'anima mia, perchè le mie suppliche alla Maestà divina abbiano valore di accettazione. 

 

Pater, Ave, Gloria. 

 

LA PAROLA DI SAN GIUSEPPE CAFASSO 
Da una predica delle « Missioni al popolo». 

 

Allargate il cuore, o fratelli; distendete come ali le vostre speranze: quel Dio che si era mostrato tutto rigore, tutto giustizia, si è cangiato tutto in misericordia. Egli vuol farci da Padre, e Padre il più buono, il più tenero, il più affezionato. Sentite come parla il nostro Divin Redentore nel Santo Vangelo: Venite a me tutti voi che siete travagliati e aggravati, ed io vi ristorerò. (Matteo, XI, 28). Siano pur grandi le vostre colpe, tante quante possiate immaginare; ve lo dico da buon Padre; ve lo prometto da quel Dio che sono: tutte, sì, tutte ve le perdono. A Caino, il quale ha sparso il sangue di suo fratello Abele, Iddio dice: — Quel sangue grida a me vendetta, giustizia. — Ma il Sangue di Gesù grida per noi pietà, misericordia. 

 

 

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TERZO GIORNO

 

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Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

UNA GRAZIA URGENTE 
« Gesù vide la gran folla e ne ebbe compassione perchè erano pecore senza pastore » MARCO, VI, 34. 

 

A misura che io vado meditando sulle vostre virtù, caro Santo, mi sento sollevare dall'onda della vostra carità; così che oggi non è per me solo che vi voglio pregare. Oggi il vostro esempio mi fa sentire l'amore di Dio estendersi a tutte le creature, e ripeto: Padre nostro, cioè mio e di tutti i miei fratelli in Dio. Oggi voglio unire le mie preghiere a quelle di tutti i vostri devoti, per elevare i nostri cuori alla Beata Eternità, dove Voi, 
santo Maestro, avete raggiunto il compimento di ogni vostro desiderio. Eccoci dunque ai vostri piedi per supplicarvi di offrire a Dio le nostre suppliche, poi che ci avete così efficacemente persuasi della potenza che hanno le preghiere dirette con fede alla Sua misericordia. Guardate a questo povero mondo, voi che foste plasmatore di anime e mandate a tante anime buie un raggio di cotesto sole che accende la bellezza del Paradiso. Invitate Gesù a guardarci, come guardava un giorno la gran folla che si era radunata sulla riva del lago di Genezareth e chiedetegli che nella Sua infinita carità provveda. Volgete lo sguardo sulla Chiesa di Cristo, vedete la necessità che fra questo popolo stanco per tanti disgraziati eventi; sfiduciato perchè in troppe famiglie mancano le basi di una soda educazione religiosa; preso di mira dal dilagare di empie dottrine; fra questo popolo degno, di tutta la vostra pietà, sorgano le vocazioni religiose, vengano i pastori a guidarlo sulle vie della luce. Continuate dal Cielo l'opera grande, l'opera santa che in terra ha compiuto tanto bene, che ha dato a tanti peccatori la felicità di sentirsi figli di Dio. Se questa grazia ci sarà concessa, restaurata sulla terra la vita cristiana, tornerà la pace, tornerà il vicendevole amore, con l'osservanza della Santa Legge di Dio, propagandata e caldeggiata da sacerdoti degni. Questa grazia, o nostro Santo Cafasso, Voi lo vedete: è tanto necessaria, quanto urgente. L'opera di un Ministro di Dio è certo la più nobile, la più grande che un uomo possa esercitare; è la stessa opera di Dio, il quale si sceglie un Suo rappresentante sulla terra, per confortare le creature con la Sua presenza; è un'opera che Voi, caro Santo, avete sperimentata; Voi che rispondendo docilmente alla divina chiamata, avete assunto la Sacra Missione, avete servito la santa causa della Religione all'Altare, nel confessionale, nelle carceri, sul patibolo, al letto degli infermi, presso gli umili ed i grandi, come consigliere, come benefattore, sempre come angelo di consolazione. O Santo Maestro, questa sì, questa è la grazia che ci dovete impetrare, perchè è cosa che, come vi ha sempre acceso di santo zelo in vita, vi starà certo a cuore anche nel santo Paradiso. 

 

Pater, Ave, Gloria. 

 

LA PAROLA DI SAN GIUSEPPE CAFASSO
Dalle « Meditazioni al Clero ». 

 

Quel Dio che è invisibile su questa terra, scelse un uomo, lo separò dagli altri, lo rivestì dei Suoi poteri e lo elevò tant'alto da costituirlo Suo Ministro e rappresentante in terra; sicchè l'occhio del credente al vedere, al contemplare il Sacerdote, dovesse dire: ecco il mio Dio, cioè a dire: ecco una persona che mi ricorda, che mi rappresenta il mio Dio; mi raffigura e quasi mi fa vedere con i miei occhi Iddio. I Sacerdoti sono quei campioni che Dio ha spediti sulla terra a combattere il peccato, a dilatare la gloria Sua; sono personaggi prescelti fra tutti, chiamati con particolare vocazione; sono uomini, sì, ma privilegiati, conte è privilegiato il loro stato. Essi sono posti nel mondo per trattare appresso Dio la causa dei popoli. 

 

 

 

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QUARTO GIORNO

 

 

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

LE NOSTRE MISERIE 
« Venite a me tutti coi che siete affatica:i ed aggravati, ed io vi ristorerò». 

 

A misura che noi vi preghiamo, o Santo Maestro, ci sentiamo avvicinare al vostro spirito benedetto e vediamo le cose della terra nel loro giusto valore. Valore nullo, se non è sostenuto dal soffio divino della fede cristiana. Ora Voi che ci avete insegnato a pregare, che ci avete animati a sperare nella divina misericordia, guardate pietoso alle nostre miserie, e intercedete per noi il conforto da Dio. Che cosa chiederemo noi al Padre nostro che è nei Cieli? Le nostre necessità temporali Voi le vedete, sono molte e pressanti in questi tempi difficili e tristi. Noi sappiamo che i beni spirituali sono i soli che contano davanti a Dio; tuttavia vi preghiamo che ci vogliate porgere aiuto anche nelle nostre miserie materiali. Vedete quanti vi sono tra noi che mancano del pane; che si dibattono fra le strette della povertà; che piangono tante morti violente, che soffrono nelle difficoltà di una esistenza che si è fatta troppo dura. Noi vi presentiamo queste miserie, ricordando la grande carità da Voi esercitata durante la vostra vita terrena. Forse questi dolori furono per taluno oggetto di disperazione; forse altri allontanarono da Dio: Voi vedete; Voi sapete, e dunque provvedete, per carità! Provvedete Voi che avete sempre esercitato la carità come mezzo potente per attirare al bene il povero. Voi che insieme con l'offerta di una moneta univate la parola della consolazione, soccorrete anche le miserie che oggi vi presentiamo! E insieme col soccorso materiale, mandateci dal Cielo la vostra parola di conforto; ispirateci la rassegnazione che ci renda meno amaro il dolore, se non è possibile alla nostra debolezza benedirlo come una preziosa visita di Gesù che, padrone di tutte le cose, scelse il dolore per Sè. Noi crediamo che questo mistero del dolore ci sarà pienamente svelato in Paradiso; e frattanto ci proponiamo ad esempio vostro, caro Santo, di non investigare i perchè dell'operato di Dio, e di ripetere col pieno consenso della nostra anima: Sia fatta la Tua volontà, così in Cielo come in terra. 

 

Pater, Ave, Gloria.

 

LA PAROLA DI SAN GIUSEPPE CAFASSO
Sua risposta ad una beneficata che lo ringraziava. 

 

«Ma sì, ma sì! Quando saremo in Paradiso, aggiusteremo col Signore i nostri conti. Egli mi pagherà di tutto. Io sono uno di quegli usurai che non si accontentano nè del cinque, nè del sei per cento; pretendo addirittura il cento per cento. E con un tal Padrone, non ho paura di perdere». 

 

 

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QUINTO GIORNO

 

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Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

LE GRAZIE SPIRITUALI 
« E ogni qualunque cosa che domanderete nell'orazione credendo, la otterrete ». MATTEO, XXI, 22.

 

Dopo aver letto i libri che descrivono la vostra vita terrena, la vostra immagine ci si presenta così viva e vera, che ci dà l'illusione di avervi conosciuto da vicino. Tutti i vostri contemporanei che scrissero di Voi, nostro venerato Maestro, furon concordi nel ricordare la limpidezza del vostro sguardo riflettente un candore angelico, il vostro viso pallido, quasi irradiante una luce soprannaturale; così che a quanti vi avvicinavano pareva di vedere in Voi un'impronta di Cielo. Nei rapporti con i vostri simili eravate sempre sereno, padrone di Voi stesso. Gioviale, allegro fin da giovinetto, abitualmente sorridente, vi mostravate affabile in ogni occasione; e c'è chi vi disse di solito giulivo, festoso. Oh, chi di noi non vorrebbe somigliarvi? Eppure noi, povera gente tribolata, al sentire, al vedere che un nostro simile è sempre ilare e festoso, noi, dico, siamo portati a pensare: felice lui che è indifferente al tutto! che non se la prende per nulla! Ma trattandosi di voi, caro San Cafasso, conoscendo quanto la vostra missione terrena fu difficile e faticosa, noi, per poco che meditiamo, vediamo chiaro che la vostra esterna serenità non altro era che la manifestazione della vostra anima pura. Ora, scavando in noi stessi, scopriamo questa chiara verità: che parecchie delle nostre pene ce le fabbrichiamo con le nostre mani, perché lasciamo l'anima nostra aperta a tutti i venti. Raccogliamoci dunque e meditiamo, e purifichiamo quest'anima prima con la sacramentale confessione e poi con i santi propositi. La differenza fra noi e Voi, caro Santo, è questa: che Voi pregavate Iddio per la vostra perfezione e per i fini della vostra ardente carità; noi lo preghiamo piuttosto per i fini del nostro infelice amor proprio, per i nostri comodi, per i nostri guadagni. Non più. Eccoci ai piedi del Crocifisso, chiedendogli prima di tutto le grazie spirituali. Degnatevi dunque, nostro Santo Maestro d'impetrarci dal Signore le virtù che ci abbisognano, per rendere la nostra vita santamente serena: lo spirito di sacrificio, la rassegnazione, il raccoglimento, la modestia, l'umiltà, la carità generosa e quell'amore del prossimo che purtroppo in questo povero mondo ha ceduto il posto al più nero egoismo. Impetrateci questi doni celesti, o santo plasmatore di anime, liberando l'anima nostra da tutti i lacci che ne impediscono il volo verso l'Eternità Beata. 

 

Pater, Ave, Gloria. 

 

LA PAROLA DI SAN GIUSEPPE CAFASSO
Una pagina che potrebbe intitolarsi « Autoritratto ». 

 

Osservate il Sacerdote con che ilarità, con che gioia anche esteriore si comporta in mezzo alle azioni più comuni, più ributtanti e fastidiose. Che dire poi, quando si potesse vedere in quel cuore? Qualunque sia l'azione di questo sacerdote, ha sempre in se stesso questo conforto di Paradiso. Egli non è un uomo di questo mondo: è un uomo d'eternità; un uomo cioè che sa di essere eterno, e perciò pensa e lavora per la sua eternità. Io parlo di un sacerdote che senza far cose strepitose al cospetto del mondo, procura nel suo stato di santificare se stesso e, per quanto può, anche gli altri; di un sacerdote che conduca una vita ritirata, devota occupata, lontana da ciò che può sapere di profano e di mondo. 

 

 

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SESTO GIORNO

 

 

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

IL PREZZO DELLA GRAZIA 
« ...sgridò il vento e disse al mare: Taci! — E cessò il vento e si fece gran bonaccia. E disse loro: Perchè temete? non avete fede?» 

MARCO, IV, 39—40. 

 

Quando il pianto del prossimo vinceva la vostra pietà, o caro San Cafasso, volgendovi al Cielo col vostro spirito di carità e di penitenza, ne chiedevate a Dio la consolazione. Spirito di carità e di penitenza. Si legge che Voi, di ritorno dalla visita di un infermo che aveva rifiutato rudemente i conforti religiosi; di ritorno dalle carceri dove qualche disgraziato si era mostrato refrattario alla parola di Dio, passavate la notte in orazione, cingendo il cilizio; e lo cingevate, pregando, tutta la notte che precedeva la esecuzione di una condanna a morte. Era dunque col sangue più che con la voce che dal Padre nostro imploravate la grazia: come Gesù, a Sua imitazione. E Dio vi ha sempre esaudito. Povere noi, creature superbe e meschine che afflitte dalle nostre pene, chiediamo a Dio, quasi come un diritto, la salvezza, la grazia! Ma questi dolori, queste pene, questa tremenda bufera che si abbatte sul mondo, non sarebbe forse opera nostra, povere creature superbe e meschine? Non sarebbe forse un castigo di Dio, sdegnato di tanto egoismo, di tanti scandali, di tanti delitti? Vogliamo dunque seguitare questa via, sotto questi flagelli? Non parla abbastanza chiaro il Signore? Non ci ha dato i Suoi comandamenti? Li abbiamo osservati? Il mondo è in fiamme, Voi lo vedete; eppure ci sono al mondo quelli che alimentano queste fiamme con una condotta indegna; quelli che si danno al piacere, alla dissipazione, mentre la Patria sanguina; e non vedono, i disgraziati, che la mano del Giudice supremo non disarma. Che faremo noi? Che cosa offriremo noi in riparazione a tante offese verso la Divina Maestà? Oh, parlate Voi per noi! Voi, santo Maestro, insegnateci! Mostrateci il vostro cilicio insanguinato... Noi, umiliandoci davanti al vostro eroico soffrire, confessiamo di non essere capaci di tanto... Pure, ecco che ciascuno di noi ha deciso di offrire a Dio in espiazione di tante colpe, per ottenere la suprema grazia di una giusta pace, qualcosa che veramente gli costi. Ciascuno di noi soffre il suo dolore, secondo la sua asperità e secondo la sensibilità del suo cuore: vite troncate, beni perduti, e l'avvenire buio e la via deserta. Eppure Voi, caro Santo, potete ottenerci da Dio il conforto e la consolazione. Eccoci: guardateci! Noi ci inginocchiamo davanti al Santo Altare, ciascuno con la sua offerta di espiazione. E sia cosa che gli costi; e sia il rinnegamento del suo amor proprio, il sacrificio di un idolo; e sia il coraggioso sottoporsi a qualche privazione. La nostra offerta, passata per le vostre mani, sarà accetta a Dio; e Voi, caro San Cafasso, ne avrete tutto il merito e tutta la riconoscenza dei nostri cuori. 

 

Pater, Ave, Gloria. 

 

LA PAROLA DI SAN GIUSEPPE CAFASSO
Da un suo scritto inedito. 

 

Vi dirò alcune cose da cui può dipendere la bontà dei vostri voti. Anzitutto, prima che uno faccia un voto, pensi un po' ed esamini se ha già soddisfatto a tutte le altre obbligazioni che ha verso Dio. Che dirà il Signore, se voi, avendo già tanti carichi e non vi curate di adempirli, volete addossarvene degli altri? L'altra cosa da ricordare nel fare i voti è questa di scegliere quello che può piacere al Signore: allontanarsi dal peccato, esercitarsi maggiormente nella virtù contrariando le nostre passioni, il nostro amor proprio, la nostra superbia, il nostro attacco alle cose di questo mondo. Scegliamo dunque tutto ciò che può piacere di più a Dio e diamolo a Lui piuttosto che al mondo. Egli ce lo pagherà bene. 

 

 

 

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SETTIMO GIORNO

 

 

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

LA FAMIGLIA CRISTIANA 
« Tutto è possibile per chi crede ». 

MARCO, IX, 22. 

 

Il nostro voto è fatto: a seconda dei nostri mezzi, noi abbiamo umiliato a Dio la nostra offerta. Ed ora, secondo i vostri insegnamenti, nostro caro Santo, ci dedicheremo con anima fidente e con serena attività al nostro lavoro. Ognuno ha nella vita una missione da compiere, per il bene suo proprio e per il bene di quella piccola e santa società che è là famiglia. Questa famiglia cristiana ebbe in modo speciale il vostro assiduo pensiero, le vostre cure, o caro Santo; e certo se le vostre lezioni fossero ascoltate da tutti i padri, da tutte le madri, il mondo non si troverebbe in questo mare di guai. Non è forse la società costituita dall'insieme delle famiglie? Voi avete pur detto: La famiglia cristiana è un Paradiso in terra. E noi padri, e noi madri ci rifiuteremo di cooperare all'opera grande e santa della pace del mondo?... Non sarà mai troppo tardi. Anche oggi la voce cara ed autorevole del nostro Patrono ci guida e ci sorregge. Ascoltiamolo, seguiamolo: lo scopo è troppo alto, per essere trascurato. Egli ha detto che tocca ai genitori iniziare la buona educazione dei figli; ha ripetuto che non è possibile la buona educazione dei figli, se la condotta dei genitori non è conforme alla Santa Legge di Dio. O caro Maestro, che avete tanto insistito presso i genitori di offrire i figli a Dio e poi al più presto di istruirli nelle verità della fede, e suscitare e coltivare in loro lo spirito di orazione e la fuga del peccato; o caro Maestro, seguitate le vostre sante lezioni, perchè queste anime innocenti che aspettano tutto da noi, s'incamminino per opera nostra sulla via del bene. Oh, pensiamo! Se tutti i genitori allevassero i figli secondo la Santa Legge di Dio, non ci sarebbe più nulla da temere: non più ingiustizie, non più furti, non più odi; ma solo una cordiale carità nella luce della Fede, con la sicura prospettiva del Paradiso. San Cafasso, non abbandonateci! A Voi raccomandiamo le nostre famiglie e specialmente i nostri bambini, che Voi avete chiamato i piccoli amici di Gesù, per ottenerci da Dio la pace in questo povero mondo, e poi la gloria del Paradiso.

 

Pater, Ave, Gloria. 

 

LA PAROLA DI SAN GIUSEPPE CAFASSO
Da una sua predica. 

 

La famiglia cristiana è un Paradiso anticipato in terra. Che piacere grande è mai il convivere con persone buone, caritatevoli, d'umore sempre uguale ed allegro; la famiglia in cui regna la pace, l'armonia, il buon ordine, e dove si può dire che la volontà di uno solo è quella di tutti!... Padri, madri, ricordatevi che avete in casa qualcosa di grandemente prezioso: i vostri figli sono altrettante anime che Dio vi ha concesso in custodia e che Egli vuole allevati per Sè. Non lasciateli perdere, per carità, perchè se un dì ve li ha dati, un altro ve li domanderà, esigendone conto. Così se per causa vostra un figlio dovesse andare perduto, ne avreste da rispondere al Tribunale Divino. 

 

 

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OTTAVO GIORNO

 

 

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

L'AMORE DEL PROSSIMO 
« Amerai il prossimo tuo come te stesso ». 

MATTEO, XXII, 39. 

 

Molte sono le grazie che in questa novena vi abbiamo chiesto di ottenerci, nostro caro Santo; ed oggi vogliamo, ai piedi dell'Altare che vi è consacrato, ripeterle al vostro cuore che fu ed è sempre aperto alle umane miserie. Si disse che per Voi una sola preghiera innalzavate a Dio: quella di togliervi presto dal mondo e di accogliervi nel santo Paradiso. Poi pregavate per il vostro prossimo, per tutte le miserie che vi si presentavano, per tutte le grazie che abbisognavano ai vostri fratelli in Cristo: a imitazione di Lui, che tutto si sacrificò per amore, Voi per amore consumaste la vita. Oh, accendete anche nelle nostre anime questa fiamma di amore! Quest'anima creata da Dio, per Lui, quest'anima della quale Egli è geloso, si chiude talvolta, s'irrigidisce nella stretta dell'egoismo. Le sante parole che sono legge la quale non si può impunemente trasgredire, « fa agli altri quello che vorresti fosse fatto a te; non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te »; sono per molti, per troppi lettera morta. Per un personale interesse s'inganna, si tradisce, si ruba, si commettono le azioni che più sicuramente aprono le porte dell'inferno. Coraggio! Noi vogliamo fare un severo esame di coscienza. Siamo alla fine della Novena; coraggio! qui non si tratta di uomini che si possono ingannare: si tratta di un Dio che tutto vede e tutto sa. Voi, nostro Patrono, ci invitate a ricordare le lezioni del Catechismo, forse dimenticate; forse, Dio non voglia! derise da taluno. Ma Voi ci parlate chiaro con quella voce che scendeva nei cuori, a scuoterli, a redimerli. Abbiamo noi seguito, seguiamo noi la Santa Legge dell'amore del prossimo?... Facciamo nel nostro intimo l'appello di quanti conosciamo, delle miserie che ci sono note, delle lacrime che vediamo versare, e anche del male che potremmo evitare. E vediamo se non fosse possibile per amore di Dio a imitazione vostra, confortare, consolare, aiutare con qualche parola, con qualche opera, con una moneta, con un pezzo di pane... o con una carezza, o con un perdono generoso... Tutto quello che noi faremo per il nostro prossimo, noi lo sappiamo: Gesù lo vede; Gesù lo sente come fatto a Se stesso; sono parole Sue; è la santa verità. Questi propositi all'anima debole, all'anima non avvezza a rinnegarsi, non avvezza ai sacrifici, sembrano d'impossibile attuazione. Certo lo sarebbero se dovessimo fidare solo in noi; ma ci siete Voi, caro Santo, Voi che ci potete impetrare da Dio la forza che invochiamo per obbedire alla Sua Santa Legge. 

 

Pater, Ave, Gloria. 

 

LA PAROLA DI SAN GIUSEPPE CAFASSO
Dalle « Sacre Missioni al popolo ». 

 

Questo buon Padre che è Iddio ci raduna tutti quanti per dirci che ci vogliamo bene, che procuriamo di amarci. «Figli miei, amatevi l'un l'altro» Oh, che dolci, che consolanti parole! Nostro prossimo è qualunque creatura capace di goder Dio con noi in Paradiso, sia o no della nostra religione, di qualunque paese, fin le Anime del Purgatorio, come i Santi del Paradiso. Vi è escluso il demonio con tutte le anime che si sono perdute. Per queste è finita, non sono più nostro prossimo. Si deve amare il prossimo in Dio, in quanto il prossimo è l'immagine di Dio, e questa immagine si trova in qualunque persona, sia buona che cattiva, e perciò si deve amare. Se voi non vi sentite di amare e di perdonare il vostro prossimo, voi potete rinunciare di essere cristiani; e non vi sembri un'esagerazione: è Dio stesso che l'ha detto. 

 

 

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NONO GIORNO

 

 

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

L'ONNIPOTENZA SUPPLICE 
« Gesù dunque avendo visto la Madre e il discepolo da Lui amato, disse alla Madre Sua: Donna, ecco il tuo figlio. Di poi disse al discepolo: Ecco la Madre tua. E da quel punto il discepolo la prese con sè ».

  Giov., XIX, 26—27. 

 

Ogni giorno di questa Novena ho raccomandato la mia causa alla Vergine con un'Ave Maria. Quell'Ave che chiude la mia supplica io penso di averla recitata sempre insieme con Voi, mio santo Protettore. Il vostro amore per la Madre Celeste era la vita della vostra vita. Voi sentivate per Lei la confidenza del figlio e la venerazione del credente. Vi dicevate Suo figlio, a Lei ricorrente per aiuto, a Lei aprivate il vostro cuore, e veramente cuore a cuore Le confidavate i vostri pensieri, le vostre pene e il desiderio supremo di unirvi per sempre a Lei. Nelle vostre prediche, al confessionale, nelle conferenze ed in privato con sacerdoti e con laici, con uomini giusti e con peccatori, voi parlavate sempre della vostra Madre Celeste, l'amavate come l'oggetto, dopo Dio, più caro al vostro cuore. E invitavate ognuno a mettere in Lei una confidenza figliale, una illimitata fiducia. E anche sappiamo che parlavate spesso con Lei, confidandole i vostri pensieri, i vostri desideri, le necessità della vostra vita sacerdotale, fino a farvi dire di un'immagine di Lei venerata nel vostro privato Oratorio, con la semplicità della vostra anima pura: « Questa Madonna sa tante cose ». Gli aiuti che la Santa Vergine vi ha sempre accordato, mi dànno animo di avvicinarmi a Voi per provare anch'io la dolcezza del Suo sguardo e La pietà del Suo Cuore: In memoria dell'Ave Maria che ha convertito al confessionale quel vostro penitente, presentatele, o San Cafasso, l'Ave che io voglio recitare con Voi: Ave Maria  

 

Per quella medaglia della Vergine che ha parlato al cuore di una peccatrice moribonda, presentatele, o San Cafasso, l'Ave che io voglio recitare col cuore contrito per i miei peccati: Ave Maria 

 

Per la grazia che Vi ha ottenuto la SS. Vergine della Consolata, con la conversione del condannato sulla via del patibolo, presentatele, mio caro San Cafasso, quest'Ave che voglio recitare, con l'anima aperta alle dolcezze del Suo materno amore: Ave Maria 

 

Pater, Ave, Gloria. 

 

LA PAROLA DI SAN GIUSEPPE CAFASSO
Dalle « Sacre Missioni al popolo ». 

 

La Chiesa pregando Maria SS. sempre Le ricorda che è nostra Madre, e, da Madre com'è, La prega a non dimenticarci, ad assisterci, ad aiutarci. Dunque via ogni dubbio, allarghiamo il nostro cuore, diciamolo con gran festa: Maria è nostra Madre, Madre di me, Madre di voi tutti. Ma che Madre, che Madre, mia cara gente! Madre la più buona, la più affezionata, la più amorosa verso di noi. Ed è sì grande, sì tenero il Suo amore, che si è fatta chiamare per eccellenza: La Madre del Bello Amore. Io dico che Maria in Paradiso fa la figura di una madre di famiglia. Noi tutti formiamo una grande famiglia, di cui Dio è il capo, il Padre, il quale ha depositato nelle mani di Lei tutte quante le grazie; ed essa le va distribuendo. Mentre aspettiamo il giorno che andremo a vedere Maria nel Santo Paradiso, alziamo le nostre voci insieme con quella di Lei a lode e gloria di quel Dio che così grandemente l'ha voluta esaltare: « Magnificat anima mea Dominum ». 

 

 

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