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NOVENA

DELL'ECCE HOMO

(Inizio: nove giorni prima del Venerdì Santo)

 

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INDICE di tutte le NOVENE

 

 

 

PRIMO GIORNO 

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N. B. Si ricordino i fedeli che la migliore disposizione per ricevere da Dio le grazie desiderate è la purezza della coscienza; per la qual cosa procurino i devoti di avvicinarsi ai santi sacramenti della Penitenza e della Eucaristia, per rendersi propizia la divina misericordia. 

 

+ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. 

Come era nel principio e ora, e sempre, nei secoli dei secoli.

 

I. Mira, anima mia, il tuo benedetto Gesù, che nel suo rosso mantello, con le carni straziate, china la testa rigata di sangue e trafitta da spine, tenendo fra le mani legate lo scettro di canna, tra infinita pazienza e tristezza, affranto dall'ambascia, ma sorretto dall'amore per noi, viene esposto da Pilato come un'ombra sanguinosa alle grida furenti di un popolo avido di sangue. Ecce Homo! Spettacolo tremendo d'infinita pietà che doveva lacerare il cuore ed a cui dovettero assistere addoloratissimi gli angeli. Ecce Homo, grida Pilato, ed ECCO L'UOMO CHE REDIME E SALVA, grida dal cielo la voce del Padre! Si, ecco l'uomo dei dolori, ma ecco altresì il Dio dell'amore, ridotto per le sue creature a così lacrimevole stato. Or è appunto perchè voi, mio caro Gesù, siete l'uomo dei dolori, ma anche il Dio dell'amore, che io oggi prostrato davanti a questa vostra immagine, spiritualmente però davanti al vostro trono di gloria, ricorro a voi. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

II. Ed a chi altri meglio che a voi, potrei io ricorrere, o mio dolcissimo Salvatore, per essere consolato ed esaudito? Voi siete il mio Re ed il mio Signore e nelle vostre mani è il tesoro di tutte le grazie spirituali e temporali. A voi ricorro, dunque, o addolorato mio Sovrano, perchè vi degniate liberarmi dall'angustia che mi sovrasta (si esponga) e vogliate concedermi la grazia che io istantemente vi chiedo (si esprima), purchè essa non si opponga agli interessi spirituali dell'anima mia (o della persona per cui ve la chiedo). 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

III. Vero è, mio caro Gesù, che noi non siamo nati per essere felici qui sulla terra, ma che noi siamo nati solo per amarvi e servirvi in questa vita e per godervi poi eternamente nell'altra; e che perciò anche nel dolore vi possiamo, anzi vi dobbiamo amare ugualmente; vero è pure che voi, Gesù, coronato di spine, sputato nel viso, dileggiato e disprezzato, c'insegnate che la via della sofferenza è la via regia e sicura del Cielo, e che il soffrire giova all'anima più del godere; però voi stesso, mio caro Gesù, che ci avete dato un cuore che si strazia sotto i colpi del dolore e della sventura, voi stesso aveste generosa pietà davanti al paralitico che vi chiedeva la salute, davanti al cieco nato che vi chiedeva la vista, davanti ai lebbrosi che vi supplicavano della guarigione, davanti a Marta che piangeva la morte del fratello Lazzaro ed a tutti avete concesso le vostre grazie: avete dato misericordiosamente il movimento al paralitico, la vista al cieco, la guarigione ai lebbrosi, e commosso, con le lacrime agli occhi, avete chiamato a nuova vita Lazzaro, già morto e seppellito. Se voi dunque, mio caro Salvatore, permettete che oltre alla salvezza dell'anima, desiderassimo un bene della nostra vita terrena, accoglietemi sotto le grandi ali della vostra misericordia e del vostro perdono, che io umilmente vi chiedo per tutte le mie colpe, e concedetemi la grazia vivamente implorata. 

 

Un Pater Ave, e Gloria. 

 

IV. Ed inoltre non diceste voi, o Gesù domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete? Non siete voi che ci animate a chiedere tutto con fede viva e ardente, promettendoci che tutto ciò che avremmo domandato al Padre in nome vostro ci sarebbe stato concesso? dunque appoggiato su queste infallibili vostre promesse che io domando a voi, chiedo a voi, cerco di voi. Io busso con l'insistenza della mia preghiera alla porta assai sensibile del vostro divino amore... mi presento al trono del Padre in nome vostro, o dolcissimo Gesù, e son certo che quanto chiedo senz'altro mi sarà concesso per i meriti vostri infiniti e per la potenza di vostra preghiera, che non resta mai inesaudita dinanzi al trono del Padre. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

V. E purtroppo, sì lo confesso, io non merito di essere esaudito, giacché coi miei peccati sono stato la causa dei vostri patimenti e della vostra dolorosissima passione. Ma solo per la vostra benignità e misericordia voi foste pronto a perdonare mosso dalle lacrime della peccatrice Maddalena, del ladrone crocifisso, di Pietro spergiuro ed accoglieste fra le vostre braccia le tante pecorelle smarrite ed i prodighi figli, che erano sperduti nella via del vizio, ridonando loro la salvezza e la pace. Io mi getto dunque tra le vostre braccia paterne con la stessa confidenza del figlio che corre in seno al Padre, e son certo, o Gesù, che quanto da voi spero, tutto otterrò, per la tenerezza del vostro cuore dolcissimo, sempre pronto a soccorrere ed esaudire chi soffre e prega con viva fede. 

 

Un Credo e tre Gloria. 

 

Queste preghiere si ripetono per nove giorni

 

 

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SECONDO GIORNO

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+ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. 

Come era nel principio e ora, e sempre, nei secoli dei secoli.

 

I. Mira, anima mia, il tuo benedetto Gesù, che nel suo rosso mantello, con le carni straziate, china la testa rigata di sangue e trafitta da spine, tenendo fra le mani legate lo scettro di canna, tra infinita pazienza e tristezza, affranto dall'ambascia, ma sorretto dall'amore per noi, viene esposto da Pilato come un'ombra sanguinosa alle grida furenti di un popolo avido di sangue. Ecce Homo! Spettacolo tremendo d'infinita pietà che doveva lacerare il cuore ed a cui dovettero assistere addoloratissimi gli angeli. Ecce Homo, grida Pilato, ed ECCO L'UOMO CHE REDIME E SALVA, grida dal cielo la voce del Padre! Si, ecco l'uomo dei dolori, ma ecco altresì il Dio dell'amore, ridotto per le sue creature a così lacrimevole stato. Or è appunto perchè voi, mio caro Gesù, siete l'uomo dei dolori, ma anche il Dio dell'amore, che io oggi prostrato davanti a questa vostra immagine, spiritualmente però davanti al vostro trono di gloria, ricorro a voi. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

II. Ed a chi altri meglio che a voi, potrei io ricorrere, o mio dolcissimo Salvatore, per essere consolato ed esaudito? Voi siete il mio Re ed il mio Signore e nelle vostre mani è il tesoro di tutte le grazie spirituali e temporali. A voi ricorro, dunque, o addolorato mio Sovrano, perchè vi degniate liberarmi dall'angustia che mi sovrasta (si esponga) e vogliate concedermi la grazia che io istantemente vi chiedo (si esprima), purchè essa non si opponga agli interessi spirituali dell'anima mia (o della persona per cui ve la chiedo). 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

III. Vero è, mio caro Gesù, che noi non siamo nati per essere felici qui sulla terra, ma che noi siamo nati solo per amarvi e servirvi in questa vita e per godervi poi eternamente nell'altra; e che perciò anche nel dolore vi possiamo, anzi vi dobbiamo amare ugualmente; vero è pure che voi, Gesù, coronato di spine, sputato nel viso, dileggiato e disprezzato, c'insegnate che la via della sofferenza è la via regia e sicura del Cielo, e che il soffrire giova all'anima più del godere; però voi stesso, mio caro Gesù, che ci avete dato un cuore che si strazia sotto i colpi del dolore e della sventura, voi stesso aveste generosa pietà davanti al paralitico che vi chiedeva la salute, davanti al cieco nato che vi chiedeva la vista, davanti ai lebbrosi che vi supplicavano della guarigione, davanti a Marta che piangeva la morte del fratello Lazzaro ed a tutti avete concesso le vostre grazie: avete dato misericordiosamente il movimento al paralitico, la vista al cieco, la guarigione ai lebbrosi, e commosso, con le lacrime agli occhi, avete chiamato a nuova vita Lazzaro, già morto e seppellito. Se voi dunque, mio caro Salvatore, permettete che oltre alla salvezza dell'anima, desiderassimo un bene della nostra vita terrena, accoglietemi sotto le grandi ali della vostra misericordia e del vostro perdono, che io umilmente vi chiedo per tutte le mie colpe, e concedetemi la grazia vivamente implorata. 

 

Un Pater Ave, e Gloria. 

 

IV. Ed inoltre non diceste voi, o Gesù domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete? Non siete voi che ci animate a chiedere tutto con fede viva e ardente, promettendoci che tutto ciò che avremmo domandato al Padre in nome vostro ci sarebbe stato concesso? dunque appoggiato su queste infallibili vostre promesse che io domando a voi, chiedo a voi, cerco di voi. Io busso con l'insistenza della mia preghiera alla porta assai sensibile del vostro divino amore... mi presento al trono del Padre in nome vostro, o dolcissimo Gesù, e son certo che quanto chiedo senz'altro mi sarà concesso per i meriti vostri infiniti e per la potenza di vostra preghiera, che non resta mai inesaudita dinanzi al trono del Padre. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

V. E purtroppo, sì lo confesso, io non merito di essere esaudito, giacché coi miei peccati sono stato la causa dei vostri patimenti e della vostra dolorosissima passione. Ma solo per la vostra benignità e misericordia voi foste pronto a perdonare mosso dalle lacrime della peccatrice Maddalena, del ladrone crocifisso, di Pietro spergiuro ed accoglieste fra le vostre braccia le tante pecorelle smarrite ed i prodighi figli, che erano sperduti nella via del vizio, ridonando loro la salvezza e la pace. Io mi getto dunque tra le vostre braccia paterne con la stessa confidenza del figlio che corre in seno al Padre, e son certo, o Gesù, che quanto da voi spero, tutto otterrò, per la tenerezza del vostro cuore dolcissimo, sempre pronto a soccorrere ed esaudire chi soffre e prega con viva fede. 

 

Un Credo e tre Gloria. 

 

 

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TERZO GIORNO

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+ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. 

Come era nel principio e ora, e sempre, nei secoli dei secoli.

 

I. Mira, anima mia, il tuo benedetto Gesù, che nel suo rosso mantello, con le carni straziate, china la testa rigata di sangue e trafitta da spine, tenendo fra le mani legate lo scettro di canna, tra infinita pazienza e tristezza, affranto dall'ambascia, ma sorretto dall'amore per noi, viene esposto da Pilato come un'ombra sanguinosa alle grida furenti di un popolo avido di sangue. Ecce Homo! Spettacolo tremendo d'infinita pietà che doveva lacerare il cuore ed a cui dovettero assistere addoloratissimi gli angeli. Ecce Homo, grida Pilato, ed ECCO L'UOMO CHE REDIME E SALVA, grida dal cielo la voce del Padre! Si, ecco l'uomo dei dolori, ma ecco altresì il Dio dell'amore, ridotto per le sue creature a così lacrimevole stato. Or è appunto perchè voi, mio caro Gesù, siete l'uomo dei dolori, ma anche il Dio dell'amore, che io oggi prostrato davanti a questa vostra immagine, spiritualmente però davanti al vostro trono di gloria, ricorro a voi. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

II. Ed a chi altri meglio che a voi, potrei io ricorrere, o mio dolcissimo Salvatore, per essere consolato ed esaudito? Voi siete il mio Re ed il mio Signore e nelle vostre mani è il tesoro di tutte le grazie spirituali e temporali. A voi ricorro, dunque, o addolorato mio Sovrano, perchè vi degniate liberarmi dall'angustia che mi sovrasta (si esponga) e vogliate concedermi la grazia che io istantemente vi chiedo (si esprima), purchè essa non si opponga agli interessi spirituali dell'anima mia (o della persona per cui ve la chiedo). 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

III. Vero è, mio caro Gesù, che noi non siamo nati per essere felici qui sulla terra, ma che noi siamo nati solo per amarvi e servirvi in questa vita e per godervi poi eternamente nell'altra; e che perciò anche nel dolore vi possiamo, anzi vi dobbiamo amare ugualmente; vero è pure che voi, Gesù, coronato di spine, sputato nel viso, dileggiato e disprezzato, c'insegnate che la via della sofferenza è la via regia e sicura del Cielo, e che il soffrire giova all'anima più del godere; però voi stesso, mio caro Gesù, che ci avete dato un cuore che si strazia sotto i colpi del dolore e della sventura, voi stesso aveste generosa pietà davanti al paralitico che vi chiedeva la salute, davanti al cieco nato che vi chiedeva la vista, davanti ai lebbrosi che vi supplicavano della guarigione, davanti a Marta che piangeva la morte del fratello Lazzaro ed a tutti avete concesso le vostre grazie: avete dato misericordiosamente il movimento al paralitico, la vista al cieco, la guarigione ai lebbrosi, e commosso, con le lacrime agli occhi, avete chiamato a nuova vita Lazzaro, già morto e seppellito. Se voi dunque, mio caro Salvatore, permettete che oltre alla salvezza dell'anima, desiderassimo un bene della nostra vita terrena, accoglietemi sotto le grandi ali della vostra misericordia e del vostro perdono, che io umilmente vi chiedo per tutte le mie colpe, e concedetemi la grazia vivamente implorata. 

 

Un Pater Ave, e Gloria. 

 

IV. Ed inoltre non diceste voi, o Gesù domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete? Non siete voi che ci animate a chiedere tutto con fede viva e ardente, promettendoci che tutto ciò che avremmo domandato al Padre in nome vostro ci sarebbe stato concesso? dunque appoggiato su queste infallibili vostre promesse che io domando a voi, chiedo a voi, cerco di voi. Io busso con l'insistenza della mia preghiera alla porta assai sensibile del vostro divino amore... mi presento al trono del Padre in nome vostro, o dolcissimo Gesù, e son certo che quanto chiedo senz'altro mi sarà concesso per i meriti vostri infiniti e per la potenza di vostra preghiera, che non resta mai inesaudita dinanzi al trono del Padre. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

V. E purtroppo, sì lo confesso, io non merito di essere esaudito, giacché coi miei peccati sono stato la causa dei vostri patimenti e della vostra dolorosissima passione. Ma solo per la vostra benignità e misericordia voi foste pronto a perdonare mosso dalle lacrime della peccatrice Maddalena, del ladrone crocifisso, di Pietro spergiuro ed accoglieste fra le vostre braccia le tante pecorelle smarrite ed i prodighi figli, che erano sperduti nella via del vizio, ridonando loro la salvezza e la pace. Io mi getto dunque tra le vostre braccia paterne con la stessa confidenza del figlio che corre in seno al Padre, e son certo, o Gesù, che quanto da voi spero, tutto otterrò, per la tenerezza del vostro cuore dolcissimo, sempre pronto a soccorrere ed esaudire chi soffre e prega con viva fede. 

 

Un Credo e tre Gloria. 

 

 

 

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QUARTO GIORNO

 

 

 

+ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. 

Come era nel principio e ora, e sempre, nei secoli dei secoli.

 

I. Mira, anima mia, il tuo benedetto Gesù, che nel suo rosso mantello, con le carni straziate, china la testa rigata di sangue e trafitta da spine, tenendo fra le mani legate lo scettro di canna, tra infinita pazienza e tristezza, affranto dall'ambascia, ma sorretto dall'amore per noi, viene esposto da Pilato come un'ombra sanguinosa alle grida furenti di un popolo avido di sangue. Ecce Homo! Spettacolo tremendo d'infinita pietà che doveva lacerare il cuore ed a cui dovettero assistere addoloratissimi gli angeli. Ecce Homo, grida Pilato, ed ECCO L'UOMO CHE REDIME E SALVA, grida dal cielo la voce del Padre! Si, ecco l'uomo dei dolori, ma ecco altresì il Dio dell'amore, ridotto per le sue creature a così lacrimevole stato. Or è appunto perchè voi, mio caro Gesù, siete l'uomo dei dolori, ma anche il Dio dell'amore, che io oggi prostrato davanti a questa vostra immagine, spiritualmente però davanti al vostro trono di gloria, ricorro a voi. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

II. Ed a chi altri meglio che a voi, potrei io ricorrere, o mio dolcissimo Salvatore, per essere consolato ed esaudito? Voi siete il mio Re ed il mio Signore e nelle vostre mani è il tesoro di tutte le grazie spirituali e temporali. A voi ricorro, dunque, o addolorato mio Sovrano, perchè vi degniate liberarmi dall'angustia che mi sovrasta (si esponga) e vogliate concedermi la grazia che io istantemente vi chiedo (si esprima), purchè essa non si opponga agli interessi spirituali dell'anima mia (o della persona per cui ve la chiedo). 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

III. Vero è, mio caro Gesù, che noi non siamo nati per essere felici qui sulla terra, ma che noi siamo nati solo per amarvi e servirvi in questa vita e per godervi poi eternamente nell'altra; e che perciò anche nel dolore vi possiamo, anzi vi dobbiamo amare ugualmente; vero è pure che voi, Gesù, coronato di spine, sputato nel viso, dileggiato e disprezzato, c'insegnate che la via della sofferenza è la via regia e sicura del Cielo, e che il soffrire giova all'anima più del godere; però voi stesso, mio caro Gesù, che ci avete dato un cuore che si strazia sotto i colpi del dolore e della sventura, voi stesso aveste generosa pietà davanti al paralitico che vi chiedeva la salute, davanti al cieco nato che vi chiedeva la vista, davanti ai lebbrosi che vi supplicavano della guarigione, davanti a Marta che piangeva la morte del fratello Lazzaro ed a tutti avete concesso le vostre grazie: avete dato misericordiosamente il movimento al paralitico, la vista al cieco, la guarigione ai lebbrosi, e commosso, con le lacrime agli occhi, avete chiamato a nuova vita Lazzaro, già morto e seppellito. Se voi dunque, mio caro Salvatore, permettete che oltre alla salvezza dell'anima, desiderassimo un bene della nostra vita terrena, accoglietemi sotto le grandi ali della vostra misericordia e del vostro perdono, che io umilmente vi chiedo per tutte le mie colpe, e concedetemi la grazia vivamente implorata. 

 

Un Pater Ave, e Gloria. 

 

IV. Ed inoltre non diceste voi, o Gesù domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete? Non siete voi che ci animate a chiedere tutto con fede viva e ardente, promettendoci che tutto ciò che avremmo domandato al Padre in nome vostro ci sarebbe stato concesso? dunque appoggiato su queste infallibili vostre promesse che io domando a voi, chiedo a voi, cerco di voi. Io busso con l'insistenza della mia preghiera alla porta assai sensibile del vostro divino amore... mi presento al trono del Padre in nome vostro, o dolcissimo Gesù, e son certo che quanto chiedo senz'altro mi sarà concesso per i meriti vostri infiniti e per la potenza di vostra preghiera, che non resta mai inesaudita dinanzi al trono del Padre. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

V. E purtroppo, sì lo confesso, io non merito di essere esaudito, giacché coi miei peccati sono stato la causa dei vostri patimenti e della vostra dolorosissima passione. Ma solo per la vostra benignità e misericordia voi foste pronto a perdonare mosso dalle lacrime della peccatrice Maddalena, del ladrone crocifisso, di Pietro spergiuro ed accoglieste fra le vostre braccia le tante pecorelle smarrite ed i prodighi figli, che erano sperduti nella via del vizio, ridonando loro la salvezza e la pace. Io mi getto dunque tra le vostre braccia paterne con la stessa confidenza del figlio che corre in seno al Padre, e son certo, o Gesù, che quanto da voi spero, tutto otterrò, per la tenerezza del vostro cuore dolcissimo, sempre pronto a soccorrere ed esaudire chi soffre e prega con viva fede. 

 

Un Credo e tre Gloria. 

 

 

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QUINTO GIORNO

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+ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. 

Come era nel principio e ora, e sempre, nei secoli dei secoli.

 

I. Mira, anima mia, il tuo benedetto Gesù, che nel suo rosso mantello, con le carni straziate, china la testa rigata di sangue e trafitta da spine, tenendo fra le mani legate lo scettro di canna, tra infinita pazienza e tristezza, affranto dall'ambascia, ma sorretto dall'amore per noi, viene esposto da Pilato come un'ombra sanguinosa alle grida furenti di un popolo avido di sangue. Ecce Homo! Spettacolo tremendo d'infinita pietà che doveva lacerare il cuore ed a cui dovettero assistere addoloratissimi gli angeli. Ecce Homo, grida Pilato, ed ECCO L'UOMO CHE REDIME E SALVA, grida dal cielo la voce del Padre! Si, ecco l'uomo dei dolori, ma ecco altresì il Dio dell'amore, ridotto per le sue creature a così lacrimevole stato. Or è appunto perchè voi, mio caro Gesù, siete l'uomo dei dolori, ma anche il Dio dell'amore, che io oggi prostrato davanti a questa vostra immagine, spiritualmente però davanti al vostro trono di gloria, ricorro a voi. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

II. Ed a chi altri meglio che a voi, potrei io ricorrere, o mio dolcissimo Salvatore, per essere consolato ed esaudito? Voi siete il mio Re ed il mio Signore e nelle vostre mani è il tesoro di tutte le grazie spirituali e temporali. A voi ricorro, dunque, o addolorato mio Sovrano, perchè vi degniate liberarmi dall'angustia che mi sovrasta (si esponga) e vogliate concedermi la grazia che io istantemente vi chiedo (si esprima), purchè essa non si opponga agli interessi spirituali dell'anima mia (o della persona per cui ve la chiedo). 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

III. Vero è, mio caro Gesù, che noi non siamo nati per essere felici qui sulla terra, ma che noi siamo nati solo per amarvi e servirvi in questa vita e per godervi poi eternamente nell'altra; e che perciò anche nel dolore vi possiamo, anzi vi dobbiamo amare ugualmente; vero è pure che voi, Gesù, coronato di spine, sputato nel viso, dileggiato e disprezzato, c'insegnate che la via della sofferenza è la via regia e sicura del Cielo, e che il soffrire giova all'anima più del godere; però voi stesso, mio caro Gesù, che ci avete dato un cuore che si strazia sotto i colpi del dolore e della sventura, voi stesso aveste generosa pietà davanti al paralitico che vi chiedeva la salute, davanti al cieco nato che vi chiedeva la vista, davanti ai lebbrosi che vi supplicavano della guarigione, davanti a Marta che piangeva la morte del fratello Lazzaro ed a tutti avete concesso le vostre grazie: avete dato misericordiosamente il movimento al paralitico, la vista al cieco, la guarigione ai lebbrosi, e commosso, con le lacrime agli occhi, avete chiamato a nuova vita Lazzaro, già morto e seppellito. Se voi dunque, mio caro Salvatore, permettete che oltre alla salvezza dell'anima, desiderassimo un bene della nostra vita terrena, accoglietemi sotto le grandi ali della vostra misericordia e del vostro perdono, che io umilmente vi chiedo per tutte le mie colpe, e concedetemi la grazia vivamente implorata. 

 

Un Pater Ave, e Gloria. 

 

IV. Ed inoltre non diceste voi, o Gesù domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete? Non siete voi che ci animate a chiedere tutto con fede viva e ardente, promettendoci che tutto ciò che avremmo domandato al Padre in nome vostro ci sarebbe stato concesso? dunque appoggiato su queste infallibili vostre promesse che io domando a voi, chiedo a voi, cerco di voi. Io busso con l'insistenza della mia preghiera alla porta assai sensibile del vostro divino amore... mi presento al trono del Padre in nome vostro, o dolcissimo Gesù, e son certo che quanto chiedo senz'altro mi sarà concesso per i meriti vostri infiniti e per la potenza di vostra preghiera, che non resta mai inesaudita dinanzi al trono del Padre. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

V. E purtroppo, sì lo confesso, io non merito di essere esaudito, giacché coi miei peccati sono stato la causa dei vostri patimenti e della vostra dolorosissima passione. Ma solo per la vostra benignità e misericordia voi foste pronto a perdonare mosso dalle lacrime della peccatrice Maddalena, del ladrone crocifisso, di Pietro spergiuro ed accoglieste fra le vostre braccia le tante pecorelle smarrite ed i prodighi figli, che erano sperduti nella via del vizio, ridonando loro la salvezza e la pace. Io mi getto dunque tra le vostre braccia paterne con la stessa confidenza del figlio che corre in seno al Padre, e son certo, o Gesù, che quanto da voi spero, tutto otterrò, per la tenerezza del vostro cuore dolcissimo, sempre pronto a soccorrere ed esaudire chi soffre e prega con viva fede. 

 

Un Credo e tre Gloria. 

 

 

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SESTO GIORNO

 

 

 

+ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. 

Come era nel principio e ora, e sempre, nei secoli dei secoli.

 

I. Mira, anima mia, il tuo benedetto Gesù, che nel suo rosso mantello, con le carni straziate, china la testa rigata di sangue e trafitta da spine, tenendo fra le mani legate lo scettro di canna, tra infinita pazienza e tristezza, affranto dall'ambascia, ma sorretto dall'amore per noi, viene esposto da Pilato come un'ombra sanguinosa alle grida furenti di un popolo avido di sangue. Ecce Homo! Spettacolo tremendo d'infinita pietà che doveva lacerare il cuore ed a cui dovettero assistere addoloratissimi gli angeli. Ecce Homo, grida Pilato, ed ECCO L'UOMO CHE REDIME E SALVA, grida dal cielo la voce del Padre! Si, ecco l'uomo dei dolori, ma ecco altresì il Dio dell'amore, ridotto per le sue creature a così lacrimevole stato. Or è appunto perchè voi, mio caro Gesù, siete l'uomo dei dolori, ma anche il Dio dell'amore, che io oggi prostrato davanti a questa vostra immagine, spiritualmente però davanti al vostro trono di gloria, ricorro a voi. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

II. Ed a chi altri meglio che a voi, potrei io ricorrere, o mio dolcissimo Salvatore, per essere consolato ed esaudito? Voi siete il mio Re ed il mio Signore e nelle vostre mani è il tesoro di tutte le grazie spirituali e temporali. A voi ricorro, dunque, o addolorato mio Sovrano, perchè vi degniate liberarmi dall'angustia che mi sovrasta (si esponga) e vogliate concedermi la grazia che io istantemente vi chiedo (si esprima), purchè essa non si opponga agli interessi spirituali dell'anima mia (o della persona per cui ve la chiedo). 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

III. Vero è, mio caro Gesù, che noi non siamo nati per essere felici qui sulla terra, ma che noi siamo nati solo per amarvi e servirvi in questa vita e per godervi poi eternamente nell'altra; e che perciò anche nel dolore vi possiamo, anzi vi dobbiamo amare ugualmente; vero è pure che voi, Gesù, coronato di spine, sputato nel viso, dileggiato e disprezzato, c'insegnate che la via della sofferenza è la via regia e sicura del Cielo, e che il soffrire giova all'anima più del godere; però voi stesso, mio caro Gesù, che ci avete dato un cuore che si strazia sotto i colpi del dolore e della sventura, voi stesso aveste generosa pietà davanti al paralitico che vi chiedeva la salute, davanti al cieco nato che vi chiedeva la vista, davanti ai lebbrosi che vi supplicavano della guarigione, davanti a Marta che piangeva la morte del fratello Lazzaro ed a tutti avete concesso le vostre grazie: avete dato misericordiosamente il movimento al paralitico, la vista al cieco, la guarigione ai lebbrosi, e commosso, con le lacrime agli occhi, avete chiamato a nuova vita Lazzaro, già morto e seppellito. Se voi dunque, mio caro Salvatore, permettete che oltre alla salvezza dell'anima, desiderassimo un bene della nostra vita terrena, accoglietemi sotto le grandi ali della vostra misericordia e del vostro perdono, che io umilmente vi chiedo per tutte le mie colpe, e concedetemi la grazia vivamente implorata. 

 

Un Pater Ave, e Gloria. 

 

IV. Ed inoltre non diceste voi, o Gesù domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete? Non siete voi che ci animate a chiedere tutto con fede viva e ardente, promettendoci che tutto ciò che avremmo domandato al Padre in nome vostro ci sarebbe stato concesso? dunque appoggiato su queste infallibili vostre promesse che io domando a voi, chiedo a voi, cerco di voi. Io busso con l'insistenza della mia preghiera alla porta assai sensibile del vostro divino amore... mi presento al trono del Padre in nome vostro, o dolcissimo Gesù, e son certo che quanto chiedo senz'altro mi sarà concesso per i meriti vostri infiniti e per la potenza di vostra preghiera, che non resta mai inesaudita dinanzi al trono del Padre. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

V. E purtroppo, sì lo confesso, io non merito di essere esaudito, giacché coi miei peccati sono stato la causa dei vostri patimenti e della vostra dolorosissima passione. Ma solo per la vostra benignità e misericordia voi foste pronto a perdonare mosso dalle lacrime della peccatrice Maddalena, del ladrone crocifisso, di Pietro spergiuro ed accoglieste fra le vostre braccia le tante pecorelle smarrite ed i prodighi figli, che erano sperduti nella via del vizio, ridonando loro la salvezza e la pace. Io mi getto dunque tra le vostre braccia paterne con la stessa confidenza del figlio che corre in seno al Padre, e son certo, o Gesù, che quanto da voi spero, tutto otterrò, per la tenerezza del vostro cuore dolcissimo, sempre pronto a soccorrere ed esaudire chi soffre e prega con viva fede. 

 

Un Credo e tre Gloria. 

 

 

 

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SETTIMO GIORNO

 

 

 

+ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. 

Come era nel principio e ora, e sempre, nei secoli dei secoli.

 

I. Mira, anima mia, il tuo benedetto Gesù, che nel suo rosso mantello, con le carni straziate, china la testa rigata di sangue e trafitta da spine, tenendo fra le mani legate lo scettro di canna, tra infinita pazienza e tristezza, affranto dall'ambascia, ma sorretto dall'amore per noi, viene esposto da Pilato come un'ombra sanguinosa alle grida furenti di un popolo avido di sangue. Ecce Homo! Spettacolo tremendo d'infinita pietà che doveva lacerare il cuore ed a cui dovettero assistere addoloratissimi gli angeli. Ecce Homo, grida Pilato, ed ECCO L'UOMO CHE REDIME E SALVA, grida dal cielo la voce del Padre! Si, ecco l'uomo dei dolori, ma ecco altresì il Dio dell'amore, ridotto per le sue creature a così lacrimevole stato. Or è appunto perchè voi, mio caro Gesù, siete l'uomo dei dolori, ma anche il Dio dell'amore, che io oggi prostrato davanti a questa vostra immagine, spiritualmente però davanti al vostro trono di gloria, ricorro a voi. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

II. Ed a chi altri meglio che a voi, potrei io ricorrere, o mio dolcissimo Salvatore, per essere consolato ed esaudito? Voi siete il mio Re ed il mio Signore e nelle vostre mani è il tesoro di tutte le grazie spirituali e temporali. A voi ricorro, dunque, o addolorato mio Sovrano, perchè vi degniate liberarmi dall'angustia che mi sovrasta (si esponga) e vogliate concedermi la grazia che io istantemente vi chiedo (si esprima), purchè essa non si opponga agli interessi spirituali dell'anima mia (o della persona per cui ve la chiedo). 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

III. Vero è, mio caro Gesù, che noi non siamo nati per essere felici qui sulla terra, ma che noi siamo nati solo per amarvi e servirvi in questa vita e per godervi poi eternamente nell'altra; e che perciò anche nel dolore vi possiamo, anzi vi dobbiamo amare ugualmente; vero è pure che voi, Gesù, coronato di spine, sputato nel viso, dileggiato e disprezzato, c'insegnate che la via della sofferenza è la via regia e sicura del Cielo, e che il soffrire giova all'anima più del godere; però voi stesso, mio caro Gesù, che ci avete dato un cuore che si strazia sotto i colpi del dolore e della sventura, voi stesso aveste generosa pietà davanti al paralitico che vi chiedeva la salute, davanti al cieco nato che vi chiedeva la vista, davanti ai lebbrosi che vi supplicavano della guarigione, davanti a Marta che piangeva la morte del fratello Lazzaro ed a tutti avete concesso le vostre grazie: avete dato misericordiosamente il movimento al paralitico, la vista al cieco, la guarigione ai lebbrosi, e commosso, con le lacrime agli occhi, avete chiamato a nuova vita Lazzaro, già morto e seppellito. Se voi dunque, mio caro Salvatore, permettete che oltre alla salvezza dell'anima, desiderassimo un bene della nostra vita terrena, accoglietemi sotto le grandi ali della vostra misericordia e del vostro perdono, che io umilmente vi chiedo per tutte le mie colpe, e concedetemi la grazia vivamente implorata. 

 

Un Pater Ave, e Gloria. 

 

IV. Ed inoltre non diceste voi, o Gesù domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete? Non siete voi che ci animate a chiedere tutto con fede viva e ardente, promettendoci che tutto ciò che avremmo domandato al Padre in nome vostro ci sarebbe stato concesso? dunque appoggiato su queste infallibili vostre promesse che io domando a voi, chiedo a voi, cerco di voi. Io busso con l'insistenza della mia preghiera alla porta assai sensibile del vostro divino amore... mi presento al trono del Padre in nome vostro, o dolcissimo Gesù, e son certo che quanto chiedo senz'altro mi sarà concesso per i meriti vostri infiniti e per la potenza di vostra preghiera, che non resta mai inesaudita dinanzi al trono del Padre. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

V. E purtroppo, sì lo confesso, io non merito di essere esaudito, giacché coi miei peccati sono stato la causa dei vostri patimenti e della vostra dolorosissima passione. Ma solo per la vostra benignità e misericordia voi foste pronto a perdonare mosso dalle lacrime della peccatrice Maddalena, del ladrone crocifisso, di Pietro spergiuro ed accoglieste fra le vostre braccia le tante pecorelle smarrite ed i prodighi figli, che erano sperduti nella via del vizio, ridonando loro la salvezza e la pace. Io mi getto dunque tra le vostre braccia paterne con la stessa confidenza del figlio che corre in seno al Padre, e son certo, o Gesù, che quanto da voi spero, tutto otterrò, per la tenerezza del vostro cuore dolcissimo, sempre pronto a soccorrere ed esaudire chi soffre e prega con viva fede. 

 

Un Credo e tre Gloria. 

 

 

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OTTAVO GIORNO

 

 

 

 

+ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. 

Come era nel principio e ora, e sempre, nei secoli dei secoli.

 

I. Mira, anima mia, il tuo benedetto Gesù, che nel suo rosso mantello, con le carni straziate, china la testa rigata di sangue e trafitta da spine, tenendo fra le mani legate lo scettro di canna, tra infinita pazienza e tristezza, affranto dall'ambascia, ma sorretto dall'amore per noi, viene esposto da Pilato come un'ombra sanguinosa alle grida furenti di un popolo avido di sangue. Ecce Homo! Spettacolo tremendo d'infinita pietà che doveva lacerare il cuore ed a cui dovettero assistere addoloratissimi gli angeli. Ecce Homo, grida Pilato, ed ECCO L'UOMO CHE REDIME E SALVA, grida dal cielo la voce del Padre! Si, ecco l'uomo dei dolori, ma ecco altresì il Dio dell'amore, ridotto per le sue creature a così lacrimevole stato. Or è appunto perchè voi, mio caro Gesù, siete l'uomo dei dolori, ma anche il Dio dell'amore, che io oggi prostrato davanti a questa vostra immagine, spiritualmente però davanti al vostro trono di gloria, ricorro a voi. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

II. Ed a chi altri meglio che a voi, potrei io ricorrere, o mio dolcissimo Salvatore, per essere consolato ed esaudito? Voi siete il mio Re ed il mio Signore e nelle vostre mani è il tesoro di tutte le grazie spirituali e temporali. A voi ricorro, dunque, o addolorato mio Sovrano, perchè vi degniate liberarmi dall'angustia che mi sovrasta (si esponga) e vogliate concedermi la grazia che io istantemente vi chiedo (si esprima), purchè essa non si opponga agli interessi spirituali dell'anima mia (o della persona per cui ve la chiedo). 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

III. Vero è, mio caro Gesù, che noi non siamo nati per essere felici qui sulla terra, ma che noi siamo nati solo per amarvi e servirvi in questa vita e per godervi poi eternamente nell'altra; e che perciò anche nel dolore vi possiamo, anzi vi dobbiamo amare ugualmente; vero è pure che voi, Gesù, coronato di spine, sputato nel viso, dileggiato e disprezzato, c'insegnate che la via della sofferenza è la via regia e sicura del Cielo, e che il soffrire giova all'anima più del godere; però voi stesso, mio caro Gesù, che ci avete dato un cuore che si strazia sotto i colpi del dolore e della sventura, voi stesso aveste generosa pietà davanti al paralitico che vi chiedeva la salute, davanti al cieco nato che vi chiedeva la vista, davanti ai lebbrosi che vi supplicavano della guarigione, davanti a Marta che piangeva la morte del fratello Lazzaro ed a tutti avete concesso le vostre grazie: avete dato misericordiosamente il movimento al paralitico, la vista al cieco, la guarigione ai lebbrosi, e commosso, con le lacrime agli occhi, avete chiamato a nuova vita Lazzaro, già morto e seppellito. Se voi dunque, mio caro Salvatore, permettete che oltre alla salvezza dell'anima, desiderassimo un bene della nostra vita terrena, accoglietemi sotto le grandi ali della vostra misericordia e del vostro perdono, che io umilmente vi chiedo per tutte le mie colpe, e concedetemi la grazia vivamente implorata. 

 

Un Pater Ave, e Gloria. 

 

IV. Ed inoltre non diceste voi, o Gesù domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete? Non siete voi che ci animate a chiedere tutto con fede viva e ardente, promettendoci che tutto ciò che avremmo domandato al Padre in nome vostro ci sarebbe stato concesso? dunque appoggiato su queste infallibili vostre promesse che io domando a voi, chiedo a voi, cerco di voi. Io busso con l'insistenza della mia preghiera alla porta assai sensibile del vostro divino amore... mi presento al trono del Padre in nome vostro, o dolcissimo Gesù, e son certo che quanto chiedo senz'altro mi sarà concesso per i meriti vostri infiniti e per la potenza di vostra preghiera, che non resta mai inesaudita dinanzi al trono del Padre. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

V. E purtroppo, sì lo confesso, io non merito di essere esaudito, giacché coi miei peccati sono stato la causa dei vostri patimenti e della vostra dolorosissima passione. Ma solo per la vostra benignità e misericordia voi foste pronto a perdonare mosso dalle lacrime della peccatrice Maddalena, del ladrone crocifisso, di Pietro spergiuro ed accoglieste fra le vostre braccia le tante pecorelle smarrite ed i prodighi figli, che erano sperduti nella via del vizio, ridonando loro la salvezza e la pace. Io mi getto dunque tra le vostre braccia paterne con la stessa confidenza del figlio che corre in seno al Padre, e son certo, o Gesù, che quanto da voi spero, tutto otterrò, per la tenerezza del vostro cuore dolcissimo, sempre pronto a soccorrere ed esaudire chi soffre e prega con viva fede. 

 

Un Credo e tre Gloria. 

 

 

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NONO GIORNO

 

 

 

+ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. 

Come era nel principio e ora, e sempre, nei secoli dei secoli.

 

I. Mira, anima mia, il tuo benedetto Gesù, che nel suo rosso mantello, con le carni straziate, china la testa rigata di sangue e trafitta da spine, tenendo fra le mani legate lo scettro di canna, tra infinita pazienza e tristezza, affranto dall'ambascia, ma sorretto dall'amore per noi, viene esposto da Pilato come un'ombra sanguinosa alle grida furenti di un popolo avido di sangue. Ecce Homo! Spettacolo tremendo d'infinita pietà che doveva lacerare il cuore ed a cui dovettero assistere addoloratissimi gli angeli. Ecce Homo, grida Pilato, ed ECCO L'UOMO CHE REDIME E SALVA, grida dal cielo la voce del Padre! Si, ecco l'uomo dei dolori, ma ecco altresì il Dio dell'amore, ridotto per le sue creature a così lacrimevole stato. Or è appunto perchè voi, mio caro Gesù, siete l'uomo dei dolori, ma anche il Dio dell'amore, che io oggi prostrato davanti a questa vostra immagine, spiritualmente però davanti al vostro trono di gloria, ricorro a voi. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

II. Ed a chi altri meglio che a voi, potrei io ricorrere, o mio dolcissimo Salvatore, per essere consolato ed esaudito? Voi siete il mio Re ed il mio Signore e nelle vostre mani è il tesoro di tutte le grazie spirituali e temporali. A voi ricorro, dunque, o addolorato mio Sovrano, perchè vi degniate liberarmi dall'angustia che mi sovrasta (si esponga) e vogliate concedermi la grazia che io istantemente vi chiedo (si esprima), purchè essa non si opponga agli interessi spirituali dell'anima mia (o della persona per cui ve la chiedo). 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

III. Vero è, mio caro Gesù, che noi non siamo nati per essere felici qui sulla terra, ma che noi siamo nati solo per amarvi e servirvi in questa vita e per godervi poi eternamente nell'altra; e che perciò anche nel dolore vi possiamo, anzi vi dobbiamo amare ugualmente; vero è pure che voi, Gesù, coronato di spine, sputato nel viso, dileggiato e disprezzato, c'insegnate che la via della sofferenza è la via regia e sicura del Cielo, e che il soffrire giova all'anima più del godere; però voi stesso, mio caro Gesù, che ci avete dato un cuore che si strazia sotto i colpi del dolore e della sventura, voi stesso aveste generosa pietà davanti al paralitico che vi chiedeva la salute, davanti al cieco nato che vi chiedeva la vista, davanti ai lebbrosi che vi supplicavano della guarigione, davanti a Marta che piangeva la morte del fratello Lazzaro ed a tutti avete concesso le vostre grazie: avete dato misericordiosamente il movimento al paralitico, la vista al cieco, la guarigione ai lebbrosi, e commosso, con le lacrime agli occhi, avete chiamato a nuova vita Lazzaro, già morto e seppellito. Se voi dunque, mio caro Salvatore, permettete che oltre alla salvezza dell'anima, desiderassimo un bene della nostra vita terrena, accoglietemi sotto le grandi ali della vostra misericordia e del vostro perdono, che io umilmente vi chiedo per tutte le mie colpe, e concedetemi la grazia vivamente implorata. 

 

Un Pater Ave, e Gloria. 

 

IV. Ed inoltre non diceste voi, o Gesù domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete? Non siete voi che ci animate a chiedere tutto con fede viva e ardente, promettendoci che tutto ciò che avremmo domandato al Padre in nome vostro ci sarebbe stato concesso? dunque appoggiato su queste infallibili vostre promesse che io domando a voi, chiedo a voi, cerco di voi. Io busso con l'insistenza della mia preghiera alla porta assai sensibile del vostro divino amore... mi presento al trono del Padre in nome vostro, o dolcissimo Gesù, e son certo che quanto chiedo senz'altro mi sarà concesso per i meriti vostri infiniti e per la potenza di vostra preghiera, che non resta mai inesaudita dinanzi al trono del Padre. 

 

Un Pater, Ave e Gloria. 

 

V. E purtroppo, sì lo confesso, io non merito di essere esaudito, giacché coi miei peccati sono stato la causa dei vostri patimenti e della vostra dolorosissima passione. Ma solo per la vostra benignità e misericordia voi foste pronto a perdonare mosso dalle lacrime della peccatrice Maddalena, del ladrone crocifisso, di Pietro spergiuro ed accoglieste fra le vostre braccia le tante pecorelle smarrite ed i prodighi figli, che erano sperduti nella via del vizio, ridonando loro la salvezza e la pace. Io mi getto dunque tra le vostre braccia paterne con la stessa confidenza del figlio che corre in seno al Padre, e son certo, o Gesù, che quanto da voi spero, tutto otterrò, per la tenerezza del vostro cuore dolcissimo, sempre pronto a soccorrere ed esaudire chi soffre e prega con viva fede. 

 

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